martedì 28 ottobre 2008

" LA COMUNITA' PROVVISORIA "



IL TRITTICO DELLA VERGOGNA
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di Franco Arminio
Scuola, sanità, discarica: le pietanze della nausea. Per una singolare coincidenza mi ritrovo dentro la scuola taglieggiata, a due passi dall’ospedale che vorrebbero chiudere e col cuore dentro la discarica che vorrebbero aprire: dal balcone di casa mia vedo benissimo le tende dei militari.
Oggi in Italia si chiamano riforme operazioni di sciacallaggio politico. La filosofia è sempre la stessa: prendersela coi più deboli.
Gelmini per la scuola, Montemarano per gli ospedali, Bertolaso per le discariche sono dei modesti attuatori di una filosofia ormai diffusa nella società, una filosofia che mette spudoratamente le ragioni dei ricchi davanti a quelle dei poveri. E il gioco è tutto basato sul fatto che i poveri poi si accontentano quando gli dici che invece di due gambe te ne taglio una sola.
È ora di contestare alla radice questa impostazione che sta trasformando i paesi in manicomi all’aria aperta. Per quale motivo si trovano i soldi per aiutare un po’ di amici imbroglioni e poi non ci sono risorse per aiutare una persone che viene colpita da un infarto? Con quale logica si spendono un sacco di soldi per fare i carotaggi in una zona palesemente inadatta a fare una discarica?
Con quale pudore si eleva a ministro della pubblica istruzione la signora Gelmini nella nazione di Dante e di Petrarca?
Sono felice che i miei figli giovedì sfileranno a Roma. Sono felice per gli insegnanti che hanno aderito alla sciopero, per i ragazzi che non si rassegnano alla discarica sul Formicoso, per i cittadini che non si rassegnano a una sanità al servizio della politica e non dei malati.
C’è tanta materia per fare subito la grande manifestazione con tutti i sindaci al teatro Gesualdo di Avellino. La nostra provincia ha energie intellettuali e risorse naturali che dovrebbero consentire un ben altro tenore di vita. È ora di farsi sentire, fuori e dentro i partiti, in piazza, coi vicini di casa, dentro i bar. È inutile fare i furbi e pensare che provveda qualcun altro per noi. Mai come adesso ognuno è chiamato a spendersi in prima persona. È una stagione penosa, ma può diventare tollerabile e perfino esaltante se ci facciamo contagiare dall’ebbrezza della passione civile.

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