lunedì 1 giugno 2009

Elisir d'amore per .......la libertà di informazione.




Il nuovo volto del potere
Giuseppe D' Avanzo

la Repubblica 01-06-2009

Si sta dispiegando, sotto i nostri occhi, una tecnica della politica moderna che dovrebbe aprire gli occhi a coloro che, con sguardo accigliato e infastidito – anche nella sinistra – hanno liquidato il "caso Berlusconi" come gossip sconcio, di cui «non se ne può più». La faccenda, al contrario, è di grande interesse politico perché è venuta alla luce nel discorso pubblico, e nel cuore stesso della destra, la domanda se sia appropriato selezionare le classi dirigenti del Paese tra le giovanissime amiche del capo del governo e soltanto in virtù della loro affettuosità con il premier. L´affare interroga, con ogni evidenza, la qualità dello spazio democratico: il premier può, e fino a che punto, ingannare impunemente l´opinione pubblica mentendo, in questo caso, sulle candidature delle "veline", sulla sua amicizia con una minorenne e tacendo lo stato delle sue condizioni psicofisiche? Non è sempre una minaccia per la res publica la menzogna? La menzogna di chi governa non va bandita incondizionatamente dal discorso pubblico se si vuole salvaguardare il vincolo tra governati e governanti?ll "caso Berlusconi" svela da oggi anche altro e di peggio. Ci mostra il dispositivo di un sistema politico dove la menzogna ha, non solo, un primato assoluto, ma una sua funzione specifica. Distruttiva, punitiva e creatrice allo stesso tempo. Distruttiva della trama stessa della realtà; punitiva della reputazione di chi, per ostinazione o ingenuità o professione, non occulta i "duri fatti"; creatrice di una narrazione fantastica che nega eventi, parole e luoghi per sostituirli con una scena di cartapesta popolata di fantasmi, falsi amori, immaginari complotti politici.E´ stato per primo Silvio Berlusconi a muovere. Si scopre vulnerabile nelle condizioni di instabilità provocate dalle parole della moglie («frequenta minorenni», «non sta bene») e fragile per la sua presenza nella peggiore periferia di Napoli a una festa di compleanno di una minorenne. E´ dunque costretto a mostrare, senza finzioni ideologiche, il suo potere nelle forme più spietate dell´abuso e della pura violenza. E´ già un abuso di potere (come ha scritto qui Alexander Stille) in un pomeriggio di autunno telefonare, da un palazzo di Roma e senza conoscerla, a una ragazzina che sta facendo i compiti nella sua "cameretta" per sussurrarle ammirazione per «il volto angelico» e inviti a conservare la sua «purezza». E´ un abuso di potere ancora maggiore imporre ai genitori della ragazza di confermare la fiaba di «una decennale amicizia» con il premier, nata invece soltanto sette mesi prima grazie a un book fotografico finito non si sa come sullo scrittoio presidenziale.

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