sabato 29 novembre 2008

s e n s a z i o n i d i n o v e m b r e

oggi
mi sento
unilateralmente maniacale
socialmente depressivo
generoso
e egocentrico
tumultuoso
e affettuoso
torbido
e altruista
pessimista
e comunista
stronzo e produttivo
nel condominio
come
un portavoce di destra
desiderante
e oggetto del desiderio
soggetto e prigioniero
del mio entusiasmo
esiliato dal mio cuore
quando più
lo sento mio
sento allontanarsi
la mia anima
e la vedo
mentre s'invola
felice e libera
cercando di
scansare le altre......
o di incontrare
quel seccatore
e rompiscatole
che è convinto
di parlare in suo nome
o peggio
si crede
dio

Giorgio Gaber - I Soli

S P E R A N Z E

I filosofi che vanno per la maggiore, in Italia e fuori, sono da molto tempo quelli che sdottoreggiano sulla storia universale, sul destino della civiltà, sul senso della tecnica in generale, sul globale significato del sapere scientifico, quelli che sanno come e quando sono cominciati i nostri guai e dove inevitabilmente andremo a finire. Paolo Rossi, da quando ha cominciato a scrivere, ha polemizzato (a volte aspramente) con questo tipo di filosofia. Questo suo libro sulle "speranze" è scritto in uno stile chiaro e asciutto, non è solo per i filosofi, ma per tutti coloro che non si accontentano di vivere e vogliono anche pensare. Si parla di visioni "senza speranze", e quindi di letteratura apocalittica, delle previsioni catastrofiche fallite, della fine dell'Occidente, del masochismo degli intellettuali, dell'impellente bisogno, che molti di loro manifestano, di "uscire dall'Occidente"; ma si parla anche di "smisurate speranze", di immaginari paradisi collocati in un altrove geografico, di coloro che hanno aspettazioni eccessive e coltivano il mito dell' uomo nuovo, dell'utopismo come ideologia diffusa.
Paolo Rossi, SPERANZE, il Mulino

....amais vous Chopin?

Maurizio Pollini plays Chopin Nocturne no. 8 op. 27 no. 2

La storia dell'evoluzione musicale più recente non tollera più la "significativa consistenza dei contrari". Fin dal decennio eroico - gli anni della prima guerra mondiale - essa è, in tutta la sua ampiezza, storia di decadenza, involuzione tradizionalistica.[...] Non altrimenti la musica radicale reagì in origine contro la depravazione commerciale dell'idioma tradizionale: ostacolò cioè l'espansione dell'industria culturale nel suo dominio. [...] Con la strapotenza dei meccanismi di distribuzione, di cui dispongono il Kitsch ed i beni culturali ormai liquidati, e con la predisposizione degli ascoltatori che si era determinata grazie ad un processo sociale, la musica radicale era caduta, nel tardo industrialismo, nell'isolamento completo. Ciò diventa, per gli autori che vogliono vivere, il pretesto morale-sociale per una pace fittizia: si delinea un tipo di stile musicale che, pur continuando a tendere al serio e al moderno, si assimila alla cultura di massa in virtù di una calcolata puerilità.
(Th. W. Adorno, Filosofia della musica moderna, Torino, Einaudi, 1963, pp.11-12)

c'è sogno e sogno.............



"La conoscenza dei sogni è una finestra - è noto da molto prima di Freud , fin dalla notte dei tempi- o è per lo meno una fessura aperta su una strana verità: la verità della menzogna, della congenita menzogna in cui la creatura umana sembra aver necessità di avvolgersi, così come si avvolgono le creature appena nate: coprendole, per difenderle da quell'intemperie in cui si vedono scaraventate alla nascita. Nell'accedere al sogno l'uomo cessa per quanto gli è possibile di essere persona, per ritornare semplice creatura".




Nell'opera di María Zambrano, pensatrice spagnola tra le più profonde e originali del Novecento, occupa un posto privilegiato Il sogno creatore, scritto nel 1965. Quella prima versione è soltanto una parte del presente volume, modificato e arricchito tanto da trasformarsi in un nuovo libro di eccezionale intensità e ricchezza interpretativa. In questa opera sono i sogni a guidare le parole, costringendole ad affrontare i loro doveri: il tempo, la verità, le maschere che assume l'uomo nella vita di tutti i giorni. Mentre i sognatori prendono corpo: Don Chisciotte, Calisto e Melibea, Proust e Kafka. La posta in gioco è l'iniziazione e la legittimità del sogno. E queste pagine riescono nell'impresa, tornando a unire ancora una volta armoniosamente insieme filosofia e poesia.
Autore: Maria Zambrano
Titolo: Il sogno creatore
Originale: El sueno creatorTraduzione: Vittoria Martinetto
Edizione: Paravia Bruno Mondadori, 2002

venerdì 28 novembre 2008

Un Irpino al Palantenda di Brescia.......

Il Ballo di San Vito - Vinicio Capossela

Cosa rispondere all'ottimismo di Berlusconi:

...............Na cippa de cazzo


L'ottimismo è come la statistica.........

Torna in mente la statistica secondo Trilussa :
“ È na' cosa che serve
pe fà un conto in generale
de la gente che nasce, che sta male, che more,
che va in carcere e che spósa…….
seconno le statistiche d'adesso
risurta che te tocca un pollo all'anno:
e, se nun entra nelle spese tue,
t'entra ne la statistica lo stesso
perch'è c'è un antro che ne magna due.”

Pensare è un atto di solitudine.



Ha una sua solitudine lo spazio,
solitudine il mare
e solitudine la morte - eppure
tutte queste son folla
in confronto a quel punto più profondo,
segretezza polare,
che è un’anima al cospetto di se stessa:
infinità finita.

giovedì 27 novembre 2008

.............un pò di buone idee non guasta !

"Io propendo anzi sempre più per l’opinione che sarebbe assai più salutare per la filosofia il cessare di essere un mestiere, e il non comparire più, rappresentata da professori, nella vita civile. Essa è una pianta che, come il rododendro e la stella alpina, prospera soltanto all’ aria di montagna, e degenera se fatta crescere artificialmente. Quei rappresentanti della filosofia nella vita civile si comportano per lo più soltanto come l’attore che recita la parte del re. Non erano forse i sofisti, combattuti così instancabilmente da Socrate e fatti oggetto di derisione di Platone, se non professori di filosofia e retorica? Non si tratta forse proprio di quell’ antichissima lotta che, mai del tutto spenta, ancora oggi viene proseguita da me?"
A. Schopenhauer, Parerga e Paralipomena, Sulla filosofia delle università.









Un filosofo: un filosofo è un uomo che costantemente vive, vede, sente, intuisce, spera, sogna cose straordinarie; che viene colpito dai suoi propri pensieri come se venissero dall'esterno, da sopra e da sotto, come dalla sua specie di avvenimenti e di fulmini; che forse è lui stesso un temporale gravido di nuovi fulmini; un uomo fatale, intorno al quale sempre rimbomba e rumoreggia e si spalancano abissi e aleggia un'aria sinistra. Un filosofo: ahimè, un essere che spesso fugge da se stesso, ha paura di se stesso - ma che è troppo curioso per non 'tornare a se stesso' ogni volta. Al di là del bene e del male, § 292 F. Nietzsche.




Noi sentiamo che, anche una volta che tutte le possibili domande scientifiche hanno avuto risposta, i nostri problemi non sono ancora neppure toccati. Certo allora non resta più domanda alcuna; e appunto questa è la risposta. Tractatus logico – philosophicus, 6.52, L. Wittgenstein.



Non so se il riso o la pietà prevale ( v. 201 ), Ginestra, G. Leopardi.




Essere singolare plurale significa: l’essenza dell’essere è, ed è soltanto, una co-essenza; ma co-essenza o l’essere-con-l’essere-in-tanti-con designa a sua volta l’essenza del co-, o ancora meglio il co- (il cum) stesso in posizione o in guisa di essenza. J.L. Nancy.

La massa degli uomini vive perduta nelle cure e nelle gioie mondane, questi sono gli spettatori che non partecipano mai al ballo. I cavalieri dell’ Infinito sono ballerini e hanno elevazione. Timore e tremore, S. Kierkegaard.




Ah! Michel, ogni gioia è simile alla manna del deserto che dopo un po’ si guasta. L’ immoralista, A. Gide.

martedì 25 novembre 2008



Circoli di LeG
Pietro Scoppola, la democrazia dei cittadini
Iginio Ariemma*

leggi tutto

Tutta LeG ricorda con affetto e riconoscenza Pietro Scoppola a un anno dalla scomparsa, maestro che è stato fino alla fine dalla parte della società civile nella lunga sfida per il rinnovamento dei partiti.

lunedì 24 novembre 2008

una domenica......il sole ,la neve e una dolce malinconia.

Roberto Vecchioni : Non amo più



Non Amo Più :
Sarà il vento della sera
che mi sfoglia, che mi svela, che mi intride il cuore;
sarà questo rivedere la mia vita
come un grande inimitabile perduto amore;
sarà che mi sento stanco
di pensieri, di parole, di persone e anche di idee,
questo mare che va sempre avanti e indietro
con le sue maree

Sarai tu coi tuoi vent'anni
che mi vedi come fossi il re del mondo;
sarà il cane che mi guarda come un cane
e piscia sempre controvento;
sarai tu coi tuoi vent'anni
che mi sfiori con le ali per volare via,
e sarà che mi sembra un figlio
perso in guerra la malinconia;
ma stasera all'improvviso mi succede,
e non c'entri tu...non amo più
ninni ninni ninni ninni ni non amo più
ninni ninni ninni ninni ni non amo più

Sarà il sogno che si perde
se lo chiamo non mi sente, non risponde più
sarà questa donna triste
che ho lasciato senza un gesto scivolare giù,
sarà colpa dello specchio che riflette
l'altro uomo che vedevo allora,
quello che mi ha fatto un mucchio di promesse
e non è stato di parola

Sarà il libro che leggevo
la canzone che credevo mia
o sarà semplicemente che il mio pene
non ha più nessuna fantasia,
sarai tu coi tuoi vent'anni
che sei qui per caso e che mi dai la mano,
sarai tu coi tuoi vent'anni
sarà questa tosse, sarà questo fumo,
ma stasera non puoi farci niente
neanche tu...non amo più
ninni ninni ninni ninni ni...non amo più
ninni ninni ninni ninni ni...non amo più



IL TEMPO DELLE «EMOZIONI BLANDE»
Il declino del conflitto
di Giuseppe De Rita
In un cupo soliloquio della Tosca, Scarpia esprime con volgare voluttà il concetto che «ha più forte sapore la conquista violenta che il mellifluo consenso».
È un concetto che gli amanti dell'opera lirica recitano spesso, anche se sempre più raramente lo mettono in opera.Ma è un concetto però cui restano affezionati i teorici e i militanti del conflitto sociale e politico, sempre convinti che la storia e il potere si conquistano facendo rivoluzioni o almeno esercitando la forza. E anche quando, com'è attualmente, la forza e le rivoluzioni sono solo mediatiche e virtuali, l'ispirazione resta la stessa: il conflitto innanzitutto.
Chi osservi invece le cose italiane di questi ultimi tempi scopre che di conflitto ce n'è poco: non ce n'è in fabbrica e nei campi come retoricamente si è spesso declamato; non ce n'è negli uffici pubblici, visto che neppure l'aggressività brunettiana è riuscita a far scattare rivolte anche minimali; non ce n'è in tutto il vasto settore dei servizi alle imprese e alle persone, ormai segnato da professioni (dal pubblicitario alla badante) che sono strutturalmente negate alla mobilitazione collettiva, figurarsi al conflitto. Può spiacere a qualcuno, ma l’attuale composizione sociale non presenta grandi componenti conflittuali.

leggi tutto nella rubrica : è la stampa bellezza!

domenica 23 novembre 2008

.......solo e pensoso camminando in Val Genova

"solo e pensoso i più deserti campi
vò misurando a passi tardi e lenti
e gli occhi porto per fuggir intenti
ove vestigia uman la rena stampi.
Altro schermo non trovo che mi scampi
dal manifesto accorger delle genti
perchè negli atti di allegrezza spenti
di fuor si legga come io dentro avvampi"
Guido Cavalcanti


Fragorose e maestose, con i suoi due rami di bianca acqua scrosciante che incorniciano il balzo di roccia scura: tali si aprono all'improvviso sulla destra le cascate di Nardis per chi, provenendo da Carisolo (m. 808 s.l.m.), si addentri nella selvaggia Val Genova.E' l'acqua che, scendendo dalla Vedretta di Nardis, l'omonima Valle raccoglie e qui getta nel Fiume Sarca di Val Genova, che poi a Pinzolo confluisce nel Fiume Sarca di Campiglio.
Così si scriverebbe su una guida di buon gusto e qualità....ma
camminare in questa valle è gia un miracolo o prodigio di natura.Quando poi ti trovi di fronte a questo spettacolo di forza fisica e di grazia estetica senti venir meno tutti i ragionamenti che insidiavono la tua mente come viatico amico o interlocutorio al tuo progredire"tardo , lento e affannoso per il peso impigrito degli anni ed un freddo secco e pungente che mette a dura prova il tuo corpo troppo asservito al cervello.
Poi ti fermi a respirare e il nuovo e leggero ossigeno ridà forza all'organo 'padrone' che presiede all'abitudine del tuo costante ,ossessionato e regolare pensare.E ...pensi sopratutto a te ,come uomo singolo e non necessariamente plurale ,immerso o in rapporto unico ed esclusivo-inclusivo con una varietà polimorfa di materiale naturale :piante, rocce, acqua, neve, erbe,terra, aria gelida e pungente.Non è necessaria la presenza invasiva e possessiva dell'uomo.E' panico creativo e liberatorio assieme: sei lucidamente consapevole che non c'è la scappatoia o l'alibi filosofico della 'coperta' della "universalità", la proiezione oprospettiva politica della "socialità", la esigenza psicologica o culturale della "comunità", la alienazione personale o l'esigenza mitica, cosmica o l'ipostasi religiosa dell'"eternità" o de "la Verità", o anche il rigoroso,meccanico ed utile strumento della "scientificità" o la 'dittatura' della 'Tecnica'.Ci sei solo tu 'solo e pensoso', singolo ,unico,individuo,non necessariamente persona e non puoi scappare da te stesso e chiederti il perchè o il come della tua vita senza la copertura dei tanti rumori di fondo familiari,sociali o politici che ti insidiano e infastidiscono quotidianamente o riempiono di parole,concetti,idee le tue elaborazioni cerebrali e mentali che sempre più riescono a dissacrare anche i tabernacoli più riposti, intimi e sacri del tuo cuore o le 'segrete stanze' inviolate e difese,dei tuoi sentimenti e passioni passate accumulate come riserva per gli "inverni del nostro scontento" che si annunciano caciarorosi,volgari e superficiali.Qui sei solo con te stesso e non ci sono vie di fughe interne e quelle esterne ti sembrano riprovevoli e vigliacche.Ogni elemento è nel suo spazio e al suo posto a svolgere un suo compito e una sua funzione apparentemente senza scopo e anche il tempo rinuncia al suo 'vizio' a voler mettere le briglia ordinatrici alle "anime platoniche" o dare un senso alle cose o alle persona o mettere le braghe al mondo terreno nascondendosi dietro o dentro la Storia o all'universo naturale dietro a un Dio.Sei solo a rifare la faticosa risalita dalla caverna più profonda della tua anima popolata di ombre inqietanti e devianti che che ti arrecano solo dolore e paure.Finalmente ti senti smacherato nella tua funzione 'umana o troppo umana' come Zaratustra e non avresti voglia di riscendere a valle solo ad incontrare o peggio a parlare agli uomini.Ti accorgi di avere costruito in questi lunghi anni di vita, "universi senza amore e senza anima" dove è diventato complicato esistere e difficile anche semplicemente comunicare il pensiero del cuore e cogliere l'anima delle cose, delle parole, delle persone.
E capisci con dolore e distacco che,volontariamente, ci siamo privati anche della nostra capacità anche di godere della nostra privilegiata solitudine ,del musicale ed arminioso silenzio del cuore senza suono e parole e della nostra meravigliosa , piacevole e religiosa malinconia dove finalmente è possibile predersi "cura di sè" senza la necessaria tirannia dell'altro da sè sia essa persona o cose,oggetti da usare o consumare.Abbiamo perso il piacere della radura nel sentiero del bosco dove ci si siede solo 'ameditare' anche 'pregare' senza la necessità di contare o dare senso agli alberi, alle cose o alle persone per un suo uso o peggio un suo abuso o anche solo come 'segnavie' per non perdersi del tutto.L'incontro di un "io" sicuramente debole, semplice ed esposto ma umanamante ricco di intensa e profonda forza vitale.Una 'dinamis' introversa in cerca solo di 'un ordine' nella propria anima ed estroversa in cerca di armonia e comunione nella diversità plurale della comunità umana e in pace con 'la bella famiglia di piante e di animali'.
E sono tornato come 'tabula rasa', felice e carico di 'umanitas' tra i cittadini e parenti di Pinzolo che forse sul mio volto rischiarato e aperto, nel mio sorriso appena accennato e nella mia particolare frenesia a parlare e non insegnare ,coglievano che in me era successo quello che solitamente si definisce "miracolo","prodigio" o quant'altro di insolito,di comunemente comprensibile o di profondamente naturale può capitare all'animo umano!
mo

qualità 'solide' e principi 'liquidi e leggeri' per diventare ministri in Italia

a)TRA MORETTI E BOLDI - "Massimo Boldi. Almeno Boldi fa ridere”

b)SONO DONNA DI DESTRA, CREDO IN DIO, PATRIA E FAMIGLIA - ''Sono sempre stata una donna di destra piu' che di centrodestra. Dio, patria e famiglia sono i miei valori''.
''Ci ho messo un po' di tempo a diventare militante di FI''.
In casa, suo padre ha votato Silvio Berlusconi sin dal '94: ''mi ricordo come esultava per la vittoria di Berlusconi. Lui era un democristiano e vide in Berlusconi la speranza per un cambiamento. Mi ricordo il fermento e la gioia di quel periodo''.

c), Dio, patria e famiglia sono valori che ''se rivisitati hanno la loro attualita' '' e possono orientare la ''politica per il bene comune. Sono i valori che ho sempre respirato nella mia famiglia''.

d)Il passaggio da An a Forza Italia non ha comportato ''alcun trauma. I due partiti sono sempre stati vicini e si respirano in entrambi gli stessi valori''.

e)I comunisti? ''non mi sono mai piaciuti. Mio nonno - ha risposto il ministro - mi diceva di diffidare dei comunisti. Sono cresciuta in una famiglia liberale'

f)MIO CORPO E' ORIGINALE ED AUTENTICO - Mai andata dal chirurgo plastico, ''ho il terrore di queste cose. La mia e' tutta roba autentica ed originale''. ... Alla domanda se avesse mai fatto da cavia a suo fratello, specializzando in chirurgia plastica, il ministro ha detto: ''No, giuro! Ma se un giorno ne avessi bisogno so dove andare...''.


g)CONFLITTO INTERESSI: , ANOMALIA E' RAI SCHIERATA - Nessuna anomalia sul conflitto di interessi di Berlusconi, semmai ''la vera anomalia e' pagare il canone per una rete ed una Rai schierata''. Per il ministro, a parte il tg di Emilio Fede, i telegiornali di Mediaset sono ''obiettivi'' e ''criticano'' Berlusconi. Non c'e' quindi anomalia ''per come viene gestita la situazione. Le tre reti Mediaset non sono schierate''. Non sarebbe meglio che non ne avesse?, le e' stato chiesto. ''Berlusconi fa quello che gli pare'', ha risposto il ministro.


f)''il Centrodestra non ha violato alcuna regola e se lo ha fatto lo ha fatto quanto il Centrosinistra''.
Ha quindi parlato dell'''arroganza'' tenuta da Prodi quando era presidente del Consiglio.
''La televisione di Stato - ha aggiunto - non e' obiettiva nei confronti della competizione politica, nei confronti dell'attuale Governo e dell'attuale capo del Consiglio. Dovrebbe invece essere obiettiva e garantire imparzialita'. Il Tg3 poi e' molto fazioso''.

g) SOTTOVALUTATA COME BERLUSCONI E REAGAN - E' sbagliato ''giudicarmi per la mia storia personale''. Farlo sarebbe come ripetere ''l'errore fatto nei confronti di Berlusconi e Reagan sottovalutati'' quando scesero in politica..

f)''Voglio essere giudicata per le cose che faccio. Non sono disponibile - ha aggiunto - e non consento a nessuno di processarmi per la mia storia personale. Ho un percorso politico anomalo, di cui pero' non mi vergogno.

g) - mai come in politica si deve essere giudicati per cio' che si fa''.
''So che devo dimostrare piu' di altri di essere all'altezza del mio incarico. Voglio dimostrare che ho vera passione e che la mia passione politica cresce di giorno in giorno''.
h) Indignata per le offese''Sono stata denigrata in una pubblica piazza sulla base di notizie false mai provate. Cosi' si torna la passato quando venivano bruciate le streghe''.

i) dissenso nei confronti di Berlusconi, essersi ricreduta sul dialogo con l'opposizione: ''Fino a qualche settimana fa ho pensato che fosse doveroso dialogare con l'opposizione. Mi sono confrontata sul ddl contro la prostituzione e mi sono resa conto che non avevano neanche letto il testo. Non ho la presunzione di stare dalla parte giusta, ma ho il dovere di affrontare i problemi e di risolverli''.

l)In tema di sicurezza :dati della polizia evidenziano che, dopo il varo del ddl contro la prostituzione, le organizzazioni criminali si stanno rivolgendo all'estero.

m) un difetto di Berlusconi,: ''Ha grandi difetti e grandi pregi. Ma, se fosse stato mio padre, gli avrei detto di lasciare i capelli bianchi'' (ANSA).


I provini di Mara Carfagna, da Frizzi al Palazzo

sabato 22 novembre 2008

Popper.....la sostenibile leggerezza della "complessità"

È infatti una delle mie più radicate convinzioni quella per cui il nostro mondo attuale è davvero molto migliore di qualsiasi altra epoca della storia passata e che tutto questo sia dovuto in misura davvero considerevole ai nostri sforzi. A questa ipotesi si contrappone la concezione deterministica. Essa può venir formulata nella maniera più semplice dicendo: Dio è onnisciente, conosce ogni cosa, e dunque ogni cosa è già stabilita e determinata. Dal momento che Egli sa cosa accadrà domani, è già stabilito che questo o quello, e nient'altro, avrà luogo. Io invece difendo con forza l'idea secondo cui la concezione deterministica è falsa, difendo l'idea che il mondo è aperto, che il futuro è aperto. È ben vero che la concezione deterministica è una concezione molto antica, già discussa al tempo dei greci, e incentrata sul contrasto fra la potenza degli dei e l'impotenza o la debolezza dell'uomo. Questa deprimente visione venne accantonata con grande sforzo - naturalmente non da tutti - con Lucrezio, che nel suo famoso poema De rerum natura cercò di liberare le menti degli uomini dalla paura degli dèi. Ma la dottrina dell’onniscienza divina produsse anche una paura diversa, ovvero la convinzione che il nostro destino sia determinato. Siffatta idea è particolarmente forte nell'islamismo, mentre nella fede cristiana coesistono una visione deterministica - impersonata da Calvino e Lutero - e una visione incentrata invece sulla libertà dell’uomo - quella di Erasmo. Con l’avvento della scienza moderna si impose poi la teoria fisica newtoniana, in base alla quale si potevano predire con un altissimo grado di precisione i movimenti futuri delle stelle. Questo grande risultato di Newton condusse all’adozione di una concezione scientifica del determinismo. Da un punto di vista filosofico, Kant comprese immediatamente che la teoria newtoniana è una teoria deterministica; allo stesso tempo si rese conto che essa era fatale per noi. Kant capiva che in un mondo deterministico non esiste spazio alcuno per l'azione umana libera e responsabile. E questo contrasto tra l'idea della morale e la concezione di un universo newtoniano deterministico, che Kant fece propria, portò effettivamente ai grandi problemi - in un certo senso insolubili - della sua filosofia, che vede contrapporsi il mondo dei fatti e il mondo morale delle azioni e della responsabilità individuale.

Gelmini e Carfagna........e l'nsostenibile leggerezza.........

Il mondo facile della politica format
di MICHELE SERRA

La campagna per il ritorno alla maestra unica, al di là dei propositi contingenti di "risparmio", aiuta a riflettere in maniera esemplare sulle ragioni profonde delle fortune politiche della destra di governo, e sulle sue altrettanto profonde intenzioni strategiche. Sono intenzioni di semplificazione. Se la parola-totem della sinistra, da molti anni a questa parte, è "complessità", a costo di far discendere da complesse analisi e complessi ragionamenti sbocchi politici oscuri e paralizzanti, comunque poco intelligibili dall'uomo della strada, quella della destra (vincente) è semplicità.......
.......È molto più semplice pensare che il mondo sia semplice, non fosse che per una circostanza incresciosa per tutti: che non lo è. Il mondo è complicato, l'umanità pure, i bambini non parliamone neanche. Se le persone convinte di questo obbligatorio, salutare riconoscimento della complicazione non trovano la maniera di renderla "popolare", di spiegarla meglio, di proporne una credibile possibilità di governo, di discernimento dei principi, dei diritti, dei bisogni fondamentali, diciamo pure della democrazia, vedremo nei prossimi decenni il progressivo trionfo dei semplificatori insofferenti, dei Brunetta, delle Gelmini, delle Palin. Poi la realtà, come è ovvio, presenterà i suoi conti, sprofondando i semplificatori nella stessa melma in cui oggi si dibattono i poveri complicatori di minoranza. Nel frattempo, però, bisognerebbe darsi da fare, per sopravvivere con qualche dignità nell'Era della Semplificazione, limitandone il più possibile i danni, se non per noi per i nostri figli che rischiano di credere davvero, alla lunga, al mito reazionario dei bei tempi andati, quando la scuola sfornava Bravi Italiani, gli aerei volavano senza patemi, gli intellettuali non rompevano troppo le scatole e la cultura partiva dalla bella calligrafia e arrivava (in perfetto orario) alla più disciplinata delle rassegnazioni. Cioè al suo esatto contrario.

venerdì 21 novembre 2008

Il Sindaco di Palomonte terme e......Cetto la qualunque.




Discorso del Sindaco di Palomonte

(il quale, in realtà, non ha niente a che fare con questo sproloquio!)

File audio per ascoltare clicca qui.
Testo del discorso:
"Cittadini, di Palomonte e di Contursi Termi e di ... Oliveti Cetri. Qui siamo tutti presente innanz' a tutt’a questo locale, io vingrazio agli sposi e mio cognati che effettivamenti ci ha portati in questo locale che ha dato l’onore affettivamente al più ampie respiro che noi possiamo tutti testimoniare che veramente questo localo nunn’è ullllocalo come tutt gli altri raccontano meèllocale veramento severamente iggiusto che, affettivamente ci ha trattato, come verament come figlio dell’ingenito figlio... Vabbuon? E allora cari cittadini, a noi a questo punto abbiamo ringraziare inanzitutto a tutt’il popolo che affettivamenti nciascoltato e nciascolta quali siano le più parole ampie respiro ... Vabben’? Cittatino, inanzitutto vi dico questo che noi affettivamento rendiamo prima allo localo che nciaosptato e quello chi cià portato ... in questo punto ... e allora a tutti, cari cittatini di Palomonte e di Contursi Termi e di Oliveti Cedro noi ringrazziamo prima iddio e poi agli uomini della volontà nostro che affettivamente hanne contribbuito qualo siano la più ambie respiro ... di questo popolo ... cari fratello, teng dirvi in coro noltro ... che noi ... siamo qui per fare una polemica affettivamende agli altri locali ... Vabben’? Che noi siamo state trattate come fratelli di questo pundo ... verament’ gggiusto e dovere che non si seneritava che effettivament’ noi come facevano la polenica negli altri ... degli altri fatti ... Vabben’? Io so tutto, cari cittatini e ho scoltate bene la voce dei popoli comungue e in tutte le coso abbiamo costatato con le nostre veramente coscienzie dall’anima e dal popolo ... Vabbuò? E allora aqquesta dobbiamo ammirare prima innanzitutt’a il localo ... che a noi ci ha dato quelli chi noi c’abbiamo verament’ saziato ... da me il primo ... meriè, mi rento veramento conto che sio questo localo ... Vabben’? E spera ca tutti voi cari cittatini e como ca, e come anco lo sposo le mie nipote la mia sorella e il mio cognato che affettivamento restaranno loro tranguill’ e ffelicità nella loro coscienza ... (Voce del popolo: "nun cia fazz cchiù, nun cia fazz cchiù). Cari amici ... veramenti è questo ch'ie dic' e dichiaro inanzitutto al popolo che veramente è una cosa buona e giusta ... e dovero di ringraziare a coloro che gi è venut’ e ngiaospitat’ in questo locale ... eh ... sissignore ... Cari amici ringrazia al popolo e io sono IL ZIO DELLO SPOSO e ringrazia lo sposo e il popolo di Contursi Terme di Palomonte e affettivamenti di Oliveti Cetro ... che noi siam’affettivemente fiere di rientrar nella nostra famiglia com' a tutti EGUALE EGUAGLIANZA DEL POPOLO!

giovedì 20 novembre 2008

Torino film festival

Nanni Moretti ancora non va giù ai maggiorenti della critica cinatografica italiana.M. Gramellini sulla Stampa ha confusa una programmazione di un Festival come un test psicanalitico della 'weltanschaung' morettiana sullo stato delle cose del mondo e sulla famiglia:luogo di lutti,,cupezze,disatri privati,tragedie.Insomma lo spirito greve de "La stanza del figlio" come paradigma e chiave di lettura delle scelte culturali di questa edizione. Il tutto mascherato dietro ad una sbandierata,consueta e onorevole "ironia". "Ironico e onorevole lei !?" Avrebbe detto il saggio Totò .
" MA MI FACCIA IL PIACERE !"



Saranno due premi Oscar a inaugurare la 26esima edizione del 'Torino Film Festival'. Oliver Stone e Roman Polanski, insieme al direttore Nanni Moretti, domani sera daranno il via alla kermesse che si chiudera' sabato 29 novembre. Il primo dei circa 230 titoli proposti dal cartellone e' l'attesissimo 'W.' di Stone, che verra' proiettato al Teatro Regio domani alle 20 in anteprima italiana. Durante il prossimo week end la coppia da Oscar sara' poi ospite d'eccezione del talk show condotto da Fabio Fazio 'Che tempo che fa', in onda su Rai Tre. Sabato 22 a rispondere alle domande di Fazio sara' Oliver Stone, che parlera' del suo 'W.' ritratto dell'ormai ex presidente degli Stati Uniti, interpretato da Josh Brolin. Domenica sara' invece la volta di Polanski, a cui il Festival dedica una retrospettiva completa. Davanti alle telecamere di Rai Tre, il regista polacco ripercorrera' la sua parabola creativa, dagli esordi al prossimo film, 'The Ghost', thriller politico con Pierce Brosnan e Nicholas Cage, che comincera' a girare dal gennaio 2009. Undici le sale cinematografiche cittadine che ospiteranno le proiezioni del Torino Film Festival, che si articola quest'anno in dieci sezioni, di cui quattro competitive: 'Torino 26', Concorso internazionale lungometraggi, che vede in gara per il Miglior film quindici opere prime o seconde; Italiana.doc, concorso dedicato al documentario italiano con dodici titoli in gara, tra medio e lungometraggi e Italiana.corti, con tredici cortometraggi in gara. Tra le altre sezioni 'L'amore degli Inizi', che comprende sei esordi italiani tra fine anni '70 e inizio '90, firmati da Giuseppe Bertolucci, Claudio Caligari, Peter Del Monte, Marco Tullio Giordana, Salvatore Piscitelli, Paolo Virzi'. Tre le retrospettive: oltre a quella dedicata a Polanski - che sabato 22 alle 15 sara' protagonista di un incontro duetto con Moretti - le altre due omaggeranno Jean-Pierre Melville, definito 'il piu' americano dei registi francesi' e la British Renaissance con circa 40 titoli tra fine anni '70 e fine anni '80, che raccontano una Gran Bretagna contraddittoria, multietnica, arrabbiata.

Le contraddizioni salutari e lievi di un poeta-cantante.

Elogio alla Fuga
“Quando non può più lottare contro il vento e il mare per seguire la sua rotta, il veliero ha due possibilità: l’andatura di cappa (il fiocco a collo e la barra sottovento) che lo fa andare alla deriva, o la fuga davanti alla tempesta con il mare in poppa e un minimo di tela. La fuga è spesso, quando si è lontani dalla costa, il solo modo di salvare barca ed equipaggio. E in più permette di scoprire rive sconosciute che spuntano all’orizzonte delle acque tornate calme. Rive sconosciute che saranno per sempre ignorate da coloro che hanno l’illusoria fortuna di poter seguire la rotta dei carghi e delle petroliere, la rotta senza imprevisti imposta dalle compagnie di navigazione. Forse conoscete quella barca che si chiama Desiderio.”
(tratto da: Henri Laborit ELOGIO DELLA FUGA.


R.Vecchioni : Non lasciarmi andare via...

.....il "vitellino"



"Passano gli anni, i mesi,
e se li conti anche i minuti,
è triste trovarsi adulti
senza essere cresciuti;
la maldicenza insiste,
batte la lingua sul tamburo
fino a dire che un nano
è una carogna di sicuro
perché ha il cuore toppo,
troppo vicino al buco del culo"
Fabrizio De Andrè






SAM COOKE........a change is gonna come

" Sono nato
in una capanna giù al fiume
e da allora
non faccio che correre.
Ci vorra tempo,
ma so
che un cambiamento ci sarà......
1963




A...... beautiful day





"Ci ha messo molto ad arrivare,ma stanotte grazie a ciò che abbiamo fatto in questa giornata, in queste elezioni, in questo momento storico, ilcambiamento è arrivato in America......."
Obama

mercoledì 19 novembre 2008

Ballarò e........un ospite inquietante.


il piacere del silenzio.........
vi confiderò
quel che in me
da tempo
si sente confidato
e confinato al mutismo
e al silenzio
davanti allo schermo televisivo
non solo
per questi intrusi alieni
che appaiono
ad occupare la mia libertà
mi sento
consegnato agli arresti domiciliari
se non addirttura condannato
per un qualche errore
lesione o ferita
ho pensato di concepire
immaginare per me
la finzione di un altro
mi chiedo
e chiedo alla mia amica sophia
esiste una astuzia
che non appartenga alla ragione
per impedire alla filosofia
ancora
di parlare di se stessa
e di prestare le sue categorie
al logos ipertrofico
di un "altro"
che con durezza anche solo verbale
violenta il mio silenzio
e la mia intimità
più segreta
mo

...attraversando la Val Giudicarie.


.....attraversando la Val Giudicarie si comincia a sentire odore di montagna e a vedere colori naturali acui la città ci aveva disabituati.Ma prima di arrivare a Pinzolo ,proscenio di Madonna di Campiglio, si attraversa questa valle bellissima nei suoi tratti familiari,semplici nei suoi connotati naturali ed umani che danno il senso del frugale e nello stesso tempo della meticolosa e quotidiana considerazione delle cose e della natura che gli uomini hanno impiegato per conservarla ed usarla.Il cuore e lo spirito di questa terra è a Storo ,piccola comunità e centro vitale e pulsante di questa valle che raccoglie e dà senso e anima alle tante persone sparse nelle cascine isolate nelo spazio ma non negli affetti e nlle attività sociali,economiche e culturali.Il cuore di questo corpo comunitario vivo e vitale è stato da sempre nella Farmacia del paese curata con sensibilità,amore e competenza da Nino Scaglia ,speziale nonchè poeta e cantore attentoe sensibile della comunità.Le due attività mentali ed affettive non possono essere disgiunte se non da persone 'educate'da una società ossessionata e sottomessa alla economia e alle sue leggi fredde e prescrittive.Niente di tutto questo alla Storo che ci viene raccontata dal di dentro da questo cantore semplice ma profondo delle piccole cose e dalle semplici persone .Queste cose e persone che come sempre nella storia dell'umanità sono "il sale della terra" ,l'esenziale poetico e filosofico per cui vale sempre la pena di vivere.Cose e persone che hanno la dignità di essere ricordate e raccontate a futura memoria come testimoni di un passato che non deve passare e di un futuro che si scopre sempre più essere alle nostre spalle.


L’autore Nino Scaglia un giorno disse ad un suo amico: “Io sono innamorato del mio paese. Ho qui una caterva di parenti miei e di mia moglie, ho qui un esercito di amici e oltre tutto sono legato a filo doppio a quell’insieme di cose materiale spirituali che si chiama Storo. Le mie radici sono qui. Qui riposano tutti i miei avi, qui ho trascorso la mia giovinezza, qui amo tutto ciò che vedo, che sento, che sfioro. Amo la gente che incontro per la strada, amo le strade stesse e le piazze che attraverso ogni giorno, i muri di cui conosco ogni screpolatura, amo la campagna che mi circonda, i monti che mi proteggono, il cielo che mi sovrasta, il suono delle campane, il rumore dei fiumi, tutto. Amo perfino l’odore di stalla che impregna l’aria che respiro. Io vivo più di sentimentalismi che di pane.”Questo il senso profondo che si ritrova in tutte le opere di Nino Scaglia

"Dio c'è ,ma non ha creato il mondo........."

AFORISMI dell’undici NOVEMBRE
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di franco arminio
Dio c’è, ma non ha creato il mondo.
Se volete liberarvi di qualcuno cercatelo con un poco d’insistenza.
Ormai il problema del mondo è il giorno dopo. Tutto quello che accade diventa inconsistente il giorno dopo.
Qui sono tutti vivi come se fosse niente. Io invece ci provo da quasi mezzo secolo, inutilmente.
Abbiamo poco spazio e poco tempo. Questa è la nostra essenza.
Vorrei vivere un minuto della mia vita senza di me.
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martedì 18 novembre 2008

Irpinia una ferita curata con la poesia visiva

terremoto dell'irpinia: Natura buona maestra


Irpinia i dream for you

Nostalgie, nostalgia.......per piccina che tu sia..........



“Nostalgie, nostalgia,
per piccina che tu sia ……
canaglia e sirena nostalgia
nostalgia e voglia di compattezza
come quando bastava il “nemico”
senza rompersi la testa
come Diogene
a cercare la ragione nella e della sinistra.
Ci bastavono i torti del Nemico,
i torti della serietà
o le corbellerie della leggerezza.
Manifestare contro le leggi su misura o ad personam.
Girare in tondo
Come dervischi allegri
Intorno ai Quattro principi della democrazia.
Cose facili e leggere,
esercizi per principianti
adulti,sempre con riserva.
Sonatine.
Accordi elementari.
La legge è uguale per tutti.
Il conflitto d’interessi.
Era una festa.
Era una giovinezza matura.
Caciara e certezze come a vent’anni.
Adesso che Silvio traffica non più nell’ombra
Con i vecchi e nuovi compari della P2
E fa lo spiritoso anche dal Governo
Con le nuove veline e ballerine
Diventate Ministre
E i vecchi ,rincoglioniti ma fedeli nani e servitori
A fare il controcanto della democrazia.
Le cose e le parole
,nel mondo globalizzato e liberista
Anche per noi si sono complicate.
“Bisogna relazionarsi correttamente
con il nuovo Partito democratico,
con quelli che sono entrati nel partito democratico,
con quelli che erano fuori ma forse entrano,
con quelli che sono dentro ma in quota margherita,
con quelli che con veltroni sì
ma anche bersani,
con quelli che frenceschini a me non mi risulta,
mai poi neanche letta,con quel nome,
con quelli che sono” buoni e cari
ma ….quando si incazzano”
non guardano in faccia a nessuno e così via
A quelli sempre incazzati
Per natura o per contratto,
spigolando convergenze e divergenze
con gesuitica supponenza di sinistra
sempre con “la puzza sotto il naso”.
Oggi la vita del cittadino
Di professione altra per necessità o scelta
Appassionato ai problemi della polis
È lastricata di dubbi sofferti e sofferenti .
Infatti si sta tutti a casa
A spulciare, incazzato, giornali e telegiornali.
A rimuginare sul fatto e sul non-fatto,
sul promeso e mantenuto,
sul promesso e svaporato
sempre sull’orlo del precipizio
del eterno Monte Sinai della Sinistra Radicale
o di un “italia dei valori” come riserva nazionale.
A Noi cittadini non-credenti e non devoti.
Di professsione altra
ma di provata fede democratica e costituzionale,
farebbe piacere ,di tanto in tanto,
essere esauditi ,anche dai Nostri,
nella sacrosanta richiesta di democrazia.
Con o senza partito.

lunedì 17 novembre 2008

J. L. Nancy. Fare i conti con la poesia

Se la poesia insiste e resiste – in qualche modo, essa resiste a tutto, ed è forse per questo che i poeti appaiono talora come “pittori della domenica”: l’insistenza della poesia giunge fino alle forme più umili, più povere, più indifese, fino a vere miserie letterarie, fino al gusto più sdolcinato o insulso per poltiglie a metà tra l’esoterico e il sentimentale (qualcosa come una sottoproletarizzazione), ma essa giunge a un punto così basso, proprio perché insiste, domanda qualcosa, e qualcosa che, lo credo davvero, non si può ridurre alle ricadute piccolo borghesi del peggiore romanticismo (del genere “poesia adolescenziale”, o anche, procedendo a ritroso, «smania di costruire rime» di cui si ride in Molière), qualcosa che non appartiene alla “sottocultura”, e neppure alla “cultura” tout court -, se la poesia insiste e resiste, dunque, ciò avviene al di là di queste manifestazioni ridicole, avviene per altre ragioni. (continua…)

Gesualdo
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DI ADELE FLAMMIA

Grottaminarda, uscita dell’autostrada. Pochi chilometri di cemento,nel quale l’Irpinia sembra voler dimenticare la sua povertà e conquistare l’identità cancellata dal sisma che qui tutto nega.
Solo pochi chilometri,per riprendere le sue campagne,infilando la vecchia strada provinciale in un rosario di paesi calati nel verde,semiprotetti da rigogliose vegetazioni o svettanti su alture conquistate a difesa di moti ed eventi. Si fanno avanti declinando i loro nomi,in un elenco reiterato e mai dismesso.
Il tempo di respirare l’aria ossigenata dai vicini boschi di castagni,mista al pulviscolo febbricitante,ed ecco la sagoma inconfondibile,massiccia e rassicurante, del Castello di Gesualdo.
Costruito in forma quadrangolare,con i quattro torrioni fortificati agli angoli. Geometrico ed elementare, sembra concepito da un gioco di bambini.
Avvicinandosi, la forma austera perde rigore, somigliando sempre più ad una dimora,con tegole,finestre e giardino. L’imponenza si mitiga nell’accogliente abbraccio del parco residuo che occhieggia oltre la cancellata. La costruzione appare ormai come un’enorme creatura fiera e lacerata,piegata su un fianco,nel tentativo di celare e negare le enormi ferite.
Il Castello è un gigante offeso dai tempi e dagli uomini. Oltraggiato e orgoglioso. Ci si avvicina ad esso con cautela, dissimulando ogni sentimento di pietà, facendo attenzione, perché, sollevandosi potrebbe leggertelo nello sguardo. Ma il gigante è solo ferito, non abbattuto. Te ne accorgi quando varchi il cancello e ascolti i passi che ti portano al suo interno. Senti suoni e voci che non sono solo echi lontani.
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CHI MUORE (Ode alla vita)di Pablo Neruda

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ognigiorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce. Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni,proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

sabato 15 novembre 2008

.......si muore ogni giorno.

non vorrei morire

non subito almeno

certamente non vorrei morire

per una vena che si chiude

o si squarcia.

non vorrei neppure morire

con i medici al collo

col respiro rubato a una macchina

col corpo inerte

e l’anima addormentata.

si muore ogni giorno

e quando si muore per l’ultima volta

è bene che davanti a noi ci sia

solo qualche anima sconvolta.

Penso sempre alla morte,

ci penso ogni giorno,

ci scrivo ogni giorno intorno alla morte.

Confesso che non ho mai pensato con molta attenzione alla questione del dare disposizioni su come vorrei essere trattato in caso di malattia che mi sottrae la coscienza che sto per morire. Ho detto che non vorrei essere portato in chiesa, specialmente se è ancora vivo il prete che c’è nel mio paese. Ho detto che preferirei la cremazione, ma non vorrei che la cosa crease troppi impicci a chi deve occuparsene (dalle nostre parti non siamo attrezzati a gestire i vivi, figuriamoci i morti). Come testamento biologico posso dire che a me fa paura la morte improvvisa, un colpo e via. La morte a poco a poco mi pare un’esperienza che adesso mi sento di preferire. Mi pare che Bufalino una volta abbia scritto: “mi auguro una lunga, aperitiva agonia”. Non è stato accontentato. Spero che a me vada meglio. E che i medici stiano alla larga dalla mia agonia.
franco arminio

Sabato 22 novembre 2008, ore 15.30
Salone di San Giovanni Evangelista, via Pavoni 10 - Milano
(a 150 metri dalla stazione Maciachini - Linea Metropolitana 3)
Invito
alla presentazione del libro
PERCHÉ CREDO
di Vittorio Messori
con Andrea Tornielli
L’Autore ne parla
con il suo Intervistatore

venerdì 14 novembre 2008

.......Tu, variopinto sorriso...........accesa risata..........


“Tu,variopinto sorriso

sui ghiacciai-

vento di marzo

danza di rami

bagnati

che gemono e ardono

i tuoi piccoli sospiri-

bianca membrata daina gentile

vorrei poter conoscere

ancora

la grazia insinuante

dei tuoi giorni

la spuma di merletto

dei tuoi gesti.

Domani sarà il gelo

sotto la luce-

tu, variopinto sorriso

accesa risata”

C. Pavese

«Ho perso mia figlia sedici anni fa, adesso le permetterò di morire per non continuare a subire un'indebita invasione del suo corpo e per non viver una vita che lei stessa avrebbe reputato indegna». Beppino Englaro, 'Eluana, la libertà e la vita', Rizzoli 2008

.....onda su onda......


...........La grande Onda che travolge tutto». «Atenei contro la 133». «Ora la lezione la diamo noi». «Ancora un'altra Onda». «Gelmini facce du' panini». «Disoccupati per legge». «Siamo 200 mila, gridano dai megafoni i tre cortei di studenti medi, universitari e ricercatori che sfilano per le strade di Roma contro la 133. Sono partiti dal trivio nei pressi della stazione Termini e si sono uniti per manifestare contro i tagli all'istruzione. Da piazza della Repubblica la musica accompagna l'attesa degli studenti medi che protestano «perché l'università è il loro futuro». A piazza dei Cinquecento, davanti alla stazione, invece si schierano gli studenti universitari di tutta Italia appena scesi dai treni a cui si unisce la lunga marcia partita da “La Sapienza” seguita dal gruppo dell'Ateneo di Pisa. «Ancora non possiamo muoverci – avverte inizialmente il megafono – perché il corteo della Sapienza sta ancora sfilando, la testa è ancora alla Minerva».
In marcia si spiegano striscioni, qualcuno appena arrivato dal treno lo scrive sul marciapiede. I ricercatori sfilano in camicie bianco. I geologi brandiscono un martelletto gigante di cartone, quelli di biologia si sono fatti una collana di provette. Arriva l'Onda calabra, quella marchigiana, gli studenti di Brescia «si vergognano della Gelmini». «Il ministro - spiegano alcuni studenti che sorreggono lo striscione - è nata in provincia di Brescia ed è bene che sappia che gli studenti della sua città sono i primi a vergognarsi di lei». Lo striscione dei salernitani invece evoca il doppio senso tra la Gelmini e l'Enterogelmina.

Paolo Conte Lucio Dalla - Onda su onda

Lettere d'amore

Il semplice pensiero

di Marco Ercolani
C’è sempre l’eventualità, nelle condizioni più estreme, anche con la lingua tagliata e i polsi scorticati dalle corde, di parlarti e di scriverti. Basta il semplice pensiero che la parola corra da mente a mente, traversando libera questi spazi dove io non posso più né correre né pensare, e ti raggiunga quando meno te l’aspetti, quando osservi il sole nel cortile e accarezzi la testa di nostro figlio. Come vedi, la vita ha forme diverse e sorprendenti. Non arrendersi è il messaggio incomprensibile a cui dobbiamo obbedire. E tu, che non leggerai nessuna mia lettera perché è impossibile scriverti una sola riga adesso, ti comporterai come se l’avessi ricevuta e l’avessi letta, parola per parola.

Roberto Vecchioni - Le lettere d'amore

giovedì 13 novembre 2008

1968.....Joe Cocker - With a Little Help From My Friends (Woodstock)

Filtriamo i ricordi, conservando quelli che ci hanno colpito o formati.
La chiave dell'oblio consiste nella capacità di filtrare, e poi cancellare selettivamente, ciò che ci ha colpito e non ci è servito per vivere intensamente quel tempo e conservare gelosamente le emozioni, i sentimenti , le passioni e le idee che sono servite a prepararci a vivere il tempo che ci restava e ci resta da vivere. Il che permette di mettere a fuoco 'hic et nunc' ciò che è veramente importante e da conservare e ciò che è comunque stato e che non può e non deve ripetersi.
Non esiste l'eterno ritorno dell'eguale.....chi l'aveva pensato ci ha sbattuto e rimesso la testa!




”La memoria anche solo musicale di quella parte della nostra vita di adolescenti meridionali che guardavano storditi ed ammirati alla 'merica' nei grigi pomerigi strapaesani consumati tra le partite di calcio e le sbronze. Per fortuna che si sentivano voci critiche che ci avvertivono con radicale veemenza del pericolo di avventurarci in esperienze che potevano riservarci brutte incognite o facili vie senza uscita. Parlando in quegli anni del fenomeno alle latitudini italiane, Pier Paolo Pasolini apostrofava con l’abituale radicale lucidità: “A misera borghesia, misere proteste contro la borghesia. I rari beatniks italiani assomigliano molto ai loro padri. Usano il loro stesso linguaggio, hanno la loro stessa innocente grettezza. Hanno l’aria di dover tornare tutti presto a casa, dove curarsi la piccola nevrosi giovanile con altre cure, le solite… L’unico fenomeno beatnik italiano - totalmente negativo - è il teppismo fascista”.
Mentre Fernada Pivano pur invitandoci a sprovincializzarci e a scoprire il meglio della poesia e della letteratura americana,tuttavia scriveva accorta “[…] Il mondo di cui si fanno portavoce Kerouac e gli altri sembra, anche all’inizio, come spesso accade in America, non avere attuato che la parodia della contestazione anarchica e anticonformistica: come se bastassero un pugno o persino una schiera numerosa di vagabondi e suonatori di chitarra, di mistici zen e di diseredati sociali non dico a scuotere, ma anche a far appena sussultare il solido e tetragono assetto sociale americano. Il massimo che si ottenne fu, come è noto, il vecchio scandalo piccolo e medio borghese che in America, oltre che in un nuovo oggetto di consumo commerciale, viene subito inglobato e trasformato non in un elemento di abiura e di vergogna, ma in una sorta di eccentrico e innocuo elemento di décor , in ornamento, vanto e pregio di un corpo sociale che arriva a produrre e a prevedere, nel clima di sfrenata, oppiacea e collettiva libertà formale d’espansione individuale, anche le frange estreme del puramente bizzarro, del semplicemente crazy o funny"

IL SILENZIO DEL PAESE

di franco arminio
Oggi sentivo il silenzio del paese,
veniva dalle faine sparite,
dai ragni che hanno perso
le loro tele,
dai topi avviliti dentro le cantine
vuote,
sentivo il silenzio che riempiva
il buio della domenica pomeriggio,
mi agitavo per sfuggire
ma dentro le mie ossa banchettava
l’agonia del paese,
la cerimonia delle porte chiuse.
Non c’è più il respiro degli asini
e dei maiali, non c’è più
il respiro di mio padre, le sue bestemmie,
non c’è più la forza serena
che portava in sé la sera.
Così in questo silenzio disertiamo
anche le nostre vertebre,
e l’anima sembra una trombetta
comprata in qualche fiera.
Un amico poeta irpino che ci racconta di sè nel ricordo presente di piccole cose : il respiro degli asini e di maiali il silenzio del buio e dell'agonia di un paese insieme al respiro e le bestemmie del padre e la forza serena della sera Non è mai un visionario.eccentrico, imprevedibile, sì- ma non un visionario.....come tutti i poeti latini e mediterranei anche di collina, nell’insieme, sono più bravi nella riflessione e nella ruminazione che nella congettura. Per il buon motivo che lo Stato centrale è sempre stato troppo o tanto vasto e lontano quanto bastava per mettere a dura prova l’immaginazione e la meditazione su se stesso e le piccole e importanti cose e persone del proprio mondo materiale ,affettivo e mentale“
mo
.......di ben altro tenore erano le sensazioni di noia e le ironie graffianti della insuperata Lina Wertmuller dei "Basilischi".........

Valori o tirannia dei valori.

La critica radicale di una parola troppo usata.
L'espressione "punto di attacco" svela la potenziale aggressività immanente a ogni posizione di valori. Espressioni come "punto di osservazione" o "punto di vista" sono fuorvianti e danno l'impressione di un relativismo, relazionismo e prospettivismo apparentemente illimitati, e con ciò di altrettanta tolleranza, legata a una sostanziale, benevola neutralità. Ma non appena si è consapevoli del fallo che qui sono in gioco anche punti di attacco, le illusioni neutralisliche cadono.


Per un vocabolario democratico e un vocabolario reazionario.

Le Parole della Politica - Valori, Massimo Cacciari

"Conversazioni notturne a Gerusalemmme"....per una "conversione" della Chiesa Cattolica.

Nel nuovo libro «Conversazioni notturne a Gerusalemme» l‘ex arcivescovo di Milano risponde alle domande di un gesuita e affronta i temi della fede e della Chiesa. Con qualche risposta scomoda sulle difficoltà del Cattolicesimo e la morale sessuale.
«Conversazioni notturne a Gerusalemme» (Mondadori, in libreria dal 28 ottobre) è il titolo del volume che raccoglie il confronto sui temi del Cattolicesimo e della Chiesa fra il cardinale Carlo Maria Martini , ex arcivescovo di Milano e studioso della Bibbia di fama mondiale, e il gesuita Georg Sporschill.
Un dialogo franco, senza reticenze, in pagine che possono essere interpretate come il testamento spirituale di Martini
Mi preoccupa non poco (da laico che accetta “la sfida cognitiva” con le culture religiose in generale e quella catttolica italiana) l’acquiescenza acritica e un pò farisaica di S Magister su un giornale autorevole cattolico alle scelte delle gerarchie nel merito…”In privato, ai gradi alti della gerarchia, le critiche all’autore del libro sono severe e preoccupate. Ma in pubblico la regola è di tacere. Il timore è che contestare pubblicamente le tesi di questo libro aggiunga danno a danno”. “Mala tempora currunt” anche per i fedeli ossequienti e proni alle prescrizioni delle gerarchie!Mi piace a tale proposito citare un pezzo dell’intervista di Martini sul problema di Dio e della fede in lui.“Chi è per me Dio? Fin da ragazzo mi è sempre piaciuta l’invocazione, che mi pare sia di San Francesco d’Assisi, «mio Dio è mio tutto». Mi piaceva perché con Dio intendevo in qualche modo una totalità, una realtà in cui tutto si riassume e tutto trova ragione di essere. Cercavo così di esprimere il mistero ineffabile, a cui nulla si sottrae. Ma vedevo anche Dio più concretamente come il padre di Gesù Cristo, quel Dio che si rende vicino a noi in Gesù nell’eucarestia. Dunque c’era una serie di immagini che in qualche maniera si accavallavano o si sostituivano l’una con l’altra: l’una più misteriosa, attinente a colui che è l’inconoscibile, l’altra più precisa e concreta, che passava per la figura di Gesù. Mi sono reso conto ben presto che parlare di Dio voleva dire affrontare una duplicità, come una contraddizione quasi insuperabile. Quella cioè di pensare a una Realtà sacra inaccessibile, a un Essere profondamente distante, di cui non si può dire il nome, di cui non si sa quasi nulla: e tutto ciò nella certezza che questo Essere è vicino a noi, ci ama, ci cerca, ci vuole, si rivolge a noi con amore compassionevole e perdonante. Tenere insieme queste due cose sembra un po’ impossibile, come del resto tenere insieme la giustizia rigorosa e la misericordia infinita di Dio. Noi non scegliamo tra l’una e l’altra, viviamo in bilico (…). Come dice il catechismo della Chiesa cattolica, la dichiarazione «io credo in Dio» è la più importante, la fonte di tutte le altre verità sull’uomo, sul mondo e di tutta la vita di ogni credente in lui. D’altra parte il fatto stesso che si parli di «credere » e non di riconoscere semplicemente la sua esistenza, significa che si tratta concretamente di un atto che non è di semplice conoscenza deduttiva, ma che coinvolge tutto l’uomo in una dedizione personale. Su questo punto, come su tanti altri relativi alla conoscenza di Dio, c’è stata, c’è e ci sarà sempre grande discussione. Per alcuni la realtà di Dio si conosce mediante un semplice ragionamento, per altri sono necessarie anche molte disposizioni del cuore e della persona (…).Un confronto e un interesse rispettoso di un tale modo di credere è ancora possibile …per il resto come consiglia un amico filosofo “delle cose che non si coinoscono è meglio tacere”

mercoledì 12 novembre 2008

NELL'ERA DELLA MORTE di Franco Arminio



Forse la morte non è più evento. Per tanto tempo era qualcosa che veniva nella vita come una faina arrivava nel pollaio. Si puo pensare che questa faina abbia stampato la sua zampa su ogni tipo di religione. Adesso la morte ha cambiato faccia, è diventata l’aria che si respira, la scena madre della vita, il riassunto delle nostre giornate. È sempre bene in vista dentro gli amori, dentro la politica, dentro le cene tra amici. Non deve arrivare da nessun parte, è già qui. Si mette in mezzo tra l’anima e il corpo e ci scinde. Si mette in mezzo tra noi e gli altri e ci divide...Forse la morte non è più evento. Per tanto tempo era qualcosa che veniva nella vita come una faina arrivava nel pollaio. Si puo pensare che questa faina abbia stampato la sua zampa su ogni tipo di religione. Adesso la morte ha cambiato faccia, è diventata l’aria che si respira, la scena madre della vita, il riassunto delle nostre giornate. È sempre bene in vista dentro gli amori, dentro la politica, dentro le cene tra amici. Non deve arrivare da nessun parte, è già qui. Si mette in mezzo tra l’anima e il corpo e ci scinde. Si mette in mezzo tra noi e gli altri e ci divide.
Non è facile dire come e quando sia avvenuta questa mutazione della morte da evento che irrompe a realtà che ristagna. Pensate a una nebbiolina che avvolge la nostra semisfera, pensate a una nebulizzazione dell’evento traumatico e unico della fine in vapore sospeso intorno ad ogni minuto della nostra vita. Vivere pare non altro che un aerosol della vanità di tutte le cose. E tutta la rete di comunicazione di cui siamo poveri tralicci sembra che agisca solo per diffondere il senso della fine. La morte non viene dopo l’ultimo respiro, ma sembra essere il legame tra un respiro e l’altro. Non viene pavesianamente a prendere i nostri occhi, ma già li apre e chiude a suo piacimento ogni giorno. Vediamo dal balcone della morte, vediamo il mondo come se già fossimo fuori di esso. È una situazione profondamente nuova. È una condizione che dovrebbe farci leggere l’esperienza di ognuno e di tutti come un’esperienza straordinaria. E invece ragioniamo come se fossimo sempre nello stesso mondo, nella stessa psiche, nello stesso corpo.
Questo che viviamo forse è il momento più affascinante nella storia dell’uomo. In un certo senso e per la prima volta non siamo nella vita come un’esperienza continua interrotta dalla morte, ma siamo nella morte come un’esperienza continua interrotta dalla vita. Forse non sarà divertente, ma è una situazione clamorosamente interessante..

"Niente mi sfugge" da "Il settimo sigillo" di I. Bergman