domenica 27 settembre 2009

Elisir d'amore per ........ T A C I T A M U T A.


"Protinus a nobis quae sit dea Muta requires…. "
(Ovidio, Fasti, II, 131 – 132)




"Lo scandalo non sono le escort, ma la natura ormai ibrida di Palazzo Grazioli, abitazione privata e al contempo luogo pubblico; e l'idea che Berlusconi si f a delle donne in politca e della vocazione politca in sè: bellezza,seduzione fisica, e sopratutta estrema, incondizionata disponibilità nei confronti del capo"

Barbara Spinelli


“ Silenzio, le donne devono stare zitte!”.


Così Sofocle per i greci ma anche i romani non scherzano!Tacita muta , una divinita romana, una creatura infera, onorata il 21 febbraio. Tacita, per l’appunto, la quale era una ninfa,
una naiade, figlia del fiume Almone. Il suo nome originario era Lara, Lala o
Larunda, che aveva le radici dal verbo greco ”laleo” (parlo). Quindi, una
volta parlava come tutte le ninfe. Si’, eccome! Ma anche a sproposito! Un giorno ebbe
l’imprudenza di mettere a parte di un suo segreto la sorella Giuturna:
l’amore che Giove nutriva per lei e i tentativi di seduzione del dio andati a
vuoto. Giove, infuriato per questa indiscrezione, le strappò, senza tanti
complimenti, la lingua.Tacita :dea del silenzio.....Per i Romani la facoltà del parlare è quasi sacra e quando la parola viene
usata con discernimento e con la dovuta prudenza viene considerata una
grande virtù. L’arte della parola! La parola che permette ai retori di
dimostrare con abilità le loro tesi. Uno degli strumenti fondamentali della
lotta politica. La parola che influenza e determina l’opinione del pubblico. La
parola che sa perorare la causa del popolo e, di conseguenza, ad indurlo a
rispettare i detentori del potere, a riconoscerli come rappresentanti dei suoi
interessi. Invece, la 'giovane ninfa con il suo modo di parlare spudorato e senza veli ha rovinato tutto....ha messo a nudo il Re! A Giove ,grande seduttore e esperto dell'arte del conquistatore più che di "utilizzatore finale" poco interessano i consigli amatori di Catullo:

" O pazzo basta! Povero......

Quel che è prduto è perduto.

I tuoi giorni di pardadiso li hai avuti

Quando il tuo maore ti diceva vieni tu ti precipitavi

Così amata da te è stata lei

Quando nessuna da nessuno mai.....

Ora non vuole più..

Amore mio ,addio...."
Per loro, come per i Greci, la parola non entra nell’ambito delle competenze
femminili. “Alle donne il silenzio reca grazia” sentenziava Sofocle e gli altri
gli facevano eco. Tacere non è solo una virtù, ma è anche un dovere delle
donne, causato dalla necessità di evitare che, usata da loro, la parola possa
degenerare in spiacevoli equivoci con conseguenze facili da immagin
are.”

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