domenica 13 settembre 2009

Elisir d'amore per "il conflitto".


.....nel dibattito sul futuro segretario del Partito Democratico si sta rischiando di mortificare ciò chè l'anima della democrazia e della politica tout court:dubbio,conflitto,divisione,dissidio......

Oggi la politica non sta più nella discussione nei partiti e sui partiti.Non ci resta che ricostruire 'comunità' , movimenti provvisori e anche inoperosi nelle varie pieghe della realtà che valorizzino la nostra individualità attiva, consapevole e responsabile.

Chi ha paura del confronto?Anche la cultura di sinistra non ama la divisione. Ma è condizionata da un “timore radicale” di mettere fine ai conflitti, alle divisoni ,al dissidio. E’ nel nostro dna “biblico e messianico” ricercare un “assoluto” fatto di purezza nei valori e una universalità negli ideali. Da questa esigenza intransigente e teoretica nei contenuti o di coerenza pratica nei comportamenti si può far risalire una sorta di ossessione nella ricerca di una sorta di unità perduta nella notte dei tempi e di una promessa o esigenza di sempre luminosi speranze ordinate di futuro.
Forse siamo malati di idealizzazione e siamo poco interessati alla ricerca empiristica di “una cornice comune”che rischierebbe di ingabbiare la nostra vitalità interrogatrice e critica o la nostra libertà interpretativa al limite del più testardo e incontrollato individualismo.
Esiste una “comune cornice” del fenomeno o delle esperienze politiche dei movimenti della società civile ? Esiste una “cornice comune” ,più allargata e concentrica, rappresentata dalla politica tout court nelle sue istituzioni e formalizzazioni classiche nazionale e mondiale?
In questi due anni non siamo riusciti ad individuare né l’una né l’altra per il timore di perdere libertà, genuinità, originalità in nome di una soggettività attiva e consapevole da difendere in tutti i modi e a tutti i costi.
Vaccinati alle vecchie categorie dell’ impegno militante,della concordia discors,delle speranze di futuro,delle liberazioni individuali, del pensiero progettuale ci siamo trovati inermi e esposti ,come in un naufragio, a nuotare nel decadimento della politica dopo la caduta delle passioni e delle inadeguatezze della “postdemocrazia”
Volevamo recuperare il senso profondo ed importante delle passioni intelligenti e individuali come nutrimento e base di ogni azione o pensiero politico ; abbiamo ristretto il senso qualitativo o il nòmos empirico delle categorie classiche del politico anche all’interno della nostra “cornice comune” in nome di una sopravvalutazione di un pretestuoso e unilaterale confronto con gli oggettivi difetti comportamentali ,ritardi culturali, pigrizie conoscitive di un ceto politico che non aveva neanche appieno fatti i conti con le cadute passionali e tragiche dei propri muri ideologici e ritardi storici.
mauro orlando

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