martedì 15 settembre 2009

Elisir d'amore per .....ciò che la Gelmini non potrà mai capire.

Nulla ,però attualmente più deprimente dei tristi e irrilevanti belati di 'ministre' delle 'dispari opportunià' o 'pubblica (?) istruzione' ad invocare sacrifici agli altri nel timore di un '68 che ammorba i loro sogni velinari e prostituiti tra “mosche cocchiere”fastidiosamente ronzanti di retoriche asinine nella commedia dei poteri nei camerini dei teatri berlusconiani replicanti ipocriti dell'eroico ventenniotra “Duci e inciuci”della postribolare provinciadi una italietta all'amatriciana allo spiedo e giovani politicamente scorretti democratici di riporto dalla virilità debole e fascista parolai e blasfemi organizzate in ronde paesane disordinati approssimativi sgrammaticati dialettali e irridenti alle regole
della grammatica e della sintassi delle norme e delle leggi futuristi mancati
di una estetica senza sogni e speranza per il peso di un passato che non smette di passare e di pesare e per la superficialità di un futuro alle spalle ubbidienti e servili ai vecchi e nuovi Duci invecchiati e sbauscianti per vecchi enuovi vizi di una sessualità malposta sempre proni ad invocare “Ordine e disciplina” "rispetto della legge" per gli altri.Voci impersonali gracidanti e suadenti e stonati
nei cori di turno
-Come diceva il poeta:
“Chi oserà .ancora,
cantare fuori dal coro~?
“Noi”, “voi”, o “ loro”?
Io-Io-Io-Io-Io!!!!

mauro orlando





Ed ecco che entra nella platea un ossesso, con gli occhi dolci
e ridarelli,
vestito come i Beatles.
Mentre grandi pensieri e grandi azioni
sono implicati nel rapporto di questi ricchi con lo spettacolo,
fatto anche per lui, egli col suo dito magro di cavallino delle giostre,
scrive il suo nome "Ninetto",
sul velluto dello schienale (sotto una piccola nuca orecchiuta
contenente le norme del comportamento e l'idea della borghesia libera).

Ninetto è un messaggero,
e vincendo (con un riso di zucchero
che gli sfolgora da tutto l'essere,
come in un mussulmano o un indù)
la timidezza,
si presenta come in un aeropago
a parlare di Persiani.

I Persiani, dice, si ammassano alle frontiere.
Ma Milioni e milioni di essi sono già pacificamente immigrati,
sono qui, al capolinea del 12, del 13, del 409, dei tranvetti
della Stefer. Che bei Persiani!
Dio li ha appena sbozzati, in gioventù,
come i mussulmani o gli indù:
hanno i lineamenti corti degli animali
gli zigomi duri, i nasetti schiacciati o all'insù,
le ciglia lunghe lunghe, i capelli riccetti.

Il loro capo si chiama:
Alì dagli occhi azzurri.

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