Ricominciamo a ritrovarci a Desenzano nell'accolita di "quelli che non se la bevono".
Siamo sempre gli stessi cn la presunzione di poter discutere di tutto quello che non ci convince.
Ci troviamo a scadenza quindicinale presso il Centro sociale di Desenzano alle ore 16.........
Il tema da approfondire è la filosofia italiana del 900 recuperando il pensiero di G. Gentile e di B.Croce.
Sotto il segno di Gentile
COME RIPENSARE LA SUA FILOSOFIA
Al filosofo dell'attualismo è dedicata oggi una giornata di studi Che cosa resta del suo pensiero ?
Diversi convegni, hanno riproposto il caso Gentile che, al pari del caso Heidegger, è una delle questioni spinose ma inaggirabili che ingombrano la filosofia del Novecento: intelligenze filosofiche eccelse cadute in un imperdonabile errore di valutazione politica, potenze dello spirito pronate al servizio dello spirito della potenza. Come Heidegger nel 1933 cercò di cavalcare la tigre e mettersi alla testa dell'università nazionalsocialista, così Gentile, fin dal 1923, impegnò a fondo il suo genio a favore del fascismo.
Proprio questo è il guaio: pensatori grandissimi del Novecento si sono lasciati abbagliare dal totalitarismo.
Come spiegare questo fatto incomprensibile? Perché di fronte al volto demoniaco del potere la vigilanza della filosofia è venuta meno? Quale oscura attrazione esercitava quel potere per risucchiare nel suo vortice tanta intelligenza?
L'atteggiamento più facile, e a lungo praticato nell'era delle ideologie, è stato quello di rifiutare la loro opera. Ma è un atteggiamento ottuso. Meglio capire quale rapporto sussista tra le scelte politiche di Gentile, o di Heidegger, da un lato, e le intuizioni filosofiche con cui essi hanno illuminato il pensiero del Novecento, dall'altro. Una risposta ci è suggerita da Hannah Arendt: teoresi filosofica e capacità di giudizio politico sono due facoltà della mente così diverse che il possesso dell'una non si accompagna necessariamente a quello dell'altra. Il grande teoreta può essere politicamente più ottuso dell'uomo comune, e nulla preserva la sua mente dalla banalità del male. Per questo il riso della servetta tracia che si fa beffe del filosofo caduto nel pozzo può essere in politicis molto salutare.
COME RIPENSARE LA SUA FILOSOFIA
Al filosofo dell'attualismo è dedicata oggi una giornata di studi Che cosa resta del suo pensiero ?
Diversi convegni, hanno riproposto il caso Gentile che, al pari del caso Heidegger, è una delle questioni spinose ma inaggirabili che ingombrano la filosofia del Novecento: intelligenze filosofiche eccelse cadute in un imperdonabile errore di valutazione politica, potenze dello spirito pronate al servizio dello spirito della potenza. Come Heidegger nel 1933 cercò di cavalcare la tigre e mettersi alla testa dell'università nazionalsocialista, così Gentile, fin dal 1923, impegnò a fondo il suo genio a favore del fascismo.
Proprio questo è il guaio: pensatori grandissimi del Novecento si sono lasciati abbagliare dal totalitarismo.
Come spiegare questo fatto incomprensibile? Perché di fronte al volto demoniaco del potere la vigilanza della filosofia è venuta meno? Quale oscura attrazione esercitava quel potere per risucchiare nel suo vortice tanta intelligenza?
L'atteggiamento più facile, e a lungo praticato nell'era delle ideologie, è stato quello di rifiutare la loro opera. Ma è un atteggiamento ottuso. Meglio capire quale rapporto sussista tra le scelte politiche di Gentile, o di Heidegger, da un lato, e le intuizioni filosofiche con cui essi hanno illuminato il pensiero del Novecento, dall'altro. Una risposta ci è suggerita da Hannah Arendt: teoresi filosofica e capacità di giudizio politico sono due facoltà della mente così diverse che il possesso dell'una non si accompagna necessariamente a quello dell'altra. Il grande teoreta può essere politicamente più ottuso dell'uomo comune, e nulla preserva la sua mente dalla banalità del male. Per questo il riso della servetta tracia che si fa beffe del filosofo caduto nel pozzo può essere in politicis molto salutare.
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