giovedì 24 settembre 2009

Elisir d'amore per .....Il Formicoso.

...Cantate nell’occhio dei ciechi
all’orecchio dei sordi
nasca il sole e una sinfonia
nelle catapecchie......
Rocco Scotellaro


Nel Formicoso.......la terra torna ai contadini.


di franco arminio




Il Formicoso torna ai contadini. L’altopiano dell’Irpina d’Oriente non è terra di grandi proprietari. Dopo le lotte degli anni cinquanta venne diviso in piccoli lotti lavorati con puntiglio e cura per strappare letteralmente alle pietre e al freddo qualche zolla di terra fertile. E’ bellissimo il Formicoso visto dall’alto, esibisce i segni delle mappe catastali. E non ci sono più terre vuote come accadeva in passato. L’unica zona incolta era proprio quella confiscata e recintata dall’esercito. Secondo il Commissariato di Governo, il Formicoso rimane “zona di interesse strategico nazionale”, cioè idoneo ad accogliere in qualunque momento i rifiuti provenienti da ogni dove. Ci piacerebbe che questa definizione rimanesse ma fosse, invece, legata a ben altre attività. Il Formicoso ha tutte le carte in regola per diventare il vero cuore del Parco dell’Irpinia d’Oriente. Se prima le nostre erano terre da lavorare per procurarsi cibo, adesso sono anche e soprattutto terre da guardare per la loro sobria e silenziosa bellezza. Curiosamente proprio le inefficienze delle classi dirigenti meridionali hanno finito negli anni col salvaguardare la bellezza di certi territori, tra Andretta e Bisaccia passa in un anno lo stesso numero di auto che passa in un solo giorno sull’Asse Mediano. Il ritiro dei militari è la vittoria del vuoto sul pieno, della gomma sulla matita, del paesaggio sulle bancarelle con le quali è stato imbrattato.Per ora è solo un piccolo segnale, è non è affatto detto che i politici locali siano capaci di coglierlo. Quella che fu definita “terra dell’osso” vive da troppo tempo nell’ansia di addobbarsi con vestiti non suoi. Anche lo sfruttamento di una risorsa come il vento non ha prodotto significativi vantaggi per la popolazione locale. Sarebbe bello se al posto che doveva essere dell’immondizia fossero impiantate delle pale eoliche gestite dai comuni della zona. In fondo è l’unica fabbrica che un territorio d’altura realisticamente può accogliere. L’altra, quella del pane, non ha mai smesso di esistere. Ecco che allora il vuoto di cui parlavo è puramente metaforico. O meglio era nella testa di chi voleva realizzare una discarica assurda e immotivata.

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