Lei pensa allora che la televisione dovrebbe avere una funzione educativa?
Penso proprio di sì. Credo che distinguere in questo caso tra educare e informare non sia soltanto falso, ma decisamente disonesto. Mi dispiace doverlo dire, ma la mia opinione muove dal presupposto che non ci può essere informazione che non esprima una certa tendenza. E ciò si vede già nella scelta dei contenuti, quando si deve scegliere su che cosa la gente dovrà essere informata. A tale scopo, bisogna determinare che cosa si pensa dei fatti, decidere circa il loro interesse e il loro significato. Questo basta a provare che non esiste informazione che non sia "dipendenza". Bisogna scegliere e il nostro intendimento determina la nostra scelta. Così, per esempio, Lei può chiedere a qualsiasi professionista della televisione di far parlare una persona frontalmente o di farla parlare lateralmente: c'è una bella differenza. Tutto è il risultato di una scelta. Dire che esiste della pura informazione, come semplice trasmissione di fatti, è falso. Voi tentate continuamente di imporre il vostro punto di vista al telespettatore e non potete impedirvi di farlo. Perciò la distinzione tra educare ed informare non regge. Ma questa distinzione non è semplicemente falsa, risponde piuttosto ad un preciso obiettivo, perché permette di dire: "Noi siamo obiettivi, vi comunichiamo soltanto i fatti, i fatti come sono e non i fatti come vorremmo che voi li vedeste: semplicemente i fatti come sono". Questo è falso. D'altronde, si parla dell'educazione come di una imposizione necessaria. L'insegnante impone il suo punto di vista all'allievo, al ragazzo che deve essere educato. Questo non dovrebbe succedere. Da una parte l'educatore è gravato da una grande responsabilità, dall'altra colui che informa, il puro "informatore", pare che non ne abbia alcuna. Non è questa la vera differenza: se voi siete informatori responsabili, siete anche educatori. Ma se siete educatori irresponsabili, allora non state alle regole del gioco; in realtà, Lei non può sottrarsi all'obbligo di educare. Lei come educatore ha una grande responsabilità e così pure la televisione ha una grande responsabilità. Io credo che la maggioranza dei professionisti della televisione non si rendano conto appieno della loro responsabilità. Credo che non siano capaci di valutare l'ampiezza del loro potere. Secondo il mio parere, la televisione ha un immenso potere educativo. Questo potere può far pendere la bilancia dal lato della vita o da quello della morte, dal lato della legge o da quello della violenza.
Intervista immaginaria a Massimo Troisi
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