mercoledì 17 giugno 2009

Elisir d'amore per .......far crescere un "amore".



………a Cairano!


Viviamo tutti in grande o piccole città, ove l’immagine della città si sfalda e il richiamo alla intimità naturale con la nostra comunità di nascita o di adozione amorosa senile diventa sempre più forte e coinvolgente con l’avanzarsi della età cosiddetta matura. Non sono un architetto e tantomeno un urbanista .Sono tuttavia convinto della non-disciplinarietà dell’urbanistica come delle altre scienze : “Siamo tutti urbanisti senza impiego, abbiamo tutti delle urbanità senza profilo” , abitanti un agglomerato che “un giorno dimenticherà persino di chiamarsi ‘città’.Così scriveva J.L. Nancy in suo saggio sulla città e sulla necessità di recupero del concetto di “comunità inoperosa” come qualcosa che ci è data, “un dono”,con l’essere e come l’essere, ben al di qua di tutti i nostri progetti, volontà e tentativi. Anche se la società è il meno comunitaria possibile, non è possibile che nel deserto sociale non ci sia, infima o addirittura inaccessibile, comunità. Questa forza amorosa centripeta ci richiama alla Ipinia d’oriente e ci costringe generosomente ad esporci personalmente a Cairano. Cairano non come metafora dell’Irpinia ma come epicentro ,cratere dinamico di un possibile o improbabile terremoto spirituale , mentale e corporale. Non un fine per la nostra felicità ,equilibrio, pace ma un luogo autentico culturalmente e spiritualmente definito e storicamente reale per vivere un nuovo e continuo inizio nell’incontro solidale di esperienze molteplici ,radicate e definite ma aperte perennemente al cambiamento ,al dubbio , al sospetto , al sogno e alla speranza.
A Cairano non solo per “imparare a respirare, ascoltare, pensare, parlare, camminare, mangiare in modo da non causare disagio al mio corpo, alla mia mente, al mio cuore” .ma per esserci anche con il proprio disordine interiore , con le proprie distonie e dislalie ma in modo autentico e vero.
L’eudemonismo , come tutte le teorie , è una sciocchezza ma la ricerca della felicità è cosa tremedamente seria , persino cruenta: è questo che ha provato a dirci Nietzsche col suo combattere le verità consolatorie della metafisica e del cristianesimo, col suo combattere per “il grande stile”. E lo stesso Socrate non è forse morto perché la sua felicità, la sua “conoscenza di sé”, gli aveva impedito di aggrapparsi indegnamente alla possibilità o promessa di una vita dorata e sbiadita nel palazzo di un re di Tessaglia. Vera scienza è per me quella in virtù della quale l’uomo si cura di sé non per recuperare o trasmettere una scienza , una tecnica o un insieme di conoscenze su quale si possa allungare le mani per riempire o ordinare la propria anima.
L’uomo al di fuori della città e della comunità naturale e umana se pur “provvisoria o inoperosa” sarebbe destinato a sicura distruzione se non proiettato al rapporto con l’altro da sé, nonostante il possibile raggiungimento di un suo equilibrio,ordine o squilibrio e disordine interiore. Io porterò con me a Cairano sulle spalle il mio zaino pieno di contradizioni,dubbi, dolori ,sogni e speranze e mi piacerebbe conoscere e sentimi in “koinonia” e disponibilità all’ascolto e al silenzio con umiltà e umanità con tutti gli altri coi loro intimi e segreti problemi.
Eviterò puntigliosamente tutti quelli che semplicemente percepirò come consapevoli o inconsapevoli “maestri”, “guru” di sapienza o di saggezza e peggio prescrittori anche piacevoli di tecniche o tisane della “felicità”.
Mi lascerò accogliere amorosamente dagli abitanti, dalle case, dalle strade, dalle piante e dai fiori di Cairano e alla fine ,ringraziando per l’ospitalità e dei possibili doni non richiesti o sperati, me ne tornerò rinfrancato e felice nella mia città operosa e solida a riprendere il filo della mia vita nomade e viandante ad affrontare le mie contraddizioni ,dubbi, sospetti, sogni e speranze.
Non chiedetemi altro ….ve ne prego!
mauro orlando

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