
………a  Cairano!
Viviamo tutti in grande o piccole città, ove l’immagine della città si sfalda e il richiamo alla intimità naturale con la nostra comunità di nascita o di adozione amorosa senile diventa sempre più forte e coinvolgente con l’avanzarsi della età cosiddetta matura. Non sono un architetto e tantomeno un urbanista .Sono tuttavia convinto della  non-disciplinarietà dell’urbanistica come delle altre scienze  : “Siamo tutti urbanisti senza impiego, abbiamo tutti delle urbanità senza profilo” , abitanti un agglomerato che “un giorno dimenticherà persino di chiamarsi ‘città’.Così scriveva J.L. Nancy  in suo saggio sulla città e sulla necessità di recupero del concetto  di “comunità inoperosa” come qualcosa che ci è data, “un dono”,con l’essere e come l’essere, ben al di qua di tutti i nostri progetti, volontà e tentativi. Anche se la società è il meno comunitaria possibile, non è possibile che nel deserto sociale non ci sia, infima o addirittura inaccessibile, comunità. Questa forza  amorosa centripeta ci richiama alla Ipinia d’oriente  e ci costringe generosomente  ad esporci  personalmente a Cairano. Cairano non come metafora dell’Irpinia ma  come epicentro ,cratere  dinamico di un possibile o improbabile  terremoto spirituale , mentale e corporale. Non un fine per la nostra felicità ,equilibrio, pace ma un luogo autentico culturalmente e spiritualmente  definito  e storicamente reale per vivere un nuovo e continuo  inizio  nell’incontro solidale  di esperienze molteplici ,radicate e definite  ma aperte perennemente  al cambiamento ,al dubbio , al sospetto , al sogno e alla speranza.
A Cairano non solo per “imparare a respirare, ascoltare, pensare, parlare, camminare, mangiare in modo da non causare disagio al mio corpo, alla mia mente, al mio cuore” .ma   per esserci anche con il proprio disordine interiore , con le proprie distonie  e dislalie  ma in modo autentico e vero.
L’eudemonismo , come tutte le teorie , è una sciocchezza  ma la  ricerca della felicità è cosa tremedamente seria , persino cruenta: è questo che ha provato a dirci Nietzsche col suo combattere  le verità consolatorie  della metafisica e del cristianesimo, col suo combattere per “il grande stile”. E lo stesso Socrate non è forse morto  perché la sua felicità, la sua “conoscenza di sé”, gli aveva impedito di aggrapparsi indegnamente  alla possibilità o promessa di una vita dorata e sbiadita  nel palazzo di un re di Tessaglia. Vera scienza è per me quella in virtù della quale  l’uomo si cura di sé non per recuperare o trasmettere una scienza , una tecnica o un insieme di conoscenze su quale si possa allungare  le mani per riempire o ordinare  la propria anima.  
L’uomo al di fuori della città e della comunità naturale e umana se pur “provvisoria o inoperosa” sarebbe destinato a sicura distruzione se non  proiettato al rapporto con l’altro da sé, nonostante il possibile raggiungimento di un  suo equilibrio,ordine o squilibrio e disordine interiore. Io porterò con me a Cairano sulle spalle  il mio zaino pieno di contradizioni,dubbi, dolori ,sogni e speranze e mi piacerebbe conoscere e sentimi in “koinonia” e disponibilità all’ascolto e al silenzio con umiltà e umanità con tutti gli altri coi  loro intimi e segreti problemi.
Eviterò puntigliosamente tutti quelli che semplicemente percepirò come consapevoli o inconsapevoli “maestri”, “guru” di sapienza o di saggezza e peggio  prescrittori anche piacevoli  di tecniche  o tisane della “felicità”.
Mi lascerò accogliere amorosamente dagli abitanti, dalle case, dalle strade, dalle piante e dai fiori di Cairano e alla fine ,ringraziando per l’ospitalità e dei  possibili doni  non richiesti o sperati,  me ne tornerò rinfrancato e felice nella mia città operosa e solida  a riprendere il filo della mia vita nomade e viandante ad affrontare le mie contraddizioni ,dubbi, sospetti, sogni e speranze.
Non chiedetemi altro ….ve ne prego!
mauro orlando
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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