......la «scandalosa forza rivoluzionaria del passato»
"Questa critica della modernità, l’idea della modernità che non deve più essere, in quanto tale, il nec plus ultra della nostra rappresentazione, della nostra volontà e del nostro gusto, non può non risvegliare un’eco familiare. Poiché essa è l’eco, in verità, del pensiero di un altro scrittore, stavolta italiano, che ha passato tutto l’ultimo periodo della sua esistenza a esprimere disgusto per un tempo senza memoria e che, per il fatto d’essere senza memoria, può solo generare mancanza di stile e bruttezza. Lo scrittore è Pier Paolo Pasolini. È il Pasolini innamorato dei vecchi dialetti romani, della parlata friulana e dei corpi che ad essi vanno assieme. È il Pasolini che, nel 1965, in un bel film prodotto da Rossellini e proiettato all’Unesco, invita a salvare «le mura di Sanaa», la capitale storica dello Yemen. È il Pasolini che, in Italia, vede progredire con terrore l’abominevole mentalità di «speculazione immobiliare neocapitalista» che deturpa il mondo e genera una forma di «genocidio culturale». Ebbene, il disastro dell’Abruzzo è la prova che Pasolini aveva ragione. È la vittoria postuma del poeta, in guerra contro l’idolatria del moderno. È la conferma che solo quelle che egli chiama nel film su Sanaa la «grazia dei secoli oscuri» e la «scandalosa forza rivoluzionaria del passato» possono far fallire il regno del cattivo moderno".
Bernard-Henri Levy
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