mercoledì 30 settembre 2009

Elisir d'amore per ........l'Africa che ho nel cuore e non ne parlo.

«Di tutti gli idioti che ho incontrato in vita mia – e Dio solo sa che non sono pochi – credo di essere stata la più grande. Ma mi ha impedito di cadere a pezzi un indomabile amore per la grandezza, che è stato “il mio demone”. E ho vissuto una quantità infinita di cose meravigliose. Anche se con altri l’Africa è stata più clemente, io credo fermamente di essere uno dei suoi figli prediletti. Un gran mondo di poesia mi si è dischiuso quaggiù, e mi ha fatto entrare, e io l’ho amato. Ho guardato i leoni negli occhi e ho dormito sotto la Croce del Sud, ho visto le grandi praterie in fiamme, e le ho viste coperte di sottile erba verde dopo la pioggia, sono stata amica di Somali, Kikuyu e Masai, ho volato sopra le Ngong Hills – “ho colto la più bella rosa della vita, e Freja ne sia ringraziata”».
Karen Blixen



Africa

Sento l'eco dei tamburi stanotte
Lei sente solo il sussuro di quieti conversazioni
Lei sta arrivando con il volo delle 12:30
Le ali al chiaror di luna riflettono le stelle
Che mi guidano verso la salvezza
Ho fermato un anziano lungo la strada
Sperando di trovare alcune parole o melodie dimenticate da tempo
Lui si é voltato verso di me come per dire
"Muoviti ragazzo, ti stà aspettando laggiù"

Sarà difficile trascinarmi lontano da te
Non c'é niente che cento uomini o più potranno mai fare
Ho benedetto le piogge laggiù in Africa
Prenderò un pò di tempo per fare le cose che non abbiamo mai fatto

Cani selvatici ululano nella notte
Mentre crescono irrequieti desiderando qualche solitaria compagnia
So che devo fare la cosa giusta
Tanto sicuro quanto il Kilimanjaro si eleva
Come l'Olimpo sopra il Serangetti
Cerco di guarire ciò che é nel profondo
Impaurito da questa cosa che mi é arrivata

Muoviti ragazzo, lei ti sta aspettando laggiù

lunedì 28 settembre 2009

Elisir d'amore per........"Vincent".

....la parola risuona solo nel silenzio della bellezza , dell'attesa,del dubbio,del sospetto,dell'interrogazione,altrimenti è brusio,rumore,gioco retorico.
Il canto richiama l'armonia e la forma più sublime della poesia se prende e ferisce l'anima come una spada e l'adolcisce come un cetra frigia.Il vedere è un modo più profondo del pensare.Il problema è:come far stare assieme,visione ,ascolto e parola senza che la parola pretende di signoreggiare o rimanga bloccata solo su un'immagine vista o vissuta e semza che l'ascolto venga assolutizzato in una voce della coscienza protetta da ogni vedere e raccontare.
Vincent ci ha costretti a cercare un altro modo di vedere con un movimento che prevede,prefigura insieme ad una capacità di arresto,attesa,pausa,inoperosità,provvisorietà.
Un guardare,pensare,rappresentare che rimanda all'ascoltare,fare esercizi di silenzio o di silenzi........

Elisir d'amore per ....."la democrazia dei farabutti"




I partiti di centrosinistra hanno da tempo imitato il modello espresso dal premier. Hanno abbandonato il territorio, le persone in carne ed ossa, la dignità e i diritti delle donne anche ‘escort’, la difesa delle istituzioni democratiche , i contrappesi costituzionali e la partecipazione, per tuffarsi nei media e soprattutto nella tivù. In nome della personalizzazione autoritaria della democrazia e del marketing economico.
La società civile ha in gran parte consapevolmente o inconsapevolmente fatto esperienza del “virus” berlusconiano per il passato seguendo il parere autorevole di Montanelli.Uno che si intendeva di cultura autoritaria e di destra!
Ora , ‘noi’ singoli cittadini attivi, liberi, riflessivi,consapevoli e responsabili vogliamo seguire la linea politica e l’agenda dell’egoarca funambolico . Per rovesciargliela addosso : vogliamo praticare la "nuova" opposizione dei nostri giorni. In larga parte "suggerita" - e ispirata - proprio dall'esperienza politica di Berlusconi. Rovesciamo il meccanismo che ha tradotto il privato in un fatto pubblico-politico.,usato dal leader del PdL per coltivare consenso e di fiducia. Oggi noi lo rovesciamo contro di lui e la sua politica democraticamente autoritria e illiberale. “Privato e pubblico, retroscena e ribalta. Tutt'uno. A flusso continuo. D'altro canto, il confronto politico si è spostato - totalmente - sui media. Che sono divenuti l'unico vero campo di battaglia politica. Tivù e stampa. Stampa e tivù. Giornali e tele-giornali. Opposti fra loro. Visto che le informazioni in tivù, in molte reti, sono filtrate. Con l'alibi di non sovrapporre pubblico e privato. Politica e gossip. Come se fossero cose diverse. Come se la ribalta e il retroscena fossero ambienti separati. (Come se le interviste "politiche" del premier non fossero ospitate da Chi e annunciate in copertina da foto di famiglia. Nonno Silvio insieme a figli, figlie e nipoti)”.
Costruiamo la democrazia mediatica dei “farabutti”!
Rubiamogli la scena stabilendo noi i temi e il linguaggio non solo denudando il Re ma definendo noi le conseguenze delle sue agende e i suoi progetti futuri.
Prima di tutto dando visibilità anagrafica ai tanti ‘spettri’ che si aggirano nella menta affaticata e ‘malata’ ( a parere di Veronica) affollando tutti gli spazi mediatici della Rete inviando una nostra foto e le nostre generalità riconoscendoci nell’epiteto o anche al posto del nome ,la scritta:farabutto esibita con orgoglio e vanto. . Una sorta di movimento di opposizione cresciuto dentro a quello che il leader considera il principale soggetto di opposizione con un profilo, non solo fisiognomico, ma sociale, culturale e politico di questa popolazione.
Si accettano i giovani,gli adulti e di mezza età e..anche ‘anziani’ coetanei del premier.Donne e uomini da soli, in coppia o in compagnia.Anche intere famiglie uniti da un comune obiettivo: la libertà di informazione e di azione e espressione privata e pubblica senza censure. “Esuli” dai partiti di opposizione istituzionale in cui faticano riconoscersi e di un paese nel quale stentano a sentirsi concittadini.Spaesati .Di incerta identità …a cui B. ha contribuito a dare un nome e un senso.Farabutti. Meglio di “fannulloni”, “coglioni” che in altro occasioni ci si è sentiti sprezzantemente apostrofare.
Con una identità, senza bandiere, senza parole da dire. Senza simboli da esibire e senza riti da celebrare ma una diversità da difendere e costruire: non apparteniamo al gregge belusconiano.

mauro orlando

Elisir d'amore per.........l ' a m o r e.

Las Cartas d'Amor - R. Vecchioni e J. Isaac
Origine: www.youtube.com
Le lettere d'amore in (credo)Catalano...semplicemente stupenda, a me dà i brividi... talmente i brividi che ho sbagliato a scrivere il titolo...


Cristiano Reboldi … Forse che ne aveva avuto davvero troppo poco di amore e tutto quello che riusciva a provare, gli bastava solo per respirare.
E tu non lo sapevi, amore mio, che non potevi amare. Che non potevi amare, ancora.
Avresti dovuto fermarti, per capirlo, e g...uardare dentro ... Ma non c’era voce che poteva arrivare là dentro, nemmeno la mia.
Tu non sapevi fermarti.
Correvi dentro la vita, fingendo traguardi che subito disprezzavi … Incendiavi la vita intorno a te, consumavi quello che incontravi …
Avresti consumato anche noi. Avresti consumato anche me.
L’ho capito quando ti ho avuto, nel momento in cui, per un momento, abbiamo diviso le nostre, di vite. E la vita muore d’eccessi…
Lettera di Lorenza.
Stralcio da “Clinamen” di Cristiano Reboldi

domenica 27 settembre 2009

Elisir d'amore per ........ T A C I T A M U T A.


"Protinus a nobis quae sit dea Muta requires…. "
(Ovidio, Fasti, II, 131 – 132)




"Lo scandalo non sono le escort, ma la natura ormai ibrida di Palazzo Grazioli, abitazione privata e al contempo luogo pubblico; e l'idea che Berlusconi si f a delle donne in politca e della vocazione politca in sè: bellezza,seduzione fisica, e sopratutta estrema, incondizionata disponibilità nei confronti del capo"

Barbara Spinelli


“ Silenzio, le donne devono stare zitte!”.


Così Sofocle per i greci ma anche i romani non scherzano!Tacita muta , una divinita romana, una creatura infera, onorata il 21 febbraio. Tacita, per l’appunto, la quale era una ninfa,
una naiade, figlia del fiume Almone. Il suo nome originario era Lara, Lala o
Larunda, che aveva le radici dal verbo greco ”laleo” (parlo). Quindi, una
volta parlava come tutte le ninfe. Si’, eccome! Ma anche a sproposito! Un giorno ebbe
l’imprudenza di mettere a parte di un suo segreto la sorella Giuturna:
l’amore che Giove nutriva per lei e i tentativi di seduzione del dio andati a
vuoto. Giove, infuriato per questa indiscrezione, le strappò, senza tanti
complimenti, la lingua.Tacita :dea del silenzio.....Per i Romani la facoltà del parlare è quasi sacra e quando la parola viene
usata con discernimento e con la dovuta prudenza viene considerata una
grande virtù. L’arte della parola! La parola che permette ai retori di
dimostrare con abilità le loro tesi. Uno degli strumenti fondamentali della
lotta politica. La parola che influenza e determina l’opinione del pubblico. La
parola che sa perorare la causa del popolo e, di conseguenza, ad indurlo a
rispettare i detentori del potere, a riconoscerli come rappresentanti dei suoi
interessi. Invece, la 'giovane ninfa con il suo modo di parlare spudorato e senza veli ha rovinato tutto....ha messo a nudo il Re! A Giove ,grande seduttore e esperto dell'arte del conquistatore più che di "utilizzatore finale" poco interessano i consigli amatori di Catullo:

" O pazzo basta! Povero......

Quel che è prduto è perduto.

I tuoi giorni di pardadiso li hai avuti

Quando il tuo maore ti diceva vieni tu ti precipitavi

Così amata da te è stata lei

Quando nessuna da nessuno mai.....

Ora non vuole più..

Amore mio ,addio...."
Per loro, come per i Greci, la parola non entra nell’ambito delle competenze
femminili. “Alle donne il silenzio reca grazia” sentenziava Sofocle e gli altri
gli facevano eco. Tacere non è solo una virtù, ma è anche un dovere delle
donne, causato dalla necessità di evitare che, usata da loro, la parola possa
degenerare in spiacevoli equivoci con conseguenze facili da immagin
are.”

sabato 26 settembre 2009

Elisir d'amore per ......l'armonia.

.....L'uomo è una forma di governo o un modo di goernare sè stesso; è simile a una 'politèia', a una città ,bene o male governata.......

......l'uomo migliore è petanto colui che sa dare a sè stesso e alla sua anima la forma dell costituzione o governo migliore e l'uomo peggiore sarà colui che si dimostra incapace di realizzare prima di tutto in se stesso un ordine e un armonia tra le sue parti in contrasto.
Una buona 'politica' di sè è la capacità di stabilire una padronanza di sè, delle proprie passioni ed azioni......
".....non sai che alcune città sono governte tiranicamente, altre democraticamentee altre ancora aristocraticamente? (....) e ogni governo pone le leggi guardando al proprio utile, la democrazia fa leggi democratiche, la tirannide leggi tiranniche, e gli altri governi si comportano allo stesso modo" Platone,Protagora.



VULNERABILI ALL'AMORE
Organizzatore::
PENISOLA
Tipo:
Musica/arte - Concerto
Rete:
Globale
Data:
martedì 29 settembre 2009
Ora:
19.00 - 22.30
Luogo:
CONVITTO NAZIONALE "PIETRO COLLETTA"
Indirizzo:
C.SO VITTORIO EMANUELE II
Città/Paese:
Avellino, Italy
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E-mail:
penisola_onlus@libero.it
Descrizione
L’evento si aprirà con una riflessione su “I Giovani e De Andrè”. Introduce: Dr. Onofrio Scarpato (psicologo e psicoterapeuta); Intergengono: Franco Festa (Scrittore) e Generoso Picone (Direttore del Mattino – Avellino) sul lascito delle idee e dei pensieri del grande cantautore italiano a dieci anni dalla sua scomparsa. Si esibiranno poi i Fabernoster, un gruppo musicale reggiano che interpreta i brani di Fabrizio De Andrè.L’evento, per i suoi valori culturali e sociali, è stato patrocinato dalla Fondazione Fabrizio De Andrè.

venerdì 25 settembre 2009

Elisir d'amore per .....le theatre du soleil.

FRANCO DRAGONE : Un grande irpino per un piccolo paese .
In preparazione : C A I R A N O 7X


accoglienza straordinaria. siamo qui per vedere lo spettacolo di dragone e poi per parlare con lui di cairano 7x.

il belgio è piccolo, non si vedono montagne, non si vede il mare. non c’è la prua di cairano che spinge l’immaginazione e il dolore.

l’europa è un pò logora vista dal suo centro.

la parte più viva è nell’orlo che sta in basso.

armin

Franco Dragone
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Franco Dragone (Cairano, dicembre 1952) è un direttore teatrale italiano naturalizzato belga.

Nato in Italia, si trasferì a sette anni in Belgio, nella città di La Louvière in Vallonia, assieme alla famiglia. Qui frequentò il conservatorio e studiò lingue e scienze politiche, avvicinandosi al mondo del teatro.

Nei primi anni Ottanta si trasferì in Québec, dove si interessò al circo ed entrò in contatto con il Cirque du Soleil, del quale dal 1982 affiancherà e poi dirigerà alcuni dei principali spettacoli in giro per il mondo.

Nel 2000 torna a La Louvière dove crea il Cirque Archaos e fonda la Dragone group, la casa di produzione che tuttora guida.

Fu l'organizzatore, nel 2003, dello spettacolo di Celine Dion A New Day... al Caesar's Palace di Las Vegas, dove l'artista si esibì per duecento sere accompagnata da corpo di ballo ed effetti speciali.

Dragone è stato insignito di tre Obie Award e di un Los Angeles Critics' Award, oltre ad aver ricevuto la laurea honoris causa dall'Università del Quebec.

Elisir d',amore per .......la vita.

Igea (dal greco antico Υγιεία con il significato di salute, rimedio, medicina) è una figura della mitologia greca e successivamente romana. Figlia di Asclepio e di Epione, Igea è la dea della salute e dell'igiene.

Il “testamento biologico”.Quattro premesse di una condivisione possibile.
1) L’accelerazione del dibattito parlamentare su un tema che già nella passata legislatura era stato oggetto di un vivace confronto è avvenuta sull’onda emotiva della vicenda di Eluana Englaro. Il testo votato dal Senato è fortemente segnato e condizionato da questa contingenza. L’art. 1 comma 1 (lettera a) e l’art. 3 comma 1, coerentemente con quanto ci si attende da una legge sul cosiddetto “testamento biologico”, indicano un’eventuale, futura incapacità di intendere e di volere come la condizione in vista della quale il cittadino potrà redigere le sue dichiarazioni anticipate di trattamento. Ma il comma 6 dello stesso art. 3 si riferisce allo stato vegetativo, specificando addirittura che la dichiarazione «assume rilievo nel momento in cui è accertato che il soggetto in stato vegetativo non è più in grado di comprendere le informazioni circa il trattamento sanitario». È del tutto evidente che non esiste una condizione di stato vegetativo nella quale un paziente sia ancora in grado di “comprendere”. Ma anche – e soprattutto – che l’incapacità di intendere e di volere non è in nessun modo sinonimo di stato vegetativo. La prima può riguardare potenzialmente centinaia di migliaia di persone (tipicamente tutti i pazienti in stato avanzato di demenza a causa di malattie come l’Alzheimer). Nel secondo si trovano oggi in Italia non più di tremila persone. Non sappiamo insomma a “chi” si applicherebbe l’intera normativa e un chiarimento su questo punto è preliminare ad ogni serio approfondimento dei suoi singoli aspetti.
2) I conflitti bioetici, proprio perché coinvolgono i modi e il senso del nascere e del morire, hanno conseguenze particolarmente laceranti sui “valori condivisi” più volte richiamati anche dal Capo dello Stato come presupposto e garanzia della convivenza e della solidità delle stesse istituzioni. Per questo è forzata e rischiosa la trasposizione del bipolarismo del sistema politico in un corrispondente bipolarismo bioetico, a sua volta interpretato nei termini della logora contrapposizione fra laici e cattolici. Va respinto ogni tentativo di strumentalizzare ai fini della contesa politica di breve respiro il confronto su temi di questa portata, che ne uscirebbero immiseriti e ostaggio di logiche di potere e di scambio comunque fatali per un serio, credibile impegno sui valori. A maggior ragione quando questo impegno diventa di resistenza alle mode e ai modelli dominanti.
3) Non esiste “il” problema del fine vita, ma un fascio di questioni diversificate e complesse. Non è possibile, di conseguenza, affidarsi ad astratte dichiarazioni di principio sulla disponibilità o indisponibilità della vita. Si tratta, piuttosto, di modulare con ragionevolezza l’equilibrio fra due principi entrambi irrinunciabili dal punto di vista costituzionale: la tutela della vita come “interesse della collettività” e presidio della dignità della persona da una parte e, dall’altra, la libertà con la quale ogni individuo decide il senso, l’orientamento della sua esistenza. Non si discute, in Italia, l’introduzione dell’eutanasia come possibilità per il medico di somministrare al paziente “il farmaco che uccide”. Si discute della possibilità che una persona possa chiedere semplicemente di essere “lasciata andare”, senza che più nulla sia fatto per trattenerla. È comprensibile che su questo punto vi siano opinioni e sensibilità diverse, anche fra gli stessi cattolici. È d’altronde proprio l’art. 53 del Codice deontologico dei medici italiani che vieta loro di «assumere iniziative costrittive» o di «collaborare a manovre coattive di nutrizione artificiale» nei confronti di una persona che, pur se adeguatamente informata «sulle gravi conseguenze che un digiuno protratto può comportare sulle sue condizioni di salute», rifiuta comunque volontariamente di nutrirsi. Si può considerare sufficiente a rovesciare questa conclusione il fatto – ovviamente importante – che la propria volontà non possa essere più confermata “qui ed ora”? Risposte diverse a questa domanda non tolgono il comune impegno a sostenere in tutte le situazioni di sofferenza e disagio le “buone” ragioni della vita. L’alimentazione artificiale di un paziente in stato vegetativo può spaccare un paese. Un detenuto può lasciarsi morire di fame e di sete senza che nessuno ne parli.
4) Occorre evitare che una sovraesposizione di casi-limite e questioni indubbiamente di forte impatto “simbolico” funzioni da strategia elusiva delle responsabilità e delle urgenze più pressanti in tema di difesa della vita. Il diritto alla vita non è lo stesso nei paesi ricchi e nei paesi poveri. Ma anche nei primi rimangono o si accentuano le differenze. L’Italia non fa eccezione, come testimoniano i sempre più frequenti casi di malasanità e la crescente tendenza a “fuggire” dalla propria regione per cercare altrove un’assistenza di qualità. Sentiamo parlare tutti i giorni di “turismo” riproduttivo. Sarebbe bene preoccuparsi di quello al quale è costretto chi cerca soltanto di essere curato. E, più in generale, della necessità di garantire l’equa distribuzione delle risorse indispensabili ad una efficace e “giusta” tutela del diritto alla vita in tutte le fasi e in tutte le condizioni dell’esistenza umana.
Stefano Semplici - Membro del Comitato Scientifico del CEGA e Prof. di Etica sociale nell’Università di Roma Tor Vergata (semplici@lettere.uniroma2.it).
Carmelo Vigna - Presidente del CEGA e Prof. di Filosofia morale nell’Università di Venezia (carmelo.vigna@gmail.com).
Giampaolo Azzoni - Direttore del CEGA e Prof. di Filosofia del diritto nell’Università di Pavia

Elisir d'amore per ....la autentica "follia"

“ Andatevene tutti via , che cosa c’è di tanto interessante in un pazzo ? ”
La follia può essere una trincea contro una “ragione folle”.Una ragione da identificare con lucidità con le ragioni del potere, con la legge del più forte che non consente a chi subisce l’oppressione di poter opprimere il più debole di lui.
LU XUN , Diario di un pazzo



Il suo motto era : la follia se condivisa non è follia.
In un borgo della laboriosa e prosperosa Padania del nordovest, (di cui non voglio ricordare il nome se non con l’espressione geografica comunemente usata tra il popolo: ‘Brianza’), non molto tempo fa viveva “un gentiluomo” di quelli con lancia nella rastrelliera, scudo antico, ronzino magro e can da sèguito……Bisogna sapere che questo gentiluomo, nei periodi di tempo in cui non aveva nulla da fare ( a suo dire pochi in verità) si dedicava alla lettura dei classici suoi preferiti : Dante , Platone, Sant’agostino, Meister Eckhart, i mistici medioevali, Erasmo da Rotterdam…il preferito tra i preferiti “L’elogio della follia”.” Ai tempi dell’Università, amava ricordare , ai suoi servizievoli e benevoli compagni di merenda e di avventure:"avevamo avuto una discussione molto accesa, in cui a più ripresa mi era sentito dare del visionario, non ricordo più per quale motivo” Il giovine cavaliere affastellava i suoi teneri pensieri da adolescente inquieto dentro i labirinti logici-filosofici dei consigliati classici ….e non dormiva per spiegarseli e sviscerarne il senso, mentre non ci sarebbe riuscito nemmeno Aristotele, anche se fosse resuscitato apposta.
Aveva anche tentato altre vie, altre letture ; infatti aveva provato un senso di profondo fastidio ed estraneità nell’intrigata esperienza di iniziazione adolescenziale troppo mittleeuropea ed ottocentesca del “giovane Werter o dei più moderni “turbamenti del giovane Torless” e aveva notato una immatura incomprensione ed estraneità psicologica, geografica, e direi antropologica, per le disavventure ‘troppo americane’ del “ giovane Holden”.
Siddarta non ancora aveva varcato i confini di un occidente ancora tutto impegnato nella esperienza della modernità scientifica e tecnologica a colmare i vuoti dei suoi esiti disumanizzanti e Zaratustra viveva ancora felice del suo aristocratico isolamento e non aveva nessuna intenzione di scendere tra gli ‘uomini’ infelici ed inautentici a suggerire con perentoria sicurezza che “..ogni spirito profondo ha bisogno di una maschera :ancor più intorno ad ogni spirito profondo cresce in continuazione una maschera, grazie all’interpretazione costantemente falsa, cioè piatta, di ogni parola, di ogni passo, di ogni segno di vita che da lui si esprime”
In fondo si era veramente convinto che le qualità superficiali durano nel tempo e che la natura più profonda e seria dell'uomo viene presto e facilmente smascherata.
Ma in seguito ,in vero, in uno dei tanti momenti di lucida ,esuberante e colorata espressività che la vita politica internazionale gli imponeva aveva ammesso di non avere mai avuto particolare simpatia per questi percorsi dell’animo e in generale per le forme letterarie espressive della comunicazione anche se per circostanze mai chiarite e per consiglio o ordito di ‘amici’ intriganti e truffatori in futuro gli sarebbe toccato l’onere e l’onore della gestione e proprietà di una delle più grandi ed importanti case editrici italiane.
Normalmente ci vuole un grande evento, un amore profondo per liberarsi di una profonda e risentita ossessione, perché di una vera e propria ossessione ormai si trattava. Nel suo orizzonte psicologico o logico non vedeva una facile, anzi nessuna via d’uscita. Ebbe anche molte discussioni anche con il curato del paese che ,per l’appunto gli consigliò ,come diversivo collaudato, un percorso di spiritualità a piccole dosi o un programma di lettura ponderoso anche se impervio per una mente giovanile in via di formazione. Va bene Dante, Platone , Sant’Agostino ,Meister Eckart ma …….i mistici medioevali. Insomma si sprofondò tanto in quelle letture, che passava le notti dalla sera alla mattina, e i giorni dalla mattina alla sera, sempre a leggere; e così, a forza di dormir poco e leggere molto, gli si prosciugò, talmente il cervello, che perse la ragione: Gli si riempì di fantasia di tutto quello che leggeva nei suoi libri: incanti, litigi, battaglie, sfide, ferite, dichiarazioni, amori, tempeste e stravaganze impossibili; e si ficcò talmente nella testa che tutto quell'arsenale di sogni e di invenzioni lette ne' libri fosse verità pura, che secondo lui non c'era storia più certa .
Possibile incipit di "Una storia di un 'italiano'" ....tutta da scrivere

Elisir d'amore per ........la mia terra d'Irpinia

di Pasquale Stiso
Terra
terra d’Alta Irpinia
estranea
come una matrigna
battuta
da tutti i venti
oppressa
per lunghi mesi
dalla neve.
Plaga del Formicoso
desolata
assetata
di corsi d’acqua
e di verde
ove il grano
cresce rachitico
roso dai geli
flagellato dalla tramontana
e il granoturco
di settembre
è ancora tenero come il latte.

La ‘nuova Irpinia ‘ dentro di noi.

Oggi tra gli analisti del territorio tradizionali o dei “paesologhi” in modo paradossale si parla di “non luoghi”riferendosi a spazi metropolitani privi di identità e di memoria ma soprattutto scarsi di relazioni.Dove vive una “collettività senza festa” e si soffre la “solitudine senza l’isolamento”. Si vive in un epoca del “tempo veloce, accelerato”.Il futuro è sempre più alle nostre spalle, in soggezione ad un presente che ci sommerge e ci virtualizza .E persino la storia è diventata un fatto mediatico.Il futuro non solo sembra senza senso e fine ma ci carica sopratutto di ‘paure’ e nel suo orizzonte esclude le categorie di ‘progetto’ e ‘speranza’.Paure economiche, sociali,ecologiche e perfino ‘metafisiche’ dove le Chiese si limitano a cercare convertibili o arruolabili alle giuste o ideologiche cause.L’avvenire è rubato soprattutto ai più giovani. Con la fine delle ideologie che pure ci rassicuravano, oltre che impigrirci intellettualemte ci viene imposto prepotentemente ancora una volta una nuova e complessa concezione di individuo e della sua libertà.Le diseguaglianze economiche ,la precarizzazione del lavoro, l’aumento dei costi e dei bisogni ci sta portando drammaticamente alla società postborghese senza passare da una “rivoluzione proletaria”( di cui non si sente la necessità) o semplicemente umanistica. Una nuova rivoluzione scientifica e tecnologica toglie potere e crea esclusione in quelli che non si ritrovano in questi poli.La rivoluzione informatica aiuta e favorisce i meglio tecnologizzati e i già informati o i ‘giàformati’.
All’interno di questro quadro analitico e concettuale con originalità e profondità si pongono le proposte e le provocazioni culturali di Franco Armino e il suo già citato libro “Vento forte tra Lacedonia e Candela” (Ed Laterza).Era necessario ritornarci dopo una lettura più meditata e analitica non per una ulteriore recensione ma per rilevare la sua originalità di proporre categorie conoscitive, antropologiche e politche che ci possono essere utili non solo per capire il nostro territorio irpino ,ma sopratutto noi e per un possibile e necessario.progetto di cambiamento di noi e delle nostre comunità.
Il nostro “io” occidentale e moderno è costretto a cimentarsi con i pieni dei poteri economici e culturali a cui ci eravamo abituati dall’Illuminismo in poi. La sua ragione si fa “luce” e si fà ‘compassionevole’ e ‘fraterna’ in un colloquio doloroso e difficile con le “ombre”, con l’assenza, col mistero, con il sacro, con gli esclusi , gli sconfitti con i luoghi abbandonati o lontani. Il suo compito precipuo e costruttivo è non solo capire e dare un nome alle cose e alle persone ma di suggerire altro.Creare aspettative e possibilità è già costruire presente e precostituire futuro.Ripropone una caratura politica molto complicata,complessa e sottile che va al di là del sociologismo astratto e il meridionalismo di maniera se pur nobile. Scrivendo ciò io non penso alle “sufficienti spallucce” o alle comode pigrizie di una certa intellettualità meridionale, cittadina o periferica, ma anche ai circoli sociologici e intellettuali,a destra come a sinistra, che imperversano nel “profondo Nord” arrovellati sul nuovo primato della “questione settentrionale” che fanno tabula rasa con spocchia e leggerezza anche del possibile “bambino insieme all’acqua sporca”.Tuttavia non è il suo “stile” se pur nuovo e personale che mi interessa rilevare all’nterno di una moderna e possibile collocazione o riscrittura del quadro letterario del Novecento italiano ed europeo con riferimento alla letteratura antiretorica ,alla cultura ‘flaneur’, o quella ‘vociana’ dei ‘frammnti’ più che a quella ‘crepuscolare’ o ‘afuturista’ o ‘simbolista’ .Insomma mi interessa questo superamento ,filosofico direi, dell’Illuminismo non ideologico e dottrinale dove il rifiuto delle “magnifice sorti e progressive”, delle utopie astratte e delle speranze nel futuro ci impone una idea più che di recupero o di salvezza delle persone ,delle cose e della natura, di amore di esse ma non più per il loro possibile futuro ma per il loro presente reale e per il passato che non passa e non ritorna.Puntando soprattutto a far crescere una capacità personale di guardare le cose e amarle disinteressatamente in sè stesse e per sé stesse.Una riproposizione vitale della’modernità’ non necessariamente contrapposta alla ‘antichità’ ma nella sua capacità intelletuuale ed umana di vivere l’antico,il tradizionale, il periferico,l’emarginato, l’escluso.l’altro da sé insomma.Curando una massima consonanza,intimità con i luoghi, le cose e le persone insieme alla massima lontananza e alterità. E se tutto ciò vi sembra poco, irrilevante e inutile per un vero e nuovo “inizio” non solo per l’Irpinia con i suoi atavici e nuovi problemi e tabu ma anche per cominciare a definire nuove categorie mentali per una nuova agenda culturale e politca dell’intera ’intera comunità nazionale , fate a meno di leggere questo prezioso libretto.Ma poi per piacere non continuate a flagellarvi e meno che meno a lamentarvi della solita corrotta e inadeguata masnada dei poli.

mauro orlando


giovedì 24 settembre 2009

Elisir d'amore per .....Il Formicoso.

...Cantate nell’occhio dei ciechi
all’orecchio dei sordi
nasca il sole e una sinfonia
nelle catapecchie......
Rocco Scotellaro


Nel Formicoso.......la terra torna ai contadini.


di franco arminio




Il Formicoso torna ai contadini. L’altopiano dell’Irpina d’Oriente non è terra di grandi proprietari. Dopo le lotte degli anni cinquanta venne diviso in piccoli lotti lavorati con puntiglio e cura per strappare letteralmente alle pietre e al freddo qualche zolla di terra fertile. E’ bellissimo il Formicoso visto dall’alto, esibisce i segni delle mappe catastali. E non ci sono più terre vuote come accadeva in passato. L’unica zona incolta era proprio quella confiscata e recintata dall’esercito. Secondo il Commissariato di Governo, il Formicoso rimane “zona di interesse strategico nazionale”, cioè idoneo ad accogliere in qualunque momento i rifiuti provenienti da ogni dove. Ci piacerebbe che questa definizione rimanesse ma fosse, invece, legata a ben altre attività. Il Formicoso ha tutte le carte in regola per diventare il vero cuore del Parco dell’Irpinia d’Oriente. Se prima le nostre erano terre da lavorare per procurarsi cibo, adesso sono anche e soprattutto terre da guardare per la loro sobria e silenziosa bellezza. Curiosamente proprio le inefficienze delle classi dirigenti meridionali hanno finito negli anni col salvaguardare la bellezza di certi territori, tra Andretta e Bisaccia passa in un anno lo stesso numero di auto che passa in un solo giorno sull’Asse Mediano. Il ritiro dei militari è la vittoria del vuoto sul pieno, della gomma sulla matita, del paesaggio sulle bancarelle con le quali è stato imbrattato.Per ora è solo un piccolo segnale, è non è affatto detto che i politici locali siano capaci di coglierlo. Quella che fu definita “terra dell’osso” vive da troppo tempo nell’ansia di addobbarsi con vestiti non suoi. Anche lo sfruttamento di una risorsa come il vento non ha prodotto significativi vantaggi per la popolazione locale. Sarebbe bello se al posto che doveva essere dell’immondizia fossero impiantate delle pale eoliche gestite dai comuni della zona. In fondo è l’unica fabbrica che un territorio d’altura realisticamente può accogliere. L’altra, quella del pane, non ha mai smesso di esistere. Ecco che allora il vuoto di cui parlavo è puramente metaforico. O meglio era nella testa di chi voleva realizzare una discarica assurda e immotivata.

mercoledì 23 settembre 2009

Elisir d'amore per .......per l' I T A L I A dei nuovi cittadini.


«Per vent’anni abbiamo vissuto sotto l’ala di un turbine: globalizzazione economica e trasformazione politica. Due metamorfosi insieme: post-industriale e post-democristiana. L’Italia di oggi ci restituisce per mille segni l’immagine di un Paese provato, che perde colpi di continuo. E soprattutto con un motore politico penosamente inadeguato, incapace di autentica innovazione, che non fa nulla se non pasticciando, e alla fine non sembra concepire altra missione tranne la pura conservazione di se stesso e del ceto che lo controlla. Ma altre volte siamo stati capaci di riagguantare all’ultimo istante il filo della nostra storia. La posta in gioco è troppo importante per rassegnarsi, e dopotutto siamo qualcosa di più di un piccolo angolo di mondo.»

L'Italia non è un assurdo e complesso gioco geografico della fantasia, non è neanche una semplice espressione geografica. "E' solo una nave senza nocchiero...in gran tempesta o donna di provincia o bordello"? E' una democrazia in seri rischi di decadenza per un un "leader maximo" al suo tramonto fisologico e politico: per non essere più capace di interpretare in progress il sentimento, i vizi o i grumi antropologici degli italiani .La democrazia è stressata e impoverita.Essere in buona compagnia nel mondo non aiuta.Puntare su una visione leaderistica e carismatica direttamente col popolo indebolisce il Parlamento e le istituzione di garanzia utili per il presente ma sopratutto per il futuro postcrisi anche deli italiani. In Italia la scelta ha una sua oroginalità (o genialità!) che aggrava la sua pericolosità.Di fronte alla crisi e alla decadenza.....Si è scelta la strada del "sovversivismo delle classi dirigenti" dei Brunetta, Bondi, Gelmini, Bossi, Tremonti, ecc. in prima battuta. Feltri e direttori vari della comunicazione pubblica e privata con la società. Ceti e professionisti fragili e senza storia, proiettati all'improvviso al potere esecutivo o apicale per meriti feudali e padronali, sono costretti in modo gregario e subalterno ad assumere posizioni sovversive con linguaggi e atti ai limiti della decenza e legalità democratica."Pupi"....Interpreti ed esecutori proni al "Puparo" invecchiato ,esaurito, evaporato nel suo "ego" ipertrofico e priapico.Il suo programma di modernizzazione degli anni ottanta "arricchitevi senza regola" aveva senso in una situazione dinamica della società italiana .Oggi si sceglie di puntare sui sentimenti freddi degli italiani : sulla "paura" ,sulla divisione ,sull'egoismo etnico egeografico, sul regionalismo lacerato,,sull'arroccamento ringhioso contrario al multicultularismo , alla globalizzazione , all'Europa sotto l'ala potettiva di una Chiesa sindacalizzata e politicista e sempre meno profetica ed etica, emarginando anche una possibile e carsica "destra dei diritti".Il suo programma :individualismo proprietario, consumismo irresponsabile,egoismo etico e sociale, niente regole e incentivazione di un aggiramento delle vigenti, con un reiterato condonismo riparatore ecc.

Oggi all'Italia serve una politica e una classe dirigente che abbia una altra storia da raccontare e da mettere in campo. Che sappia essere nuova espresione della modernizzazione e del cambiamento del paese e dell'uso del territorio e della storia .Uguaglianza nel merito,nuovi legami sociali,solidarietà nella concretezza, rapporti rinnovati tra le generazioni, tra vita e innovazione tecnologica, mercato regolato . un rinnovato civismo repubblicano e costituzionale.C'è bisogno di radicamento delle idee di progresso anche nella pesantezza e leggerezza territoriale non come rifugio mitico o ritiro reazionario.Accettare la sfida cognitiva e politica di archiviare il Novecento dei suoi grumi eddel sue ferite ideologiche non per cancellarlo come "tabula rasa in qua nihil est scriptum", come passato che non torna ,nè come futuro alle spalle.Partimo dai nuovi confini dell'uguaglianza,, dello stato sociale , del lavoro, della cultura, della fede..............ma sopratutto del cittadino libero,consapevole,riflessivo e responsabile.

mauro orlando

Elisi d'amore per ........B R U C E.


.......buon compleanno B R U C E !

Elisir d'amore per .......il diritto positivo.


«Neppure pensavo i tuoi decreti avere tanta forza che tu uomo potessi calpestare le leggi degli dèi, quelle leggi non scritte e indistruttibili.
Non soltanto da oggi né da ieri, ma da sempre esse vivono, da sempre: nessuno sa da quando sono apparse».
Antigone davanti al tiranno Creonte.



Viviamo un tempo di grandi confusioni di linguaggio ma sopratutto di idee."Delle cose che non si sanno è meglio tacere" Aforisma affascinate ma bagliato. Certo viviamo un tempo in cui è giusto e possbile fare domande piuttosto che elaborare risposte.Si parla di diritto alla vita e diritto alla morte .
Prima di tutto bisognerebbe parlare del concetto del diritto in genere. Il diritto oggettivo, precettivo e soggettivo. Diritto e giustizia. Che cosa vuol dire: «Dare a ciascuno il suo»? Le varie specie di giustizia. Rapporto tra diritto e dovere, tra pretesa e riconoscimento. Proprietà del diritto. Origine storica del concetto di diritto naturale. Differenza tra diritto naturale e legge naturale. Esiste un diritto naturale universale e immutabile? I vari significati dell'espressione ius gentium. Diritto internazionale e diritti umani. Relazione fra diritto naturale e diritto positivo. Critiche dei diversi giudizi (positivismo, sociologismo, storicismo, ecc) su questa relazione. Rapporto tra diritto positivo e moralità. È possibile un perfetto adeguamento tra legge positiva e ordine morale? Che cosa dire di una legge positiva immorale? di una legge non giusta ma non disonesta? della tolleranza di un 'male minore'? del contrasto tra diritti e doveri?

Elisir d'amore per ......IL PARCO D'IRPINIA D'ORIENTE


Le buone idee,i sentimenti caldi e le passioni autentiche sono come gocce testardi che riescono a bucare col tempo e rigore la roccia più dura!



ci siamo, dopo quindici anni l’incubo della discarica sul formicoso
pare destinato a dissolversi.
forse è presto per cantare vittoria, ma certo c’è da essere contenti nell’apprendere che la terra espropriata manu militari è stata restituita ai contadini.
personalmente mi occupo della faccenda dal 1994 e ho incrociato via via tanti compagni di lotta. cambiavano quelli che volevano fare la discarica, ma noi che non la volevamo non abbiamo mai ceduto.
SE NON SI FA LA DISCARICA ORA DOBBIAMO CHIEDERE CHE SI FACCIA IL PARCO DELL’IRPINIA D’ORIENTE.
è una proposta della comunità provvisoria e alle prossime regionali daremo una mano a chi dimostrerà di credere alle nostre proposte.
armin

martedì 22 settembre 2009

Elisir d'amore per ........il dolce ed umile autunno.

L'estate è finita

Sono più miti le mattine
e più scure diventano le noci
e le bacche hanno un viso più rotondo.
La rosa non è più nella città.
L'acero indossa una sciarpa più gaia.
La campagna una gonna scarlatta,
Ed anch'io, per non essere antiquata,
mi metterò un gioiello.

(E. Dickinson)

....è la stagione del silenzio e del respiro del corpo e della natura. Si presentano le prime incrinature senza nessuna consolazione con i sentimenti della tristezza ,dell'inquietudine e della nostalgia.Non esiste un definitiva salute dell'anima così come non esistono i medici dell'anima e del dolore. La vera salute dell'anima è la vita ." Infatti una salute in sè non esiste...dipende dalla tua meta ,dal tuo orizzonte ,dalle tue energie,dai tuoi impulsi ,dai tuoi errori e , in particolare dai tuoi ideali...."
( Nietzsche, La gaia scienza).
E' il tempo interno del proprio "io" melanconico a definire il senso e il significato dei sentimenti ,degli altri e delle cose.Non recuperando il senso di nostalgia per forme di identità perdute ma che ci fa recepire in piccoli e insignificanti gesti, in particolari parole, “una nuova figura dell’umano nella pura apparenza e nella nudità e leggerezza della bellezza.
Il pensiero non si manifesta nella compiutezza e pesantezza dei suoi filosofemi, o nella determinatezza delle sue intuizioni, ma nello scarto che produce rispetto al prorio tempo e al proprio spazio o territorio. Nel momento che si sottrare dal “farsi accecare dalle luci estive del secolo” e tiene fisso il suo sguardo alla sua parte d’ombra, al nascosto (aletheia) non solo per apparire ma venire alla luce, alla presenza ,quindi all'esistere non superficiale ma autentico.Recupera e vive il significato concreto di "inoperosità" come custodia e vitalizzazione di queste zone d’ombra “Guardare nel buio di noi e dell’epoca” ma per percepire in esso “una luce che diretta verso di noi, si allontana infinitamente da noi”.Recuperare un senso dell'agire dentro di noi non per autoconservazione ma il recupero dei pezzi persi sul campo operoso fuori di sé stesso.Un vero atto "politico". " Le arti che non realizzano alcuna 'opera'- scriveva H. Arendt- hanno grande affinità con la politica " ...la vera politica!E ' la strada per approdare ad un pensiero e un vissuto della "Comunità inoperosa": azione senza opera, soggetto senza sostanza (postcartesiano), presenza senza rappresentazione. Lasciare l'estate esuberante del nostro "io" metropolitano per vivere profondamente la maliconica mestizia della bellezza nei chiari i bosco.

Elisir d'amore per ........un ritorno alla normale democrazia.




OGNI giorno c´è un ministro dell´Astio, il sovrauomo Brunetta innanzitutto, che vomita trivialità ora su uno ora su un altro pezzo d´Italia: i cineasti sono parassiti, la borghesia è marcia, i professori sono ignoranti, gli statali sono fannulloni, gli studenti sono stupidi, gli economisti sono sconclusionati… Insomma ogni giorno arriva un insulto, un dileggio o una derisione a carico di una categoria sociale diversa. E sono parole rivelatrici, più di un album di fotografie, parole che sono la verità di questi uomini.parole che esprimono il senso compiuto di questi cortigiani del Principe che hanno un conto aperto con la natura o con la società e approfittano del loro potere per sfogarsi, come quei personaggi di Stendhal che cercavano a Parigi il risarcimento degli affronti subiti in provincia.E infatti non si erano mai visti governanti così furiosi contro i governati. Giganti in esilio dentro corpi politicamente troppo angusti, Brunetta, Gelmini, Bondi e, qualche volta, anche Sacconi e Tremonti, trattano l´Italia come una pessima bestia da addomesticare, hanno elevato il disprezzo ad arte di governo, vogliono far espiare al Paese le loro inadeguatezze e le loro frustrazioni.Bondi per esempio crede che la cultura sia il computo di sillabe in versi sciolti. Brunetta, che non sopporta la bassezza degli indici di produttività, vorrebbe disitalianizzare l´Italia per farne un campo di concentramento laburista: il lavoro detentivo rende liberi, belli, grandi e anche biondi. La Gelmini persegue un sessantotto al contrario che lobotomizzi fantasia e dottrina e mandi al potere i ragionieri con la lesina come scettro. Di Bossi è inutile dire: vanta una lunga carriera fondata sulla parolaccia, sul dito medio, sulla scatole rotte, sulla carta igienica, sul ce l´ho duro…Benché nessun governo abbia mai teorizzato e praticato l´offesa dei propri elettori come scienza politica, l´attacco alla cultura non è certo una novità. Goebbels, che era piccolo, nero e zoppo, metteva la mano alla pistola. Scelba, che era calvo e rotondo come un arancino, coniò il neologismo - culturame - ora rilanciato da Brunetta. Anche Togliatti sfotteva in terronio maccheronico il terrone Vittorini, e più in generale il Partito comunista riconosceva solo gli intellettuali organici, cioè gli intellettuali senza intelletto ma con il piffero… Insomma, fare guerra alla cultura è sempre nevrosi, alla lunga perdente, ed è comunque manganello nelle sue varie forme, reali e metaforiche. Oltraggiare la cultura è uno scandalo penoso: è come sparare in chiesa, impiccare i neri, imputare all´immigrato clandestino la sua miseria, punire la sofferenza come un reato. Ed è un altro modo di organizzare ronde, magari sotto forma di squadracce ministeriali: prediche, comizi, fatwa… Se Brunetta potesse pesterebbe i vari Placido d´Italia, da Dario Fo a Umberto Eco e, per imparzialità, anche Pippo Baudo e Fiorello. Per Brunetta e Bondi, infatti, gli uomini colti sono la misura della propria dannazione, lo specchio della propria nudità, come Berlusconi visto dalla D´Addario.Con quegli uomini, che ora chiamano parassiti, Brunetta e Bondi non sono mai riusciti ad intrattenersi neppure quando militavano a sinistra. È da allora che covano rancori. Odiano i salotti (cioè le buone maniere) che li tenevano a distanza. Disprezzano i libri che non hanno letto né tanto meno scritto e che per il popolo della Padania sono ciapa pulver, acchiappa polvere, deposito di pulviscolo. Sono rancorosi, Brunetta e Bondi, perché sono stati di sinistra e ora ne sono pentiti visto che solo la destra plebea e indecorosa li ha "capiti", promossi e ben ripagati. Come gli ebrei convertiti dell´Inquisizione cristiana rimproveravano a Cristo la debolezza di amare tutti, così questi ministri cortigiani rimproverano alla casa di produzione Medusa, che appartiene al loro dio, di investire sui nemici di dio, sudditi infidi che loro conoscono come se stessi. Dunque i ministri dell´Astio danno del parassita agli artitisti di sinistra perché non sopportano che siano sovvenzionati dal loro stesso padrone senza neppure baciargli la mano. Addirittura quelli gliela addentano! Ebbene questa, signori ministri dell´Astio, è stizza. È la stizza di chi, per avere i favori del Principe, non ha badato a spese, ha cambiato i propri connotati, ha ceduto l´anima, si è legato a doppie catene al suo carro. E ora vede che i vari Placido - non importa se bravi o meno - non si sono fatti ipnotizzare dalla medusa che li paga.In buona sostanza, l´insulto come forma governo è espressione di malafede e di malessere, un impasto di vita vissuta male e di autoespiazione forcaiola: un film drammatico insomma. Dunque Michele Placido non li quereli, ma li metta in scena. Con i soldi della Medusa. Titolo? "La bava dei servi".
di francesco merlo


domenica 20 settembre 2009

Elisir d'amore per .......il 'S U D' che è dentro di noi.


......ci sembra che si possano identificare tre modi di vedere il Sud: 1) il paradigma della 'dipendenza' ovvero dello 'sfuttamento'

2) il pardigma della 'modernizzazione,ovvero del 'ritardo'

3) il paradigma della 'autonomia' ovvero del Sud come 'risorsa critica'

.......ma c'è un altro modo pensare il Sud : viverlo dal di dentro e dal di fuori!

di franco arminio

non riesco più a stare nel mio paese nuovo
e neppure in quello vecchio e grezzo.
io vivo nella frana che sta in mezzo.
lo so ho un’ anima scomposta, a vederla da vicino sembra un paese terremotato. ma non è di me che voglio parlare in queste righe, voglio parlare di un’idea dell’italia, l’italia che cerco ogni giorno è annidata nei paesi più sperduti, l’italia che resiste dove
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sabato 19 settembre 2009

Elisir d'amore per .....i nuovi viaggi.

















"...Ma i veri viaggiatori sono soltanto quelli
che partono
per partire; cuori leggeri, simili a
palloncini,
non si allontano mai dal proprio destino
e senza sapere perché, dicono ogni volta:
"Andiamo"!
Sono quelli i cui desideri hanno la forma di nuvole,
quelli che sognano, come fa la recluta con il cannone,
piaceri immensi, mutevoli, sconosciuti,
di cui l'animo umano non ha mai conosciuto il nome!"

Charles Baudelaire - le fleurs du mal


In questo nostro nuovo viaggio vogliamo che la nostalgia giochi con grande equilibrio e libertà con la sorella malinconia. Ma sapendo che sono due sentimenti diversi, in quanto la nostalgia è un, diciamo così, un ricordo, una mancanza di qualcosa che abbiamo lasciato, appunto una nostalgia ( dolore per un nostos-ritorno) di qualcosa che non abbiamo più, mentre la malinconia è una tristezza interiore, è un sentimento indipendente da ciò che ci circondao che ci manca.A volte può diventare un vuoto o una mancanza dolorante.
La malinconia è un sentimento che ci sorprende solo in un presente che non ci soddisfa e quindi ci fa rimpiangere un po' il passato, oppure è un sentimento che comunque è legato alla natura dell'uomo che ama la sua intimità ma che ama anche la sua alterità.
La nostalgia è diversa, perché la nostalgia è un sentimento di assenza, cioè fondamentalmente di assenza ma che può essre recuperata con la memoria ,il ricordo e sopratutto con il ritorno a casa e al proprio passato nei limiti del tempo possibile a disposizione. Sia la nostalgia che la malinconia diventano sentimenti attivi costringendoci a superare la pigrizia e la voglia di intraprendere sempre nuovi viaggi denro di noi e lontano da noi.

venerdì 18 settembre 2009

Elisir d'amore per .....la vita contro la morte.



«Ero in presenza della morte, in presenza della natura, di una natura che imparavo a conoscere in modo terribile. Dal momento che arrivo ad essere un uomo che fa la guerra, non è l’idea di uccidere o di essere ucciso che mi tormenta: ero un uomo che non voleva altro per sé se non i rapporti con l’assoluto, l’assoluto che era rappresentato dalla morte. Nella mia poesia non c’è traccia d’odio per il nemico, né per nessuno; c’è la presa di coscienza della condizione umana, della fraternità degli uomini nella sofferenza, dell’estrema precarietà della loro condizione. C’è volontà d’espressione, necessità d’espressione, nel Porto sepolto, quell’esaltazione quasi selvaggia dello slancio vitale, dell’appetito di vivere, che è moltiplicato dalla prossimità e dalla quotidiana frequentazione della morte. Viviamo nella contraddizione. Posso essere un rivoltoso, ma non amo la guerra. Sono anzi un uomo della pace. Non l’amavo neanche allora, ma pareva che la guerra s’imponesse per eliminare la guerra. Erano bubbole, ma gli uomini a volte si illudono e si mettono dietro alle bubbole». (Giuseppe Ungaretti in L’allegria pag. 520 – 521).

giovedì 17 settembre 2009

Elisir d'amore per ..........la P A C E


" Più la notte è fonda...più l'alba s'avvicina" Tex Willer

Tanto sangue, infine, per lavarci gli occhi dalle illusioni di ere felici vissute tra amori e bevute, canti e spettacoli teatrali. Dei tanti uomini spazzati via, umile è rimasto invece il lavoro, la roccia scolpita dalle loro dissolte mani, forgiando teatri e templi; che nei loro incavi ancora mostrano l'ombra delle dita umanissime. Tucidide



mercoledì 16 settembre 2009

Elisir d'amore per........l' I N T E R









Questa sera sarò a S SIRO a tifare Inter.

martedì 15 settembre 2009

Elisir d'amore per .......un ricordo che fà bene all'anima.

.......Scrivere una canzone è difendere la solitudine in cui ci si trova è un'azione che scaturisce unicamente dall'isolamento effettivo, non comunicabile, nel quale proprio per la lontananza da tutte le cose concrete, si rende possibile una scoperta dei rapporti tra di esse.......




Poesia e canzoni non è un binomio a rischio, incestuoso.Qaonto sono poetiche le canzoni e quanto cantabili le belle poesie! Un problema di lana caprina che non fa bene all'una o all'altra forme di espressione d'arte.
Si è detto “pivanismo”,si è parlato anche di “idealismo debole”, quasi che dopo “l’idealismo forte “ di Croce, la poesia pura,distinta da tutto il resto, qualsiasi altra forma di poesia in versi o in musica non può essere poesia.E poesia diventa un sinonimo di “bello”, “intenso””fico”, “rock”. Che può dare la stura a discussioni come : MEGLIO Bob Dylan o Thomas Dylan o i Beatles e Cohen e Dante ,Leopardi o Rilke .Si può superare con risposte para-accademiche piuttosto che di pura Accademia,dividendo il piano artistico dal piano poetico e chi ne ha più ne metta.E nessuno pensa alle emozioni che una vecchia e bella canzone riesce a trasmette ad un ascoltatore colto o semplice senza mediazioni di presuntuose teorie estetiche .

Elisir d'amore per .....ciò che la Gelmini non potrà mai capire.

Nulla ,però attualmente più deprimente dei tristi e irrilevanti belati di 'ministre' delle 'dispari opportunià' o 'pubblica (?) istruzione' ad invocare sacrifici agli altri nel timore di un '68 che ammorba i loro sogni velinari e prostituiti tra “mosche cocchiere”fastidiosamente ronzanti di retoriche asinine nella commedia dei poteri nei camerini dei teatri berlusconiani replicanti ipocriti dell'eroico ventenniotra “Duci e inciuci”della postribolare provinciadi una italietta all'amatriciana allo spiedo e giovani politicamente scorretti democratici di riporto dalla virilità debole e fascista parolai e blasfemi organizzate in ronde paesane disordinati approssimativi sgrammaticati dialettali e irridenti alle regole
della grammatica e della sintassi delle norme e delle leggi futuristi mancati
di una estetica senza sogni e speranza per il peso di un passato che non smette di passare e di pesare e per la superficialità di un futuro alle spalle ubbidienti e servili ai vecchi e nuovi Duci invecchiati e sbauscianti per vecchi enuovi vizi di una sessualità malposta sempre proni ad invocare “Ordine e disciplina” "rispetto della legge" per gli altri.Voci impersonali gracidanti e suadenti e stonati
nei cori di turno
-Come diceva il poeta:
“Chi oserà .ancora,
cantare fuori dal coro~?
“Noi”, “voi”, o “ loro”?
Io-Io-Io-Io-Io!!!!

mauro orlando





Ed ecco che entra nella platea un ossesso, con gli occhi dolci
e ridarelli,
vestito come i Beatles.
Mentre grandi pensieri e grandi azioni
sono implicati nel rapporto di questi ricchi con lo spettacolo,
fatto anche per lui, egli col suo dito magro di cavallino delle giostre,
scrive il suo nome "Ninetto",
sul velluto dello schienale (sotto una piccola nuca orecchiuta
contenente le norme del comportamento e l'idea della borghesia libera).

Ninetto è un messaggero,
e vincendo (con un riso di zucchero
che gli sfolgora da tutto l'essere,
come in un mussulmano o un indù)
la timidezza,
si presenta come in un aeropago
a parlare di Persiani.

I Persiani, dice, si ammassano alle frontiere.
Ma Milioni e milioni di essi sono già pacificamente immigrati,
sono qui, al capolinea del 12, del 13, del 409, dei tranvetti
della Stefer. Che bei Persiani!
Dio li ha appena sbozzati, in gioventù,
come i mussulmani o gli indù:
hanno i lineamenti corti degli animali
gli zigomi duri, i nasetti schiacciati o all'insù,
le ciglia lunghe lunghe, i capelli riccetti.

Il loro capo si chiama:
Alì dagli occhi azzurri.

Elisir d'amore per ......le generazioni future.

Il nostro obbligo di non causare danno alle generazioni future ha anch'esso un versante positivo e uno negativo. Noi abbiamo non solo il dovere di non agire positivamente in modo da causare danno a coloro che verranno dopo di noi, ma anche quello di non omettere di rimuovere i pericoli che, se ignorati, causerebbero loro dei danni.
“un certo re, grande e potente,
chiese una volta a un poeta:
“cosa posso darti di tutto ciò che possiedo?”
Il poeta rispose saggiamente:
“qualsiasi cosa, sire,
….tranne il vostro segreto”
O.Welles, Rapporto confidenziale
.

lunedì 14 settembre 2009

Elisir d'amore per .......la "laicità"

GIANCARLO BOSETTI
Fallimento dei laici furiosi, Rizzoli.

Dio è morto? Sembra proprio di no. Gli appartenenti a una delle quattro maggiori confessioni sono passati dal 67 per cento della popolazione mondiale del 1900 al 73 per cento del 2005 e si ritiene possano diventare l'80 per cento nel 2050. È solo uno degli aspetti di quel ritorno del sacro che è stato definito come post-secolarismo, e che risponde alla crescente confusione e solitudine dell'individuo nella vita contemporanea: non è un caso che negli Stati Uniti Obama abbia vinto le elezioni riaffermando in senso progressista la propria fede. In Italia, invece, il dibattito rimane sul terreno dello scontro fra truppe acriticamente fedeli alla Chiesa e indiscriminati combattenti per la laicità, una guerra inutile e dannosa per tutti. I laici che rifiutano di prendere atto del ritorno identitario delle religioni finiscono con il perdere consensi nella società, anche quando portano avanti giuste battaglie. Mentre la Chiesa, arroccata in una difesa disperata e a volte prepotente, ignora una richiesta di spiritualità che rischia di venir soddisfatta altrove. L'unica salvezza è cambiare rotta in nome dell'apertura reciproca. E forgiare una nuova cultura laica, un liberalismo al plurale che sappia lottare contro ogni integralismo ma anche accettare il ruolo delle religioni come rafforzamento e complemento dello Stato liberale. E affrontare la vera sfida che attende i laici: riempire di senso il vuoto lasciato dalle ideologie, che minaccia di inghiottire le nostre società.

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OPINIONI
La caccia al laico
di Eugenio ScalfariDove sono i 'laici furiosi' di cui parla Bosetti nel suo libro che intonerebbero il vade retro? Semmai sono i cattolici, al potere da sessant'anni, che dovrebbero farsi più in là
(10 settembre 2009)

Elisir d'amore per ...........Peppino Impastato


E venne da noi un adolescente
dagli occhi trasparenti
e dalle labra carnose,
alla nostra giovinezza
consunta nel paese e nei bordelli.
Non disse una sola parola
nè fece gesto alcuno:
questo suo silenzio
e questa sua immobilità
hanno aperto una ferita mortale
nella nostra consunta giovinezza.
Nessuno ci vendicherà:
la nostra pena non ha testimoni.

A seguito della decisione indecente ed indecorosa, intrisa di pseudo ideologia, pregna di ignoranza, colma di bassi interessi localistici, inondata di alti flussi di negazionismo, manchevole dei rudimenti istituzionali, con cui il sindaco di Ponteranica (Comune della Provincia di Bergamo) ha rimosso la targa dedicata a Peppino Impastato , amico e compagno di sogni e speranze, ucciso brutalmente nel 1978 e simbolo della lotta alla mafia riconosciuto in Italia e all'estero.....chiediamo di dedicargli tutte le biblioteche dei 'piccoli paesi' d'Irpinia e d'Italia ...


domenica 13 settembre 2009

Elisir d'amore per ......una esperienza della "bellezza".


Non pretendo che la gioia non possa accompagnarsi alla bellezza; ma dico che la gioia è uno degli ornamenti più volgari, mentre la malinconia è della bellezza, per così dire, la nobile compagna, al punto che non so concepire un tipo di bellezza che non abbia in sé il dolore.
(Charles Baudelaire, Opere postume
)



Viviamo tempi in cui si sperimenta sino in fondo l’assenza della bellezza. Tuttavia non posiamo permetterci il lusso di trasformarla in un ideale utopico o mitico che la configurerebbe come il sintomo dolente di un assenza o il privilegio intimo o aristocratico di spiriti eletti, mentre il vuoto da essa lasciata viene occupato insistentemente dal brutto o dal kitsh.
La nostra esperienza di Cairano 7x ci ha dato la possibilità di scoprire e vivere la bellezza! Nelle sue strade ,sui suoi pendii si può aggirare e incontrare ‘il fantasma o gli spettri della bellezza’ non solo come fatto evocativo o onirico.A patto che la sua perdita possa costituire per noi una necessità incontravertibile di rincontrarla o reinventarla in un recupero razionale del nostro legame con i territori d’origine e le persone umili che ce lo hanno conservato. Nella consapevolezza che una ragione senza ‘nostos’,che non conosce ritorno, non ci deve ostacolare o vietare di riprendere e ritrovare anche il mito che è la sua scaturigine ma soprattutto il luogo della sua destinazione ultima.
“ Si tratta di un modello di razionalità che ha perduto con la propria provenienza alcune delle sue prerogative adattandosi ad un cammino che ne dimezza l’efficacia, facendola valere univocamente sul piano concettuale (o estetico)” (F. Vercellone)
Dobbiamo rieducarci alla possibilità di tornare ad “abitare” i luoghi, le persone ,le cose e i significati dell’esistenza ricercando e vivendo una condizione che ci permette di sottrarci allo ‘spaesamento’ moderno o tardo-moderno.Riprendere anche la parola che non disconosce il valore simbolico ed evocativo del silenzio. Ritrovare nella complessità delle nostre vite quotidiane le modalità “seminaturali” di una comprensione intuitiva , consapevole e inoperosa dei contesti e dei luoghi della nostra provenienza senza rinunciare necessariamente alla ricchezza culturale acquisita che abbiamo tradotto nel termine “complessità, “operosità”.
Su questa base la conoscenza stessa che si fa sentimento, pensiero e vita assume un’attitudine attiva e quindi ‘politica’ in cui l’apprendimento stesso e il piacerei esso, si traduce nella pratica in una azione intersoggettivamente condivisa e produttiva . Esso ci prepara e ci dispone a prefiguare una idea di intersoggetività, di comunità, in breve di abitabilità del mondo ,del territorio e degli uomini che in esso viviamo.
Questo era nelle possibilità di tutti quelli che sono stati spettatori attivi e attori a Cairano…… architetti, archeologi, musici, cantanti, poeti, filosofi, narratori, cuochi, fotografi, registi…. ….e un barbiere…un posturologo, un medico umanista e altri luminari di discipline inusuali…. Alcuni l'hanno vista o intravista, altri l'hanno sentita in una voce ,altri,distratti si sono persi nel rincorrere i propri preconcetti o risentimenti e si sono persi nei propri labirinti mentali e passionali.
Abbiamo ascoltato sopratutto gli “ artisti –come scriveva Platone- impegnati in una professione che ha come caratteristica distintiva la ricerca dell’essenziale” Cosa c’è di più essenziale per gli uomini della “bellezza”?
La compiutezza formale e sostanziale che va sotto il nome di bellezza costituisce, in questa prospettiva, il principio ultimo del nostro orientamento nel mondo. Senza la bellezza, in breve, non saremmo in grado di interpretare il mondo e……. meno che meno di viverlo con consapevolezza e piacere per cambiarlo.
Mauro Orlando

Elisir d'amore per "il conflitto".


.....nel dibattito sul futuro segretario del Partito Democratico si sta rischiando di mortificare ciò chè l'anima della democrazia e della politica tout court:dubbio,conflitto,divisione,dissidio......

Oggi la politica non sta più nella discussione nei partiti e sui partiti.Non ci resta che ricostruire 'comunità' , movimenti provvisori e anche inoperosi nelle varie pieghe della realtà che valorizzino la nostra individualità attiva, consapevole e responsabile.

Chi ha paura del confronto?Anche la cultura di sinistra non ama la divisione. Ma è condizionata da un “timore radicale” di mettere fine ai conflitti, alle divisoni ,al dissidio. E’ nel nostro dna “biblico e messianico” ricercare un “assoluto” fatto di purezza nei valori e una universalità negli ideali. Da questa esigenza intransigente e teoretica nei contenuti o di coerenza pratica nei comportamenti si può far risalire una sorta di ossessione nella ricerca di una sorta di unità perduta nella notte dei tempi e di una promessa o esigenza di sempre luminosi speranze ordinate di futuro.
Forse siamo malati di idealizzazione e siamo poco interessati alla ricerca empiristica di “una cornice comune”che rischierebbe di ingabbiare la nostra vitalità interrogatrice e critica o la nostra libertà interpretativa al limite del più testardo e incontrollato individualismo.
Esiste una “comune cornice” del fenomeno o delle esperienze politiche dei movimenti della società civile ? Esiste una “cornice comune” ,più allargata e concentrica, rappresentata dalla politica tout court nelle sue istituzioni e formalizzazioni classiche nazionale e mondiale?
In questi due anni non siamo riusciti ad individuare né l’una né l’altra per il timore di perdere libertà, genuinità, originalità in nome di una soggettività attiva e consapevole da difendere in tutti i modi e a tutti i costi.
Vaccinati alle vecchie categorie dell’ impegno militante,della concordia discors,delle speranze di futuro,delle liberazioni individuali, del pensiero progettuale ci siamo trovati inermi e esposti ,come in un naufragio, a nuotare nel decadimento della politica dopo la caduta delle passioni e delle inadeguatezze della “postdemocrazia”
Volevamo recuperare il senso profondo ed importante delle passioni intelligenti e individuali come nutrimento e base di ogni azione o pensiero politico ; abbiamo ristretto il senso qualitativo o il nòmos empirico delle categorie classiche del politico anche all’interno della nostra “cornice comune” in nome di una sopravvalutazione di un pretestuoso e unilaterale confronto con gli oggettivi difetti comportamentali ,ritardi culturali, pigrizie conoscitive di un ceto politico che non aveva neanche appieno fatti i conti con le cadute passionali e tragiche dei propri muri ideologici e ritardi storici.
mauro orlando

venerdì 11 settembre 2009

Elisir d'amore per .........Don Giovanni.

......l'aspetto comico di una situazione tragica......
S.B.- "...non ho mai pagato per una prestazione sessuale,il bello con le donne è la conquista.....se paghi che soddisfazione c'è .Siamo un paese di Casanova e playboy, le donne sono il più bel regalo di Dio....."
P.D'A - "......invito il Premier, Silvio Berlusconi, ad un confronto pubblico sia sulle nostre vicende specifiche sia più in generale sui rapporti uomo-donna, sulla tecniche di conquista, sul sesso ed il potere".


Nel delineare la figura del Don Giovanni mozartiano Kierkegaard conferisce all'estetica una purezza che ne rivaluta lo statuto non solo nei riguardi dell'etica, ma anche nei riguardi della stessa estetica del seduttore psichico, il confronto con il quale è rivelativo delle ragioni d'una siffatta rivalutazione. Infatti è qui che viene smascherato il responsabile dell'inquinamento dell'estetica e individuato in quel pensiero riflesso che rompe l'immediatezza e la naturalezza dell'aisthesis, il suo fluire spontaneo e inarrestabile, capovolgendone la leggerezza nel pesante andamento della strategia e del calcolo, dell'interesse e del ripensamento.
Il seduttore psichico mette infatti in atto una seduzione mediata poiché ha bisogno di «tempo» per predisporre i suoi piani, e anzi egli fa del tempo stesso uno strumento di seduzione. Il suo obiettivo non è tanto quello di possedere una donna fisicamente, quanto quello di possederla psichicamente. Il suo godimento è frutto d'un egoismo raffinato e sottile in quanto consiste non già nel far godere la donna ma, viceversa, nel condurla a uno stato di soggiogamento totale, senza essere a sua volta soggiogato in quest'opera di seduzione.
Per mettere in atto il proprio progetto egli si mostra alla sua preda ora distaccato e assente, ora interessatissimo e presente, ora furioso come un temporale d'autunno, ora dolcissimo come uno strumento musicale ricco di armoniche . Il suo obiettivo è infatti di rendere la relazione «interessante» , ed essa è tale quando, lungi dal rinchiudersi nel vincolo delle decisioni e delle scelte, rimane sospesa sull'indeterminato, sul regno dell'«infinita possibilità» . Perciò, quando una relazione è compiuta e determinata, essa smette d'essere interessante e allora bisogna trovare ogni mezzo per mollare la preda, giacché «introdursi in immagine nell'intimo d'una fanciulla è un'arte, uscirne fuori in immagine è un capolavoro» .
Tuttavia, lungi dal trovare libertà, in quest'opera di liberazione il seduttore psichico rimane schiavo e vittima dei suoi stessi intrighi e dei suoi conflitti. E infatti il gioco perverso cui egli mette capo rende la sua esistenza costantemente inquieta, preda d'una «consapevole follia». E però «la sua condanna ha un carattere puramente estetico» . Sicché Kierkegaard sottomette l'estetica del seduttore psichico al giudizio negativo pronunciato nei confronti del giovane estetico de L'equilibrio, con la differenza, tuttavia, che, seppure si sia in entrambi i casi in presenza d'una instabilità psicologica ed esistenziale, ne L'equilibrio tale instabilità rimanda ipso facto all'etica poiché è denunciata come perniciosa nei confronti dell'attuazione della «scelta di sé» e quindi della formazione della «personalità» come «unità dell'universale e del singolo» , laddove ne Il diario del seduttore essa resta come prigioniera della sua stessa dimensione estetizzante, quasi che l'estetica trovi già in se stessa la chiave per intendere il proprio fallimento, precisamente nell'indebito esercizio della riflessione ancor prima che questa assuma le sembianze e la consistenza della coscienza morale.

Elisir d'amore per ........la melanconia d'amore.




...............Io penso che la nostalgia, insieme alla malinconia, fondamentalmente sia un sentimento positivo. Come tutti i sentimenti sono impulsi che ci fanno vivere, che ci spingono in qualche modo nel futuro. Altrimenti saremmo completamente impassibili e sempre immobili. Non ci muoveremmo mai. In più la nostalgia o la malinconia, che è dentro la nostalgia, ha un doppio, una doppia tensione. Da una parte la tensione verso il ritorno a casa, che è “il nostos” di Ulisse. Ulisse piange sulla spiaggia di Calipso, perché vuole tornare a casa. Cosa vuol fare? Vuole tornare alla moglie, all'olivo nel quale ha scavato il letto nuziale. Il fine, il telos, direbbero i Greci, della nostalgia è quello: tornare all'olivo, perché Ulisse lì ha scavato il suo letto di nozze. E l'Odissea finisce, in un certo senso, con il ramo d'ulivo come segno di riconoscimento e smascheramento e riconoscimento dell’identità tra Penelope e Ulisse .......................