giovedì 30 luglio 2009

Elisir d'amore per .......una melodia dell' Universo o dell' "io".

Sono qui che lavoro contro il mio destino
contro mia madre
contro la noce scura in cui mi ha concepito.
Sono diventato uno che dice
ma resterà sempre una crepa
la mia radice.

armin

J. S. Bach: Air



Quello che colpisce nella poesia, è l’illimitata forza dell’espansione e la profonda , sfrondata intimità nel cuore rotondo della parola . E' la pretesa di poter cantare con la sola chitarra una straordinaria e delicata fuga melodica di Bach ! Il limite non gli basta mai nei due sensi : in sù e in giù. L'anima di un poeta è sconfinata e ha bisogno di altri mondi fuori o dentro di noi. Può cercarli nel infinito "cielo stellato sopra di noi" o nelle pieghe o nelle crepe profonde e lacerate della proria anima gioiosa o dolorante. L’universo è troppo piccolo per il suo amore o per il suo dolore . Oltre tutte le forme reali e suoi innumerevoli colori , vuole abbracciare “ le ombre di tutte le forme, i colori e le sensazioni che pensano e vivono, tutto il possibile, tutto l’immaginabile, finchè le fonti si confondono col fiume- i fiumi con l’oceano- i venti del cielo sempre in dolci moti si uniscono”, ogni cosa si raccoglie e si scioglie nell’Uno o nell'infinitesimamente piccolo,unico del singolo uomo.
Così l’ambizione smisurata e la irrazionale capacità della poesia è di fondere in sé le cosmogonie e le cosmologie arcaiche, i miti che l’uomo ha creato e ricreato, ridiventando “ il riconosciuto legislatore del mondo”, come erano stati Orfeo e Pindaro o il raccontatore ,il cantore isolato ,l'aedo, il trovatore per enigmi e sentimenti delle " crepe" ,i dolori , le gioie,le tristezze di un qualsiasi "io" che vaga inonsapevole e cosciente nel gioco delle parole che cercano di dare senso e vita ai propri demoni o folletti che tra una parola e l'altra, nella modulazione delle sillabe e dei fonemi, azzardare un linguaggio che riesca a dire le ragioni di un desiderio o la bellezza sconclusionata e imprevedibile di un dolore . Il verso e la parola isolati lo urtano. Ogni parola deve gettare onde e suoni e ricami attorno a sé : riempire periodi sempre più vasti, sintassi sempre più gonfie, adornarsi di cascate di aggettivi, di un materiale verbale quasi senza significato e nello stesso tempo farsi piccolo,profondo,leggero ,impalpabile come l'aria per le ali di un uccello che ardisce volare . La parola aspira alla condizione dell’acqua : alla condizione della nuvola imbevuta trionfalmente imbevuta di luce-vapore dentro vapore, nube dentro nube, luce dentro luce, ,"chiari di bosco o bagliore accecante , come in un quadro di Turner. La meta è la dissoluzione di tutte le forme : l’unione dell’amore e della morte . èros e thànatos, nell’estasi metafisica o nei piccoli origami "umani troppo umani" ,"radici" di una vita quotidiana mai banale e superficiale.

muro orlando

mercoledì 29 luglio 2009

Elisir d'amore per ............il "fool" Mercuzio.



"ROMEO -Basta, via, Mercuzio, basta! Stai parlando del nulla!

MERCUZIO - Sì, di sogni, che sono i figli d'un cervello pigro, fatti solo di vana fantasia, che sono inconsistenti come l'aria, più incostanti del vento, che ora scherza col grembo gelido del settentrione, ed ora, all'improvviso, in tutta furia, se ne va via sbuffando e volge il volto alle stillanti rugiade del sud......."

........Oggi non ci mancano le parole ,ma ci manca chi veramente possa e voglia ascoltare.......

LA CORTE DEI MIRACOLI, 1. IL PAGLIACCIO

Il pagliaccio continuava a muovere le labbra convinto di parlare, ma il suono sempre più gutturale diventava un gracidare inascoltabile, una parodia della voce, tanto che nemmeno l’aria ci faceva più caso. Aveva impressionato inizialmente il suo tuonare di chissà quali oscuri artifici e indovinelli, cavillando sempre, incespicando sul canovaccio di quattro sillabe noiose e scopiazzate, recitando quella farsa alla quale lui solo prendeva parte.Rigurgitava gli acidi indigeriti della sua pochezza, gli effluvi della sua invidia malcelata, il suo veleno ormai scaduto, di pozione magica fasulla.Ma era solo acqua marcia il beverone, liquame, un’impostura pagata cara al mercato delle pulci. Non se ne accorse mai, non sapendo separare quel sapore dal suo fetore stesso.E invece strascicava da lebbroso indefiniti strali, riproponendo in salse nuove parole vecchie e pretenziose, e le cantava amaro. Inascoltato. I suoi urli e le sue minacce si spegnevano come povera cosa di stracci e fango, nell’indifferenza di chi, a suo dire, era colpevole di non saper sentire.A volte, nelle notti solitarie, cercava una parola che gli desse requie, ma essendo un attore cane, anziché memorabili dialoghi compose solo testi di un carosello stanco e lunghe giaculatorie con troppi vocativi e poche evocazioni. E se le leggeva e rileggeva, sino a convincersi che mai suono fu più incalzante, assoluto, estremo.E sorrideva beffardo, convinto com’era, d’aver sferrato un colpo da maestro.E sorrideva maligno credendo che l’invettiva non potesse non cogliere nel segno, cullato dalla presunzione sorda, da fallimenti camuffati in nobili rinunce, dalla soddisfazione di trasformare in parole rabberciate il verminaio che era il suo muoversi nel mondo, e il suo lacero pensare.Ma era solo un macilento pagliaccio, cattivo e becero, che disprezzava le emozioni perché non le provava.E rimaneva lì, tra bucce di patate e vino aceto, ad attorcigliarsi su se stesso, a specchiarsi nell’acqua gialla della latrina sperando che il lerciume gli distorcesse i tratti, deformi e grotteschi, e gli rinnovasse l’illusione d’essere un divo immortale.Come poteva il mondo preferire altro, qualcosa che il suo gusto non sentiva, che anzi repelleva infastidito?E quali erano le vette irraggiungibili che altri sfioravano con leggerezza insospettata?Non c’erano, mai esistite. Tutte palle da smidollati, tutte fantasie di chi declina troppo spesso al sogno.Si accorse, infine, di non saper dire, dire nulla che potesse scalfire istanti, o stagioni, o giorni, e non lo ammise mai, nemmeno a se stesso.E continuò a perpetrare l’inganno usato, fingendosi una platea intimidita e devota che non c’era mai stata, rivomitando quelle quattro frasi che aveva saccheggiato. Ogni tanto la sera, lo si sente passare, mentre grida il contrario di ciò che sente, e se miagola un cane, lui abbaia orgoglioso tanto per risuonare dell’opposto suono.Incespicando declama che il mondo è una fogna e ci sguazza da suino felice, ed insulta quelli che gli passano accanto “perché sono maiali”, sostiene.Attinge al suo formulario disadorno, anatemi sul giusto e il corretto; si gloria avvolgendosi nella luce sporca del lampione e si siede beato su un bidone della spazzatura, gonfia i polmoni di quel salubre odore e tra i ratti saluta i suoi superstiti seguaci.“Domani andremo a spezzare le reni a quel tale, quello che credere di sapere volare, e glielo devo proprio dire, che i miei trucchi gli faranno male! Domani mi sentirà tuonare! ”.Poi un rutto ruppe il silenzio di quella notte ripugnante, l’unico suono vero di quell’insulso parlare.

Montecristo

Elisir d'amore per .......il sud che siamo e amiamo.

Per un SUD che ci sta a cuore
allontaniamo i nuovi "pupi" e i vecchi "pupari"


taranta sound


Si stanno giocando a "zicchinedda" anche il "sud" nel "taxi driver" puttanesco berlusconiano! Lombardo, Miccichè,Martino e Dell'Utri e il capocomico Berlusconi sono i nuovi "pupi" e "pupari"siciliani e lombardi che hanno messo su questa nuova compagnia di giro che nientemeno pretende di entrare in concorrenza con la più scafata compagnia lombardo-veneta dei Caldearoli , Tremonti, Castelli e il capocomico Bossi.
Pirandello nel suo tragico cinismo letterario li avrebbe avvisati" ..pupi siamo,caro signor Fifì! Lo Spirito divino entra in noi e si fa pupo.Pupo io ,pupo lei, pupi tutti".
Niente meno hanno minacciato una messa in scena contro lo stesso "Carrumagnu-Berlusca" che distratto dai suoi "ozii postribolari e puttanieri della Roma cloaca,meretricia,clericale e ladrona avrebbe dimenticato i poveri pupi e pupari della adorata trinacria!
La guerra intestina era cominciato contro i vari traditori del "sudicismo" meridionale in nome di una poltrona o di un piatto di lenticchie.C'è qualcuno che nientemeno ha preteso ancora "trenta scudi" su conti blindati all'estero sapendo che poi ci sarebbe stato una bella partita di giro con una sanatoria del creativo Tremonti.Schifani trema, la Prestigiacomo starnazza , Lombardo che fa lo 'smemorato di Paliemmu' e va in giro a ripetere in giaculatoria a Angelino Alfano ,Cammarata,Francesco Cascio "Minchia , m'u sccurdai...." dopo il famoso "patto del pistacchio".
Totò Cuffaro che ricorda all'ex compagno di merenda e sniffate Miccichè che "decuffarizzare la sicilia" è stato l'inizio della sua discarica politica .
Ed ecco che il puparo Silvio-Carlumannu tra una scopatina e l'altra chiamare in correità e soccorso ,come si usa tra 'uomini d'onore', il suo Cuticchio siciliano Marcello Dell'Utri ricordandogli di lasciar stare per un momento la vecchia compagnia dei servizi artistici-sociali dell'Ucciardone di 'zu Riina e Provenzano e del giovane Ciancimino impegnati nella vchia commedia del depistaggio statale e curare più attentamente questi "nuovi pupi" che oltretutto sono "uommenicchie" dilattanti ,meno bravi e per questo possono fare più danni .
Dopo aver consultato ,non controllati, telefonicamente Tremonti,Bossi e qualche altro "quaqquaraqquà" e scluo "i piglianculo" di turno ecco la trovata : Un nuovo annuncio urbi et orbi: Un Nuovo piano per il Sud.
Immediatamente tutti si tacciono e allora subito al lavoro a studiare questa nuova messinscena per una nuova politica per il SUD! E l'Italia berlusconizzata si mette opera nei vai telegiornali , in pace per lo scampato pericolo e
tutti ....ad applaudire da Vespa e giù di lì fino al vecchio e patetico "giullare" del TG 4.
E ora " tutti al mare a.....mostrare le chiappe chiare"!!!!!!

martedì 28 luglio 2009

Elisir d'amore per.......L. C.....il poeta della malinconia.




.........c'è un vecchio cortile a Venezia
dove vanno a finire i ricordi
se hai voglia di quella carezza
ti ci porto perché sono verdi
gli alberi di quella sera
la luna che c'era e non c'era .......
R. Vecchioni : Leonard Cohen



"La poesia è la prova della vita. Se la tua vita arde, la poesia è la cenere".

(Leonard Cohen)





"Certo che è difficile produrre parole per vivere in eterno, ma è un compito molto più agevole di chi deve produrre sudore per poter sopravvivere. Quando sento un artista lamentarsi, mi viene voglia di aprire il cassetto e tirare fuori una pistola! Il problema è che noi tutti consideriamo l’arte assai più di quello che effettivamente è. Dovremmo limitarci a produrre e lasciare che sia l’amore della gente l’unico vero giudice. Il resto è autocommiserazione, vanità danzante, egocentrismo, preoccupazioni inutili. L’arte non è religione, e lamentarsi è eccessivo e irrazionale".

La malinconia è di diritto, una qualità o uno stato d’animo .E come essa non è uno stato patologico ed eccezionale, non una malattia del corpo e dello spirito, non la si definisce solo per “mancanza” .Non è un “ospite inquietante” dell'anio ma ne rappresenta la parte più intima, nascosta, appartata e meditativa.
La malinconia non è neanche asociale ma ha con la società un rapporto selettivo,biunivoco ed aristocratico anche se possono sembrare fattualmente e concettualmente incompatibili.Il nostro pensare non può liberarsi mai del tutto dalle sue tonalità malinconiche pena la sua immobilità e afasia .Ha la necessità di riconoscere la sua duplice declinazione – quella , negativa , della ‘tristizia’, dell’acedia e quella ,positiva, della consapevolezza profonda della finitezza, situandole una nella sfera dello ’inautentico’ , dell’improprio e l’altra in quella dell’esistenza ‘autentica e propria’.

Mauro Orlando




lunedì 27 luglio 2009

Elisir d'amore per ........i buoni attori che sanno abbandonare con dignità la scena



Si affaccia una nuova epoca,lontana da catastrofismi e finte apocalissi: l’uomo nuovo amerà giocare.Addio alle teorie finalistiche del tempo e dello spazio, senza rimpianti!
La ragione non è più essenziale, la contraddizione è un lusso per i riflessivi, il tempo veloce cancella la memoria.
Non ci sono più stelle polari ad indicare rotte perdute.Tutto è perduto e perciò tutto è guadagnato..Il labirinto della ragione è stato infine spazzato via dallo scirocco dei sensi .Il dio più antico,Cronos, è morto.Il mondo torna ad essere “un divino lancio di dadi” o il nostro paese un "grande puttanaio".
Non ci restano che i poeti e i buoni attori.

Chi l’avrebbe mai detto o immaginato che in questi tempi di tristezza politica e di degenerazione morale la risorsa più serrata della democrazia italiana venisse da un pensiero di nicchia della poesia non come denuncia ma come racconto autentico del proprio "io".
L’agonia della nostra società va misurata a partire dall’esibizionismo isterico e ossessivo di tutto ciò che oggi si dice “politica”, cioè di una crescita quantitativa di un degenerato e diffuso, il fare comunicazione ,finzione e spettacolo..
E’ una sorta di isteria nazionale che consiglia una sorta di ”Autarchia cognitiva e morale".

La società italiana libera di riprodursi in regime di innocenza conoscitiva o ipocrisia morale, storica e politica come una specie di malinconia o depressione collettiva che rimargina ( cioè esalta e falsifica) lo sbandamento o l'ottundimento di una comunità che non c’è più.Questa condizione non misura più il conformismo contemporaneo (la vecchia accusa di Pasolini) ma appunto la perfetta omologazione del pensare e del vivere al riprodursi demente ,vizioso, superficiale e giullaresco della società italiana.

Siamo tutti 'giullari' indulgenti,omertosi e corresponsabili di un "Re che si è fatto anche giullare" in una commedia all'italiana dove impersona molti vizi ,difetti,tic,luoghi comuni antropologici del maschio italiano,anziano,prigioniero di un vitalismo ostentato, innaturale , ricattabile e costretto , "cattivo attore", a mentire agli altri ma sopratutto a ........"sè stesso".

Elisir d'amore per .......Quinto .Orazio Flacco

lettera improbabile a Quinto Orazio Flacco
(Venosa, 65 a.C - 8 a.C.)
Poeta Latino Contemporaneo ed amico di Virgilio

“ma tu non sei mai stato un visionario.eccentrico, imprevedibile, sì- ma non un visionario.....voi poeti latini, nell’insieme, eravate più bravi nella riflessione e nella ruminazione che nella congettura. Per il buon motivo che l’Impero era già vasto quanto bastava per mettere a dura prova l’immaginazione “



a Mecenate, la misura delle cose


Come mai, Mecenate,
nessuno, nessuno vive contento
della sorte che sceglie
o che il caso gli getta innanzi
e loda chi segue strade diverse?

'Fortunati i mercanti',
esclama il soldato oppresso dagli anni
e con le membra rotte da tanta fatica;
'Meglio la vita militare',
ribatte il mercante sulla nave in balia dei venti,
'Che vuoi? si va all'assalto
e in breve volgere di tempo
ti rapisce la morte o
ti arride la vittoria.'
Quando al canto del gallo
batte il cliente alla sua porta,
l'esperto di diritto invidia il contadino;
quell'altro invece, tratto a viva forza
di campagna in città a testimoniare,
proclama che solo i cittadini sono felici......
.....Ecco perché solo di rado s'incontra chi dica
d'essere vissuto felice
e, pago del tempo trascorso,
esca di vita come un convitato sazio.


Nell'armadio ritroviamo un vecchio giradischi, di quelli con cui si ascoltava la musica non troppi anni fa. La sua visione può richiamarci nostalgia, ricordi, o nulla di tutto questo. Comunque, ciò che di fronte a un oggetto simile non possiamo non provare è un senso di obsolescenza: lo vediamo sorpassato e ormai inutile. C'è da scommettere che, se vedessimo lo stesso oggetto esposto nella teca di un museo di arte contemporanea o come soggetto di un quadro di pop art, il senso di obsolescenza si trasformerebbe in qualcos'altro. Perché? La risposta non è difficile: un oggetto diviene obsoleto quando non serve più allo scopo per cui è stato costruito. Ma l'arte non persegue uno scopo direttamente pratico e, quindi, non si consuma come si consumano gli oggetti d'uso quotidiano: nulla nell'arte passa completamente di moda. Neanche davanti alla statua più antica e allo stile più arcaico proviamo la stessa sensazione di obsolescenza che riscontriamo davanti ad un oggetto che ha perso la sua utilità pratica: in una statua dell'antichità possiamo cogliere un altro modo di guardare il mondo, e non ci appare come un oggetto obsoleto. E' come se nell'arte il tempo si fermasse, mentre gli oggetti d'uso pratico invecchiassero in maniera inesorabile. cosa dire dell'arte delle parole ..... della poesia e di quella espressa nelle cosidette "lingue morte".........mistero.

domenica 26 luglio 2009

Elisir d'amore per .......una assenza dolorosa.

...nel ricordo di un giorno del dolore e della perdita fraterna e nella speranza di un incontro filiale nella gioia dell' eternità ...
" ...il mondo è profondo,
è più profondo del pensiero del giorno
profondo è il suo dolore" (Nietzsche)
Dalla notte , dal cuore della notte siamo avvertiti "il mondo è profondo", "più profondo del pensiero del giorno, perchè il pensiero del giorno non riesce a pensare la profondità del dolore che è nel cuore del mondo e degli uomini mortali.
Ma c'è qualcosa che è più profondo del dolore , ed è la gioia di vivere.
Ma la gioia di vivere aspira, vuole, pretende profondità e eternità, eternità per tutto , anche per il dolore.
"ogni piacere vuole Eternità...
profoda eternità"
Ma la gioia diventa salvezza anche dal dolore solo per colui che lo porta e sopporta vivendo.
E' la salvezza di Edipo ,l'uomo del dolore e della conoscenza umana ma eterna non solo in un oltremondo con Dio ma anche nel mondo con gli uomini.



Ma che razza di Dio c'è nel cielo

L'infinito silenzio sopra un campo di battaglia
quando il vento ha la pietà di accarezzare;
l'inspiegabile curva della moto di un figlio
che a vent'anni te lo devi scordare...
Sentire d'essere noi le sole stelle sbagliate
in questa immensa perfezione serale;
e non capirci più niente nel viavai di messia
discesi in terra per semplificare.
Ma che razza di Dio c'è nel cielo?
Ma che razza di Dio c'è nel cielo?
Ma che razza di guitto mascherato da Signore sta giocando col nostro dolore?
Ma che razza di disperato, disperato amore,
lo potrà mai consolare?

Aprire gli occhi e morire in un fruscio di farfalla
neanche il tempo di una ninna nanna;
l'idiozia della luna, la follia di sognare,
la sterminata noia che prova il mare;
e a questa assurda preghiera di parole, musica, colori,
che Gli continuiamo a mandare,
non c'è nessuna risposta,
salvo che è colpa nostra e che ci dovevamo pensare.

Ma che razza di Dio c'è nel cielo?
Ma che razza di Dio c'è nel cielo?
Ma che razza di disperato, disperato amore,
può tagliare la notte e il dolore?
Ma che razza di disperato, disperato amore più di questo
respirare, più di tutto lo strisciare?
più di questo insensato dolore?

Ma che razza di Dio c'è nel cielo?
Ma che razza di buio c'è nel cielo?
Ma che razza di disperato, disperato amore
più di questo insensato dolore?
Ma che razza di Dio c'è nel cielo?
Ma che razza di buio c'è nel cielo?
Ma che razza di disperato, disperato amore più
di questo non capire, non sapere sbagliare e lasciarsi perdonare?
Ma chi è l'altro Dio che ho nel cuore?
Ma che razza d'altro Dio c'è nel mio cuore,
che lo sento quando viene,
che lo aspetto non so come
che non mi lascia mai,
non mi perde mai e non lo perdo mai
di Roberto Vecchioni

sabato 25 luglio 2009

Elisir d'amore per ......CAIRANO: un paese per parlare.

Pomerigio di luglio al mio paese
ma io cosa voglio da questa gente
e da questo paese steso
senza grazia sull’altura?
lo attraverso e lo guardo
in continuazione
forse vorrei zittirlo sotto un metro di neve
oppure cucire una casa all’altra
col filo del respiro
salutare con calma
con sorriso
guarire non so come
la tristezza
di chi è in giro.

armin








Ci sono dei paesi dove si possono fare belle conversazioni. Cairano è uno di questi. Perché un paese ci dia le parole, le sue parole, occorre che abbia molto cielo e molta terra e pochi abitanti. Ci vuole un paese calmo, senza bramosie. In un paese così ci devi andare da solo o con poche persone e per prima cosa ti devi sedere e guardare. Le parole non arrivano subito, quelle che arrivano subito non sono quelle giuste. Le tue parole e quelle di chi ti è vicino hanno bisogno che il corpo prenda pace, hanno bisogno che non ci siano intralci al respiro. Ecco, adesso Cairano è un muro basso, una riga di tegole che divede le cose piccole della terra dalle cose grandi del cielo. Adesso puoi anche leggere una poesia.

Qualcuno ha scritto che la letteratura non è nata il giorno in cui un ragazzo uscì di corsa dalla valle di Neanderthal, gridando “al lupo ,al lupo” con un grosso lupo alle calcagne, ma il giorno in cui il ragazzo continuò a gridare “al lupo,al lupo” senza che ci fosse nessun lupo dietro di lui. La grande e bella finzione! Un pretesto per narrare e per raccontare un universo che non necessariamente deve rispecchiarsi nel reale.In fondo il reale è ben poca cosa ,così banale senza la felicità, la disperazione, il volo e il tonfo di un poeta che si veste,traveste, si sdoppia, raddoppia la maschera, nel teatro della finzione e della realtà.Il poeta si fà ‘fingitore’ anche della stessa finzione ma per stanare comunque la realtà dalla sua quotidianità, banalità e superficialità. E sa fingere di essere anche un altro ma ….per scrivere . Di Bisaccia , di Cairano ,dei suoi abitanti tristi e rancorosi o della sua natura bella e mortificata non importa con le parole della poesia in un azzardo del linguaggio che riesce a dire le ragioni di un desiderio,di un amore,di un dolore….ad annullare la distanza invalicabile tra la terra e il cielo, a osare pronunciare l’emozione di esistere anche nel dolore dell’anima in confusione tra scrivere e vivere, e a riuscire ,"strane creature", a riguardarselo questo mondo inventato per vedere di nascosto come gli è venuto, felici e disperati e godere e soffrire perfino del parere degli altri.” Mirabile dictu”!!!

mauro orlando


Elisir d'amore per ......un dialogo tra un clown,un immortale e Dio

E se un giorno Dio, in piena crisi esistenziale, si travestisse da pittore del Rinascimento o da chitarrista rock, da trapezista o da cortigiana, per cercare di comprendere gli uomini, quelle sue creature ribelli che ormai gli sembra di non capire più?
Così infatti si presenta il Creatore davanti al «suo primo consigliere» Teliqalipukt, una vecchia conoscenza dei lettori di Roberto Vecchioni. E proprio all'angelo mandato sulla terra per seguire gli uomini, già narratore dei Viaggi del tempo immobile, Dio chiede di spiegarglieli, gli uomini, lui che li ha conosciuti da vicino.
Inizia così una sorta di «terapia» in cui Teliqalipukt si fa cantastorie per Dio. Da Catullo a JFK, passando per Shakespeare e Federico II, i protagonisti di queste storie hanno sfidato Dio inventandosi un destino diverso da quello che sembrava già scritto.
Sono grandi uomini che tutti conosciamo, si direbbe. Eppure questa parte della loro storia nessuno ce l'aveva raccontata.





Carissimo Mercurio,angioletto mio, mi sono posto un sacco di volte questo problema anch’io. Come faccio a parlare con Dio. Poi sei venuto tu e quel tuo amico Nitce o come si chiama lui e mi avete detto che Dio è morto!E come fa a morire Dio? Se muore non è Dio? Ma allora se non è Dio ci puo parlare come io sto facendo con te? Ma allora tu eri Dio e mi hai detto che sei angelo? A per questo sei amico di Vecchione? M adimmi la verità lui è proprio immortale ma allora è lui Dio? O anche lui è un angelo come te? Perchè se è vero tutto questo allora Dio non è morto? Comunque io adesso tengo un sacco di domande da farvi. Ma questo libro che ha scritto Secchione ,...ops...scusa. Vecchione... come nel caso di un altro amico di un mio amico, forse anche lui già Angelo come te, un certo Donald Walsch, sai anche lui pare che ha scritto un libro addiritttura sotto dettatura divina avendo anche lui la pelle più sottile e cosi pare che sia entrato in ascolto diretto della voce di Dio. Quindi come vedi al contrario di quello che dice Nitce lui non e morto e non ha smesso di parlarci 2000 anni fa.Sai anch’io qualche anno fa iniziai come tu sai a costruire cerchi magici per ricevere delle risposte alle mie domande sull'abbondanza, sul denaro e su ciò che molti chiamano il giusto modo di vivere. Sai alcune risposte mi sono arrivate anche a me e credo che provenissero direttamente da Dio per bocca di altre persone. Chi sà forse già angeli pure loro? Mah!Ricevendole, ne restai così impressionato che decisi di diventare Clown immediatamente per evitare che mi pigliassero per matto e per fuggire alle persecuzioni terrene mi costruii anche una moto del tempo per viaggiare nel passato, nel presente e nel futuro e più che scriverle queste esperienze farmele raccontare direttamente alle persone (angeli?) e metterle in libri immaginifici nella mia biblioteca dell’anima. Adesso ti faccio fare una risata. Sai quell'amico comunenemente provvisorio ...capsita mi scordo semrpe come si chiama ...si il poeta sfigato ...quello che gli luoiono sempre i parenti ....che manda pure le cartoline ai morit.....azz mi sono dimenticato il nome...be ci siamo capiti..., figurati che mi ha chiesto regalami un libro… Francamente ....azz si chiama Franco...gli ho risposto ma come faccio a regalarti questi libri ...mìnon sono come quelli che scrivi tu questi non il copyrait sono senza diritti ....ma con tanti doveri....ora mi devi aiutare anche tu a fargli capire la differenza tra un libro normale e questi dell'anima. Però a parte questo problema ...Ora volevo sapere da te ma Secchione anche lui scrive libri dell’anima e dove se li mette lui? Anche Lui cià una biblioteca come la mia. Mi piacerebbe vederla almeno una volta. Ti devo venire a trovare su .....semmai a settembre o ottobre.....quando cadono le foglie.E perchè non l'ha chiamto "Dialoghi con Dio" come l’altro amico Walsch? Devo capire meglio la differenza tra questo e quello di vecchione "Scacco a Dio".Sai quest'altro amico mi ha detto che non è necessario credere nella provenienza delle risposte per poterne ricevere beneficio. È necessario soltanto restare aperti alla possibilità che possa esistere qualcosa che molti umani non comprendono bene, riguardo all'abbondanza. Qualcosa che potrebbe cambiare tutto.Sarebbe bello organizzare una conferenza mondiale immaginifica delle “Biblioteche Dell’Anima” dove ogni Angelo e Dio possa parlare per far comprendere a tutti che stanno succedendo in questo momento cose importantissime è che adesso milioni di persone in tutto il mondo si stanno svegliando e ricordando il loro collegamento con la loro parte di Dio.Credo che ciò sia un bel messaggio di amore universale. Ecco volevo sapere cosa ne pensavi.Lo sai che la terra è incinta?Cia Nanos
25 luglio 2009 1.37

venerdì 24 luglio 2009

Elisir d'amore per ........la bellezza della solitudine dolce .

Ad un' amica che non riesce a fare della sua "discesa all'inferno" un momento di recupero delle ragioni della propria interiorità , del proprio cuore, del proprio 'io', senza cadere nell'oblio o nell'odio della memoria vissuta......e continuare a costruire piccoli "segnavie" delle speranze possibili.....nei nostri 'chiari di bosco'....




Ne me quitte pas
Il faut oublier
Tout peut s'oublier
Qui s'enfuit déjà
Oublier le temps
Des malentendus
Et le temps perdu
A savoir comment
Oublier ces heures
Qui tuaient parfois
A coups de pourquoi
Le coeur du bonheur
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas
Moi je t'offrirai
Des perles de pluie
Venues de pays
Où il ne pleut pas
Je creuserai la terre
Jusqu'après ma mort
Pour couvrir ton corps
D'or et de lumière
Je ferai un domaine
Où l'amour sera roi
Où l'amour sera loi
Où tu seras reine
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas

Ne me quitte pas
Je t'inventerai
Des mots insensés
Que tu comprendras
Je te parlerai
De ces amants-là
Qui ont vue deux fois
Leurs coeurs s'embraser
Je te raconterai
L'histoire de ce roi
Mort de n'avoir pas
Pu te rencontrer
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas
On a vu souvent
Rejaillir le feu
De l'ancien volcan
Qu'on croyait trop vieux
Il est paraît-il
Des terres brûlées
Donnant plus de blé
Qu'un meilleur avril
Et quand vient le soir
Pour qu'un ciel flamboie
Le rouge et le noir
Ne s'épousent-ils pas
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas

Ne me quitte pas
Je ne vais plus pleurer
Je ne vais plus parler
Je me cacherai là
A te regarder
Danser et sourire
Et à t'écouter
Chanter et puis rire
Laisse-moi devenir
L'ombre de ton ombre
L'ombre de ta main
L'ombre de ton chien
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas
(jacques brel)

ps di qualche ora dopo:
ecco la traduzione....
(non mi lasciare, bisogna dimenticare, si può dimenticare ogni cosa che già fugge via, dimenticare il tempo dei malintesi e il tempo perso a chiedersi come, dimenticare queste ore che uccidevano a volte a colpi di perchè il cuore della felicità, non mi lasciare, non mi lasciare....

io ti offrirò perle di pioggia venute da quei paesi in cui non piove, scaverei la terra fino alla mia morte per ricoprire il tuo corpo d'oro e di luce, creerò un regno, dove l'amore sarà re, dove l'amore sarà legge, dove tu sarai regina, non mi lasciare non mi lasciare....
inventerò per te delle parole senza senso che tu capirai, ti parlerò di quegli amanti che hanno visto due volte i loro cuori prendere fuoco, ti racconterò la storia di quel re morto per non averti potuto incontrare, non mi lasciare, non mi lasciare...

si è visto spesso riaccendersi il fuoco del vulcano antico che si credeva troppo vecchio, si sono viste terre bruciate dare molto più grano del migliore aprile, e quando viene sera, perchè un cielo prenda fuoco il rosso e il nero non si sposano mai, non mi lasciare, non mi lasciare...
non mi lasciare, non piangerò più, non parlerò più, mi nasconderò lì a guardarti danzare e sorridere e ad ascoltarti cantare e poi ridere, lasciami diventare l'ombra della tua ombra, l'ombra della tua mano, l'ombra del tuo cane, non mi lasciare, non mi lasciare...)

Elisir d'amore per .......il "santo" delle italiane.

S A N T O D E L L E I T A L I A N E
......... SU B I T O ! ! ! !
consigliamo alcune sue ammisioni pubbliche per aiutare una tale difficile decisione:
a) "Vi piaccio come presidente ferroviere? Devo confessarvi però che mi preferisco presidente puttaniere».
b) "Dovremmo avere tanti soldati quante sono le belle ragazze italiane, credo che non ce la faremmo mai...".
c) "Non ho mai pagato una donna. Non ho mai capito che soddisfazione ci sia se non c'è il piacere della conquista"
d) "Il presidente a vita della Lombardia - chiosa - ha usato per descrivere il territorio la parola antropizzato. Non è una bella parola. Ci sono un sacco di belle figliole e di imprenditori".
e) "Io non sono un santo, lo avete capito, speriamo lo capiscano anche quelli di Repubblica...".
f) "A casa mia non vengono solo veline, ma anche capi di Stato e di governo",
d) "Abbiamo lasciato i telefonini a tutti perché fin quando sarò presente io non possono accadere cose ineleganti perché io sono una persona di buon gusto, di cultura e di eleganza".
e) E' molto meglio avere a che fare delle donne belle, brave e intelligenti piuttosto che con delle donne brutte, odiose e stupide.
ecc. ecc. ecc.
"...Se mi si chiede che cosa io intenda per una differenza qualitativa fra i piaceri, io che cosa aumenti il valore di un piacere rispetto ad un altro, semplicemente in quanto piacere, se si esclude il fatto che è di quantità maggiore, non vi è che una risposta possibile. Se di due piaceri ce ne è uno per il quale tutti, o quasi tutti, coloro che hanno fatto l'esperienza di entrambi hanno una decisa preferenza, senza tener conto di alcun sentimento di obbligazione morale nel preferirlo, ebbene, quello è il piacere più desiderabile. Se uno dei due piaceri è giudicato da coloro che li conoscono entrambi, e con competenza di causa, talmente al di sopra dell'altro da essergli preferito pur sapendo che sarà accompagnato da una quantità maggiore di insoddisfazione, e se costoro non lo cederebbero in cambio di nessuna quantità dell'altro piacere di cui la loro natura è capace, siamo allora giustificati nell'ascrivere al godimento che è stato preferito una superiorità qualitativa tale da sopravvanzare la dimensione quantitativa al punto di rendere questa, a paragone, insignificante.

(John Stuart Mill, Utilitarismo, trad. it. di E. Musacchio, Cappelli, Bologna
, 1981
......per approfondire:
Fa il re e anche il giullare
di Enrico ArosioBerlusconi incarna i vizi del maschio italiano. E usa il suo carisma per far dimenticare i suoi erroricolloquio con Umberto Galimberti
Dove nasce la questione morale
Nadia Urbinati, la Repubblica, 29-12-2008
Questione immorale
Gian Enrico Rusconi, La Stampa, 19-12-2008

giovedì 23 luglio 2009

Elisir d'amore per ......."Scacco a Dio"

Cristiano Reboldi:
SABATO 18 LUGLIO 2009. DESENZANO DEL GARDA. PRESENTAZIONE DI "SCACCO A DIO",
ROBERTO VECCHIONI, EINAUDI





HO AVUTO IL PRIVILEGIO DI ESSERE STATO, PER QUALCHE DECENNIO UN OSSERVATORE CURIOSO DI ROBERTO VECCHIONI. E NE PORTO ANCORA I SEGNI…

… QUEST’UOMO DEVE PER FORZA AVERE UNA PELLE DI MENO RISPETTO A TUTTI GLI ALTRI PER SENTIRE COSÌ INTENSAMENTE… NON È MICA NORMALE…

...I SUOI LIBRI SI BEVONO IN UN FIATO. SONO PROFONDI E LEGGERI ( CALVINIANAMENTE PARLANDO). NARRAZIONI APPASSIONANTI ED EVOCATIVE.
“SCACCO A DIO” NO.
NON PUÒ ESSERE BEVUTO.
È UN LIBRO CHE VA CENTELLINATO.
ASSUNTO A PICCOLE DOSI.
NON TANTO PERCHÉ NON SI POSSA BERE, NON È CHE UNO SE LO FA SI STROZZA. MA PERCHÉ È COLMO DI SAPORI COSÌ PIENI, COSÌ POTENTI, CHE UNA LETTURA VELOCE IMPEDIREBBE DI APPREZZARNE L’INTENSITÀ. COME SE UNO SI ACCONTENTASSE DI LECCARE IL GUSCIO E BUTTASSE VIA L’ARAGOSTA..

… È COME SE ANCHE NELLA PAROLA SCRITTA, SU LIBRO, IN ROBERTO VECCHIONI, RIUSCISSIMO A PROVARE LO STESSO STUPORE DELLA MAGIA LIRICA CHE RITROVIAMO NELLA SUA CANZONE D’AUTORE…

...DI FATTO IL RITMO DI QUESTO LIBRO È DIVERSO. QUESTO, COME DICEVO, NON È UN LIBRO DA BERE, MA COME POSSO DIRE, DA MASTICARE…

...SCACCO A DIO, SEMPLIFICANDO VERGOGNOSAMENTE, È UN DIALOGO TRA UN IMMORTALE E DIO CHE HA COME ARGOMENTO GLI UOMINI. MICA TRA TUE CIALTRONI QUALUNQUE...
E NON SONO UOMINI QUALUNQUE, MA UOMINI CHE HANNO OSATO RIBELLARSI AL PROPRIO DESTINO, CHE HANNO PROVATO A METTERE DIO SOTTO SCACCO...

Elisir d'amore per ....una musica dolce e avvolgente.


......non parlare .....canta o se ti è possibile ....danza!





ma mi piacerebbe nella tristezza di un un 'autunno' dolce di maliconia infinita anche l'armonia e la forme piu sublime e leggera della poesia umana come in una sonata struggente di un infinita solitudine di Schubert.Un dialogo sottile e dolce tra un piano che ordina apollineo nel tempo le struggenti malinconie melodiche di un violino leggero e sfuggente come una innamorata baccante dionisiaca che corre sfrenata nei boschi dai chiaroscuri intriganti per fuggire il torrido sole estivo che vuol farla da padrone e un viloncello che accetta,discreto e soddisfatto, il ruolo di testimone intrigato di un dialogo amoroso fatto di abbadoni liberi e ritorni appagati.
Vorrei che questa musica mi penetrasse profonda nell'animo come una spada infuocata o mi addocisse come una tiepida cetra frigia e mi regalasse le facoltà dei poeti di saper rendere universali i particolari e saper "vedere" in profondità i sogni, i desideri, le speranze degli uomini in una vita che corre anche lenta, superficiale e piatta .Dove oggi è già domani, domani è già un giorno diverso perchè gli uomini non hanno mai il destino di fermare il tempo ma l'obbligo e il piacere di viverlo.....gli uomini non sono dei o immortali ma possono essere .......molto di più.
Oggi le mie guerre del cuore e della ragione si alimentano di cause leggere e si
"sodisfano di brevi agonie" ma anche di belle e intriganti aurore.


mercoledì 22 luglio 2009

Elisir d'amore per .........francesco guccini



.......Sta di fatto che da “La locomotiva” in poi Guccini esce dalla osteria, entra nel giro, anzi inventa lui stesso quel “giro” che sono i concerti dal vivo, davanti a migliaia di persone. Il messaggio per pochi, la parola conviviale, quasi da simposio archilocheo, trova il suo naturale sfogo in platee sempre più ampie. Mitizzato dal fascino di una canzone, Guccini viene riletto, ripercorso a ritroso, amato, compreso. “La locomotiva” ha fatto da ariete, da punta di diamante, ma ora l’identificazione contagia e si propaga tra i giovani proprio sui temi più gucciniani del dubbio, del tempo che fugge, dell’intuizione, dell’orlo della verità, che tutti si sentono dentro e uguali e così personali.
Guccini costruirà di qui in poi una crescente, solida, prorompente reiterazione di sé e del suo tema, variando in modo incredibile le forme, mutando coordinate alle parabole, in perfetta coerenza ideale tra passato e futuro. Continuerà a concepire la verità come inesistente, laddove “esiste solo la carnevalesca volontà di giocare una scelta. Il dubbio assiduo è l’unica certezza”.
Il non colto, il vagheggiato, la fuga del tempo, la labilità dell’amore, ma pure il senso del porto, il luogo natale, così come la provvisorietà e l’incommensurabile dolcezza di alcuni attimi di vita sono alla base del suo concetto di “medesimezza umana” (come diceva Gramsci), per il quale è sintomatica la “canzone quasi d’amore”. La “medesimezza” è un’uguaglianza esistenziale fra gli uomini che si coglie solo a cercarla, a pensarla: non appare e non te la senti addosso se svicoli o ti perdi negli effetti e nella funzione del quotidiano. Più viva, più forte, più determinante si configura in chi è spiazzato, o senza collare, o diverso, o stanco, o deluso, per chi insomma è “pecora nera”, non nel senso amorale del termine, ma decentralizzato, fuori dal coro delle ovvietà. La medesimezza è riconoscersi di un’unica e faticosa umanità proprio nel confronto di quei particolari, di quegli stimoli, di quegli istinti che sono iscritti in noi da sempre e sono naturali e quindi “neri” rispetto ad un’omologazione sociale imperturbabile, distratta, lieta di rimuovere che ci fa “bianchi”.........
di roberto vecchioni



Francesco Guccini Autunno

Un'oca che guazza nel fango,
un cane che abbaia a comando,
la pioggia che cade e non cade
le nebbie striscianti che svelano e velano strade...

Profilo degli alberi secchi,
spezzarsi scrosciante di stecchi,
sul monte, ogni tanto, gli spari
e cadono urlando di morte gli animali ignari...

L'autunno ti fa sonnolento,
la luce del giorno è un momento
che irrompe e veloce è svanita:
metafora lucida di quello che è la nostra vita...

L'autunno che sfuma i contorni
consuma in un giorno più giorni,
ti sembra sia un gioco indolente,
ma rapido brucia giornate che appaiono lente...


Odori di fumo e foschia,
fanghiglia di periferia,
distese di foglia marcita
che cade in silenzio lasciando per sempre la vita...

Rinchiudersi in casa a aspettare
qualcuno o qualcosa da fare,
qualcosa che mai si farà,
qualcuno che sai non esiste e che non suonerà...

Rinchiudersi in casa a contare
le ore che fai scivolare
pensando confuso al mistero
dei tanti "io sarò" diventati per dempre "io ero"...

Rinchiudersi in casa a guardare
un libro, una foto, un giornale
e ignorando quel rodere sordo
che cambia "io faccio" e lo fa diventare "io ricordo"...


La notte è di colpo calata,
c'è un'oscurità perforata
da un'auto che passa veloce
lasciando soltanto al silenzio la buia sua voce...

Rumore che appare e scompare,
immagine crepuscolare
del correre tuo senza scopo,
del tempo che gioca con te come il gatto col topo...

Le storie credute importanti
si sbriciolano in pochi istanti:
figure e impressioni passate
si fanno lontane e lontana così è la tua estate...

E vesti la notte incombente
lasciando vagare la mente
al niente temuto e aspettato
sapendo che questo è il tuo autunno...
che adesso è arrivato...

martedì 21 luglio 2009

Elisir d'amore per .........la satira poetica.

Poesie di Bondi rilette da ellekappa

Ad una ignota candidata

Ignara candidata
Acerba suggestione
Languida lusinga
Con mite tariffa
Teneramente adempi
Al sacro ristoro
del Suo virile prolasso




A Capezzone

Ignaro portavoce
Gnaggnera inesorabile
Rorida devozione
Per l'Incommensurabile
Verecondo ascaride
Secondo solo al Minzo
In te la mia tempra riconosco
Prono ti contemplo
E rivoli rugiadosi
Scivolano dalle mie labbra


Da: "Storia molto intima di un povero 'sindaco' di provincia" ....ovvera la vera storia della "discesa in campo" del Cav. Berlusconi.

........“Fatti dunque questi preparativi, non mise tempo in mezzo ad effettuare la sua idea. Lo
solleticava il pensiero del danno, che secondo lui, produceva nel mondo il suo indugio, tante erano le offese che si proponeva di vendicare, tutti i torti che pensava di raddrizzare, le ingiustizie che avrebbe riparate, gli abusi che avrebbe distrutti, i debiti a cui avrebbe soddisfatti” per colpa dei 'comunisti'.
“In quello stesso tempo “Il cavaliere” si mise a circuire un contadino del vicinato, un uomo dabbene( se pure si può dare questo nome a un povero) ma con molto poco sale nella zucca (almeno queste dovevano essere le sue peculiari qualità secondo il ‘nostro’ : “ Un uomo senza qualità” che non aveva neanche presunzioni letterarie (almeno all’inizio)…meno che meno aspirazioni a passar alla storia !)
In conclusione tanto disse ,tanto fece e tanto lo persuase e tante promesse gli fece che il pover’uomo si decise a partire con lui e a fargli da scudiero al di là e nonostante la sua non brillante storia personale. Si diceva tra l’altro tra sè per rafforzare le sue poche convinzioni che lo seguiva volentieri, perché poteva capitargli qualche avventura, di guadagnarsi in quattro e quattr’otto un’isola, di cui allora l’avrebbe nominato governatore .Con queste ed altre simili promesse,il sognor "B" ,così si chiamava il contadino, lasciò la moglie e i figlioli e si collocò come scudiero presso il suo vicino.
E intanto e nel frattempo il Cavaliere continuò a far quattrini, e vendendo una cosa, impegnandone un’altra, ma tutte con molto scapito, mise insieme una discreta sommetta”
Come tutti i grandi destinati provvidenzialmente a fare la storia aveva pensato a questo nuovo collaboratore anche come fedele cronista ,amico e compagno d’avventura,con il compito ingrato e difficile di spiegare ai contemporanei distratti ed ai posteri smemorati i fatti e “i progetti che il nostro Cavaliere intende realizzare per cambiare il suo benamato paese , l’Italia, ma anche gli aspetti meno conosciuti della sua vita, i suoi ideali e i suoi valori, il suo modo di lavorare, l’impegno e l’entusiasmo che gli hanno consentito di raggiungere i grandi e insospettati obiettivi”. Con la convinzione più intima di organizzare un racconto di “una ossessione che diventa destino” senza la “misura del saggio” , e con tutto il candore, il fervore e l’ossequio di colui che scopre in corso d’opera attorno e dentro di sé un piccolo ma fantasmagorico mondo che , come a un bambino, gli pare grande e degno di essere vissuto e raccontato ......."

Elisir d'amore per ..........la democrazia libera e partecipata.

......libertà è partecipazione


Ai margini del "dibattito" (ca va pour dire!) per il Congresso del PD ....alcune considerazioni e precisazioni.
Una democrazia accettabile dovrebbe almeno scoraggiare l'assenteismo e la non partecipazione.
Il silenzio per scelta o imposizione non le si addice , anzi è scelta che la mette in seria difficoltà o addirittura la contraddice.
La democrazia è una forma originale di partecipazione a patto che non si identifichi nella sua pragmatica funzione elettoralistica e non mortifichi la funzione valoriale della democrazia diretta.
E' la funzione che si dà alla partecipazione che ne determina l'originalità,l'efficienza e la differenza. La partecipazione che non è l'opposto della rappresentanza come può esserlo la sua esclusione o anche la sua sottovalutazione.
Non si deve ingabbiare la democrazia con istituzioni rigide che col tempo la possono corrodere all'interno o ridurla a mero sistema procedurale di decisione che sottovaluti e mortifichi la stessa partecipazione.
Bisognerebbe recuperare il carattere deliberativo (discorsivo oltre che decisionale) della democrazia che faccia emergere gli aspetti comuni sia alla democrazia diretta che a quella rappresentativa.Insomma recuperare il meglio valoriale della democrazia antica e l'efficienza e l'operatività della democrazia moderna.
Non mettere in contrasto i cittadini che votano le leggi con i cittadini che si limitano ad eleggere chi voterà le leggi.
Recuperare il diritto indivduale,responsabile ed attivo di parteipare alla formazione dell'opinione, al voto, al processo di decisione nelle istituzioni, alle forme di critica e di contestazione in una società aperta, e di nuovo il voto per una rappresentanza temporanea e delegata.
E' solo con la partecipazione individuale, attiva ,consapevole e responsabile che si può tenere assieme le ragioni delle istituzioni con le ragioni della societa civile che non sono "nemiche" o alternative ma correlate e complementari.
La democrazia rappresentaiva non incorre nel pericolo di diventare un 'ossimoro' a patto che la rappresentanza pretende di sottovalutare,mortificare o non considerare la partecipazione come sua 'anima' materiale.
Discutono di questo i candidati alla segreteria del futuro PD? A me non sembra o forse mi sono distratto un pò ni miei sogni 'dogmatici o poetici'.
mauro orlando

lunedì 20 luglio 2009

Elisir d'amore per ..........passioni.


Canio Loguercio
PASSIONI
Collana: i miosotìs / n. 39 - Le forme dell´amore - formato: cm 16 x 17 in brossura
copertina e interventi grafici: Studio Guida Napoli - cod. ISBN: 978.88.88413.75.5 - pagine: 52 con cd

euro: € 16,00 - distribuzione NdA di Massimo Roccaforte
richiesta diretta a
http://wpop16.libero.it/cgi-bin/webmail.cgi?Act_V_Compo=1&mailto=dif@edizionidif.it&ID=IBbKDVOsn6SQgYsBN8kM4x8ZH2vEx5kYzWLpNilBLYwnrMuIT&R_Folder=aW5ib3g=&msgID=4156&Body=0


PASSIONI narra un´improbabile storia d´amore che si snoda lungo le trame di 15 «canzoni sussurrate», scritte per lo più in napoletano, la «sacra madrelingua delle passioni». Preghiere d´amore come tante stazioni di una via Crucis, di una processione con le sue litanie, i suoi riti...
Il cd allegato contiene anche due classici: «Voce `e notte» e «Passione», una delle più celebri canzoni del repertorio classico napoletano, in un'inedita interpretazione - struggente ed essenziale - di Canio Loguercio, con Peppe Servillo e Maria Pia De Vito. Un secondo brano inedito è «Giaculatoria dell´amore indifferente», interpretato con Raiz, Daniele Sanzone degli `A67 e Maria Pia De Vito.

La collana - 44 titoli, un´antologia in progress della nuova poesia italiana, conosciuta e apprezzata da lettori di poesia e da specialisti. Sono piccoli fiori di carta - con l´accento alla francese come in una canzoncina per bambini - che continuano a fiorire sugli scaffali delle librerie (e speriamo dei lettori) grazie agli amici della d´if, e soprattutto ai poeti. Eleganti, a un piccolo prezzo con un contenuto prezioso: da conservare e/o da regalare... Per indurre l´effetto dei nontiscordardimé. Dal 2007, oltre ai tre vincitori del Premio di Letteratura Giancarlo Mazzacurati e Vittorio Russo, almeno un miosotìs all´anno è riservato a un autore di spicco nel panorama letterario nazionale.
Tutti i libri della casa editrice sono presentati nel sito della d´if, dove è raccolta anche la rassegna stampa alla voce «scrivono di noi».

Il CD
1. Passione (Bovio - Tagliaferri - Valente) / 2. Miserere, Il Canto (Loguercio - De Rosa - Loguercio) / 3. Leonardo (Loguercio) / 4. Perso (Loguercio - De Rosa - Loguercio) / 5. Stretto (Loguercio - De Rosa - Loguercio) / 6. Friariella (Loguercio - De Rosa - Loguercio) / 7. `E perucchie (Loguercio) / 8. Giuggiola (Loguercio - De Rosa - Loguercio) / 9. Vocca rossa vocca persa (Loguercio - De Rosa - Loguercio) / 10. I´ more pe´ te (Loguercio - Voce) / 11. Ferrarella (Loguercio - De Rosa - Loguercio) / 12. Sona campana (Loguercio - De Rosa - Loguercio) / 13. E mo´? (Loguercio) / 14.Giaculatoria dell´amore indifferente (Loguercio - De Rosa - Loguercio) / 15. T´aspette ccà (Loguercio - De Rosa) / 16.Che giorno è? (Loguercio) / 17. Voce `e notte (Nicolardi - De Curtis)

sabato 18 luglio 2009

Elisir d'amore per .....la meraviglia.



NON SMETTERE MAI di..........meravigliarti !
" Non permettere mai alla tua mente di spraffare il tuo cuore" A. Einstein

io aggiugerei ....non permettere mai alla tua mente di disegnare un cerchio intorno alle cose del tuo cuore e farsene signore e padrone.


Platone, Teeteto,
TEETETO: Per gli dèi, veramente, Socrate, io mi meraviglio enormemente per cosa possano essere mai queste visioni e talvolta, guardandole intensamente, soffro le vertigini.
SOCRATE: Non mi pare, caro amico, che Teodoro abbia opinato male sulla tua natura. Si addice particolarmente al filosofo questa tua sensazione: il meravigliarti. Non vi è altro inizio della filosofia, se non questo, e chi affermò che Iride era figlia di Taumante come sembra, non fece male la genealogia.
Quando si parla di "dono della visione" forse si pensa a questa nostra attitudine alla "meraviglia" ,al mistero, al magico, al dubbio ,al sospetto e alle "cose del cuore". Avrei voglia di un "Dio degli inganni" che riuscisse a giocare a dadi, a scacchi e anche al gioco delle parole che tanto piace a noi uomini mortali.Io so che gli uomini aspirano al 'cerchio' perchè la linea retta verticale ed orizzontale è noiosa ma anche sempre nuova in ogni suo punto.E ha portato la nostra filosofia fino alla metafisica e alla sua rovina. I lakota,popolo indiano della prateria libera, amavano il cerchio perchè troppo liberi e forse impauriti dalla loro libertà nomade avevano la speranza e il desiderio oltre la paura di non perdersi.Questo sentimento forse esprime un desiderio metaumano di 'ciclicità' anche se solo come scoperta continua di diversità o per seguire il limitato e ripetitivo ciclo naturale.Fino a a quando si può vivere dall'interno il ciclo naturale senza incorrere all'errore di segnare o disegnare dall'esterno il 'cerchio' naturale o affidare a qualcuno il potere di fare da guardiano di questo 'cerchio' ?Questo è stao il "cul de sac" in cui si è infilato la scienza politca occidentale.La storia della scienza poi da Prometeo in poi ci mette in guardia con raccapriccio del pericolo di un posibile "Dottor Stranamore". Si può essere "sempre al momento giusto , al posto giusto" solo se si è d'accordo con Eraclito e non con Parmenide. Eraclito è per una concezione della vita 'lineare' Parmenide per una 'circolare'.Il primo è per l'uomo il secondo per l'Essere. Non si bagna mai la stessa persone nello stesso fiume. E non può mai esistere uno stesso fiume se non nella nostra mente ordinatrice e non vitale.E la meraviglia non ha mai una fine ,tutt'alpiù un fine mai del tutto perfetto come può essere un cerchio ma tanti punti diversi e liberi di muoversi linearmente o circolarmente. Noi siamo fatti sopratutto per filosofare ,il vivere per punti......il credere per 'cerchi'è un ripiego, un rifugio, una paura a volte una rinuncia. Per non perdersi quindi è necessario che ognuno di noi coltivi la sua capacità di poter vivere al meglio tutti i 'punti' della propria vita con meraviglia ....sempre !

Elisir d'amore per ........una scuola di Dio.


di ROBERTO VECCHIONI
E se quei fogli fossero pezzi d’anima su cui ognuno sta scrivendo il proprio destino?
In questa classe grande come una pianura dove il maestro parte per un viaggio ogni volta che deve aiutare un allievo, incantano la simmetria perfetta delle lontananze, gli angoli retti, la solitudine di ogni singolo pensiero e la surreale razionalità che pone comunque ognuno al centro di un quadrato.
Dio è geometria e musica, perfezione di silenzi sonori. Ci si guarda “dentro”negli spazi aperti in linea con la terra e il cielo, non da reclusi in celle cariche d’ombra.
Si può scrivere il proprio destino, compito dei compiti, in classe e poi, in lunga armoniosa fila indiana andare ad appenderlo alle pareti del tempio? Si può. E questo stanno facendo: riassumono Dio in un gesto di libertà e sono liberi in Dio.
Scelgono ora di che materia di sogni riempirsi le mani, quale donna dea-madre accompagnare oltre il disguido delle notti; per cosa mettere in gioco la vita o l’amore o la fede.
Perché questo è l’esame finale, altri, dopo, non ce n’è: quel che scrivi oggi vale per sempre, è un contratto, un testamento, una promessa perfetta.
Il maestro gli ha insegnato tutto quel che potevano sapere: lui non decide, indica; non corregge, suppone; ma non rinvia, non concede prove d’appello: o credi in te o non ci credi. Sarà lui ad appenderli, quei fogli, alla moschea, perché Dio li legga al chiarore lunare e si accorga che i destini che gli uomini si sono scritti, sono casualmente uguali
a quelli che aveva pensato da secoli.

giovedì 16 luglio 2009

Elisir d'amore per ........la danza e il corpo .



Il mio " amico" ed alter ego Nanos con la sua simpatica 'banda' di clowns mi ha inviatato a "ballare" con le note e le parole di uno dei miei preferiti cantautori L. COHEN.A lui voglio ricordare le parole di di due nostri compagni di viaggio che continuano a stmolarci "sospetto" e "speranza" assieme per le nostre idee o opinioni.
"“A voi temerari della ricerca e del tentativo, e a chiunque si sia mai imbarcato con ingegnose
vele su mari terribili, –a voi, ebbri di enigmi e lieti alla luce del crepuscolo, a voi le
cui anime suoni di flauto inducono a perdersi in baratri labirintici…”
Friederich Nietzsche.
“Tutto il resto è silenzio…”
Georges Bataille.





C'è un fermento sofferente nella nostra vita mentale ed affettiva in questo periodo, la parola invoca la propria rigenerazione;
chiede di farsi nuova, non solo per ciò che può dire all’altro, ma anche
per ciò che può dire a se stessa, in quanto parola, in quanto espressione pietrificata
di un originario sostrato vivente; implora, in ultim’analisi, l’infrazione di
questa codificazione morta, o quantomeno moribonda, in cui ogni termine non
è altro che un comodo rifugio attraverso il quale mettersi al riparo dalla notte del
pensiero, dalla straziante disperazione dell’ignoto. In questa siamo gettati dal
nostro umano, troppo umano, bisogno di dominare ogni aspetto della realtà fino
al di là del possibile, dalla necessità, a noi vitale, di tracciare il limite oltre il
quale non dover mai andare… non poter mai andare, avendo quest’ultimo l’estensione
infinita di un Dio. Così il cerchio si chiude e al suo interno l’uomo è
al riparo da “ogni imprevisto e [dal] tumulto inestricabile dell’esistenza”

martedì 14 luglio 2009

Elisir d'amore per ........una fase "costituente"

La COMUNITA' PROVVISORIA .....dal mito alla realtà.Nella storia delle comunità il passaggio di una fase costituente è piena di fascino,di passioni,entusiasmi di"sentimenti caldi" ma anche necessita di razionalià e concretezza i cosidetti "sentimenti freddi".
"Lo Stato nascente"......

Lo stato nascente germina solo nel seno di istituzioni mature, dove condizioni economiche, sociali e culturali determinano un'ambivalenza, una frattura tra gli individui e l'ordine vigente.

Lo stato nascente è un'ispirazione, una rivelazione, una conversione, ma non è uno stato di beatitudine che si raggiunge, per esempio, con la meditazione o le pratiche ascetiche: nasce da un disagio e dalla voglia di elaborare una nuova solidarietà.

Può essere un'esperienza solo collettiva: da essa può svilupparsi il movimento, il quale è definito come processo storico, che porta all'istituzione e termina quando si riproduce una quotidianità. (wikipedia)






"Il bene collettivo di una città o nazione può sempre essere scomposto in ciò che è bene per i membri della comunità o della nazione o per coloro che ne sono influenzati. Il bene collettivo non è diverso dagli interessi o dal bene delle persone che compongono la collettività o che ne sono influenzate".
....buttiamo lì alcuni elementi teoretici di riferimento e di rompicapo........
" QUIS CUSTODIET IPSOS CUSTODES?"
II problema del potere costituente rappresenta un autentico «rompicapo
» per una cultura giuridica abituata a lavorare con le due categorie complementari
del legittimante e del legittimato. Con differenti variazioni di
terminología si ripropone sempre la dualitá di posizioni giuridiche fondamentali
composta da un soggetto che conferisce il potere ed un soggetto
che lo riceve e lo esercita. Si tratta naturalmente di una estrema semplificazione
teorética, giacché nella concretezza dei rapporti giuridici i conferimenti
e le traslazioni di potere sonó plurimi e variegati e spesso non é
facile distinguere la fonte principale del potere, anche se non si dubita che
il potere stesso trovi la sia origine nella volizione di un altro soggetto che
glielo trasmette.

é stato precisato che il potere costituente
é il prodotto di un compromesso tra diritto e política, poiché in esso «é
(...) inscindibilmente presente l'aspetto "político" della decisione che scaturisce
dalla differenziazione, dalla competizione e dal conflitto, e l'aspetto
"giuridico" del disciplinamento degli interessi in gioco, della loro
riconduzione ad opzioni di lungo periodo, da incardinare nella costituzione
formalmente intesa e nelle istituzioni politiche che essa é in grado di costruire
e di legittimare»13. Resta sempre insoluto pero il problema della
combinazione, della sintesi e dell'interazione reciproca tra 1'elemento «político
» e quello «giuridico» del potere costituente.

Se non si vuole aderire ad una visione irrazionalistica estrema, bisogna
convenire che la comparsa del potere costituente non puo essere concepita
come un evento sovrumano, imprevedibile e incontrollabile, provócalo da
forze sconosciute e improvvisamente rivelatesi. Si tratta di un intervento
posto in essere da forze reali e quindi giá esistenti nella societá, che operano
nel senso di modificare le norme costituzionali vigenti.

Passare da un'idea soggettiva di sovranitá (e di potere costituente) ad
un'idea oggettiva richiede il superamento di uno dei piü resistenti inciampi
mentali della dottrina costituzionalistica moderna. Bisogna superare sia il
pregiudizio dell'insostituibilitá del principio autoritario soggettivo nel diritto
pubblico, sia la preoccupazione che l'oggettivizzazione sia il veicolo
per l'introduzione di un «governo dei custodi»

Elisir d'amore per .....il crepuscolo.


CREPUSCOLO
di George Trakl
Nella corte, stregati da latteo crepuscolare
raggio,
scivolano nel brunito autunno malati fiacchi.
Il loro cereo-rotondo sguardo medita aurei tempi,
pieni di fantasia e pace e vino.

La loro infermità spettralmente si rinserra.
Le stelle diffondono bianca tristezza.
Nel grigiore gravido di scampanìo e visioni,
vedi gli orrendi confusi disperdersi.

Grottesche figure guizzano, si rannicchiano
e svolazzano su nero-incrociati sentieri.
Oh, ombre piene di tristezza lungo i muri.

Le altre fuggono lungo le arcate al crepuscolo;
e di notte precipitano da rossi brividi
del vento stellare, come infuriate menadi.




Il crepuscolo nel giorno come nella vita è il momento del raccoglimento e del silenzio.Nel silenzio si riescono a scorgere ombre di oscurità e di mistero,di fascinazione edi speranza,di inquietudine e di angoscia,di attesa e di stupore.
Le parole nascono dal silenzio e muiono nel silenzio.Le parole dilatano e semplificano le cose a piacimento e danno senso a un desiderio di solitudine e di recupero di sè o salvano dalla paura del niente e dal dolore della perdita di sè.
Sentire nel silenzio il mistero di uno sato d'animo inespresso o l'assenza della pesantezza del suono e dei significati. Finalmente non avere paura del silenzio che ci rileva fino in fondo a noi stessi e paura che ci riveli agli altri da noi.Ma il silenzio è pienezza ma è sopratutto fragile e noi abbiamo paura della frantumazione,della divisione,della perdita,del conflitto.Dobbiamo imparare ad ascoltare ,capire e vivere il silenzio.
"Ma sedendo e mirando,interminati
spazi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si paura.E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando.........."
Grande maestro di ragione,di solitudine e di silenzio........Leopardi!

Elisir d'amore per ........il Festival della mente



Sarzana Festival della Mente 2009

venerdì 4 settembre_ore 19.00_Chiostro San Francesco euro 3,50 Anna Bonaiuto, Giuseppe Montesano Venere sulle barricate. Poesia, rivolta ed eros in BaudelaireQuando Baudelaire salì sulle barricate del ’48 sorprese tutti. Nessuno pensava che il dandy appassionato di bellezza e di eros fosse anche un uomo in rivolta. Ma in lui la ribellione control’ingiustizia del mondo e l’amore per quella che chiamava “la musica di Venere” erano inseparabili, e la fraternità erotica era l’altra faccia dell’uguaglianza sociale: la bellezza era vera solo in un mondo trasformato. Imbavagliato prima dalla famiglia, poi dai giudici al servizio del regime, infine dai critici pigri, il ribelle Baudelaire ci parla ancora di eros e rivolta: basterà solo ascoltare la sua musica dalla voce di Anna Bonaiuto e con la guida di Giuseppe Montesano.Giuseppe Montesano, scrittore, critico, collabora a Il Mattino, la Repubblica, l’Unità. Ha tradotto opere di Flaubert, Villiers de l’Isle-Adam, La Fontaine, Gautier, e curato le Opere di Baudelaire per i Meridiani Mondadori. Ha scritto i romanzi: Nel corpo di Napoli (Mondadori, 1999); A capofitto (Mondadori, 2001); Di questa vita menzognera (Feltrinelli, 2003); Magic People (Feltrinelli, 2005); Il ribelle in guanti rosa. Charles Baudelaire (Mondadori, 2007).Anna Bonaiuto ha recitato con i più grandi registi del teatro italiano da Ronconi a Servillo. Le sue interpretazioni al cinema con Moretti, Corsicato, Avati, Cavani, Martone e Sorrentino sono indimenticabili. Molti i premi ricevuti: la Coppa Volpi a Venezia nel 1993, il David di Donatello e il Nastro d’argento nel 1995, il Premio Ubu nel 2003 come migliore attrice italiana per Sabato, domenica e lunedì con la regia di Toni Servillo

Elisir d'amore per ........la COMUNITA' PROVVISORIA.

GAUDEAMUS MAXIME !!!!!LA COMUNITA' PROVVISORIA DIVENTA FONDAZIONE !


"...quelli belli come noi
che non cambieranno mai
con il fegato a Pinot
l'attesa di Godot
e il cuore di Pierrot..."



SULLA RUPE DI CAIRANO, in un bellissimo pomeriggio di luglio, dopo allegra e appassionata discussione, la Comunità Provvisoria conferma il suo originalissimo spirito, ma si struttura in ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE denominata “COMUNITA’ PROVVISORIA”, secondo i dettami della legge 383/2000.



L’idea nasce dalla voglia di stabilire contatti tra persone che vivono in Irpinia e sono intente a produrre bellezza o a tutelare la bellezza esistente di un territorio inteso come mirabile opera d’arte e non come luogo vuoto da riempire di merci e veleni. _Non c’è spazio per ulteriori indugi: anche la comunità provvisoria di un incontro conviviale può diventare un salutare esercizio di ricostruzione dello spazio pubblico.
.
1. La Comunità Provvisoria ha una struttura fluida, accoglie e raccoglie chi intende vivere nei nostri luoghi coi sensi spalancati. Il suo centro ruota intorno all’Abbazia del Goleto. È uno spazio simbolico per non farsi travolgere dalla miseria spirituale che dilaga.

2. Non c’è bisogno di darsi una struttura organizzativa rigida: basta semplicemente l’elenco di chi aderisce che d’ora in poi comparirà sul blog e su Facebook. Chi partecipa agli incontri viene automaticamente inserito nella comunità a meno che non faccia esplicita richiesta di non voler comparire. Ovviamente si può aderire anche se non si è ancora riusciti ad essere presenti fisicamente agli incontri.

3. La Comunità provvisoria non è un luogo per lamentarsi sui problemi annosi dell’Irpinia. Questo sarebbe un modo di sprecare il nostro tempo. In primo luogo noi vogliamo festeggiare i nostri “luoghi” ed è chiaro che questo implica anche una decisa azione per la loro tutela dall’incuria.

4. D’ora in poi organizzeremo anche piccoli eventi: letture, mostre, concerti, lezioni, utilizzando i membri della comunità o amici che siano disposti a prestare il loro impegno a titolo gratuito.

lunedì 13 luglio 2009

Elisir d'amore per .......una leggera e dolce nostalgia.

In questi giorni a Verona all'Arena aleggiavano 'spettri' benevoli di tempi belli e giovani......una leggera "nostalgia" degli anni che sognavamo la "California" insieme al 'dolce' James Taylor a Bob Dylan...Baez e i Rolling Stones.



Io penso che la nostalgia, insieme alla malinconia, fondamentalmente sia un sentimento positivo. Come tutti i sentimenti sono impulsi che ci fanno vivere, che ci spingono in qualche modo nel futuro. Altrimenti saremmo completamente impassibili e sempre immobili. Non ci muoveremmo mai. In più la nostalgia o la malinconia, che è dentro la nostalgia, ha un doppio, una doppia tensione. Da una parte la tensione verso il ritorno a casa, che è “il nostos” di Ulisse. Ulisse piange sulla spiaggia di Calipso, perché vuole tornare a casa. Cosa vuol fare? Vuole tornare alla moglie, all'olivo nel quale ha scavato il letto nuziale. Il fine, il telos, direbbero i Greci, della nostalgia è quello: tornare all'olivo, perché Ulisse lì ha scavato il suo letto di nozze. E l'Odissea finisce, in un certo senso, con il ramo d'ulivo come segno di riconoscimento e smascheramento e riconoscimento dell’identità tra Penelope e Ulisse.. Finché lui non parla di questo, di come ha scavato, intagliato il letto matrimoniale dall'ulivo, Penelope non lo riconosce. Quando lui rivela questo particolare, a Penelope le si sciolgono le ginocchia e diventa nella similitudine di Omero come un naufrago che arriva finalmente alla riva. Cioè Penelope diventa come Ulisse, proprio alla fine. Quindi questo è un impulso della nostalgia, quello di tornare a casa, all'ulivo. L'altro impulso invece (nostalgia significa male del ritorno nostos-algos, in greco) è quello di andare via, cioè nostalgia verso l'ignoto o il già-conosciuto. Nella scena dell'Ade, quando Ulisse tenta di abbracciare la madre, la madre gli parla della morte, e Tiresia gli profetizza il futuro dicendogli:
"Tu tornerai a casa, ucciderai i pretendenti, ti ricongiungerai con tua moglie - e via di seguito, però non è finita lì. "Poi devi partire per una pena infinita, un ultimo viaggio", dice.
E cosa deve fare Ulisse in questo ultimo viaggio, Ulisse, Deve prendere un remo, se lo deve mettere sulle spalle, e deve viaggiare all'infinito, finché non arriva in un paese, dove non conoscono i remi, che sono "ali alle navi" .

Elisir d'amore per ....." un cuore che rallenta e la testa che cammina".

......le parole sono abusate e "marce" nella nostra povera patria "danimarca nel cuore" e non ci dicono più nulla.Facciamo fatica anche a pensare a nuove tavole di valori o a credere a un malcapitato Mosè che osi pensare di inventarsi nuovi " Sinai" da scalare per regalarci tavole di una 'salvezza' credibile in qualche Congresso di Partito o in nelle piazze mediatiche occupate da buffoni e 'fool' di un avanspettacolo postribolare e volgare.Cerchiamo ancora tra di noi il limite tra filosofia e poesia per cogliere il profilo fantumato di un uomo frastornato e annoiato , curando di 'sospettare' del lògos e dell'epistème e confidando nell'atto creativo del 'poietès',del poeta creatore di sogni e desideri che abbai il coraggio e la spregiudicatezza di poter dar forma "ai frammenti di uomini" e all' "orrida causalità" diffidando delle Utopie e delle verità assolute .
Pieghiamoci flessibili come "giunchi" all'acqua del fiume della storia e della vita continuando ad interrogare,dubitare,cercare ciò che è diventato inapparente,superficiale e volgare.Difendiamo la "nostra tribù nomade, provvisoria, inoperosa e leggera"





Khorakhanè: tribù rom di provenienza serbo-montenegrina

Il cuore rallenta la testa cammina
in quel pozzo di piscio e cemento
a quel campo strappato dal vento
a forza di essere vento

porto il nome di tutti i battesimi
ogni nome il sigillo di un lasciapassare
per un guado una terra una nuvola un canto
un diamante nascosto nel pane

per un solo dolcissimo umore del sangue
per la stessa ragione del viaggio viaggiare
Il cuore rallenta e la testa cammina
in un buio di giostre in disuso

qualche rom si è fermato italiano
come un rame a imbrunire su un muro
saper leggere il libro del mondo
con parole cangianti e nessuna scrittura

nei sentieri costretti in un palmo di mano
i segreti che fanno paura
finché un uomo ti incontra e non si riconosce
e ogni terra si accende e si arrende la pace

i figli cadevano dal calendario
Yugoslavia Polonia Ungheria
i soldati prendevano tutti
e tutti buttavano via

e poi Mirka a San Giorgio di maggio
tra le fiamme dei fiori a ridere a bere
e un sollievo di lacrime a invadere gli occhi
e dagli occhi cadere

ora alzatevi spose bambine
che è venuto il tempo di andare
con le vene celesti dei polsi
anche oggi si va a caritare

e se questo vuol dire rubare
questo filo di pane tra miseria e sfortuna
allo specchio di questa kampina
ai miei occhi limpidi come un addio

lo può dire soltanto chi sa di raccogliere in bocca
il punto di vista di Dio

Cvava sero po tute
i kerava
jek sano ot mori
i taha jek jak kon kasta

Poserò la testa sulla tua spalla
e farò
un sogno di mare
e domani un fuoco di legna

vasu ti baro nebo
avi ker
kon ovla so mutavia
kon ovla

perché l'aria azzurra
diventi casa
chi sarà a raccontare
chi sarà

ovla kon ascovi
me gava palan ladi
me gava
palan bura ot croiuti

sarà chi rimane
io seguirò questo migrare
seguirò
questa corrente di ali