sabato 11 ottobre 2008

L'eros segreto ,passionale e violento di Guglielmo IX d'Aquitania.



Con la dolce stagione rinnovata
i boschi rinverdiscono e gli uccelli
nella sua lingua ognuno va cantando
con l'armonia del canto novello:
è giusto allor che ognuno si procuri
quello di cui ha brama più grande.
Dal luogo in cui è tutto il mio piacere
missiva o messaggero non mi viene,
sicché non dorme né ride il mio cuore,
e io non oso spingermi avanti,
finché non sappia che la conclusione
sarà ben quale vado domandando.
Si porta il nostro amore
alla maniera
in cui si porta il fior di biancospino,
che avvinto all'albero tutta la notte
tremando resta nella pioggia e al gelo
ino al domani quando il sol s'effonde
sul ramoscello tra il verde fogliame...

Nella poesia provenzale, prima grande espressione della lirica romanza, il tema della natura è sempre legato alla manifestazione del sentimento. Poeti d'amore sono i trovatori anche quando cantano il mutarsi delle stagioni e il rifiorire della natura. Così avviene nel celebre verso in cui Guglielmo d'Aquitania (Guilhelm de Peitieu, 1071-1126), vero capostipite dei provenzali, stabilisce una splendente equazione tra le vicende del suo amore e quelle del ramo di biancospino: similitudine che dispiega nella terza strofa, vero nucleo generatore della poesia. Senza la strofa centrale la lirica sarebbe mera comunicazione di un sentimento; ma senza l'esordio primaverile ("Ab la dolchor del temps novel") e senza il richiamo a personali memorie quella strofa resterebbe sospesa in aria come un'anima senza corpo. I suoi versi d'amore vibrano di una violenta passionalità che si esprime attraverso una scissione dello spirito tra "eros" e "thanatos" tra la violenta e quasi febbrile pulsione verso l'unione dei corpi eun sotterraneo tormentoso senso di colpa.L'erotismo appare come colpa e se ne gode l'aspetto segreto (furtiva Venus).(La poesia dell'antica Provenza, a cura di G. E. Sansone, Guanda, Parma 1984) .

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