Quando è umido e freddo
"Di fronte a Viandante sul mare di nebbia, un dipinto realizzato nel 1818 da Casper David Friedrich, rivedo come era qui quando le acque cominciarono a ritirarsi e far spazio alla terra e l’uomo che per prima la vide e volle restare.Un uomo, forse Francesco De Sanctis, un viandante dice il titolo, uno che era andato a cercare qualcosa, qualcosa che lui stesso fino a un attimo prima non sapeva cosa fosse, è ritratto di spalle affacciato su di un mare di nebbia che invade un paesaggio montagnoso senza nessun segno di vita.In verità la creazione è appena iniziata. Perciò ancora non c’è vegetazione. Tanto il tempo è al suo primo momento, che ancora nemmeno ha mai piovuto né mai il vento ha ancora soffiato da essere le rocce strofinate. Col broncio di un bambino appena nato, le asprezze dei monti emergono selvatiche dalle increspature di un abisso di nebbia, da un’acqua che, evaporando nel chiaro senza luce del primo mattino del mondo, si confonde con l’aria e col cielo.Di fronte e dentro questo potente e disadorno scenario, l’uomo non si sente in balia del nulla, né avverte in sé un senso di vuoto. Non si rinviene mancante o perduto, né inadeguato a quella misura e a quel vigore ma, nella sua nobile solitudine, fiero. Innalzato al di sopra di tutto, in quel paesaggio, in un sol colpo, per la prima volta riconosce sé, intuisce la grandezza tragica della sua esistenza e ha sentore di un Dio.
D’autunno qui è ancora così. Quando è umido e freddo la nebbia, che affoga le valli al mattino, presenta le isole dei paesi sulle sporgenze dei monti staccati tra loro, la fede nuziale che quell’uomo ha messo ai loro anulari."
"Di fronte a Viandante sul mare di nebbia, un dipinto realizzato nel 1818 da Casper David Friedrich, rivedo come era qui quando le acque cominciarono a ritirarsi e far spazio alla terra e l’uomo che per prima la vide e volle restare.Un uomo, forse Francesco De Sanctis, un viandante dice il titolo, uno che era andato a cercare qualcosa, qualcosa che lui stesso fino a un attimo prima non sapeva cosa fosse, è ritratto di spalle affacciato su di un mare di nebbia che invade un paesaggio montagnoso senza nessun segno di vita.In verità la creazione è appena iniziata. Perciò ancora non c’è vegetazione. Tanto il tempo è al suo primo momento, che ancora nemmeno ha mai piovuto né mai il vento ha ancora soffiato da essere le rocce strofinate. Col broncio di un bambino appena nato, le asprezze dei monti emergono selvatiche dalle increspature di un abisso di nebbia, da un’acqua che, evaporando nel chiaro senza luce del primo mattino del mondo, si confonde con l’aria e col cielo.Di fronte e dentro questo potente e disadorno scenario, l’uomo non si sente in balia del nulla, né avverte in sé un senso di vuoto. Non si rinviene mancante o perduto, né inadeguato a quella misura e a quel vigore ma, nella sua nobile solitudine, fiero. Innalzato al di sopra di tutto, in quel paesaggio, in un sol colpo, per la prima volta riconosce sé, intuisce la grandezza tragica della sua esistenza e ha sentore di un Dio.
D’autunno qui è ancora così. Quando è umido e freddo la nebbia, che affoga le valli al mattino, presenta le isole dei paesi sulle sporgenze dei monti staccati tra loro, la fede nuziale che quell’uomo ha messo ai loro anulari."
L’uomo fu inizialmente nomade, a volte si stanziò, per tornare poi ancora ad essere nomade.
I nomadi ( e l’uomo quindi) hanno inventato gli elementi basilari della civiltà,linguaggio,agricoltura,navigazione,il mercato, i stanziali hanno inventato le fortezze,lo stato,le imposte.
Cercare il mezzo per vivere il radicamento come una scoperta e il viaggio come una tregua,di sostare come un nomade e di spostarsi come uno stanziale,di errare pur restando immobile,di meditare pur muovendosi.
Vivere questa dualità come un sfida,una disciplina,una pratica.
Consente di non soffrire né dell’intorpidimento del soggiorno né dello strappo della partenza, consente di evitare la routine di un luogo sia la precarietà di una strada, organizza la conciliazione tra esilio e territorio,tra piacere e dignità, tra libertà e fratellanza,,tra presenza ed assenza.
VIAGGIARE COME STANZIALI IMMOBILI COME IN VIAGGIO.
I nomadi ( e l’uomo quindi) hanno inventato gli elementi basilari della civiltà,linguaggio,agricoltura,navigazione,il mercato, i stanziali hanno inventato le fortezze,lo stato,le imposte.
Cercare il mezzo per vivere il radicamento come una scoperta e il viaggio come una tregua,di sostare come un nomade e di spostarsi come uno stanziale,di errare pur restando immobile,di meditare pur muovendosi.
Vivere questa dualità come un sfida,una disciplina,una pratica.
Consente di non soffrire né dell’intorpidimento del soggiorno né dello strappo della partenza, consente di evitare la routine di un luogo sia la precarietà di una strada, organizza la conciliazione tra esilio e territorio,tra piacere e dignità, tra libertà e fratellanza,,tra presenza ed assenza.
VIAGGIARE COME STANZIALI IMMOBILI COME IN VIAGGIO.
mauro orlando
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