lunedì 13 luglio 2009

Elisir d'amore per ....." un cuore che rallenta e la testa che cammina".

......le parole sono abusate e "marce" nella nostra povera patria "danimarca nel cuore" e non ci dicono più nulla.Facciamo fatica anche a pensare a nuove tavole di valori o a credere a un malcapitato Mosè che osi pensare di inventarsi nuovi " Sinai" da scalare per regalarci tavole di una 'salvezza' credibile in qualche Congresso di Partito o in nelle piazze mediatiche occupate da buffoni e 'fool' di un avanspettacolo postribolare e volgare.Cerchiamo ancora tra di noi il limite tra filosofia e poesia per cogliere il profilo fantumato di un uomo frastornato e annoiato , curando di 'sospettare' del lògos e dell'epistème e confidando nell'atto creativo del 'poietès',del poeta creatore di sogni e desideri che abbai il coraggio e la spregiudicatezza di poter dar forma "ai frammenti di uomini" e all' "orrida causalità" diffidando delle Utopie e delle verità assolute .
Pieghiamoci flessibili come "giunchi" all'acqua del fiume della storia e della vita continuando ad interrogare,dubitare,cercare ciò che è diventato inapparente,superficiale e volgare.Difendiamo la "nostra tribù nomade, provvisoria, inoperosa e leggera"





Khorakhanè: tribù rom di provenienza serbo-montenegrina

Il cuore rallenta la testa cammina
in quel pozzo di piscio e cemento
a quel campo strappato dal vento
a forza di essere vento

porto il nome di tutti i battesimi
ogni nome il sigillo di un lasciapassare
per un guado una terra una nuvola un canto
un diamante nascosto nel pane

per un solo dolcissimo umore del sangue
per la stessa ragione del viaggio viaggiare
Il cuore rallenta e la testa cammina
in un buio di giostre in disuso

qualche rom si è fermato italiano
come un rame a imbrunire su un muro
saper leggere il libro del mondo
con parole cangianti e nessuna scrittura

nei sentieri costretti in un palmo di mano
i segreti che fanno paura
finché un uomo ti incontra e non si riconosce
e ogni terra si accende e si arrende la pace

i figli cadevano dal calendario
Yugoslavia Polonia Ungheria
i soldati prendevano tutti
e tutti buttavano via

e poi Mirka a San Giorgio di maggio
tra le fiamme dei fiori a ridere a bere
e un sollievo di lacrime a invadere gli occhi
e dagli occhi cadere

ora alzatevi spose bambine
che è venuto il tempo di andare
con le vene celesti dei polsi
anche oggi si va a caritare

e se questo vuol dire rubare
questo filo di pane tra miseria e sfortuna
allo specchio di questa kampina
ai miei occhi limpidi come un addio

lo può dire soltanto chi sa di raccogliere in bocca
il punto di vista di Dio

Cvava sero po tute
i kerava
jek sano ot mori
i taha jek jak kon kasta

Poserò la testa sulla tua spalla
e farò
un sogno di mare
e domani un fuoco di legna

vasu ti baro nebo
avi ker
kon ovla so mutavia
kon ovla

perché l'aria azzurra
diventi casa
chi sarà a raccontare
chi sarà

ovla kon ascovi
me gava palan ladi
me gava
palan bura ot croiuti

sarà chi rimane
io seguirò questo migrare
seguirò
questa corrente di ali

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