Le partenze sono il connotato patologico del mio vivere diviso ma unito alla mia terra di nascita.Oggi per me l'Irpinia è sopratutto futuro e speranza di nuovi incontri.E' luogo condiviso con altri per affetto e stima .E' "ripaesarsi" con sè stesso sopratutto sopratutto l'iniio di un nuovo viaggio accettando di farlo nel rifiuto della lacrime non piante,la tristezza e gli 'umori' che accompagnano la fine o la separazione. Sono sempre più convinto che la “Comunità provvisoria” sia la risposta giusta ad una Irpinia del rancore e della rassegnazione. Gli spazi comunitari che stiamo costruendo con le nostre vite professionali,affettive ,razionali e che raccontiamo in prima non per narcisimo letterario o patologia rancorosa e psicologica. L’irpinia che vogliamo raccontare non è palestra colta delle nostre nostalgie senili, nè summa di ogni spirito o di fantasticherie distorte o molapaste ,meno che meno ‘paradisi perduti’ o palingenesi da rinnovare.Cerchiamo a fatica ma con gioia e letizia strumenti di semplificazioni di relazioni tra uomini diversi,vari ed eventuali ma con un radicamente forte e profondo con una terra ed i suoi uomini.Siamo convinti comunque con modestia e testardaggine che l’intelletto sia sempre in ritardo con la vita.La stessa necessità del richiamo a un passato, una cultura ,un etnos, un territorio specifico (l’Irpinia d’oriente o d’occidente), a persone in carne ed ossa può essere revocata o evocata muovendo dalpresupposto che la serie dei possibili viene orientata e “chiusa” solo a partire dal presente (sempre momentaneo e casuale) che può critallizzarsi solo in propria premessa metodologica mai mitica,,etnica o peggio reazionaria.Siamo sempre più convinti che sia possibile e necessario in questa fase perdere qualcuno per strada senza necessità di doverlo qualificare o etichettare.Abbiamo necessità di discutere e definire un percorso che non sia ingabbiato in rigide e formalizzate ‘istituzioni’ che mortifichino incontri,umori,concetti,opinioni ed idee che si confrontano liberamente piuttosto che focalizzarsi sui propri ombelichi psicologici e culturali.Gli altri con vecchie storie,paradigmi, ideologie costringiamoli a confrontarsi comunque ma solo con le idee e le opinioni o i nostri desideri,sogni e speranze ….il resto è niente …è ‘flatus vocis et mentis’ o peggio per sè.
mauro orlando
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