A Cairano è successo anche questo:in una serata usuale e di routine qualcuno incosapevole mi suggerisce di non anadare a dormire e di ascoltare "il concerto" di Canio Loquercio........e lì il miracolo di una folgorazione e l'inizio di una 'koinonìa' latente e forse di una "amicizia" potenziale
con una "voce e' notte" ironia o scelta della sorte!?
Dopo le emozioni immediate ,la necessità di fare un pò il punto del perchè di questo incontro .Per fare questo dobbiamo fare alcune considerazioni storiche e culturali sulla peculiarità della canzone napoletana.E' necessario ricordare e chiarire il passaggio fondamentale da popolare a popolaresca che è il processo che rende la canzone napoletana unica nel suo genere. La canzone popolaresca è l’imitazione della canzone popolare. Quando la canzone popolaresca imita in profondità ,senza perderne i valori ,la canzone popolare fa una operazione culturale di grande importanza. Quello che hanno fatto Ferdinando Russo e Salvatore Di Giacomo nella canzone napoletana dopo la crisi dell’unità d’Italia risanando finalmente il rapporto tra borghesia e popolo in quella meravigliosa festa che è “Piedigrotta”. E’ praticamente un “festival” di un popolo e di una nazione che si riuniva intorno ad una grotta in una festa di origine pagana. Cosa succedeva che ognuno scriveva una canzone per questa occasione e gli autori ( artigiani e popolani ma napoletani ) le offrivano ai musicisti per partecipare a questa gara in rappresentanza di un quartiere .Nascevano quindi come canzoni popolaresche prima dal testo e poi dalla melodia. Da questa esperienza di festa popolare e religiosa si capisce allora che cos’è la canzone napoletana. E’ una liberazione , un esorcismo, uno sfrenato buttar fuori tutto quello che hai dentro in cui corrisponde agli altri perfettamente: E’ la natura e la cultura che si mischia perfettamente. E’ come una festa psicanalitica, ma a livello popolare. I napoletani dopo questa sbronza, questa sbornia di canzoni, che non erano parole sole ma canzoni, si sentivano felici. Queste canzoni parlavano di “sé stessi”, delle loro paure ,insicurezze, delle gioie straordinarie. La “napoletanità è un sentimento ed è universale. Napoli è così forte in espressione e in comunicazione che per forza si trasmetteva in altri luoghi: a Venezia come a Vienna già nel Settecento. Si tratta di sentimenti e valori semplici non sono ancora entrato in campo interessi economici o commerciali.. Purtroppo quando la canzone popolaresca napoletana imiterà sé stessa e non la popolare, entrerà in crisi. La più grande canzone napoletana è quando si realizza il connubio ,che non vale solo per la canzone ma anche per la vita, tra il naturale e l’intelligenza culturale. La cultura è fatta di tante cose ma per traslato dalle piccole e particolari interessi assumono un sentimento generale che rispecchia i valori profondi e universali della vita di ognuno di noi. Che cosa ha insegnato la canzone napoletana alla canzone italiana o tutta la comunicazione culturale che non ci si può fermare alla rappresentazione stereotipata e generalizzata dei sentimenti e delle idee distante dalla natura o dal popolo che partono dai più profondi turbamenti del proprio “io” individuale, mediterraneo e innamorato
La storia della canzone napoletana quindi come il paradigma di tutta la storia della nostra canzone italiana. Percorso da istinti e passioni d’impronta primordiale in cui influiscono, non in modo determinante eventi contemporanei, mutamenti sociali e del costume. I mutamen ti sono sempre visti dal napoletano con sospetto ed ironia ,salvo i grandi eventi come l’emigrazione e la guerra.
Gli stimoli e le risposte sono antiche. Il tempo pare fermarsi ai sentimenti eterni ed immutabili.
Se il tempo può sembrare pressocchè immobile, i luoghi non sono luoghi ma mondo, spazio aperto, magia di mare e strade, straducole ,campagne.
In un clima costante di nostalgia da sogno ,”la napoletanità” è appartenenza sempre singolare e totale a un mondo che è commedia, non tragedia, comunque vadano le cose.
Dopo le emozioni immediate ,la necessità di fare un pò il punto del perchè di questo incontro .Per fare questo dobbiamo fare alcune considerazioni storiche e culturali sulla peculiarità della canzone napoletana.E' necessario ricordare e chiarire il passaggio fondamentale da popolare a popolaresca che è il processo che rende la canzone napoletana unica nel suo genere. La canzone popolaresca è l’imitazione della canzone popolare. Quando la canzone popolaresca imita in profondità ,senza perderne i valori ,la canzone popolare fa una operazione culturale di grande importanza. Quello che hanno fatto Ferdinando Russo e Salvatore Di Giacomo nella canzone napoletana dopo la crisi dell’unità d’Italia risanando finalmente il rapporto tra borghesia e popolo in quella meravigliosa festa che è “Piedigrotta”. E’ praticamente un “festival” di un popolo e di una nazione che si riuniva intorno ad una grotta in una festa di origine pagana. Cosa succedeva che ognuno scriveva una canzone per questa occasione e gli autori ( artigiani e popolani ma napoletani ) le offrivano ai musicisti per partecipare a questa gara in rappresentanza di un quartiere .Nascevano quindi come canzoni popolaresche prima dal testo e poi dalla melodia. Da questa esperienza di festa popolare e religiosa si capisce allora che cos’è la canzone napoletana. E’ una liberazione , un esorcismo, uno sfrenato buttar fuori tutto quello che hai dentro in cui corrisponde agli altri perfettamente: E’ la natura e la cultura che si mischia perfettamente. E’ come una festa psicanalitica, ma a livello popolare. I napoletani dopo questa sbronza, questa sbornia di canzoni, che non erano parole sole ma canzoni, si sentivano felici. Queste canzoni parlavano di “sé stessi”, delle loro paure ,insicurezze, delle gioie straordinarie. La “napoletanità è un sentimento ed è universale. Napoli è così forte in espressione e in comunicazione che per forza si trasmetteva in altri luoghi: a Venezia come a Vienna già nel Settecento. Si tratta di sentimenti e valori semplici non sono ancora entrato in campo interessi economici o commerciali.. Purtroppo quando la canzone popolaresca napoletana imiterà sé stessa e non la popolare, entrerà in crisi. La più grande canzone napoletana è quando si realizza il connubio ,che non vale solo per la canzone ma anche per la vita, tra il naturale e l’intelligenza culturale. La cultura è fatta di tante cose ma per traslato dalle piccole e particolari interessi assumono un sentimento generale che rispecchia i valori profondi e universali della vita di ognuno di noi. Che cosa ha insegnato la canzone napoletana alla canzone italiana o tutta la comunicazione culturale che non ci si può fermare alla rappresentazione stereotipata e generalizzata dei sentimenti e delle idee distante dalla natura o dal popolo che partono dai più profondi turbamenti del proprio “io” individuale, mediterraneo e innamorato
La storia della canzone napoletana quindi come il paradigma di tutta la storia della nostra canzone italiana. Percorso da istinti e passioni d’impronta primordiale in cui influiscono, non in modo determinante eventi contemporanei, mutamenti sociali e del costume. I mutamen ti sono sempre visti dal napoletano con sospetto ed ironia ,salvo i grandi eventi come l’emigrazione e la guerra.
Gli stimoli e le risposte sono antiche. Il tempo pare fermarsi ai sentimenti eterni ed immutabili.
Se il tempo può sembrare pressocchè immobile, i luoghi non sono luoghi ma mondo, spazio aperto, magia di mare e strade, straducole ,campagne.
In un clima costante di nostalgia da sogno ,”la napoletanità” è appartenenza sempre singolare e totale a un mondo che è commedia, non tragedia, comunque vadano le cose.
1 commento:
"... Ma ai napoletani piace raccontarla così"
Sono arrivata alla fine di pag. 133 del libro che per "ironia o scelta della sorte" ti ha ispirato questo Elisir d'amore che erano le due di notte o giù di lì, non conoscevo, io donna padana, la storia di "Voce 'e notte" e ne sono rimasta incantata. Mentre leggevo i versi della canzone cercavo di cantarmela fra me e me, volevo capire se i versi in dialetto napoletano corrispondessero o meno alla melodia che avevo in testa... ma, chissà, forse....
Poi gli occhi hanno iniziato a chiudersi, ho spento la luce, ma quella melodia era ancora lì, ancorata dentro alla mia testa, e non permetteva ai miei occhi di chiudersi del tutto. Così mi sono alzata, ho acceso il computer e. miracolo della tecnologia, l'ho cercata e trovata.
Sì, era proprio quella e ti ringrazio di cuore della versione che hai inserito in queste tue pagine e ti chiedo, sapendo che lo puoi fare, di ringraziare per me anche quel grande uomo che mi ha permesso di conoscere la storia di Voce 'e notte.
Un abbraccio.
Luisa Capitani
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