venerdì 25 settembre 2009

Elisir d'amore per ....la autentica "follia"

“ Andatevene tutti via , che cosa c’è di tanto interessante in un pazzo ? ”
La follia può essere una trincea contro una “ragione folle”.Una ragione da identificare con lucidità con le ragioni del potere, con la legge del più forte che non consente a chi subisce l’oppressione di poter opprimere il più debole di lui.
LU XUN , Diario di un pazzo



Il suo motto era : la follia se condivisa non è follia.
In un borgo della laboriosa e prosperosa Padania del nordovest, (di cui non voglio ricordare il nome se non con l’espressione geografica comunemente usata tra il popolo: ‘Brianza’), non molto tempo fa viveva “un gentiluomo” di quelli con lancia nella rastrelliera, scudo antico, ronzino magro e can da sèguito……Bisogna sapere che questo gentiluomo, nei periodi di tempo in cui non aveva nulla da fare ( a suo dire pochi in verità) si dedicava alla lettura dei classici suoi preferiti : Dante , Platone, Sant’agostino, Meister Eckhart, i mistici medioevali, Erasmo da Rotterdam…il preferito tra i preferiti “L’elogio della follia”.” Ai tempi dell’Università, amava ricordare , ai suoi servizievoli e benevoli compagni di merenda e di avventure:"avevamo avuto una discussione molto accesa, in cui a più ripresa mi era sentito dare del visionario, non ricordo più per quale motivo” Il giovine cavaliere affastellava i suoi teneri pensieri da adolescente inquieto dentro i labirinti logici-filosofici dei consigliati classici ….e non dormiva per spiegarseli e sviscerarne il senso, mentre non ci sarebbe riuscito nemmeno Aristotele, anche se fosse resuscitato apposta.
Aveva anche tentato altre vie, altre letture ; infatti aveva provato un senso di profondo fastidio ed estraneità nell’intrigata esperienza di iniziazione adolescenziale troppo mittleeuropea ed ottocentesca del “giovane Werter o dei più moderni “turbamenti del giovane Torless” e aveva notato una immatura incomprensione ed estraneità psicologica, geografica, e direi antropologica, per le disavventure ‘troppo americane’ del “ giovane Holden”.
Siddarta non ancora aveva varcato i confini di un occidente ancora tutto impegnato nella esperienza della modernità scientifica e tecnologica a colmare i vuoti dei suoi esiti disumanizzanti e Zaratustra viveva ancora felice del suo aristocratico isolamento e non aveva nessuna intenzione di scendere tra gli ‘uomini’ infelici ed inautentici a suggerire con perentoria sicurezza che “..ogni spirito profondo ha bisogno di una maschera :ancor più intorno ad ogni spirito profondo cresce in continuazione una maschera, grazie all’interpretazione costantemente falsa, cioè piatta, di ogni parola, di ogni passo, di ogni segno di vita che da lui si esprime”
In fondo si era veramente convinto che le qualità superficiali durano nel tempo e che la natura più profonda e seria dell'uomo viene presto e facilmente smascherata.
Ma in seguito ,in vero, in uno dei tanti momenti di lucida ,esuberante e colorata espressività che la vita politica internazionale gli imponeva aveva ammesso di non avere mai avuto particolare simpatia per questi percorsi dell’animo e in generale per le forme letterarie espressive della comunicazione anche se per circostanze mai chiarite e per consiglio o ordito di ‘amici’ intriganti e truffatori in futuro gli sarebbe toccato l’onere e l’onore della gestione e proprietà di una delle più grandi ed importanti case editrici italiane.
Normalmente ci vuole un grande evento, un amore profondo per liberarsi di una profonda e risentita ossessione, perché di una vera e propria ossessione ormai si trattava. Nel suo orizzonte psicologico o logico non vedeva una facile, anzi nessuna via d’uscita. Ebbe anche molte discussioni anche con il curato del paese che ,per l’appunto gli consigliò ,come diversivo collaudato, un percorso di spiritualità a piccole dosi o un programma di lettura ponderoso anche se impervio per una mente giovanile in via di formazione. Va bene Dante, Platone , Sant’Agostino ,Meister Eckart ma …….i mistici medioevali. Insomma si sprofondò tanto in quelle letture, che passava le notti dalla sera alla mattina, e i giorni dalla mattina alla sera, sempre a leggere; e così, a forza di dormir poco e leggere molto, gli si prosciugò, talmente il cervello, che perse la ragione: Gli si riempì di fantasia di tutto quello che leggeva nei suoi libri: incanti, litigi, battaglie, sfide, ferite, dichiarazioni, amori, tempeste e stravaganze impossibili; e si ficcò talmente nella testa che tutto quell'arsenale di sogni e di invenzioni lette ne' libri fosse verità pura, che secondo lui non c'era storia più certa .
Possibile incipit di "Una storia di un 'italiano'" ....tutta da scrivere

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