sabato 18 luglio 2009

Elisir d'amore per ........una scuola di Dio.


di ROBERTO VECCHIONI
E se quei fogli fossero pezzi d’anima su cui ognuno sta scrivendo il proprio destino?
In questa classe grande come una pianura dove il maestro parte per un viaggio ogni volta che deve aiutare un allievo, incantano la simmetria perfetta delle lontananze, gli angoli retti, la solitudine di ogni singolo pensiero e la surreale razionalità che pone comunque ognuno al centro di un quadrato.
Dio è geometria e musica, perfezione di silenzi sonori. Ci si guarda “dentro”negli spazi aperti in linea con la terra e il cielo, non da reclusi in celle cariche d’ombra.
Si può scrivere il proprio destino, compito dei compiti, in classe e poi, in lunga armoniosa fila indiana andare ad appenderlo alle pareti del tempio? Si può. E questo stanno facendo: riassumono Dio in un gesto di libertà e sono liberi in Dio.
Scelgono ora di che materia di sogni riempirsi le mani, quale donna dea-madre accompagnare oltre il disguido delle notti; per cosa mettere in gioco la vita o l’amore o la fede.
Perché questo è l’esame finale, altri, dopo, non ce n’è: quel che scrivi oggi vale per sempre, è un contratto, un testamento, una promessa perfetta.
Il maestro gli ha insegnato tutto quel che potevano sapere: lui non decide, indica; non corregge, suppone; ma non rinvia, non concede prove d’appello: o credi in te o non ci credi. Sarà lui ad appenderli, quei fogli, alla moschea, perché Dio li legga al chiarore lunare e si accorga che i destini che gli uomini si sono scritti, sono casualmente uguali
a quelli che aveva pensato da secoli.

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