sabato 4 luglio 2009

Elisir d'amore per ........" i coppoloni".

E' successo anche questo a Cairano....una notte di aria fredda e umida un incontro caldo di poesia e musica con il'mago' Vinicio e l'urganetto di "zi Carmine" uno dei tanti e autentici "coppoloni"...
ed è subito magia , incanto, passione, sentimento e.......cultura!





Ancora non so che questo è il “ paese dei coppoloni”. E non so che i coppoloni non sono solo i berretti degli uomini, ma anche le alture torreggianti, ripide e solitarie, da dove i paesi dell’ Alta Irpinia si sporgono come falchetti nel nido. Il che comporta, per chi ci vuol salire, dislivelli e pendenze micidiali. Capossela è euforico, ora può dominare il paese dalla terrazza dell’ ex nemico feudatario, e si è ficcato nt’a capa di andare in visita pastorale ai luoghi del mito a bordo della piccola appenninica a motore. Solo che non gli basta starci seduto, nella Topolino. Ci viaggia in piedi come il papa benedicente, con tutto il busto fuori dalla capote abbassata. Ah, quanto gli piace la macchina, se la mangia con gli occhi. Traversa Calitri, saluta, firma autografi, vola verso Bisaccia e Andretta longobarda tra praterie digradanti e masserie dai nomi misteriosi, riassume lo zingaro e il predicatore, un blasfemo Achab e un timorato rabbino. A Bisaccia, nella taverna Il Grillo d’oro, con il benvenuto in latino all’ingresso, Vinicio evoca le mammenonne e i fratecugini, l’universo delle sue gerarchie parentali altoavellinesi, secondo le quali – giustamente – ogni nonna è anche mamma e ogni cugino deve esserti fratello. Le mammenonne regine delle fornacelle piene di cunicoli, cassetti e pentole nere come la notte, vecchie vestite di nero in cerchio attorno al fuoco, a rimestare zuppe e sogni, brace e fumo, cunicoli e vaporo. Ritornano, le donne regine del Sud. La Marescialla “ zoppa di guerra”, che ai funerali balla la polka della stampella”. O la Foggiana, mammana zingara tutta intrugli e tutta garbugli, "che mai indietro ti fa tornare”. Decolliamo in un cielo da deltaplani, incontriamo un’ Ape che a vederci si inchioda per lo stupore, giochiamo con il vento, cerchiamo quota nella ghiaia verso un’ alta prateria disseminata di pale eoliche. Sono enormi, la Topolino diventa un foruncolo blu. Ascoltate una alla volta, fanno fot fot fot, ma tutte insieme emanano un unico possente respiro, quieto e regolare come un’ onda oceanica. Quando ci siamo sotto, per un effetto ottico la pala al culmine sembra esitare ma poi ci piomba addosso come una mannaia. Ora corriamo nel grano a braccia aperte, giochiamo nel vento come il farlo rossiccio visto ad Aquilonia. Aquila e falco, potenza dei nomi che vi cercano. Salite e discese, la Topo in prima e il nostro canticchia felice. Lei è fatta per queste strade imprevedibili, non per l’armonica e un po’melensa dolcezza dei colli toscani, tutti ulivi, vigne e ristorantini nouvelle cucine. Poi è l’apoteosi, la rampa tremenda per Cairano, l’ archetipo dei coppoloni. Anzi, il coppolone per eccellenza. Un labirinto che si impenna fin sul precipizio davanti al tramonto, un posto da tentazione di Cristo, con Vinicio che si lancerebbe nel vuoto con il nero mantello come parapendio e magari con tutta la Topolino. Sotto, foschia come di risacca e salsedine, e odore umido di legna bruciata. (3/fine)

tratto da:
La leggenda dei monti naviganti
di Paolo Rumiz ,ospite a Cairano7x.
Feltrinelli, 2007

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