venerdì 30 ottobre 2009

Elisir d'amore per ......i cortigiani d una volta.

«L´uomo di corte è senz´ombra di dubbio il prodotto più bizzarro di cui dispone la specie umana»...
.......«Uomini generosi - incalza - che pur di garantire il buon umore del Sovrano, si votano alla noia, si sacrificano per i suoi capricci, immolano in suo nome onore, onestà, amor proprio, pudore e rimorsi».
....«La nobile arte del cortigiano, l´oggetto essenziale della sua cura, consiste nel tenersi informato sulle passioni e i vizi del padrone, per essere in grado di sfruttarne il punto debole: a quel punto sarà certo di detenere la chiave del suo cuore».
"Saggio sull'arte di strisciare ad uso dei cortigiani". Il melangolo.
Paul H. D. d´Holbach



Questo delizioso libretto settecentesco....ci richiama l'odierno sistema di potere, così come quest´ultimo ormai stabilmente si configura tra Palazzo Chigi, Villa San Martino ad Arcore, Palazzo Grazioli e villa La Certosa; con tutto quanto ne consegue in termini di ciambellani, dignitari, consiglieri, avvocati, maggiordomi, medici, preparatori atletici, e cuochi, giardinieri, menestrelli, giullari, guardie, servi, ciarlatani, ruffiani e cortigiane, queste ultime nel frattempo evolutesi nelle varie forme di parlamentari, ministre, show-girl ed escort. Insomma: la corte.
Oggi più che mai necessita riprendere in mano il gioiello della drammaturgia italiana :Enrico IV di Pirandello.
Il contrasto tra la vita e la forma, tra realtà e finzione, tra persona e personaggio rivivono nella ribellione esistenziale di questo Monarca di stile protoitaliano.
Il fondo tragico: recitar per vent’anni la parte di Enrico IV, nei primi dodici anni con inconsapevole innocenza, negli ultimi otto per dolorosa necessità. Importante il soccorso alla sua tranquilla pazzia facendolo in un castello tra compiacenti cortigiani che lo assecondono e lo blandiscono per vari motivi.Quando rinsavisce si accorge di aver speso il meglio della sua giovinezza ( o vita), la donna che amava lo ha fatto e anche gli altri amici . Il tempo inesorabile si vendica con gli uomini che non hanno capito il suo senso ineluttabile ma reale e non aspetta Enrico che ora insegue disperatamente nei ricordi e si ritrova estraneo al mondo che è andato avanti senza e nonostante lui.
Il tempo scorre inesorabile e non aspetta nessuno.
Non gli resta che continuare a recitare la sua pazzia essendo impossibile il recupero egli anni perduti.
Unico via di fuga rivivere nel profondo dei suoi sentimenti come rivalsa sul tempo che non può più sfiorare la sua esistenza volontariamente posta al di fuori della vita degli altri. Così non invecchia rimanendo fermo all’immagine di sé giovane avventuriero di belle speranze facendo appendere nella sua camera tutte le sue foto giovanili.
A niente possono i suoi amici venuti a curiosare e tentare di farlo rinsavire.
Enorme il contrasto tra la consapevolezza del protagonista e la superficialità degli amici che cercano di riportarlo all’attualità della vita.
Nell’allucinante dialogo tra gli interlocutori emerge la follia come saggezza e la saggezza come follia inconsapevole.
I suoi cortigiani :“ piccoli vassalli regali; devoti un po dissoluti , allegri…”
Veri e malavitosi consiglieri segreti ” …nessuno neanche a loro aveva dato di rappresentare una parte; ma essi, almeno, non sapevano di doverla rappresentare: la rappresentavano perché la rappresentavano; non era una parte era la loro vita, insomma facevano i loro interessi a danno degli altri; vendevano le investiture o che so io “







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