.........storia di una attuata follia.......
.......la storica decisione di " scendere in campo...
".........Tuttavia il povero giovane , tormentato dai demoni della propria anima 'intraprendente', consapevole dei segni premonitori di una incipiente e possibile follia, cercava una ragione alla sua stessa biografia spezzata: una ragione per riscattarla o giustificarla.
Sempre più nella sua mente ‘toccata ed eccitata’ il mondo aveva bisogno di essere semplificato ed i moti contrastanti e violenti del suo animo tenuti a bada, individuando un percorso logico lineare ed elementare per dare una ragione e un senso al proprio esistere e uno sbocco al frastuono della propria mente. La logica è: o il mondo si fa giusto con me o io devo impegnarmi a renderlo giusto, anche a costo di ‘uccidere’ il responsabile dell’ingiustizia del mondo. Si aggrappò a questo schema rigido e semplificato e si impegnò solennemente con sé stesso a non pensare più a nulla se non alla via tracciata da questo schema. E lo perseguì con quella determinatezza e lucidità che è l’ultimo residuo che la luce intermittente della sua ragione sconvolta lasciava di sé nell’abisso della follia: capovolgere la lettura del reale.
Come un cucciolo colpito e braccato intuiva l’importanza di conoscere i percorsi possibili della follia. C’era un’unica chance : recuperare le sue ossessioni alla comunicazione e alla condivisione sociale, anche di piccoli spaccati della società, e non lasciarli come pensieri solitari e negati alla condivisione.
E così aveva cominciato a tessere un suo labirinto mentale che doveva portarlo dritto ,dritto alla pazzia….senza preoccuparsi di lasciare segni per raccapazzarsi in un eventuale ritorno.
Ma non era stato proprio un grande filosofo di fede moderna come Pascal a considerare la follia degli uomini talmente necessaria che non essere folli sarebbe solo un altro modo di esserlo! L’essere umano è “al disopra della natura e insieme ineluttabilmente coinvolta in essa fino a perdersi".Si ripeteva come in un specchio deformato.
Perso oramai del tutto il cervello, gli venne il pensiero più stravagante che sia mai venuto a un pazzo “dare un senso logico alla sua follia” come aveva colto nell' ambiguo e tragico progetto di Amleto di cui stranamente non apprezzava il morboso e esagerato attaccamento alla madre ,meno che meno i suoi filosofici e inconcludenti dubbi.
Dopo tanto pensare e ripensare ecco la chiave di volta che avrebbe dato senso alla sua vita : “La pazzia è una forza vitale creatrice !”Gli parve da allora opportuno e necessario sia per accrescere il proprio onore, il proprio patrimonio, sia per servire il proprio paese, di farsi “innovatore rivoluzionario”. Il pover’uomo già si figurava i contrasti, gli ostacoli, gli sberleffi dei dotti, dei saccenti e snob politici “comunisti” e di tutti i parrucconi della stampa e dell’Accademia e dei salotti buoni della finanza. Ma una sola convinzione lo rassicurava e confortava .”L’intuizione rivoluzionaria, si ripeteva a suo stesso conforto nei momenti di sofferente solitudine lontano dall’azione, viene sempre percepita al suo manifestarsi come priva di buon senso, addirittura assurda. E’ solo in un secondo tempo che si afferma, viene riconosciuta, poi accettata e persino propugnata da chi prima l’avversava. La vera genuina saggezza sta quindi non in un atteggiamento razionale, necessariamente conforme alle premesse e perciò sterile, ma nella lungimirante, visionaria pazzia”. Mentre così recitava a se stesso il povero Erasmo ebbe un sobbalzo nella tomba nel cimitero di Amsterdam.Mai avrebbe pensato di servire a pretesto delle più stravaganti e contraddittorie azioni economiche e politiche del nuovo Millennio così lontano dai suoi pensieri realisticamente utopici.
Anche se nel fuoco incrociato delle varie intransigenze del primo Cinquecento aveva desiderato, in molti momenti ,ardentemente “essere uomo di pace” senza essere in grado di acquisire le nuove virtù e i nuovi vizi del suo secolo: eroismo e intolleranza. Già in vita si era abituato ai giudizi e alle interpretazioni più disparate del suo pensiero. Si considerava troppo intelligente ed equilibrato, troppo fine di gusti, troppo libero di mente, troppo poco fornito di quella “pazzia” che pur aveva glorificato come elemento indispensabile alla vita intima, per non trasformarsi secondo le attese di molti o le astuzie di qualcuno, destinate le prime ad andare disattese o deluse e ,le seconde ,rappresentare ruina personale in una improbabile esposizione nella vita pubblica.
“E ,perso ormai del tutto il cervello, gli venne il pensiero più stravagante che sia venuto a un pazzo; cioè gli parve opportuno e necessario, sia per accrescere il proprio onore, sia per servire il proprio paese di farsi realmente "cavaliere errante" , e di andare per il mondo con le sue armi e il suo cavallo a cercare avventure e a cimentarsi in tutte le imprese in cui aveva letto che si cimentavano i cavalieri erranti, combattendo ogni sorta di sopruso ed esponendosi a prove pericolose, da cui potesse ,dopo averle condotte a termine, acquistarsi fama immortale. Il pover’uomo già si figurava di diventare, grazie al valore del suo braccio ( e la destrezza della sua mente) per lo meno Presidente del Consiglio se non Presidente della repubblica del suo paese.
E quindi sospinto da così radiosi pensieri e dalla straordinaria soddisfazione che gli davano, si affrettò a mandare ad effetto il suo desiderio”.
E così non fece e sin da allora, l’improvvido ma determinato sciagurato cominciò a pensare e riempire di uomini, idee e di argomenti la sua “DISCESA IN CAMPO”.
Sempre più nella sua mente ‘toccata ed eccitata’ il mondo aveva bisogno di essere semplificato ed i moti contrastanti e violenti del suo animo tenuti a bada, individuando un percorso logico lineare ed elementare per dare una ragione e un senso al proprio esistere e uno sbocco al frastuono della propria mente. La logica è: o il mondo si fa giusto con me o io devo impegnarmi a renderlo giusto, anche a costo di ‘uccidere’ il responsabile dell’ingiustizia del mondo. Si aggrappò a questo schema rigido e semplificato e si impegnò solennemente con sé stesso a non pensare più a nulla se non alla via tracciata da questo schema. E lo perseguì con quella determinatezza e lucidità che è l’ultimo residuo che la luce intermittente della sua ragione sconvolta lasciava di sé nell’abisso della follia: capovolgere la lettura del reale.
Come un cucciolo colpito e braccato intuiva l’importanza di conoscere i percorsi possibili della follia. C’era un’unica chance : recuperare le sue ossessioni alla comunicazione e alla condivisione sociale, anche di piccoli spaccati della società, e non lasciarli come pensieri solitari e negati alla condivisione.
E così aveva cominciato a tessere un suo labirinto mentale che doveva portarlo dritto ,dritto alla pazzia….senza preoccuparsi di lasciare segni per raccapazzarsi in un eventuale ritorno.
Ma non era stato proprio un grande filosofo di fede moderna come Pascal a considerare la follia degli uomini talmente necessaria che non essere folli sarebbe solo un altro modo di esserlo! L’essere umano è “al disopra della natura e insieme ineluttabilmente coinvolta in essa fino a perdersi".Si ripeteva come in un specchio deformato.
Perso oramai del tutto il cervello, gli venne il pensiero più stravagante che sia mai venuto a un pazzo “dare un senso logico alla sua follia” come aveva colto nell' ambiguo e tragico progetto di Amleto di cui stranamente non apprezzava il morboso e esagerato attaccamento alla madre ,meno che meno i suoi filosofici e inconcludenti dubbi.
Dopo tanto pensare e ripensare ecco la chiave di volta che avrebbe dato senso alla sua vita : “La pazzia è una forza vitale creatrice !”Gli parve da allora opportuno e necessario sia per accrescere il proprio onore, il proprio patrimonio, sia per servire il proprio paese, di farsi “innovatore rivoluzionario”. Il pover’uomo già si figurava i contrasti, gli ostacoli, gli sberleffi dei dotti, dei saccenti e snob politici “comunisti” e di tutti i parrucconi della stampa e dell’Accademia e dei salotti buoni della finanza. Ma una sola convinzione lo rassicurava e confortava .”L’intuizione rivoluzionaria, si ripeteva a suo stesso conforto nei momenti di sofferente solitudine lontano dall’azione, viene sempre percepita al suo manifestarsi come priva di buon senso, addirittura assurda. E’ solo in un secondo tempo che si afferma, viene riconosciuta, poi accettata e persino propugnata da chi prima l’avversava. La vera genuina saggezza sta quindi non in un atteggiamento razionale, necessariamente conforme alle premesse e perciò sterile, ma nella lungimirante, visionaria pazzia”. Mentre così recitava a se stesso il povero Erasmo ebbe un sobbalzo nella tomba nel cimitero di Amsterdam.Mai avrebbe pensato di servire a pretesto delle più stravaganti e contraddittorie azioni economiche e politiche del nuovo Millennio così lontano dai suoi pensieri realisticamente utopici.
Anche se nel fuoco incrociato delle varie intransigenze del primo Cinquecento aveva desiderato, in molti momenti ,ardentemente “essere uomo di pace” senza essere in grado di acquisire le nuove virtù e i nuovi vizi del suo secolo: eroismo e intolleranza. Già in vita si era abituato ai giudizi e alle interpretazioni più disparate del suo pensiero. Si considerava troppo intelligente ed equilibrato, troppo fine di gusti, troppo libero di mente, troppo poco fornito di quella “pazzia” che pur aveva glorificato come elemento indispensabile alla vita intima, per non trasformarsi secondo le attese di molti o le astuzie di qualcuno, destinate le prime ad andare disattese o deluse e ,le seconde ,rappresentare ruina personale in una improbabile esposizione nella vita pubblica.
“E ,perso ormai del tutto il cervello, gli venne il pensiero più stravagante che sia venuto a un pazzo; cioè gli parve opportuno e necessario, sia per accrescere il proprio onore, sia per servire il proprio paese di farsi realmente "cavaliere errante" , e di andare per il mondo con le sue armi e il suo cavallo a cercare avventure e a cimentarsi in tutte le imprese in cui aveva letto che si cimentavano i cavalieri erranti, combattendo ogni sorta di sopruso ed esponendosi a prove pericolose, da cui potesse ,dopo averle condotte a termine, acquistarsi fama immortale. Il pover’uomo già si figurava di diventare, grazie al valore del suo braccio ( e la destrezza della sua mente) per lo meno Presidente del Consiglio se non Presidente della repubblica del suo paese.
E quindi sospinto da così radiosi pensieri e dalla straordinaria soddisfazione che gli davano, si affrettò a mandare ad effetto il suo desiderio”.
E così non fece e sin da allora, l’improvvido ma determinato sciagurato cominciò a pensare e riempire di uomini, idee e di argomenti la sua “DISCESA IN CAMPO”.
estratto ......da un racconto inedito dell' Anonimo del postribolo.
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