lunedì 27 luglio 2009

Elisir d'amore per ........i buoni attori che sanno abbandonare con dignità la scena



Si affaccia una nuova epoca,lontana da catastrofismi e finte apocalissi: l’uomo nuovo amerà giocare.Addio alle teorie finalistiche del tempo e dello spazio, senza rimpianti!
La ragione non è più essenziale, la contraddizione è un lusso per i riflessivi, il tempo veloce cancella la memoria.
Non ci sono più stelle polari ad indicare rotte perdute.Tutto è perduto e perciò tutto è guadagnato..Il labirinto della ragione è stato infine spazzato via dallo scirocco dei sensi .Il dio più antico,Cronos, è morto.Il mondo torna ad essere “un divino lancio di dadi” o il nostro paese un "grande puttanaio".
Non ci restano che i poeti e i buoni attori.

Chi l’avrebbe mai detto o immaginato che in questi tempi di tristezza politica e di degenerazione morale la risorsa più serrata della democrazia italiana venisse da un pensiero di nicchia della poesia non come denuncia ma come racconto autentico del proprio "io".
L’agonia della nostra società va misurata a partire dall’esibizionismo isterico e ossessivo di tutto ciò che oggi si dice “politica”, cioè di una crescita quantitativa di un degenerato e diffuso, il fare comunicazione ,finzione e spettacolo..
E’ una sorta di isteria nazionale che consiglia una sorta di ”Autarchia cognitiva e morale".

La società italiana libera di riprodursi in regime di innocenza conoscitiva o ipocrisia morale, storica e politica come una specie di malinconia o depressione collettiva che rimargina ( cioè esalta e falsifica) lo sbandamento o l'ottundimento di una comunità che non c’è più.Questa condizione non misura più il conformismo contemporaneo (la vecchia accusa di Pasolini) ma appunto la perfetta omologazione del pensare e del vivere al riprodursi demente ,vizioso, superficiale e giullaresco della società italiana.

Siamo tutti 'giullari' indulgenti,omertosi e corresponsabili di un "Re che si è fatto anche giullare" in una commedia all'italiana dove impersona molti vizi ,difetti,tic,luoghi comuni antropologici del maschio italiano,anziano,prigioniero di un vitalismo ostentato, innaturale , ricattabile e costretto , "cattivo attore", a mentire agli altri ma sopratutto a ........"sè stesso".

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