martedì 30 giugno 2009

Elisir d'amore per .............franco arminio


12/06/2009
LA STRANA LIETEZZA
Scritto da: Franco Arminio

Scrivo da più di trent’anni. Scrivo essenzialmente di due cose: il mio corpo, il mio paese. Ipocondria e paesologia. L’attenzione per il corpo si estende all’attenzione per il paesaggio. Il mio corpo è il mio paesaggio e il mio paesaggio è il corpo. Il mio corpo l’ho sempre visto come un corpo di cui diffidare, un corpo debole, bucato dall’ansia. Il mio paesaggio è una terra senza alberi, ventosa, una terra che ha grandi squarci di luce e di vuoto. Ho sempre sofferto per il mio corpo e per il mio paese, volevo un altro corpo e un altro paese, ma a un certo punto ho capito che da questa scontentezza usciva la scrittura. Si è scrittori in tanti modi, io scrivo perché quasi ogni giorno, ogni ora mi sento con le spalle al muro. Mi addolora l’idea di svanire da un momento all’altro, mi addolora la mancanza di ardore collettivo. Vorrei sentirmi in mezzo a un mondo di uomini che cercano, che si cercano per fare cose nuove, per imparare a percepire e a percepirsi. Sono un combattente, uno che usa la scrittura per sovvertire il piano inclinato in cui scivolano le giornate. Ho sempre avvertito che prima di morire dobbiamo tentare qualcosa, per noi stessi o per gli altri. Non mi sono mai rassegnato neppure per un attimo al semplice accadere delle cose. Ho sempre pensato che dovevo capire più che divertirmi, ho sempre pensato alla vita come a una vicenda colossale che non può risolversi in piccole furbizie per tirare a campare. Il racconto dei paesi è arrivato dopo un lungo esercizio di versi. Scrivevo stando nel mio paese, nel mio corpo, poi ho capito che in effetti sono fuori dal mio paese e fuori dal mio corpo, sono un esiliato che scrive per cercare di tornare a casa. Adesso la mia vita si svolge in questo modo: scrivo quasi ogni giorno, ma non più solo di quello mi graffia l’anima, scrivo dei miei viaggi nei dintorni. Sono uno che non riesce a stare dove sta e non riesce ad andare altrove. Ecco il compromesso, eccomi ancora una volta appeso alla scrittura. È lei il mio ambiente da tanti anni, è in lei che mi aggiro cercando quello che non trovo nel mondo. È come se la scrittura fosse un mondo in cui tutto è possibile, in cui posso svelarmi e svelare. Sono un paesologo ipocondriaco, cioè uno che utilizza la concentrazione nevrotica sulla propria malattia per spostarla sulla malattia dei paesi. Ne viene fuori una capacità di dare attenzione alle cose e a me stesso in mezzo alle cose. Una sorta di antropologia soggettiva. La paesologia non sarebbe possibile senza la paura della morte e la paura della morte forse non si sarebbe insediata in me in modo così stabile se avessi vissuto in altri luoghi. Alla fine in me ci sono solo due cose: il paese e la morte. Dalla loro adiacenza nasce ogni cosa, anche la strana lietezza che mi fa scrivere a oltranza e che rende beato pure lo sgomento.

Elisir d'amore per .......la canzone napoletana

A Cairano è successo anche questo:in una serata usuale e di routine qualcuno incosapevole mi suggerisce di non anadare a dormire e di ascoltare "il concerto" di Canio Loquercio........e lì il miracolo di una folgorazione e l'inizio di una 'koinonìa' latente e forse di una "amicizia" potenziale
con una "voce e' notte" ironia o scelta della sorte!?


Dopo le emozioni immediate ,la necessità di fare un pò il punto del perchè di questo incontro .Per fare questo dobbiamo fare alcune considerazioni storiche e culturali sulla peculiarità della canzone napoletana.E' necessario ricordare e chiarire il passaggio fondamentale da popolare a popolaresca che è il processo che rende la canzone napoletana unica nel suo genere. La canzone popolaresca è l’imitazione della canzone popolare. Quando la canzone popolaresca imita in profondità ,senza perderne i valori ,la canzone popolare fa una operazione culturale di grande importanza. Quello che hanno fatto Ferdinando Russo e Salvatore Di Giacomo nella canzone napoletana dopo la crisi dell’unità d’Italia risanando finalmente il rapporto tra borghesia e popolo in quella meravigliosa festa che è “Piedigrotta”. E’ praticamente un “festival” di un popolo e di una nazione che si riuniva intorno ad una grotta in una festa di origine pagana. Cosa succedeva che ognuno scriveva una canzone per questa occasione e gli autori ( artigiani e popolani ma napoletani ) le offrivano ai musicisti per partecipare a questa gara in rappresentanza di un quartiere .Nascevano quindi come canzoni popolaresche prima dal testo e poi dalla melodia. Da questa esperienza di festa popolare e religiosa si capisce allora che cos’è la canzone napoletana. E’ una liberazione , un esorcismo, uno sfrenato buttar fuori tutto quello che hai dentro in cui corrisponde agli altri perfettamente: E’ la natura e la cultura che si mischia perfettamente. E’ come una festa psicanalitica, ma a livello popolare. I napoletani dopo questa sbronza, questa sbornia di canzoni, che non erano parole sole ma canzoni, si sentivano felici. Queste canzoni parlavano di “sé stessi”, delle loro paure ,insicurezze, delle gioie straordinarie. La “napoletanità è un sentimento ed è universale. Napoli è così forte in espressione e in comunicazione che per forza si trasmetteva in altri luoghi: a Venezia come a Vienna già nel Settecento. Si tratta di sentimenti e valori semplici non sono ancora entrato in campo interessi economici o commerciali.. Purtroppo quando la canzone popolaresca napoletana imiterà sé stessa e non la popolare, entrerà in crisi. La più grande canzone napoletana è quando si realizza il connubio ,che non vale solo per la canzone ma anche per la vita, tra il naturale e l’intelligenza culturale. La cultura è fatta di tante cose ma per traslato dalle piccole e particolari interessi assumono un sentimento generale che rispecchia i valori profondi e universali della vita di ognuno di noi. Che cosa ha insegnato la canzone napoletana alla canzone italiana o tutta la comunicazione culturale che non ci si può fermare alla rappresentazione stereotipata e generalizzata dei sentimenti e delle idee distante dalla natura o dal popolo che partono dai più profondi turbamenti del proprio “io” individuale, mediterraneo e innamorato
La storia della canzone napoletana quindi come il paradigma di tutta la storia della nostra canzone italiana. Percorso da istinti e passioni d’impronta primordiale in cui influiscono, non in modo determinante eventi contemporanei, mutamenti sociali e del costume. I mutamen ti sono sempre visti dal napoletano con sospetto ed ironia ,salvo i grandi eventi come l’emigrazione e la guerra.
Gli stimoli e le risposte sono antiche. Il tempo pare fermarsi ai sentimenti eterni ed immutabili.
Se il tempo può sembrare pressocchè immobile, i luoghi non sono luoghi ma mondo, spazio aperto, magia di mare e strade, straducole ,campagne.
In un clima costante di nostalgia da sogno ,”la napoletanità” è appartenenza sempre singolare e totale a un mondo che è commedia, non tragedia, comunque vadano le cose.

Elisir d'amore per ........l'etica pubblica e privata


Le domande non sono mai indiscrete: a volte lo sono le risposte.
Oscar Wilde


Politica
Il silenzio delle donne
Nadia Urbinati, la Repubblica
Non è facile essere donne in questo tempo di stravolgimento dei valori e dei costumi, di smarrimento del senso comune. Non è facile trascendere ciò che ci sta intorno e ci offende: vicende di giovani donne che si lasciano abbagliare da vecchi e meno vecchi...
Vito Mancuso, la Repubblica
di Barbara Spinelli,La Stampa.

lunedì 29 giugno 2009

Elisir d'amore per .........CAIRANO 7x


Nella magia di Cairano ..........un gigante e un mago! Tra presenze invisibili per cogliere con leggerezza e profondità le meraviglie,i silenzi,le luci,i suoni e le voci di una Irpinia viva nella sua immobilità cosmica che la avvicina a Dio.


Lasciare Cairano è uno strazio dei sensi che abbiamo usurato in questi giorni e che ci premuriamo di conservare nei ricordi Perchè tutti "abbiamo bevuto profondamente a quelle fonti........perchè restino a lungo nei nostri cuori esuli e nomadi..Cairano è stata sicuramente la "festa dei sensi"I sensi sono quasi delle finestre sul mondo e, guardando la cosa al contrario, sono delle vie d'accesso del mondo dentro di noi. I sensi umani ci mettono in rapporto con la realtà in maniera differenziata. Ciascuno di essi ci dà dei tipi di conoscenza che altri non ci possono dare e noi alla fine li integriamo, usiamo una specie di miscelatore e così costruiamo in qualche modo la realtà. Questa è una maniera diretta, diciamo, che ciascuno di noi può sperimentare. Poi c'è una maniera indiretta, con cui i sensi ci danno accesso alla conoscenza, che è quella di guardare le opere d'arte fatte di parole ,di visioni,di suoni,di voci, di odori,di gusti...... di "natura naturata e naturans". Ora l'arte in generale ha questa caratteristica, di cui spesso ci si dimentica, che ha sempre un tramite sensibile : la pittura, il colore, le linee, le forme, la musica, i suoni, le parole,l'architettura, i volumi, lo spazio. Allora la prima cosa da fare probabilmente è distinguere tra questo accesso immediato, che poi è falsamente immediato, nel senso che noi impariamo a vedere.Impariamo a sentire e le sensazioni non sono mai passive (non è che noi riceviamo qualcosa dall'esterno) e poi c'è quest'altro sentire al quadrato o al cubo, attraverso il quale noi entriamo in mondi altrui: quelli di un pittore, che è scomparso magari da molti anni o che vive , o di un poeta o di un musicista, che ci trasmettono, immediatamente e anche quando il tempo è passato, una quantità di informazioni che un singoloo qualsiasi cairanese ti racconta con la sua storia nelle rughe della sua faccia o con le parole essenziali e minime. Proust ha detto una cosa bellissima, quando sosteneva che noi in un certo modo «sottoviviamo» invece di sopravvivere o sottoutilizziamo i nostri sensi. Ha detto che noi incameriamo conoscenze sensibili, ma anche pensieri e li accumuliamo in noi come lastre fotografiche non sviluppate, che si tratta appunto di sviluppare mediante l'intelligenza.Abbiamo imparato in questi giorni che uno dei compiti, io credo, del nostro modo di stare nel mondo, sarebbe di aprire più gli occhi, le orecchie, quasi tutti i pori del corpo e sostanzialmente avere un'esistenza più ricca, probabilmente più sensata - nel doppio significato del termine - in quanto ci rendiamo conto di più cose, esercitando questi sensi, soprattutto quelli che nella nostra tradizione sono stati più trascurati, perché noi abbiamo sempre privilegiato la vista o l'udito e abbiamo trascurato, perché troppo soggettivi o troppo imprecisi, i sensi come il tatto, l'olfatto o il gusto.
A Cairano c'è stato questo 'miracolo' e oggi tutti noi che l'abbiamo vissuto profondamente e con leggerezza ci sentiamo un pò più soli ma.......felici!
mauro orlando

mercoledì 24 giugno 2009

Elisir d'amore per ......il viaggio da Cairano 7x



Ma la natura ,ossia la misteriosa e armoniosa voce del cosmo e dei fenomeni del mondo,può essere ammirata,penetrata e imitata nei suoi suoni essenziali e nel suo sacro silenzio.
Bethoven in un momento di emozione scriveva : “dio onnipotente ,nella foresta! Io sono beato e felice nella foresta: ogni albero mi parla di te. Quale splendore signore ! In queste valli in queste altezze è la pace,la pace che occorre per servirti “.Testimonianza che ci ricorda l’origine,ovvero il tempo in cui il canto e la parola erano carichi di un potenza e di una sacralità che solo il divino avrebbe potuto sopportare o esprimere.Perché allora la lingua era musica e suono.Le muse cantavano ,parlavano e danzavano.E il dire degli umani riusciva a farsi tramite di una manifestazione che, delle cose tutte, ,custodiva il carattere qintessenzialmente mitico.
All’inizio la lingua non era che una modalità della musica. Essa “ si trova già nel regno animale, e in maniera stupenda non solo fra gli animali cosidetti superiori, che la usano solo per richiami rumorosi in particolari tra gli uccelli”
Questa è dunque la musica senza parole “propria degli uomini dei tempi primordiali.
E anche Wagner scriveva : “ (La musica) …distrae subito l’intelletto da ogni concezione di nostro rapporto con le cose a noi esterne, e ci separa al tempo stesso, come pura forma libera, da ogni obbiettività,dal mondo esteriore, lasciandoci gettare lo sguardo solo nel nostro intimo essere e in quello di tutte le cose”
Queste sono le sensazione dei primi giorni di Cairano con un spreco di parole e .....la musica è nel silenzio,nel vento ,nei colori,nei sapori e nei sorrisi delle persone quando ti incontrano con un semplice "buongiorno"!
mauro orlando




domenica 21 giugno 2009

Elisir d'amore .........per nostro viaggio a Cairano.




Cominciamo il nostro viaggio della-e-nella bellezza di Cairano in un momento di grande smarrimento civile e culturale.Viviamo l'impoverimento e la corruzione nell'aria che respiriamo e nelle parole sproporzionate ed inadeguate del 'basso impero' della nostra precaria democrazia .Ci viene imposto una 'corruzione' di tipo divera e non per questo meno grave. La saldatura e il coinvolgimeto emotivo tra un popolo e un leader si alimenta di di un graduale progressivo svuotamento e mortificazione dell 'etica civile' individuale o comunitaria che sia.
Il metodo perverso di questa 'follia politca' si nutre di decreti occasionali,stuentali e di breve respiro, di una continua e reiterata aggressione alle istituzioni rappresenttive , allo svutamento della divisoine dei legittimi poteri delo Stato, sopratutto alle istituzioi giudiziarie e alla legalità.
Non sempre in questi perversi disegni è necessario il ricorso alla violenza 'classica' sostituita da una persusione e un consenso messo in opera da una sorta di 'mamagement delle emozioni e delle paure, dei sogni e dell'evasione per esorcizzare persino la durezza di una crisi economica oltre che morale civile.
L'esito è la corruzione delle coscienze e delle persone giuridiche in un vuoto di memoria e i cultura civile e politica.
Un paese che dimentica la propria STORIA e non rivaluta le prorie RADICI nel rinnovare l'amore e l'interesse del proprio territorio e delle sue comunità locali è condannato a riperterla 'in farsa'.
Noi a Cairano andiamo anche per questo :per dimostrare a noi stessi sopratutto che non basta cambiare vocabolari, e canovacci dobbiamo cambiare stili di vita e modi di vivere la legalità, la passione civile, e persino l'amore della Politica.
Un semplice e difficile compito ed esperienza ma ........."si può"!
mauro orlando


Mozart - Piano concerto No. 15 (2. Andante) - Benedetti Michelangeli

venerdì 19 giugno 2009

Elisir d'amore per ......."la GRADISCA".


Sono vecchio, e non so essere vecchio;

e in questo non sapere è la mia crudele tragedia.

(G. D’Annunzio)

Un segno che siete veramente invecchiato: le ragazze vi dimostrano una confidenza e una sicurezza offensive, sono con voi familiari e perfino naturali.






ci hanno inquinato anche "i sogni erotici":
"VELINE E NOEMI".....aridateci la " GRADISCA ".....



Elisir d'amore per .......l'amore antico e postmoderno!

......l'amore al tempo di Saffo.........
"Simile a un dio mi sembra quell’uomo
che siede davanti a te, e da vicino
ti ascolta mentre tu parli
con dolcezza
e con incanto sorridi. E questo
fa sobbalzare il mio cuore nel petto.
Se appena ti vedo, sùbito non posso
più parlare:
la lingua si spezza: un fuoco
leggero sotto la pelle mi corre:
nulla vedo con gli occhi e le orecchie
mi rombano:
un sudore freddo mi pervade: un tremore
tutta mi scuote: sono più verde
dell’erba; e poco lontana mi sento
dall’essere morta.
Ma tutto si può sopportare…"

Saffo


....l'amore al tempo di "Berlusconi"!!!!!!!!



....la solita "querelle" tra antichi e ......postmoderni!!!!!!!!!

Elisir d'amore per .......la democrazia.

La finzione democratica
Gustavo Zagrebelsky, la Repubblica
Due libri, or ora pubblicati, ci mettono di fronte alle profonde contraddizioni politiche del nostro tempo, che si esprimono con due ossimori, cioè con un aggettivo che smentisce il sostantivo cui si accompagna (fuoco amico, bomba intelligente…).Giovanni
...
Referendum, guida al voto

SPECIALE REFERENDUM // Domenica e lunedì si vota per il referendum sul sistema elettorale per le politiche. Tre i quesiti sui quali i cittadini sono chiamati a rispondere con un sì o con un no e che sono abrogativi di alcune parti della legge. Gli elettori...

mercoledì 17 giugno 2009

Elisir d'amore per ........un viaggio nella "solitudine"

.....verso C A I R A N O 7 X


Solitudine
Ha una sua solitudine lo spazio,
solitudine il mare
e solitudine la morte - eppure
tutte queste son folla
in confronto a quel punto più profondo,
segretezza polare,
che è un’anima al cospetto di se stessa:
infinità finita.

E. Dikinson

La malinconia è di diritto, una qualità o uno stato d’animo benvenuto nella “comunità provvisoria”.E come essa non è uno stato patologico ed eccezionale,una malattia del corpo e dello spirito, non la si definisce solo per “mancanza” .Non è un “ospite inquietante” della comunità ma ne rappresenta la parte più intima, nascosta, appartata e meditativa.
La malinconia non è asociale ma ha con la società un rapporto selettivo,biunivoco ed aristocratico anche se possono sembrare fattualmente e concettualmente incompatibili.
La comunità ha bisogno come l’aria che respira di questi momenti appartati, meditativi e silenziosi per scoprire la profondità del suo essere un insieme di “io” singolari-plurali lontano dai rumori di fondo della superficialità insidiosa e omologante della società .E’ “ lo scarto originario che separa l’esistenza della comunità dalla sua essenza”.E’ un limite che la comunità stessa si pone da non dover varcare per non perdersi .La malinconia ci aiuta a tenere assieme con dolore e sofferenza l’essere e il niente della nostra esistenza individuale che mina dall’interno l’appartenenza e la condivisione ad una comunità né riduttiva né semplificata.
La malinconia da sempre ci insegna in questa nostra esigenza di comunità che il limite non è eliminabile e che la comunità non è identificabile con se stessa , con tutta se stessa o se stessa come un tutto, con il rischio di una forma di tipo totalitaria come ideologicamente abbiamo sperimentato per tutto il Novecento.
Dobbiamo evitare alla comunità di annientarsi nel tentativo di preservarsi o di liberarsi dal suo ‘niente’ ma aiutarla a scoprire in questi momenti di intimità che l’assale il suo carattere costitutivamente e costituzionalmente malinconico.Il nostro pensare non può liberarsi mai del tutto dalle sue sue tonalità malinconiche pena la sua immobilità e afasia .Ha la necessità di riconoscere la sua duplice declinazione – quella , negativa , della ‘tristizia’, dell’acedia e quella ,positiva, della consapevolezza profonda della finitezza, situandole una nella sfera dello ’inautentico’ , dell’improprio e l’altra in quella dell’esistenza ‘autentica e propria’.
Recuperare ed attivare al sua esigenza e il suo senso di “quiete”, “silenzio”, “gioia” di assumere e riconoscere il limite , la finitezza come la nostra condizione più propria anche se nella sofferenza e nel dolore.
Scriveva Heidegger“ ogni agire creativo ha luogo nella malinconia….” .questo ci porta a pensare che l’incompiutezza e la finitezza non è il limite del pensare comunitario ma esattamente il suo senso, essendo “l’essere-solo un modo difettivo “ delle esistenza umana.
La comunità non è né un origine ,né un fine né una fine, né un presupposto, né una destinazione, ma la condizione, insieme singolare e plurale, della nostra esistenza finita.Non è solo un spazio liminare e definito da subire,da preservare o da allargare ma un luogo comune che ci è destinato e ci accomuna .E il pensiero della malinconia tocca il punto aldilà del quale non sappiamo e non dobbiamo andare ma anche lo spazio vitale in cui vivere nella “gioa e nel dolore” la nostra esistenza autentica .
Mauro Orlando

la risposta di un "vero e buon amico.....nei ricordi e nelle speranze:

Come il ritratto di un bambino da vecchio…Ne avesse avuto l’occasione, o il coraggio, forse nemmeno Joyce avrebbe rinunciato a cimentarsi nel tracciare i profili di questo ircocervo. Ma non è impresa da niente, questa. È ardua, impietosa e dolcissima.Perché non è facile arrendersi, quasi senza lottare, allo stupore, a quello stupore immediato, vuoto, quello che scaturisce nel momento stesso in cui si smette di accettare ogni forma di rigore.E pensare che dentro a quell’intransigenza poteva trovarci posto, senza disturbare, senza sporcare troppo, senza minarne l’essenza, anche uno sbalordimento controllato, una misurata estetica, una sbornia da vino leggero. E ci stava; come se la percezione del baratro posto a soli pochi passi da noi, altro non fosse che l’ennesimo scacco giocato a noi stessi. Il dilemma allora, il principio del fare, l’empirismo astratto, era quello di essere, ancora una volta in grado di rivestire quel vuoto con quel tanto di pensiero che poteva bastare a ingrossare l’illusione. Ma questi baratri sono talmente fondi da trascinare con sé ogni illusione.A quel punto, il gioco non regge più.O cedi all’esercizio di un pensiero nobile fino all’ottusità, o consenti al pensiero di varcare l’insospettabile confine della bellezza.Ma quest’ultimo cedimento non deve essere confuso con nessuna forma di misticismo. È vivo. È sangue e terra.È la riconciliazione. È la forma che prenderebbe l’acqua se il contenitore fosse il nostro corpo. Ecco. È corporea. È il corpo che non rinuncia a se stesso e in questo atto sublima l’unica forma d’eternità che ci è concessa.Forse, amico mio, potrebbe essere questo il nome del turbamento. O il suo contrario. Come se quella terra fosse selvaggia come il lupo e il lupo dolce come quei declivi che cerchi di descrivere prima che la commozione ti chiuda la gola.Ma lascia che si spalanchi ogni vertigine, affida al vento quel desiderio di perdere tutto il peso che il tempo ti ha inflitto. Fatti aquilone e piega al vento i colori del nord che non comprendi e quelli del sud che insegui per non dimenticare.Siedi al desco di quella gente rude e leggera che avevi dimenticato di ricordare, ma non farne un feticcio.Amala. E poi parti, che ormai sai volare. Perché, ormai, conosci la via del ritorno.

Montecristo
18 giugno 2009 7.08

Elisir d'amore per .....un viaggio nel "silenzio"

Un viaggio a Cairano insieme alla Comunità provvisoria è un invito in un posto magico che ancora non conosco ad una festa danzante in spirito e parole fatta di poesie,visioni e musiche ma soprattutto di vita. In questi ultimi tempi il mio spirito si sente sempre più turbato e inquieto ma non ho una una fede per un Getsemani consolatorio o la provocazione di un Mefistofele accattivante e ruffiano. Questa estate attraverso voi e la comunità provvisoria ho riscoperto una parte nascosta e repressa del mio “io” profondamente “irpino” ispido e controverso come il lupo e dolce e delicato come la sua terra ,le sue erbe ,gli animali e i suoi uomini passati e vivi.E mi sono ritrovato spiazzato nello scontro che nel tempo maturo e proffesionale mi ero costruito nel mio labirinto o prigioni di parole e idee. La lotta tra un Don Giovanni laico e libertino che richiamasse la forza vitale e l'inarrestabile sensualità dei popoli meridionali, e Faust, l'uomo nordico, più riflessivo e più chiuso in sé, che aspira a diventare un superuomo e il cui desiderio di conoscenza , non placano né la sua sete di conoscenza né la sua aspirazione alla felicità,disposto a contrattare persino le forze demoniache per diventare felice.Avevo cercato di imparando a gestire anche la melanconia non solo come stimolo e preambolo della genialità, ma anche, prima ancora, disperazione psichica o vitalità esistenziale.
Ottenendo cosa? Imparare a distruggere in filosofia e politica e, con le macerie, erigere una torre di rifiuti che normalmente chiamiamo scienza riuscendo a pensare che questo sia poi anche il fine dell'arte! Nietzsche ci ha ammaliati anche nel fare a meno di Dio che se non altro nella sua presunzione creava dal nulla, mentre noi pretendiamo costruire dalle rovine. E poi si può capire che anche con i nostri umani troppo umani ,piccoli conflitti verbali ,caratteriali ed umorali , dotti ,sciocchi, fatui, non sapendo che possono suscitano l'ammirazione dei più buoni e l'invidia di chi è ancora più sciocco! Io non ho fatto che camminare..incredulo e fiducioso .tra di voi e con voi come un bambino dietro i vostri aquiloni colorati in balia del vento forte o leggero a cui siete avvezzi. A volte mi sono perso , rattristato e forse anche arrabbiato e di nuovo appartato . Poi mi sono accorto che mi lasciavo il sole alle spalle e solo a tratti l'ho intravisto, attraverso la nebbia padana , guardarmi triste e cupo come un occhio materno gonfio di lacrime! Lo guardavo perché cercavo una luce sul lago che superasse il suo splendore interiore come la luce dei tramonti soffusi irpini ! E ora vedo un fine che cercavo nei libri : davanti a me si spalanca la vertigine dove sospira e rugge la vita in un fiume di uomini rudi e leggeri impastati di sensi e pensiero, nelle cui torbide acque il serpente del dubbio,del sospetto,del rimorso e del rancore freme e tira fuori la lingua per paura e nelle sue limpide correnti si rispecchiano le vite leggere,armoniose e felici delle belle persone che scrivono con le parole e la vita la storia antica e contemporanea di questa nostra terra forte ai venti e alle intemperie umane di sempre e amata da divinità distratte per non nutrire gelosie. Perchè gli dei sono fortemente gelosi degli uomini e le terre felici.Con questo nuovo spirito leggero come il vento e anche forte ed aperto come la nostra terra cercando di allontanare come esrcisma tutte queste noiose e pesanti argomentazioni cerebrali vorrei ritrovarmi con voi “preso per incantamento” a Cairano …tempo , impegni e affetti permettendo.

mauro orlando


Il grido silenzioso di Cairano7x
mer, 17/06/09 –

Il grido silenzioso di Cairano7x (da Buongiorno Irpinia del 17-06-2009) di Mariatolmina CirielloUn urlo silenzioso per difendere la nostra Terra. Un ossimoro ci salverà. Se in Irpinia una delle cose più belle da ascoltare è il silenzio, …Leggi tutto »

Elisir d'amore per .......far crescere un "amore".



………a Cairano!


Viviamo tutti in grande o piccole città, ove l’immagine della città si sfalda e il richiamo alla intimità naturale con la nostra comunità di nascita o di adozione amorosa senile diventa sempre più forte e coinvolgente con l’avanzarsi della età cosiddetta matura. Non sono un architetto e tantomeno un urbanista .Sono tuttavia convinto della non-disciplinarietà dell’urbanistica come delle altre scienze : “Siamo tutti urbanisti senza impiego, abbiamo tutti delle urbanità senza profilo” , abitanti un agglomerato che “un giorno dimenticherà persino di chiamarsi ‘città’.Così scriveva J.L. Nancy in suo saggio sulla città e sulla necessità di recupero del concetto di “comunità inoperosa” come qualcosa che ci è data, “un dono”,con l’essere e come l’essere, ben al di qua di tutti i nostri progetti, volontà e tentativi. Anche se la società è il meno comunitaria possibile, non è possibile che nel deserto sociale non ci sia, infima o addirittura inaccessibile, comunità. Questa forza amorosa centripeta ci richiama alla Ipinia d’oriente e ci costringe generosomente ad esporci personalmente a Cairano. Cairano non come metafora dell’Irpinia ma come epicentro ,cratere dinamico di un possibile o improbabile terremoto spirituale , mentale e corporale. Non un fine per la nostra felicità ,equilibrio, pace ma un luogo autentico culturalmente e spiritualmente definito e storicamente reale per vivere un nuovo e continuo inizio nell’incontro solidale di esperienze molteplici ,radicate e definite ma aperte perennemente al cambiamento ,al dubbio , al sospetto , al sogno e alla speranza.
A Cairano non solo per “imparare a respirare, ascoltare, pensare, parlare, camminare, mangiare in modo da non causare disagio al mio corpo, alla mia mente, al mio cuore” .ma per esserci anche con il proprio disordine interiore , con le proprie distonie e dislalie ma in modo autentico e vero.
L’eudemonismo , come tutte le teorie , è una sciocchezza ma la ricerca della felicità è cosa tremedamente seria , persino cruenta: è questo che ha provato a dirci Nietzsche col suo combattere le verità consolatorie della metafisica e del cristianesimo, col suo combattere per “il grande stile”. E lo stesso Socrate non è forse morto perché la sua felicità, la sua “conoscenza di sé”, gli aveva impedito di aggrapparsi indegnamente alla possibilità o promessa di una vita dorata e sbiadita nel palazzo di un re di Tessaglia. Vera scienza è per me quella in virtù della quale l’uomo si cura di sé non per recuperare o trasmettere una scienza , una tecnica o un insieme di conoscenze su quale si possa allungare le mani per riempire o ordinare la propria anima.
L’uomo al di fuori della città e della comunità naturale e umana se pur “provvisoria o inoperosa” sarebbe destinato a sicura distruzione se non proiettato al rapporto con l’altro da sé, nonostante il possibile raggiungimento di un suo equilibrio,ordine o squilibrio e disordine interiore. Io porterò con me a Cairano sulle spalle il mio zaino pieno di contradizioni,dubbi, dolori ,sogni e speranze e mi piacerebbe conoscere e sentimi in “koinonia” e disponibilità all’ascolto e al silenzio con umiltà e umanità con tutti gli altri coi loro intimi e segreti problemi.
Eviterò puntigliosamente tutti quelli che semplicemente percepirò come consapevoli o inconsapevoli “maestri”, “guru” di sapienza o di saggezza e peggio prescrittori anche piacevoli di tecniche o tisane della “felicità”.
Mi lascerò accogliere amorosamente dagli abitanti, dalle case, dalle strade, dalle piante e dai fiori di Cairano e alla fine ,ringraziando per l’ospitalità e dei possibili doni non richiesti o sperati, me ne tornerò rinfrancato e felice nella mia città operosa e solida a riprendere il filo della mia vita nomade e viandante ad affrontare le mie contraddizioni ,dubbi, sospetti, sogni e speranze.
Non chiedetemi altro ….ve ne prego!
mauro orlando

Elisir d'amore per .........una sofferta "astensione"

Politica
Referendum, Zagrebelsky: "Mi asterròQuale idea di democrazia si nasconde dietro il sì?"
Olga Piscitelli
La scelta è semplice, quasi banale: “Nel caso si raggiungesse il quorum, o vince il No e ci teniamo il Porcellum, oppure vincono i Sì e avremo un Porcellum al quadrato. Diciamo la verità, ci troviamo di fronte a due leggi che fanno schifo allo stesso...


Politica
Referendum/2 Perchè l'astensione è lecita
Laura Bellomi

Mancano pochi giorni al referendum, fra meno di una settimana saremo chiamati ad esprimerci sulla legge elettorale. Per i cittadini le possibilità sono tre: oltre al sì e al no, il referendum prevede infatti anche l’astensione.Stefano Grassi, ordinario...

Elisir d'amore per ......la " COMUNITA' PROVVISORIA"





CAIRANO 7x www.cairano7x.it
7 giorni dedicati a PAESI / PAESAGGI / PAESOLOGIA7 laboratori / 7 luoghi / 7 arti / 7 migliori cuochi irpini
77 ospiti da ogni parte del mondo
CAIRANO 7x piccolo paese / GRANDE VITA
scarica il programma completo (77 eventi), in pdf >>>
http://www.cairano7x.it/?page_id=50
come arrivare a Cairano http://www.cairano7x.it/?page_id=1168
dove dormire (anche con 12 €.) http://www.cairano7x.it/?page_id=954
luoghi / attività / laboratori >>> scarica la mappa http://www.cairano7x.it/?page_id=1316
alcuni dei 77 ospiti http://www.cairano7x.it/?page_id=791
uno dei 7 laboratori http://www.cairano7x.it/?page_id=68
gli sponsor http://www.cairano7x.it/?page_id=46
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COS’E’ CAIRANO 7X
http://www.cairano7x.it/?cat=1
SCRIVI ANCHE TU sul CATALOGO (in stampa a settembre 2009); i primi contributi http://www.cairano7x.it/?cat=11
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FOTO utilizzabili citando unicamente “foto comunità provvisoria” (la presente costituisce liberatoria)
http://www.flickr.com/photos/verderosa/sets/72157619348604589/
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..buon lavoro a tutti per vivere la bellezza,il silenzio,la vita a Cairano e .........oltre.....

martedì 16 giugno 2009

Elisir d'amore per .......un 'anima' di Cairano 7X





LA STRANA LIETEZZA
di Franco Arminio





Scrivo da più di trent’anni. Scrivo essenzialmente di due cose: il mio corpo, il mio paese. Ipocondria e paesologia. L’attenzione per il corpo si estende all’attenzione per il paesaggio. Il mio corpo è il mio paesaggio e il mio paesaggio è il corpo. Il mio corpo l’ho sempre visto come un corpo di cui diffidare, un corpo debole, bucato dall’ansia. Il mio paesaggio è una terra senza alberi, ventosa, una terra che ha grandi squarci di luce e di vuoto. Ho sempre sofferto per il mio corpo e per il mio paese, volevo un altro corpo e un altro paese, ma a un certo punto ho capito che da questa scontentezza usciva la scrittura. Si è scrittori in tanti modi, io scrivo perché quasi ogni giorno, ogni ora mi sento con le spalle al muro. Mi addolora l’idea di svanire da un momento all’altro, mi addolora la mancanza di ardore collettivo. Vorrei sentirmi in mezzo a un mondo di uomini che cercano, che si cercano per fare cose nuove, per imparare a percepire e a percepirsi. Sono un combattente, uno che usa la scrittura per sovvertire il piano inclinato in cui scivolano le giornate. Ho sempre avvertito che prima di morire dobbiamo tentare qualcosa, per noi stessi o per gli altri. Non mi sono mai rassegnato neppure per un attimo al semplice accadere delle cose. Ho sempre pensato che dovevo capire più che divertirmi, ho sempre pensato alla vita come a una vicenda colossale che non può risolversi in piccole furbizie per tirare a campare.
Il racconto dei paesi è arrivato dopo un lungo esercizio di versi. Scrivevo stando nel mio paese, nel mio corpo, poi ho capito che in effetti sono fuori dal mio paese e fuori dal mio corpo, sono un esiliato che scrive per cercare di tornare a casa. Adesso la mia vita si svolge in questo modo: scrivo quasi ogni giorno, ma non più solo di quello mi graffia l’anima, scrivo dei miei viaggi nei dintorni. Sono uno che non riesce a stare dove sta e non riesce ad andare altrove. Ecco il compromesso, eccomi ancora una volta appeso alla scrittura. È lei il mio ambiente da tanti anni, è in lei che mi aggiro cercando quello che non trovo nel mondo. È come se la scrittura fosse un mondo in cui tutto è possibile, in cui posso svelarmi e svelare. Sono un paesologo ipocondriaco, cioè uno che utilizza la concentrazione nevrotica sulla propria malattia per spostarla sulla malattia dei paesi. Ne viene fuori una capacità di dare attenzione alle cose e a me stesso in mezzo alle cose. Una sorta di antropologia soggettiva. La paesologia non sarebbe possibile senza la paura della morte e la paura della morte forse non si sarebbe insediata in me in modo così stabile se avessi vissuto in altri luoghi. Alla fine in me ci sono solo due cose: il paese e la morte. Dalla loro adiacenza nasce ogni cosa, anche la strana lietezza che mi fa scrivere a oltranza e che rende beato pure lo sgomento.

lunedì 15 giugno 2009

Elisir d'amore per ......un uomo buono ,coerente e giusto.

" In ogni uomo sonnecchia un'infinità di cose; ma non è lecito svegliarle o ricordarle senza una ragione. E' terribile, infatti: tutto l'uomo risuona di echi e altri echi, e mai un' eco si trasforma in una voce vera."
Elias Canetti
....grazie di tutto I V A N !




Elisir d'amore per .......lo 'spettro' di Marx.

Un 'nuovo spettro' si aggira per l'Europa e si ammanta di dogmatismo e intolleranza.
"Lo sanno tutti, sappiatelo bene, il marxismo è morto, e Marx con lui, non c'è più motivo di dubitarne"..... e sopratutto di averne paura.
E' in voga un triste refrain : " il cadavere si decompone in un posto sicuro, che non ritorni più, viva il capitale, viva il mercato, sopravviva il liberalismo economico!"
Esorcisti e scongiuri sono al lavoro da molto tempo ed ora i nuovi medici della crisi ricorrono al suo aiuto non sapendo più che pesci pigliare.
Bisogna parlare al suo 'fantasma' o del 'fantasma' dal momento che nessuna etica, nessuna politica sembra ormai possibile,pensabile e giusta.
Mi piace molto ricordare in questo frangente quel che disse W. Allen:
"Dio è morto
Marx pure e
...anche 'io'
non mi sento tanto bene!"





Se Marx seduce la destra
di Barbara Spinelli
Anche le destre - forse soprattutto le destre - guardano d’un tratto a Karl Marx in altro modo: l’odierna crisi economica somiglia non poco al «continuo stravolgimento dei rapporti consolidati», alla «continua evaporazione di quel che è solido», descritti dal filosofo nel 1848. Il padre del comunismo fantasticò il riscatto di una sola classe, e fu funesto, ma la descrizione era realista, tutt’altro che fantasiosa. È vero che la borghesia tende a rispondere alle crisi «provocando crisi sempre più generalizzate, più distruttive, e riducendo i mezzi necessari a prevenirle». È vero che «la moderna società borghese è come l’apprendista stregone, incapace di controllare le potenze sotterranee da lui stesso evocate». È vero che essa «ha spietatamente strappato tutti i variopinti vincoli feudali che legavano l’uomo al suo superiore naturale, e non ha lasciato fra uomo e uomo altro vincolo che il nudo interesse, il freddo "pagamento in contanti". Ha affogato nell’acqua gelida del calcolo egoistico i sacri brividi dell’esaltazione devota, dell’entusiasmo cavalleresco, della malinconia piccolo-borghese. Ha disciolto la dignità personale nel valore di scambio e al posto delle innumerevoli libertà patentate e onestamente conquistate, ha messo, unica, la libertà di commercio priva di scrupoli». È vero infine che il capitalismo sormonta spesso i mali coi veleni che li scatenano: tra essi, «l’epidemia della sovrapproduzione». Il Capitale è di moda da qualche tempo.


domenica 14 giugno 2009

Elisir d'amore per .........E N R I C O B E R L I N G U E R

Dopo Berlinguer facciamo fatica a porci domande vincolanti sulle questioni della condotta morale e politica della vita, personale o collettiva chi siano.
L’etica e la politica sono regredite allo stadio di “scienze tristi”, nel migiore dei casi si possono produrre disperse ed aforistiche “meditazioni della vita offesa” o peggio esprimere opinioni sconcertate sulle azioni pubbliche o private di Berlusconi........
"mala tempora cucurrunt!"





“Pensavo a quel palco di luglio, che a Roma ti avevo abbracciato…

Questa mattina che
leggo (male) Eluard proprio
dove dice: “Non verremo alla meta ad uno ad uno, ma andremo a due a due”
e chiamo per nome ragazzi
che non sanno né greco né latino,
ma che me ne importa:
e questa mattina che solo da
ieri ha smesso di piovere e
ho visto mia figlia, ho cantato
due ore a Piacenza e mentre tornavo
pensavo a quel palco di luglio,
che a Roma ti avevo abbracciato;
questa mattina mi sono fatto il conto
di tutti gli amici di tutte
le antiche compagne, le volte
che ho fatto l'amore le
volte che non mi sono
venduto, che ho detto di no
che ho scelto anche male,
la barca più lenta però
dove il vento ti entrava
fin nelle narici: il conto
di quando non si può ascoltare
qualcuno, e ti spacca il cuore
di leggere, vedere, subire
addormentati, paninari annoiati,
schifezze d’uomini senza
sorrisi, sguaiata risata
di questi impotenti meschini
col sesso che ha forma
del loro manubrio di moto e
sogni che il tempo va via:
per un attimo, questa mattina,
Enrico, mi sono sentito così
orgoglioso della mia vita
e così improvvisamente solo”

[Roberto Vecchioni]

Elisir d'amore per ......un viaggio che comincia.

......C A I R A N O 7X
è vicino
prepariamoci con il cuore leggero e la mente libera .....
" leggera e piana"..........
come questa spendida e melodiosa sonata......


Brendel plays Beethoven Piano Sonata No.8 in C Minor, Op.13 - 2. Adagio cantabile



ormai mancano pochi giorni a cairano7x

è importante che le persone che verranno portino i loro figli.

lo ripeto per l’ennesima volta. la miseria spirituale che sta conquistando tutto.

la vita vile si combatte mostrando ai nostri figli persone belle e appossianate.

a cairano ce ne saranno tante.

noi siamo in festa e ci dispiace per voi che siete tristi (direbbe un cantante che non ricordo).

ci dispiace anche per chi continua a disertare il blog e a rimanere fedele all’irpinia rassegnata ai suoi fallimenti.

noi abbiamo già svoltato. cairano 7x è una terapia ottima per gli sfiduciati, per i diffidenti.

venite e vedrete che la meraviglia abita ancora in questo mondo.

armin

Elisir d'amore per ......"el desierto" del Formicoso.



Los laberintos

que crea el tiempo,

se desvanecen.

(Solo queda

el desierto.)

El corazon

fuente del deseo,

se desvanece.

(Solo queda

el desierto.)

La ilusion de la aurora

y los besos,

se desvanecen.

solo queda

el desierto.

Un ondulado

desierto.

(F.G. Lorca, Poema de la Siguiriya Gitana,1931)
dal blog di elda martino

sabato 13 giugno 2009

Elisir d'amore per .....un grande preludio a Cairano





" Non è causata- la bellezza- ma è-
inseguila, ed essa cessa-
non la insegui, e sta ferma-

Afferra pure le ondate

nel campo- quando il vento
vi passa le sue dita-
la divinità farà in modo che
tu non ce la faccia-
E. Dickinson.

giovedì 11 giugno 2009

Elisir d'amore per .........il Formicoso.



lettera aperta al presidente sibilia


Caro Presidente della Provincia,

lei in questo momento è l’uomo più potente dell’Irpinia. Oltre a essere presidente della provincia è anche senatore appartenente alla maggioranza di governo. Dunque è l’unico irpino che in questo momento può far comprendere al presidente Berlusconi che la nostra provincia non vuole più i rifiuti dal resto della Campania: la discarica di Savignano è già stracolma perchè ha assorbito in grandissima parte rifiuti provenienti da altre province.

Caro Presidente le chiedo di incontrare quanto prima Berlusconi e di fargli capire che la discarica di Andretta è un errore. Non s’è mai vista in nessun porsto del mondo una discarica a quasi mille metri d’altezza, al centro di un parco eolico e a pochissima distanza da una diga che dovrebbe dissetare milioni di persone.

La discarica di Andretta è nel cuore dell’Irpinia d’Oriente. Noi per questa parte dell’Irpinia abbiamo il sogno di realizzare un parco della cultura e dell’ambiente, un luogo dove sperimentare un altro modo di vivere e di produrre.

Per questo motivo dal 22 al 28 giugno a Cairano, a pochi chilometri dal luogo della discarica, ci sarà il più grande evento culturale che l’Irpinia abbia mai prodotto e sicuramente uno degli eventi più importanti dell’estate culturale italiana: per spiegare di cosa si tratta terremo una conferenza stampa ad Avellino martedi 16 giugno alle ore 11 presso la biblioteca provinciale.

Noi della comunità provvisoria, organizzatori dell’evento cairanese, non saremo mai invitati a Napoli per spiegare le ragioni per cui la discarica è assurda. Speriamo di ricevere un suo invito a Palazzo Caracciolo.

In attesa di un suo cenno di risposta, cordiali saluti da Franco Arminio

Elisir d'amore per ........la dignità di Veronica Lario.

Che i potenti facciano tante sciocchezze non può più stupire. Che nonostante il loro catastrofico fallimento ci sia ancora gente che continua a crederli e cerca di farsi largo per arrivare al potere, è inconcepibile.
Dove si va a trovare tanta stupidità, per aspirarvi,avendo esempi così incresciosamente mostruosi e patologici?
E come è possibile mentire a se stessi,continuare a mentire ai cittadini, a dispetto di tutto ciò che è accaduto?


di Veronica Berlusconi
«In queste settimane ho assistito in silenzio, senza reagire mediaticamente, al brutale infangamento della mia persona, della mia dignità e della mia storia coniugale.
Certo è che la verità del rapporto tra me e mio marito non è neppure stata sfiorata, così come la ragione per cui ho dovuto ricorrere alla stampa per comunicare con lui.
Certo è che l’Grassettoho sempre amato e che ho impostato la mia vita in funzione del mio matrimonio e della mia famiglia».


11 giugno 2009

e Lui cosa dice?

«E adesso scusatemi ma devo scappare via perché sto combinando il matrimonio tra Noemi e quell'avvocato inglese, come si chiama...? Ah sì, Mills...». Con questa battuta il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, si è congedato dall'assemblea di Confartigianato. «E naturalmente - aggiunge il premier - porterò in dono un'offerta di un viaggio di nozze sugli aerei di Stato. Naturalmente a gratis...». La battuta di Berlusconi ha suscitato le risate della platea e qualche applauso.

Vergogna!!!! anche per i sudditi plaudenti.......

Elisir d'amore per .........una storia diversa.

La storia siamo noi”

La storia non è un fiume esterno all’uomo, non è il fiume di Eraclito che all’inizio della nostra storia mentale, molti secoli prima della venuta di Cristo, ci ammoniva sulla necessaria unicità e contemporaneità delle nostre azioni con la frase “non potete bagnarvi due volte nello stesso fiume”.
La storia siamo noi con le nostre partecipazioni mentali, sentimentali, umorali. Tutto dipende da come noi volontariamente ci collochiamo all’interno di questo orologio. Abbiamo un improcrastinabile impegno con le cose, con le persone , con la vita e non ci è dato nasconderci.
La storia è fatta di cose semplici “piatto di grano”, non “bombe atomiche”, “nazionalismi”, “imperialismi”, “guerre politiche, economiche e di religioni”.
Le guerre sono non storia, momenti in cui il mondo si ferma, non vive , non ama, odia…non corre. Elabora e pratica sentimenti negativi, educa all’odio e alla paura per la diversità. E’ un tragico e duro momento di incomprensione, di fatalità. L’uomo non coincide col tempo, non cerca di assecondarlo o rallentarlo; non si riconosce ,si smarrisce. E’ uno sbandamento, un momento in cui pochi decidono per i molti.
Questa non è storia.
La storia è scrtta nelle rughe,nelle mani e ne cuore di questo di questo cairanese umile ma ricco di umanità e cultura.
Da lì con l'umiltà e la cultura vogliamo cominciare una storia diversa per noi eper l'Irpinia.



tutti gli eventi di cairano sono a ingresso libero. in cambio la comunità provvisoria chiede a chi viene da fuori e ne ha voglia di portare un libro e di regalarlo. vogliamo formare una piccola biblioteca, fatta di libri amati dalle persone che amiamo.

faremo anche un banchetto di vendita. ogni autore può portare libri, dischi, riviste e altro materiale.

io porto tutti i libri di cui dispongo, a partire da “vento forte tra lacedonia e candela” che proprio in questi giorni è arrivato alla terza ristampa.

cairano sarà anche l’occasione di scambiarsi doni e di praticare forme di baratto. chi porta un vassoi di dolci magari se ne va via con un caciocavallo….

dobbiamo sempre ricordarci che il nostro non è un festival come se ne fanno tanti in italia, ma una sperimentazione di un nuovo modo di vivere. spero che nessuno si adombri se gli orari slitteranno e se cambieremmo i programmi a seconda del clima che si crea e delle presenze.

armin

mercoledì 10 giugno 2009

Elisir d'amore per .....la nuova politica per.... il "Formicoso"

......politica culturale e formicoso

cairano 7x è un grande esempio di politica culturale in un provincia in cui la politica non ha mai pensato alla cultura.

noi andiamo avanti per la nostra strada. non rimpiangiamo chi ha perso e non ci accodiamo a chi ha vinto.

facciamo e faremo cose diverse da quelle che fa la politica ufficiale, ridotta sempre più ad affare di poltrone e uffici.

oggi sono stato a vedere la discarica di savignano. è impressionante quanta immondizia sia arrivata in pochi mesi in quella bellissima zona. mi è venuto da piangere.

fra poco secondo i loro calcoli dovrebbe toccare al formicoso. noi continueremo ad opporci. cairano 7x serve anche a questo, a dire che vogliamo il parco dell’irpinia d’oriente e non un modo barbaro di gestire i rifiuti.

armin


Domenica sulla rupe della bellezza e del silenzio di Cairano….lontano dal ‘ciarpame ‘ politicista e servile ho sentito una antipatia per i grumi,tutti grumi : evitare che prendono possesso delle menti, dei cuori .Mi sono sentito di fronte alle macerie di questi impeti dell’anima non necessariamente orfano,solo o sperduto.Sentivo naturalmente estranei e con diffidenza gli impegni militanti, gli avvenire messianici,la stessa speranza stessa che dà le ali al pensiero e ai progetti con presunzioni palingenetici.
Bisogna evitare altresì i cosidetti “totalitarismi molli”, “il totalitarismo dell’indifferenza”, “ l’integralismo del pensiero che torna ad essere non solo unico ma unanimistico, trionfatore e inaccessibile alle correzione e ai dubbi.
Lo spegnersi delle antiche passioni non è di per sé una maledizione.Abbiamo altre passioni,fantasie ,sogni e speranze da alimentare e le abbiamo ricevute in dono e gratis nelle vie di Cairano e sulla rupe che ne è il suo ‘tabernacolo’.
Compito della democrazia liberale è ritrovare il gusto di ‘dividere e separare’ quel che tende a divenire un Tutto non frazionabile, raggrumato.
La distinzione bellicosa o rancorosa fra amico e nemico, che secondo C. Schmitt è condizione della politica non si esprime di fronte ai vuoti delle vecchie ideologie totalizzanti e non trova facili sostituti in slancio e impegno.
Cairano e noi possiamo essere il nuovo e il diverso di cui ha bisogno la notra terra d’Irpinia a patto di essere consapevoli che nella nostra “comunità provvisoria “ Cacciato dalla porta, il normale conflitto politico rientra dalla finestra in veste mutata : non sotto forma di reciproco rispetto delle ‘pluralità’ – di contratto sociale che disciplini i contrasti e li renda compatibili con l’idea laica di un bene colettivo – ma sotto forma di diritto alla ‘differenza’ biologica ,di genere ,religiosa ecc.
Non bisogna perseguire ‘armonie forzate’, ‘mitiche fusioni degli animi degli individui’.
Resistere al grumo o ai grumi è posibile, sempre che la politica ritrovi sé stessa e la sua natura asocievolmente sociale, come la definiva Kant.
Il PRINCIPIO DI INCERTEZZA E ESPERIENZA DELL’ERRORE
Politica secolarizzata senza la perdita di una sua certa ‘sacralità’
“L’essere umano non ha senso, ma il senso gli è necessario per vivere”
Questa è il senso che vogliamo e cerchiamo di dare alle nostre idee,sentimenti,passioni e azioni che mettiamoin campo a Cairano per la nostra comunità e per l’Irpinia.
mauro orlando


Elisir d'amore per .......un biblioteca dell'anima.





COUNCIL "il nuovo sentiero"

Appuntamento fuori rotta: la biblioteca dell'anima

22 giugno alle ore 04.00 sulla rupe di Cairano (AV)

......considerate che l'alba è prevista per le ore 5,35) ma il council prevede l'inizio durante la fase notturna per arrivare e finire nel nuovo giorno.

Perchè il 22 giugno?

Per due ordini di motivi il primo che il 21 giugno è il Solstizio d'Estate (Nel giorno più lungo dell'anno il sole sorge alle 5.35 e tramonta alle 20.49. Il giorno dura 15 ore e 14 minuti. Alle ore 13.00 dell'ora legale attualmente in vigore il Sole raggiunge il punto di massima elevazione sull'orizzonte. L'altezza raggiunta dalla nostra stella dipende dalla latitudine del luogo di osservazione.) il secondo è che è alla "vigilia di due eventi importanti" quello della Comunità Provvisoria e quello del Raduno Nazionale di Clown Dottori a Flumeri, da cui stanno partendo credo nuovi sentieri di vita.

Perchè fare un council all'alba?

L'Alba è sempre l'inizio di un nuovo giorno. E' ad Est ed è qui che si apre "il nuovo sentiero", ma prima dobbiamo guardare ad Ovest: il buio; la Morte, per scendere a patti con essa e poiché abbiamo affrontato la nostra morte e non la temiamo più, non avremo d’ora in poi più paura della vita riuscendo a non sentirci più colpevoli di essere felici e divertirci e quindi saremo pronti ad incamminarci insieme nel sentiero della luce verso Est per accogliere la nostra nuova vita, nell'equilibrio e nell'armonia.

Perchè Il nuovo sentiero nasce con la luce del sole?

La nostra vita è il Nulla. E' pura energia. La luce è l'energie della terra. Il sole è il centro di questa energia vitale.


Questa è la più importante scoperta scientifica degli ultimi anni? No!

E' quello che già molte antiche culture conoscevano i Maya, gli Egizi, gli Orientali, in molti Testi Sacri occidentali anche se andrebbero riletti tutti oggi alla luce di questi "nuovi punti di vista", e ci sono molte persone che già l'hanno fatto, per comprenderne meglio il loro significato, non separando più ma unificando. La stessa scienza e le religioni negli anni hanno separato ciò nel mentre oggi finalmente si cewrcando di rendere conosciuto lo sconosciuto che è in ognuno di noi.

La vita quindi non è il risultato di funzioni fisiche come comunemente si crede, ma è la causa. Ed è per questo che la vita non finisce quando cessano le funzioni corporee alla morte, ma piuttosto la funzione corporea si arresta quando la vita lascia il corpo.

La semplice osservazione del ciclo dell'acqua specialmente nella nebbia di irraggiamento del mattino, nelle prime ore dell'alba, ci può far comprendere meglio come il ciclo della vita è perpetuo. L'acqua di un lago sale in vapore e con il calore della luce solare scopare nell'atmosfera salvo ricomparire più in lato come "nuvole senza forma" e successivamente come gocce di pioggia ricadere nel lago. Il freddo (la morte?) rende corpo determinato l'acqua, il sole la luce la trasforma in etereo e pemanente.

martedì 9 giugno 2009

Elisir d'amore per........"un incantamento"


.......una dichiarazione d'amore per i colori,ilvento, gli odori,la terra ,le piante ,gli animali e le persone di ......
C A I R A N O 7X

dal 22 al 29 giugno




meraviglie d’irpinia


chi vuole vedere quanto è bella l’irpinia
vada sul breggo a greci.
un giorno di giugno è perfetto,
diciamo un tardo pomeriggio.
di solito non c’è nessuno
i paesi lontani non mostrano
le ferite che vedi da vicino.
andateci da soli o in due.
abbiate cura di stare zitti,
in fondo poco conta
che siate felici o afflitti, lasciate
fare al paesaggio, guardatelo
senza badare al tempo che passa:
il tempo passato sicuramente
è stato speso peggio.
il mondo da ogni parte ormai si scuce
ma l’irpinia ha queste meraviglie:
la rupe di cairano, il loggiato di bisaccia,
trevico, senerchia, monteverde…
le grandi impalcature del silenzio
e della luce.

lunedì 8 giugno 2009

Elisir d'amore per .........un anticipo di meraviglia e bellezza.




la bellezza che sta arrivando
C A I R A N O 7X

dal 22 al 29 giugno

ieri il paesaggio era veramente magnifico. e poi in certi luoghi c’è sempre tempo per i dettagli: la visone del gatto per me è stato il fuoco della giornata…spero che gli amici di cairano facciano il miracolo di rendersi conto che fra pochi giorni saranno per la prima volta nella loro storia un posto importante, un posto che fa storia….cairano era irrisa dai paesi vicini come sinonimo di arretratezza, adesso è la capitale di tutto e di tutti.
oggi luca dovrebbe licenziare il programma in maniera definitiva e tutti possono cominciare a farlo girare.
le copie in stampa a cura di vittorio dovrebbero essere pronte venerdì.
non abbiate paura della bellezza che sta arrivando….
armin

oggi sulla rupe

Oggi la terra era felice
la terra che si vede da Cairano
pale eoliche paesi in mezzo al grano.
Una terra tenera come di velluto
e poi l’acquerello di un gatto
col muso in mezzo al cielo.
armin
p.s.
vorrei ricordare a tutti che non stiamo organizzando un festival per far sfilare i campioni. siamo a cairano per quel gatto, per quel paesaggio. non pensate alle cose che ci sono in giro, non dobbiamo farne una copia in salsa irpina, dobbiamo costruire una settimana che non sia troppo rumorosa, tutta giocata in quel che passa nelle nostre teste, dobbiamo guardare, guardare la meraviglia che ci circonda, la meraviglia che è anche in tanti di voi.

Elisir d'amore per ........un risveglio meno preoccupante.



Ci siamo addormentati in un incubo

........ci siamo svegliati in un sogno.



".......Qualcuno ha autorevolmente scritto che il momento dell’intuizione o intelligenza creativa è uno degli eventi più misteriosi e controversi della natura umana, soprattutto quando avviene nel sonno.
Al nostro insonne e infaticabile Cavaliere era sempre più spesso capitato di andare a letto ,ormai all’alba,con molti problemi assillanti e contraddittori e scoprirne la soluzione o il modo per superarli o smentirli, senza troppo sforzo, il mattino dopo un sonno ristoratore e produttivo.
E scoprì ,suo malgrado , che il tutto non dipendeva dai “buoni consigli” dei suoi zelanti e proni collaboratori o dalle inadeguatezze acide o sarcastiche dei suoi detrattori o avversari e meno che meno da sue particolari doti volontaristiche o intellettive, ma di fatti realisticamente o visionariamente accertati e che non si trattava solo di una credenza senza basi nella realtà ma che aveva dalla sua parte riscontri consistenti e concreti.
Sempre più intimamente si andava convincendo che la sua migliore creatività si liberava durante il ,se pur ridotto, riposo e la sua intensa e straripante attività onirica.
E come suo costume ripetè ciò che aveva fatto quando decise di farsi Cavaliere errante : si peritò di conoscere tutta la letteratura di riferimento che più recentemente era stata prodotta ed elaborata su tale argomento o problema.
Un caso esemplare in cui il sonno portò consiglio innescando quel fenomeno elusivo ed imprevedibile che è l’intuizione scientifica è quello del chimico tedesco che August Kekulè che in sogno ebbe la visione della struttura chimica del benzene danzare davanti ai suoi occhi: “come un serpente che si morde la coda”.
Anche la teoria chimica degli impulsi nervosi del neurologo e premio Nobel tedesco Otto Loewi maturò nel trascorso notturno tra un sogno e l’altro. Dopo un risveglio da una notte turbata e creativa scarabocchiò su dei fogli occasionali una formula incompresa e indecifrabile ad una superficiale e distratta rilettura da sveglio. Solo la notte successiva , svegliatosi una seconda volta da un sonno turbato ed intenso , si riscoprì inspiegabilmente lucido e creativo con in testa l’esatta idea della sua teoria e corredata da tutti i dati analitici ed empirici del suo esperimento.
E scoprì che anche il famoso chimico russo Mendeleef scoprì nel sonno e non da sveglio la disposizione dei 63 elementi allora conosciuti in una Tabella in base al peso atomico e alle sue proprietà.La ossessionante ‘Tavola’ che il burbero e severo prof. di Chimica al Ginnasio costrinse la sua giovane e flessibile intelligenza e memoria ad un primo estenuante e pericoloso esercizio con risvolti onirici non sempre tranquilli e gratrificanti in riferimento ad una adolescenza contrasseganta da spiccate e confuse esigenze fisiologiche di diversa natura..
I riscontri si trovavano anche nel campo strettamente della creatività artistica , fatto che lo iniziarono nella convinzione sempre più ostinata col tempo del sottile e labile confine da attribuire al campo della finzione e a quello della realtà.
Lo strano e accattivante caso del Dottor Jekyll e Mr Hyde per la stessa ammissione di Stevenson si materializzarono durante e subito dopo un sogno.
Una genesi analoga riguarda la scrittura del poema epico Kubla Khan di Coleridge e la creazione della conturbante sonata per violino “Il trillo del diavolo” del compositore settecentesco Tartini.
Gli esempi nel merito dei cosidetti moderni si rivelò un pozzo senza fondo , fatto che lo indusse a non prendere in considerazione di sviluppare la ricerca sino agli albori della civiltà semitico-cristiano-greco-romana dove il contrasto tra il Mitos e il Logos si era costruito più sulla reciprocità che sulla esclusione".
Dal Diario intimo dell' "anonimo del postribolo"

sabato 6 giugno 2009

Elisir d'amore per ........una bella 'via di fuga'.

Oggi a Foggia
la politica era tutta sparsa per terra
calpestata da scarpe e ruote.
Non c’è scena migliore per capire
dove siamo arrivati. Non c’è bisogno
di aspettare i risultati.
Non possiamo più arrangiarci
pensando all’arte,
non possiamo difenderci
nemmeno con l’amore.
Noi dobbiamo sfondare questo mondo
di menzogne e carte.
armin



......in fuga dallo spettacolo raccapricciante del 'clientelismo politicista' da mercato delle vacche senza idee e senza cuore..........................per fortuna oggi vado a
C A I R A N O !!!!!!
Non spetta a noi fare piani economici per assicurare reddito agli abitanti presenti e futuri di queste zone, ma la natura anche politica di Cairano 7x non sfugge a nessuno.
Ne discuteremo dal 22 al 28 giugno e nei mesi successivi. La musica, la poesia, il teatro, l’arte, non sono svaghi momentanei, ma strumenti per rifondare una nuova percezione del mondo e anche un’altra economia.
Cairano 7x vuole offrirci e offrire un’esperienza di una comunità provvisoria, forse l’unica possibile in questa stagione di autismo corale. Speriamo che la settimana di giugno e tutto il lavoro che seguirà possa far capire ai politici che questi territori hanno bisogno di essere considerati non luoghi vuoti da riempire d’immondizia. Non pensiamo nemmeno che la soluzione sia attraversare le terre di mezzo con l’alta velocità. Non siamo paesanologi, non nutriamo nostalgie dei paesi com’erano una volta. Ci sporgiamo verso il futuro partendo da una fonte che sia solo nostra. Siamo stufi di pensare a questi luoghi con le categorie degli altri. Non cerchiamo turisti, ma nuovi residenti. E si verrà in questi luoghi non solo per lo loro bellezza, ma perché qui si può sperimentare un diverso modo di vivere, lontano dall’affollata insolenza dei centri urbani.

1.Cairano guarda a sud dalla sua rupe. È un paese dove sono rimasti trecento abitanti. Alla fine di giugno, quando ad occidente c’è più luce, Cairano7x è una settimana per parlare e ascoltare, per guardare, per stare in silenzio, da soli o insieme agli altri.
Leggi il seguito di questo post »

Elisir d'amore per ........un visionario realista.

“ che fine ha fatto la borghesia?






.....L’idea potrebbe avere un senso oggi se si riuscisse a partire dalla riflessione sull’uso attuale di due parole a lungo dimenticate ed ora addirittura abusate : il termine “liberale” ( e “illiberale”) e il termine “borghesia” in una riunione 'plenaria' della Confindustria. Di fronte al rifiorire scomposto ( e improprio) di questi concetti è parso utile da una parte valutarne la correttezza interpretativa, tenendo conto delle impronte storiche, dall’alttra verificarne la attualità nei caratteri propri del nostro tempo.
In un paese che ha avuto poca borghesia e talvolta una sorta di ceto medio impaurito e disposto a sostenere rassicurazioni politiche illiberali ed aventurose, si profila una nuova borghesia 'berlusconizzata'?
La questione borghese è più antropologica che politica o sociale in quanto nel concetto di borghesia c’è qualcosa che va oltre il sociale e la classe.Oggi la borghesia è uno stato d'animo di un vittoria infelice e impaurita del capitalismo globale che non può essere interpretato da attori tragici ma da commedianti strapaesani e da furbi buffoni.
In platea ,un ceto medio il cui senso non sta nella sua composizione sociale o funzione politica da "coscienza infelice",ma da ruolo di spettatore-naufrago non pagante
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Il voto: un diritto di ‘non nascondimento’ e di consapevolezza.


La vita politica è ambito della competizione , dello scontro, del conflitto (pòlemos e non solo pòlis). Vale a dire che all’interno di un territorio definito , di una comunità politica organizzata, molteplici possono essere le esigenze, le intenzioni, le opinioni, i pensieri e le volontà del governare. Tutto ciò sta a significare , insomma, che la vita politica è soprattutto e comunque lotta politica. E senz’altro competizione, che però si basa sul fatto che ogni parte porta dei propri argomenti, dei propri convincimenti, dei propri ideali, a proprio favore e in contrasto con gli altri.
Una filosofia politica personalmente potrebbe comunque essere utile a uno specifico e definito compito: quello di elaborare e ricordare a tutti quali sono i criteri definitivi o generali rispetto i quali è effettivamente possibile governare tutte le parti della “pòlis” o della società e renderle “ottime”.
Esempi di “città ottima” di “stato ottimo”, di “comunità ottima” è la Repubblica di Platone nella filosofia politica antica o classica al di là del fatto che sia realizzata o sia realizzabile.
Anche per le Costituzioni moderne vale il principio che ciò che è ottimo in assoluto può essere pessimo in realtà.
Ogni pensiero politico è , in realtà il modo umano per giungere alla filosofia politica e non viceversa.
Aggrapparsi tenacemente alle grandi e personali convinzioni politiche o alle idealità forti rischia ,però, di allontanarci dalla politica e ci può portare anche a ragionare nella ipotesi di una possibile perdita di contatto con la vita politica nel suo farsi “sangue e carne”.
Queste ed altre considerazioni ai margini di quello che è avvenuto ,purtroppo, in Irpinia ed in Campania a ridosso delle candidature delle prossime elezioni e nella traumatica per me e tragica per gli irpini interruzione o rinvio del processo di costruzione del PD.
Le elezioni ,normalmente, sono state di fatto di per sé un rischio di rappresentare una semplice occasione o elemento di circolazione di ceto politico in lotta per il potere locale o nazionale nelle varie articolazione dello stato o delle istituzioni.
La disgregazione dei partiti di massa a base identitaria mette in conto il rischio della trasformazione della loro macchina organizzativa autoreferenziale in una macchina di personalismi localistici, di capi attorniati da fedeli che attendono prebende in cambio di fedeltà,di tutte le forme di clientele individuali e sociali,dei familismi e amicalismi premoderni e prepolitici, delle strumentali identità territoriali a base etniche o culturali ecc ecc.. Anche per evitare o esorcizzare questa recessiva e regressiva eventualità politica si era pensato e progettato il Partito Democratico. Il caso irpino dal mio punto di vista rappresenta una sciagurata convergenza del peggio del possibile. E ora siamo precipitati individualmente e colettivamente ad una sorta di “prestatualità premoderna” dove la lotta per il potere di “piccola casta” marginale e periferica diventa più furiosa , tribale, familistica,clientelare e , fatto più grave , priva di rispetto e di mediazioni culturali che non facciano ricorso ad un fondamentalismo politico identitario e personalistico.Questo non avvicinerà il cittadino irpino alla politica responsabilizzandolo consapevolmente alla democrazia ma lo costringerà alla pratica personalistica di essa. Invece di un passo avanti ne abbiamo fatto due indietro promuovendo ,di fatto , una sorta di “strabismo della rappresentanza che può unire solo nella contrapposizione personalistica anziché nella proposizione culturale e politica. La lotta personalistica non ha mai consentito di perseguire il bene comune , la responsabilzzazione della soggettività politica e della cittadinanza ,del diritto alla scelta consapevole ed attiva della rappresentanza e ,fatto più grave , il possibile riciclo o recupero di “una riserva di lusso” ad incastro variabile e in astinenza di potere a discapito della promozione e la crescita di una nuova,intelligente e capace classe dirigente libera e responsabile anche in Irpinia e in Campania . Una sorta di “tutti casa” senza coerenze praticate e identità autenticamente vissute ma solo per vecchie e pregresse e consumate amicizie nel tempo e nelle consuetudini e riciclate solo “ad usum Delphini”.Per fare tutto ciò si rimettono in campo le desuete e vecchie categorie della appartenenza politica e delle storie personali, delle divisioni territoriali per ceto politico e non per progetti coerenti, e “il richiamo della foresta” e delle premoderne categorie politiche che si coniugano intorno al conflitto amico-nemico.
Il laboratorio di idee e ragionamenti per la costruzione del PD anche in Irpinia pensava ad una esperienza politica individualizzata e personale “di nuovo conio” con questa precipua pretesa : farci esprimere per quello che siamo e che vogliamo veramente in modo riflessivo, attivo, consapevole e responsabile.
Abbiamo concretamente sperimentato di persona che la politica può esser in grado di esprimere la nostra ‘individualità’ nella comunità sottraendoci alle appartenenze strumentali, al rifiuto, o al nascondimento , alla visibilità e alla comunicazione con gli altri ,privilegiando e reclamando prima di tutto il rispetto e la non manomissione oligarchica ,autoritaria e personalistica dei diritti fondamentali del nostro agire politico.
Ma tutto non è ancora perso . E allora perché la politica ,ancora una volta, si possa rivelare capace di farci esprimerci nella nostra più intima individualità sociale ,lo si può desumere proprio prendendo in esame e nella giusta e relativa considerazione l’atto politico per eccellenza, l’essenza dell’atto politico : il voto.
Bisogna ammettere che oggi, drammatizzando un po’ il tutto, gran parte della politica fluisce sul voto e rifluisce a partire dal voto. Il voto è nonostante tutto l’elemento fondativo della politica. “Tutto il resto è noia”.E’ molte chiacchiere e sofisticherie, agitazione passionale, movimento ancestrale, ma è là , nel voto, che tutto viene ripresentato nella sua forma politica nel segreto della cabina e della propria coscienza politica. Ebbene se questo è vero – e questo è l’unica cosa cui ci metto la mano- allora facciamo che il voto debba o riesca ad esprimere veramente tutto noi stessi , i nostri progetti concreti ,i nostri sogni e le nostre idee democratiche .
Nel seggio elettorale è la politica, o meglio il nostro vero io che la politica, appunto, pretende di esprimere che deve emergere .Nell’atto del voto, si stabilisce un nesso essenziale tra la politica e ciò che ciascuno di noi è al di là dei legami amicali o familistici ma per il bene comune collettivo. Per questo ritorno a dire: la politica esiste per quello che è, con tutta la sua potenza e i suoi limiti, prima di tutto perché mette in gioco noi stessi, sempre e comunque.
Quindi è ciascuno di noi che anche con il suo voto la crea o la ricrea, la fortifica e ogni volta la rilancia e gli dà senso. Anche nella sue forme concrete inadeguate, inattuali o degenerate.
Una cosa posso aver capito con piena consapevolezza in questa ultima esperienza politica e nella convulsa e contraddittoria esperienza di costruzione del PD in Irpinia: nell’identificazione tra ciò che ciascuno è in se stesso e la politica “in carne ed ossa” sta l’elemento di continuità e di conflitto assieme della politica moderna e contemporanea con la politica classica e antica o ,d’altro canto, della politica del realismo ‘effettuale ,pragmatico e riformatore ” contrapposto a quella delle idealità radicali e delle identità solo e comunque fondamentaliste.
Perdonate la franchezza ma è la sola cosa che mi rimane e che ritengo utile politicamente in questo momento delicato e difficile per gli irpini.

Mauro Orlando

Andare a votare guidati dalla ragione

Aldo Schiavone, la Repubblica