mercoledì 3 giugno 2009

Elisir d'amore per ......una lirica metafora del nostro tempo di "naufragati".

"e il comandante é pazzo, e avanza nel peccato
e il demone ch’é suo, adesso vuole mio
e brinda con il sangue all’odio ci convince,
che se é sua la barca che vince, dev’essere la mia
e gli occhi non videro, non videro la luce
non videro la messe, che altri non l’avesse
e il cielo fece nero, e urló la nube al cielo
e s’affamó d’abisso, che tutti ci prendesse
"



Il nostro 'comandante' è malato. Ha spinto sino al virtuosimo l'esperienza dell scissione dell’io, ha manifestato il prodursi di personalità sdoppiate o multiple, senza esercitare il dubbio iperbolico per evitare le fratture, le deformazioni psichiche. Ha sperimentato le configurazioni dell coscienza scissa di un individuo simultaneamente o alternativamente sedotto dalla tranquillizzante sicurezza di essere “uno” , dall’angoscia e dallo sconcerto di essere “centomila” e dal sollievo derivante dall’ascetica decisione di azzerarsi per essere “nessuno”.
Pur restando fedele ai conflitti e alle aporie che si generano dalla disintegrazione del soggetto ha tuttavia voluto anche esplorare la natura delle vie paradossali che riconducano a se stessi, rendendo drammaturgicamente accettabili forme non convenzionali di identità.
Ha sperimentato sino in fondo l'Homo duplex .
Dimostrando con l'esercizio dei suoi vizi privati in confusione con le pubbliche virtù che esiste una logica delle paassioni distinta da quella della ragione e che ciascuno di noi può oscillare tra questi due poli della personalità.
Ha voluto dimostrare a tutti noi cittadini italiani che l’assurda volontà di coerenza in un mondo privo di senso intrinseco è una delle chiavi non solo artistiche ,ma politiche ed esistenziali e alla fine risulta il luogo di confluenza del tragico e del comico come nel peggiore dei costumi antropologici e culturali del notro paese.

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