
Teano, Calvi
franco arminio
Questo delizioso libretto settecentesco....ci richiama l'odierno sistema di potere, così come quest´ultimo ormai stabilmente si configura tra Palazzo Chigi, Villa San Martino ad Arcore, Palazzo Grazioli e villa La Certosa; con tutto quanto ne consegue in termini di ciambellani, dignitari, consiglieri, avvocati, maggiordomi, medici, preparatori atletici, e cuochi, giardinieri, menestrelli, giullari, guardie, servi, ciarlatani, ruffiani e cortigiane, queste ultime nel frattempo evolutesi nelle varie forme di parlamentari, ministre, show-girl ed escort. Insomma: la corte.
Oggi più che mai necessita riprendere in mano il gioiello della drammaturgia italiana :Enrico IV di Pirandello.
Il contrasto tra la vita e la forma, tra realtà e finzione, tra persona e personaggio rivivono nella ribellione esistenziale di questo Monarca di stile protoitaliano.
Il fondo tragico: recitar per vent’anni la parte di Enrico IV, nei primi dodici anni con inconsapevole innocenza, negli ultimi otto per dolorosa necessità. Importante il soccorso alla sua tranquilla pazzia facendolo in un castello tra compiacenti cortigiani che lo assecondono e lo blandiscono per vari motivi.Quando rinsavisce si accorge di aver speso il meglio della sua giovinezza ( o vita), la donna che amava lo ha fatto e anche gli altri amici . Il tempo inesorabile si vendica con gli uomini che non hanno capito il suo senso ineluttabile ma reale e non aspetta Enrico che ora insegue disperatamente nei ricordi e si ritrova estraneo al mondo che è andato avanti senza e nonostante lui.
Il tempo scorre inesorabile e non aspetta nessuno.
Non gli resta che continuare a recitare la sua pazzia essendo impossibile il recupero egli anni perduti.
Unico via di fuga rivivere nel profondo dei suoi sentimenti come rivalsa sul tempo che non può più sfiorare la sua esistenza volontariamente posta al di fuori della vita degli altri. Così non invecchia rimanendo fermo all’immagine di sé giovane avventuriero di belle speranze facendo appendere nella sua camera tutte le sue foto giovanili.
A niente possono i suoi amici venuti a curiosare e tentare di farlo rinsavire.
Enorme il contrasto tra la consapevolezza del protagonista e la superficialità degli amici che cercano di riportarlo all’attualità della vita.
Nell’allucinante dialogo tra gli interlocutori emerge la follia come saggezza e la saggezza come follia inconsapevole.
I suoi cortigiani :“ piccoli vassalli regali; devoti un po dissoluti , allegri…”
Veri e malavitosi consiglieri segreti ” …nessuno neanche a loro aveva dato di rappresentare una parte; ma essi, almeno, non sapevano di doverla rappresentare: la rappresentavano perché la rappresentavano; non era una parte era la loro vita, insomma facevano i loro interessi a danno degli altri; vendevano le investiture o che so io “
Caro Michele Ciasullo
.... questa estate abbiamo parlato della università popolare ,della cultura e della politica o anche della necessità di poter pensare e vivere una nuova politica culturale.Come in altre occasioni ho cercato di dire , io penso che sia la Comunità Provvisoria che L’Università popolare devono potersi costruire e identificare su un pensiero originale e autonomo che non si regga necessariamnete sulla critica decostruttiva delle storiche inadempienze,errori o distorsioni delle passate e attuali classi dirigenti politiche e culturali.Il pensiero critico letterario,storico,sociologico e politico ha fatto il suo tempo dando buoni o cattivi frutti anche nelle nostre terre. Noi dobbiamo coltivare con presunzione e modestia altre metodologie e altre prospettive di costruzione e idee. Dobbiamo privilegiare la “ragione critica costruttiva" partendo dalla nostra vita reale e dalla possibilità di poter costruire comunità, università,società e città aperte….alla politica e alla cultura tout court .E che cos’è la politica ( o la cultura) se non il modo nuovo a antico per affrontare e riorganizzare la vita individuale e sociale per pensare e per costruire pòlis o istituzioni libere ,aperte,gratificanti e giuste. Ma la nostra non è solo vita mentale , intellettuale ma è sedimentazione e attività sociale, legami affettivi vivi , storie personali in progress ,sogni,sentimenti e passioni condivise di passato e progetti possibili di futuro per una vita e una comunità diversamente bella, buona e giusta ( kalòs, agathòs e dikàios).
Quindi la nostra vita e il nostro pensare ( l’aristotelico "zòov lògon èkon" ,animale dotato di pensiero )ed agire politico ( l’aristotelico "zoòv politikòn" animale politico) possono essere coniugati solo partendo da persone in carne,sangue ed ossa e da un territorio in particolare. Non per amore del “particulare” al limite del provincialismo dobbiamo pensare all’Irpinia come metafora ma sapendo che una metafora è sempre e solo una figura retorica che ci può permettere,però, di parlare del “tutto” stando empiristicamente con i piedi e la testa legati alla “parte”concreta del nostro territorio e delle persone reali che lo abitano, lo usano ,lo pensano e lo ricostruiscono.
Il futuro è alle nostre spalle” in quanto ci permette di essere all’altezza delle sfide e dei nuovi e complessi problemi che necesariamente ci troveremo ad affrontare e dover risolvere.
Anche (o sopratutto) in Irpinia viviamo in una situazione di serio degrado sociale , culturale e politico ,millenarie ed ataviche e le cui cause e responsabilità non sono solo addebitabili agli scarti o ritardi dovuti ai grandi cambiamenti economici e politici che il nuovo secolo ha portato per necessità con sé. La politica ( o la cultura)nella sua migliore accezione di costruzione razionale ,consapevole e attiva della persona o del cittadino non si è evoluta o è stata abbandonata ad una sorta di “impoliticità selvaggia” e una “pre-politicità moralistica” che porta da una parte al proliferare fisiologico della disaffezione o del disinteresse dei più e dall’altra al privilegiamento di una pratica di potere e personalizzata ( al limite dell’autoritarismo populisico e plebiscitario ) dell’agire politico non sempre di tipo democrtaico. In questa nuova situazione politico-culturale nel sociale la polarità della sfera privata nella migliore delle ipotesi viene costretta verso meccanismi di un agire orientato al successo economico personale e alle rispettive preferenze o al peggio nelle occasioni del delinguere .Si viene accentuando una sorta di “civismo privato” egoistico,radicale o fondamentalisico, privilegiando un “individualismo proprietario” come conseguenza di una desolante perdita di funzioni di una formazione democratica dell’opinione , della volontà, della sovranità e della decisione. Questo a livello individuale mentre a livello sociale si accentua la trasformazione sociologica o antropologica di una tipologia di cittadini di società pre-liberali che indirizzano le loro paure e insicurezze nell’accentuare la difesa dei propri diritti soggettivi “ erga o contra omnes” attrezzandosi a sviluppare persino l’uso delle armi ideologiche e xenofobe, contro “l’altro” sia esso comunitario o extracomunitario, di altro colore o religione.
Certamente sarà difficile e complesso assumere un atteggiamento culturale e politico riflessivo , attivo e costruttivo rispetto alla nuova e importante occasione storica anche per noi , attuale classe dirigente locale…..pensare e costruire istituzioni culturali e comunità nuove.
Il pessimismo della ragione” mi consiglia cautela nel privilegiare ancora una volta “ ragionamenti” intellettualmente gratificanti ma politicamente difficili e complessi su masserizie mentali e ideali logorate nella storie passate e nella disgregazione sociale e culturale generale contemporanea ma un “ottimismo della volontà “ e la esperienza comunitaria e universitaria popolare mi consiglia una ulteriore prova di empirismo o umanismo critico che decide di scommettere ancora una volta su un diverso modo di pensare e fare politica e cultura nel nostro territorio.Con una avvertenza però: a partire da una etica della responsabilità individuale-plurale piuttosto che su quella “classica” delle convinzioni universali e necessarie.
Sapendo che la “Politica”o “la Cultura” assume il suo ruolo centrale e naturale di pensare e costruire il futuro a partire dai valori del passato solo se si hanno prospettive praticabili e sogni realizzabili.
Vi auguro buon lavoro nella speranza di un lavoro comune nel prossimo futuro
mauro orlando
Che fine ha fatto il futuro?
“… che bizzarra creatura è mai l’uomo, capace di rendere fastidioso e pericoloso a se stesso ciò che potrebbe godere con sicurezza in buona compagnia, per il solo capriccio di volersi appropriare a sua guisa del mondo e dei suoi contenuti.”Goethe, Viaggio in Italia.
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Ricordiamoci che qualsiasi nuovo inizio si basa sulla idea che una “Comunità” è l’insieme di relazioni possibili pensabili tra individui che vivono in un tempo ed uno spazio concreto e pensano a partire da quell’insieme sociale che viene dal passato e viaggia nell’ avvenire.Noi ci proviamo anche con la ‘poesia’….. con i sentimenti , le passioni oltre che con le buone idee e i concreti fatti…..non si sa mai ! Ognuno aderisce ad una esperienza comunitaria con le idee ,i sentimenti e le parole che ha in dote, a patto di sforzarsi di metterle in sintonia (neglio i greci :koinonìa ) con uno spirito comune ad una idealità più che a una finalità o a una utopia. Io irpino di nascita e di sceta matura aderisco in piena coscienza e scienza a questo “nuovo inizio”.Non sono un poeta ( che ama e rispetta ) che lavora e gioca con le parole profonde e ispirate,che ha dimestichezza con i sentimenti e le passioni e quindi posso solo partecipare con i concetti, ragionamenti o quando mi capita la giornata buona …. con le idee.Dobbiamo avere il coraggio non solo di difendere questo nostro privilegio contro le orecchie ,gli occhi o le bocche ditratte o malevoli interne ed esterne ma sforzarci di capirlo e praticarlo. Io penso tuttavia che abbiamo una necessità di rinnovare in noi stessi i residui emozionali e naturali di una presenza “mitica” o spirituale da riattualizzare attraverso la parola e il gesto del poeta senza dimenticare di rinnovare il nostro ‘guardaroba’ e ‘le masserizie’ dei discorsi o ragionamenti di chi usa la logica (mai la retorica) per la sua comunicazione orale o scritta.Il poeta sa guardare in profondità le nostre esperienze esistenziali e sociali attraverso le ragioni del cuore,dei sentimenti,delle passioni e delle emozioni.E’ capace di destare le passioni e i sentimenti di chi ascolta, attraverso il piacere della parola-canto o il gesto.Una risorsa originale e autentica per la nostra Comunità provvisoria.Per noi non è un privilegio estetico o letterario ….è una risorsa eminentemente “politica” dal momento che politici e intellettuali hanno esercitato nella/e/ sulla nostra terra ,nel tempo e con rigoree metodo, l’esercizio del consumo e dello svuotamento di questa parola nella pratica e nella rappresentazione pubblica .Per noi è utile recuperare una cultura della “politica” e un uso della parola che personifichi anche un pensiero (lògos), dei valori (èthos), dei caratteri identitari (mìtos o poièsis) e non solo un involucro di una se pur socievole e piacevole opinione (dòxa) o esperienza di vita.Evitando di incorrere in una facile contrapposizione tra pensiero mitico e pensiero razionale recuperare alla politica e alla comunicazione la sua capacità di assecondare passioni ed emozioni assieme alle sue necessità di elaborazione formale,precisa e curata nelle sue connessioni di pensieri e idee.Anche in Irpinia e per l’Irpinia abbiamo bisogno bisogno di più poesia,più idee e più cultura e storia o storie, all’interno di una nuova complessità emozionale e progressiva e attiva consapevolezza di un “io” poetico o politico assieme. Ma in fin dei conti la parola poesia deriva dal verbo greco “poièin” che significa proprio il “fare” che è lo specifico della vera politica della nostra esperienza comunitaria.La politica nel suo senso piu ampio,profondo e più vero. Cioè la capacità tutta umana di costruzione ,di uso e di cura delle cose che ritroviamo in natura e di quelle che ‘costruiamo’ con la nostra intelligenza e manualità. La politica ( non solo quella moderna) non è solo la capacità analitica e razionale di evidenziare o smascherare le contraddizioni e le ambiguità delle azioni umane in rapporto alle loro strutturali valenze economiche o di potere.
mauro orlando
.....Non verremo alla meta ad uno ad uno.
Ma a due a due. Se ci conosceremo.
A due a due , noi ci conosceremo.
Tutti, noi ci ameremo tutti ...
....e i figli un giorno rideranno
della leggenda nera dove un uomo
lacrima in solitudine....
Paul Eluard
QUANDO IL CIELO SARA’ AZZURRO
“c’è un filtro trasparente/ che separa la vita dall’assenza” scrive Domenico Cipriano, e subito, per le parole scelte, per come stanno messe, per il suono che fanno, ti viene in mente che è proprio così; nella poesia precedente invece ci viene ricordato che “la presenza non è solo un dettaglio/ per la nostra comprensione”. E nella precedente c’è “Nicola e accende sereno una sigaretta/ e dice felice del calore della sera:/ il volto del paese ci divora e dopo/ ci separa.” E nella prima delle quattro, dedicata al padre, leggiamo: “Mi hanno sorpreso di notte/ in un sobbalzo della mente/ che si concede raramente indietro/ scompigliando gli anni/ nella memoria senza grandi eventi/ quella necessaria, e più segreta.”; e a leggere queste quattro poesie, per riassumerle in me con una parola, la prima parola che mi è venuta in mente è stata “compostezza”; so che vuole dire molte cose: “civiltà” e insieme “serietà” e insieme “misura” e altre ancora; ma insieme “compostezza” arriva da “comporre”, e comporre è conciliare e riconciliare, e insieme porre insieme molte cose per farne una, insomma compostezza e composizione si spechhiano una nell’altra; e questo mi sembra essere un contrassegno stilistico forte di queste quattro davvero belle poesie.
Ma in aggiunta a questo Domenico si domanda e ci domanda quanto possiamo “affidarci” alla memoria, quanto sia “affidabile”, e per questo, allora, registra e “ferma” “quell’istante quotidiano”, “questi pochi minuti”, “l’immagine che hai già cancellato”, “le poche voci che sfuggono/ al bar per tornare a casa”, e tale inventario di cose altrimenti trascurate o perdute subito, divengono il “dispositivo” principale per ridare fiducia al ricordo, non quello dilatato e inverificabile, no, quello composto e riservato, per esempio quello di un amico che “accende sereno una sigaretta”, quello – così mi sembra – “di quando il cielo sarà azzurro”.
Un saluto carissimo agli amici della CP nel ricordo felice delle belle ore di giugno a Cairano
Adelelmo Ruggiero
Politica
Primarie pd, l'emergenza democratica vista dai candidati
C’è a suo giudizio un’emergenza democratica? Cosa può fare il Pd per farvi fronte? Ecco le risposte dei tre candidati alla segreteria del Partito democratico che si sfidano domenica 25 con le primarie. Le dichiarazioni sono state raccolte...
PIER LUIGI BERSANI«Certamente c’è. E il tema oggi è come saldare il tema democratico con i temi sociali».
DARIO FRANCESCHINI«Si manifesta in un mododiverso rispetto al secolo scorso ma c’è sicuramente. Il Parlamento è stato svuotato, è diventato un votificio, la libertà di stampa è minacciata. Bisogna tenere alto il livello di mobilitazione e la capacità di reagire. Di fronte ai rischi dei prossimi mesi sarebbe delinquenziale dividerci».
IGNAZIO MARINO«È un problema gravissimo che Franceschini e Bersani oggi dicono di voler risolvere, ma quando facevano parte del governo alla fine degli anni Novanta non hanno fatto nulla. Per questo penso di essere più credibile io su questo tema. Non ho mai pensato che al sentenza sul lodo Alfano dovesse portare alle dimissioni del premier. Ma dovrebbe dimettersi per gli insulti al presidente della Repubblica e per aver immaginato che Napolitano dovesse intervenire in modo illegittimo sulla Corte Costituzionale».
Andrea Manzella, la Repubblica
il martedì del villaggio
al mio paese accade poco
quasi niente ormai dopo la furia
di spostare il vecchio dentro il nuovo.
da anni nessuno si toglie più il pigiama
la piazza non ti mette più le dita negli occhi.
stamattina
al mio ritorno dopo molti giorni
guardavo senza essere visto i due giuseppe
col passo di chi chiude ad ogni passo
la porta della gabbia.
è durato poco il mio restare.
qui non mi resta che scrivere
invecchiare.
franco arminio, bisaccia 21 ottobre 2009
Politica
Diritti e valori: i confini dell'Europa
Claudio Magris, Corriere della Sera
A Trieste, nei grandi capannoni e cortili di una vecchia caserma abbandonata, si possono vedere, affiancati o sparsi in disordine come carcasse di mostri marini lasciati su una spiaggia dal riflusso di un maremoto, carri armati, sommergibili squarciati,...
la paesologia è una forma di attenzione. si va nei paesi e si guarda. in un paese c'è sempre qualcosa da guardare, non sempre c'è qualcuno da ascoltare....
Ho sentito che ci fu un accordo segreto
che David ha giocato, e piacque al Signore
Ma non è veramente cura per la musica, vero?
Va in questo modo, la quarta, la quinta
L'ascensore principale,
Il re perplesso compone, hallelujah
Hallelujah, Hallelujah Hallelujah, Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah Hallelujah, Hallelujah
Una risorsa culturale per la democrazia.Ha insegnato l'intelletto critico,laico ,razionale e sovrano rispetto alla politca e i suoi fini. Autonomia e non indifferenza come partecipazione individuale,attiva,consapevole e responsabile e senza atti di fede.Disorganica e organica.Ribelle e leale.Tesa ad interrogare i fondamenti stessi della politica per una scelta più libera e conspevole e per una pratica conseguente.
I suoi caposaldi teorici:
Diritto come continente a sè (tecniche,scopi, funzioni,forme di governo).Distinzione fra 'fatti e valori'. Critica della mancata teoria marxista dello stato.Elementi costituenti e fondamento della democrazia tout court: universali procedurali,garanzie,non violenza.
Elaborazione della coppia destra-sinistra.Destra come 'ineguaglianza' e gerarchia.Sinistra come 'eguaglianza' dinamica e non equalizzatrice.
Antifascismo. Matrice dello stato democratico e 'Grund norm' alla Hans Kelsen.Valore metagiurudico che fonda- per rimandi ed implicazioni- l'edificio giuridico della Costituzione repubblicana.
La pace ..colta tra due opposti: Hobbes e il giusnaturalismo. Hobbes incarna l'esigenza di autoconservazione civile ,via via cosmopolitica.Il Giusnaturalismo come valore della persona umana,cristiano ma laicizzato e ormai trans-confessionale (kantiano).
Difesa dello 'stato parlamentare' contro ogni 'populismo decisionista e utoritario' didetra ma anche moderato e progressista.
"L'armonia del cosmo è effetto di tensioni contrastanti, come quella dell'arco e della lira"
Eraclito , citato da Plutarco
Dobbiamo rieducarci alla possibilità di tornare ad “abitare” i luoghi, le persone ,le cose e i significati dell’esistenza ricercando e vivendo una condizione che ci permette di sottrarci allo ‘spaesamento’ moderno o tardo-moderno.Riprendere anche la parola che non disconosce il valore simbolico ed evocativo del silenzio. Ritrovare nella complessità delle nostre vite quotidiane le modalità “seminaturali” di una comprensione intuitiva , consapevole e inoperosa dei contesti e dei luoghi della nostra provenienza senza rinunciare necessariamente alla ricchezza culturale acquisita che abbiamo tradotto nel termine “complessità, “operosità”.
Su questa base la conoscenza stessa che si fa sentimento, pensiero e vita assume un’attitudine attiva e quindi ‘politica’ in cui l’apprendimento stesso e il piacerei esso, si traduce nella pratica in una azione intersoggettivamente condivisa e produttiva . Esso ci prepara e ci dispone a prefiguare una idea di intersoggetività, di comunità, in breve di abitabilità del mondo ,del territorio e degli uomini che in esso viviamo.
La flosofia dell'utilizzatore finale
Chiara Saraceno
la Repubblica 09-10-2009
Il premier che «adora le donne», come ha graziosamente risposto al giornalista spagnolo che lo interrogava sulle sue frequentazioni, perde non solo le staffe, ma ogni senso della buona educazione e del limite appena una donna, una sua collega parlamentare e vicepresidente della camera, si permette di criticarlo.Nella cultura da caserma in cui sembra trovarsi a suo agio quando tratta di donne e con le donne, non gli basta insultarla genericamente come comunista mangiabambini, come fa di consueto con gli oppositori del suo stesso sesso. Non può trattenersi dall´appoggiare il suo disprezzo ad un giudizio estetico. Confermando che per lui – per altro brutto, tinto e rifatto, oltre che piuttosto anziano – le donne si dividono in due categorie: quelle (per lui) guardabili e potenzialmente utilizzabili (se non già utilizzate), la cui intelligenza è eventualmente un optional e comunque non deve velarne il giudizio obbligatoriamente positivo nei suoi confronti, e tutte le altre. Le non convenzionalmente belle e le anziane sono accettabili solo se adoranti. Altrimenti cadono sotto la mannaia del giudizio di non esistenza.Il leghista Castelli ha offerto un´altra variante della stessa cultura da caserma, scegliendo un altro topos classico, quello della zitella. Come se, tra l´altro, una donna senza un uomo fosse automaticamente una donna non voluta, non desiderata e non una che ha scelto di non avere un compagno (saggiamente, verrebbe da dire, se questi fossero gli unici tipi di maschi disponibili sul mercato). Per i leghisti, apparentemente, le donne non devono coprirsi il volto e il capo per motivi religiosi, ma vale sempre l´esortazione del Veneto profondo, secondo cui la donna «Che la tosa la tasa, che la piasa, che la staga a casa» – un atteggiamento non molto distante da quello degli uomini tradizionalisti mussulmani da cui gli orgogliosi leghisti nordici si sentono tanto diversi.Con prontezza, Rosy Bindi ha reagito all´insulto osservando che ovviamente lei non appartiene alla categoria delle disponibili e utilizzabili . Ma è stata la sola a reagire alla maleducazione di Berlusconi e Castelli. Nonostante qualche faccia imbarazzata, nessuno dei maschi presenti, incluso il conduttore, ha ritenuto doveroso prendere le distanze da questo tipo di linguaggio e comportamento gravemente sessista, che rende difficile partecipare alla comunicazione pubblica le poche donne cui, raramente, si concede la parola (Bindi era la sola donna l´altra sera a Porta a Porta, in un folto parterre di uomini). Nessuno dei molti brutti, sfatti e rifatti uomini più o meno anziani che popolano la politica italiana deve temere di essere insultato e delegittimato per questo dai propri interlocutori, per quanto aggressivi. Il silenzio – complice, imbarazzato o codardo – degli uomini sia alleati a Berlusconi che all´opposizione, sia in politica che nei media è una questione politicamente seria che andrebbe affrontata, perché segnala quanto siano profonde le radici culturali del sessismo nel nostro paese. Non dimentichiamo che in Spagna Zapatero è stato attaccato dalla stampa per aver assistito in silenzio allo show in cui Berlusconi ha spiegato come intende le norme di ospitalità quando si trova di fronte una bella donna potenzialmente disponibile.Ma c´è anche un altro silenzio che disturba: quello delle donne dei partiti di governo, a cominciare dalle ministre. Le loro voci si sono levate solo quando il capo le ha chiamate all´appello perché lo difendessero allorché scoppiarono gli scandali a catena: dalle candidature promesse alle veline a Noemi ai festini di Villa Certosa. Mai nessuna presa di distanza dalla immagine di donna – e di loro come politiche e come ministre – che emerge dalle appassionate autodifese del loro capo. Particolarmente silente è la ministra delle Pari opportunità, che pure dovrebbe parlare per dovere istituzionale. Qualsiasi siano i motivi per cui è finita lì, cerchi di ricordarsi per favore che le pari opportunità non sono un concorso di bellezza. E che non si può lasciare a dei vecchi mandrilli, per quanto ricchi e potenti, il potere di parola e di giudizio su ciò che sono, sanno e possono fare e dire le donne, a prescindere dall´età e dai canoni estetici. Lasciare insultare una collega, anche della opposizione, con argomenti che nulla hanno a che fare con la politica, ma solo con il sessismo, è un errore grave, di cui paghiamo il prezzo tutte.
.......figura tragica ,perché intimamente lacerata, dell’oggettiva menzogna che è al fondo della sua esistenza doppia...
Egli è l’uomo sceso in politica per una sorta di furba-buonafede con "grandi e nobili idee di sviluppo e di progresso": è l’emissario della Provvidenza nella storia di tutti i tempi e della salvaguardia e del successo e progresso personale a tutti costi, fino a convincersi di essere il portatore della luce che deve dissipare le tenebre del bene e che deve redimere il male ......fino alla 'follia' e alla perdita di sè stesso.
La "discesa in campo" con il senso sacrificale del viaggio non come avvio e senso di un processo conoscitivo- autoconoscitivo ma autodistruttivo per amore del 'potere' da conquistare e consolidare per sè stesso.....Fino a diventare il simbolo non solo della brama di potere, ma anche della sua stessa follia regressiva.
A differenza di Kurt che aveva sfidato la sua stessa anima fino al rischio della sua perdita.Perchè solo in quella solitudine selvaggia, aveva la possibilità di guardare dentro di sé e, perdio(….) era impazzita”….Aveva sussurrato sul suo conto cose che egli ignorava, cose di cui non aveva avuto alcuna idea fino al momento in cui si era consultato con quella immensa solitudine- e quel sussurro aveva esercitato su di lui un fascino irresistibile.........fino alla morte di sè o della comunità democratica che intendeva governare!
"........c'è bisogno di uomini con un senso morale e nello stesso tempo capaci di utilizzare il loro primordiale istinto di uccidere...senza sentimenti.....senza passione....senza giudizio......perchè è il giudizio che ci indebolisce" .
....la poesia
la musica
la democrazia
l'uomo
la natura
il sentimento
il sogno
la speranza
la politica
la terra nativa
la terra che ti ospita
il giocola sensualità
la ragione
la fede
l' amicizia....
e... ognuno può liberamente, a suo piacere, aggiungere il suo personale
"elisir".
Massimo Troisi
La "sua" storia è infinita e momentanea, perché così è l’amore, ma al contrario di Archiloco, Saffo non soffre la rottura come ingiustizia patita: poco le importa del "giusto" in sé. Saffo soffre sin nel fisico la mancanza, l’assenza, la perdita; soffre perché non ha l’amore, non perché si merita l’amore che non ha.