I filosofi che vanno per la maggiore, in Italia e fuori, sono da molto tempo quelli che sdottoreggiano sulla storia universale, sul destino della civiltà, sul senso della tecnica in generale, sul globale significato del sapere scientifico, quelli che sanno come e quando sono cominciati i nostri guai e dove inevitabilmente andremo a finire. Paolo Rossi, da quando ha comincialo a scrivere, ha polemizzato (a volte aspramente) con questo tipo di filosofia. Questo suo libro sulle "Speranze" ha, non per caso, il sottotitolo "Storie senza destino"; è scritto in uno stile chiaro e asciutto, non è solo per i filosofi, ma per tutti coloro che non si accontentano di vivere e vogliono anche pensare. Si parla di visioni "senza speranze", e quindi di letteratura apocalittica, delle previsioni catastrofiche fallite, della fine dell'Occidente, del masochismo degli intellettuali, dell'impellente bisogno, che molti di loro manifestano, di "uscire dall'Occidente"; ma si parla anche di "smisurate speranze", di immaginar! paradisi collocati in un altrove geografico, di coloro che hanno aspettazioni eccessive e coltivano il mito dell' uomo nuovo, dell'utopismo come ideologia diffusa.
"...........la critica al mondo nel quale viviamo ci accompagna da sempre.Nel nostro passato non ci sono muraglie che isolino dal resto del mondo una nostra immaginaria perfezione. Ci sono i viaggi ,la curiosità, l'idea che gli altri ( come i Persiani per Montesquieu o i Cinesi per Leibniz e Voltaire) possono essere migliori di noi. Sappiamo che alle radici dell'identità europea stanno anche i traduttori ebrei di Toledo e i filosofi arabi dell'Andalusia. Ma un conto è mettere in discussione un patrimonio culturale per meglio possederlo e accrescerlo, per ditinguerne l'attivo dal passivo, un altro conto è mettersi in viaggio per le isole felici al fine di liberarsi da quel patrimonio...."....." La democrazia è lo sfondo normale della politica, quest'ultima non dà brividi nella schiena e c'è poco spazio per i fumettoni storici. Quelle che Karl Lowith elencava come virtù politiche sono tra le cose forse più difficili da imparare: pazienza, prudenza , scepsi, accettazione dei limiti, rifiuto del modo di ragionare per dicotomie e delle tentazioni del tutto o niente" Paolo Rossi , Speranze ,il Mulino.
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