giovedì 11 dicembre 2008

NAPOLI DAI MOLTI TRADIMENTI

Massimo Troisi - Sketch su Napoli... e i soliti problemi




- Un brano dal testo -

Raccontata e cantata migliaia di volte, Napoli è uno stereotipo culturale potente che ha resistito indenne al succedersi delle generazioni, garantendo ai napoletani, riluttanti alla modernità, una via d'uscita grandiosa e consolatoria. Anche la generazione cui appartiene l'autore, quarantenne che ha casa a Napoli e insegna a Bergamo, ne è stata contagiata, vittima e complice allo stesso tempo, come testimonia questo pamphlet politico-sentimentale, in cui pure si aspira a consumare il distacco da quello stereotipo. Vi si racconta la grande infatuazione degli anni giovanili intrisi di radicalismo politico, alla ricerca del volto più autentico delle classi popolari; si scoprono le responsabilità di scrittori, cineasti e musicisti che a partire dagli anni '70 hanno reinventato lo stereotipo napoletano proiettandolo sul palcoscenico più vasto del multiculturalismo mediterraneo; si mettono a nudo i limiti di una cultura cittadina incerta tra spettacolo di massa e mito della tradizione illuministico-giacobina del 1799. Un libro dal gusto amaro, percorso da una sapida ironia, che parla di fedeltà e tradimenti e di come le prime possano essere fatali, i secondi a volte necessari.
.....Un altro modo di raccontare Napoli e la sua cultura musicale....
di R. Vecchioni.
".......Napoli è una città completamente diversa da tutte le altre città del Regno d’Italia così come è diverso anche come Stato; ha avuto una lunghissima storia, complessa e molto importante per capire perché proprio lì nasce una " forma canzone" di un certo tipo. Ha saputo mettere insieme, aggregare, mischiare, contaminare tutto quello che le stava intorno o vicino attraverso quel fenomeno sociologico e culturale che è sintetizzabile nella categoria della "napoletanità". Ha saputo diventare Stato-Nazione prima di qualsiasi Stato-Nazione nella penisola italiana. Questa sua peculiarità influenzerà anche il successo naturale della canzone napoletana nel mondo. Mentre in tutta Italia la canzone tradizionale, popolare, la canzone quotidiana, la canzone dell’amore, della lotta, del lavoro, la canzone regionale, era comunque determinatamente fissata ad un luogo particolare, un posto specifico, ed era ancorata ad un tempo determinato, a Napoli la canzone nasce con una vocazione naturale a propagarsi extra moenia, in tutta Italia e nel mondo. Da sempre è stato un nucleo territoriale propagatore di cultura comunicativa, letteraria e musicale, dal Barocco al preromanticismo. A Napoli di fatto nasce gran parte dell’Opera e soprattutto "opera buffa". A Napoli ci sono ben quattro Conservatori musicali, c’è la prima Università fondata addirittura da Federico II ma, fatto unico e peculiare, c’è una interpretazione del "popolare" e del "colto" nella canzone, nella musica e nella scrittura che forma un "tutt’uno". C’è una perfetta identità tra popolo e "regime", nel senso di chi comanda non solo dal punto di vista politico ma soprattutto psicologico e culturale. Fenomeno che non si verificherà nel resto d’Italia, infatti c’è una sostanziale differenza tra la canzone, le serenate, gli strambotti, i racconti che nascono nel popolo e quelli che nascono per e nelle Corti, scritte da e per letterati e cortigiani. A Napoli la sua prima forma di espressione musicale, "la villanella" (che poi si svilupperà in tutto il mondo) sarà già una canzone essenzialmente espressione di "cultura" e di "natura" con un connubio straordinario tra cultura "bassa" e "alta".
Perché avviene questo? Perché Napoli ha una canzone "nazional-popolare" già dal XVI secolo. De Mauro, grandissimo cultore e conoscitore della musica e della canzone italiana, la definisce "canzone di scambio". Sono due i tipi di melodie, di canzoni, di "racconti in musica", che nascono nella storia d’Italia. La "canzone d’uso" e "la canzone di scambio". La "canzone d’uso" è quella che nasce in un posto definito e si canta solo in quel posto particolare. Una "canzone d’uso" è per esempio "la taranta" che nasce nella penisola sorrentina ed ivi resta perché rispecchia in pieno quel particolare territorio e quelle determinate tradizioni antropologiche e culturali. Diventava impensabile che una tale "accezione culturale" avesse rilevanza e si trasmettesse in altri territori, anche vicini, nemmeno in Abruzzo o nelle Marche. La canzone napoletana, invece, nasce già con una vocazione universale come "canzone di scambio". Perché già con la "villanella napoletana" si parte dai sentimenti più elementari, naturali e cosmici che possono esistere e che sono di tutt’Italia e non solo dei napoletani. Ad esempio il rapporto del "maschio" che si crede forte e indipendente ("il guappo", il personaggio che domina le situazioni) con la "donna", che lo fa soffrire, è l’humus culturale di tutta la canzone d’amore italiana che si basa su questo squilibrio e scontro tra il maschio e la femmina. Già nella "villanella" è presente questo dramma tra l’uomo che si sente "forte" ed è debole e la donna che lo "sfessa" ( lo prende in giro e lo fa soffrire) nell’incantamento d’amore, della notte e del giorno. Fatti, sentimenti e situazioni che la canzone napoletana sa esprimere perfettamente, per tutti. La canzone napoletana è la perfetta rappresentazione, a livello naturale, personale, politico, popolare di quelli che sono i rapporti più originali e più universali ed eterni tra un uomo e una donna. Per fare una esempio, nella canzone medioevale, pur importante, dei "trovatori", questo non c’è. La canzone dei "trovatori" è una canzone colta, coltissima. Il rapporto tra uomo e donna è di grande "stilnovismo", di attenzione idealistica all’amore per la donna. ........."

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