L'identità personale indica la capacità degli individui di aver coscienza di permanere se stessi attraverso il tempo e attraverso tutte le fratture dell'esperienza.
Identità personale e memorie asieme. Questo avviene in una età cosidetta matura in cui entra in crisi la vecchia idea, metafisica e religiosa, di anima, intesa come sostrato unitario e indivisibile che permette la permanenza delle nostre esperienze.
Si tratta di un periodo in cui si elabora, in un certo modo, il lutto per questa perdita: infatti l'anima è una proiezione dell'individuo, un ponte dal tempo all'eternità; nel momento in cui questo ponte non sussiste più, bisogna abituarsi a vivere nel mondo della caducità.
L'identità personale implica la percezione di una fragilità della coscienza e di una serie di discontinuità che devono essere metabolizzate. Quindi l'identità personale viene connessa a una fondazione, che chiamerei orizzontale, invece di una fondazione verticale. E questo lo si ritrova tra le piccole e insignificanti cose,odori,persone dell'nfanzia e del passato.
Per fondazione orizzontalebisogna intendere una fondazione che, non potendo più presupporre un elemento di continuità metafisico o naturale dell'individuo, viene cercata in qualcosa che metta in relazione gli istanti, le ore, i giorni della nostra esistenza con tutto l'arco della nostra vita organica. Bisogna riscoprire ciò che garantisce la continuità: il filo della memoria.
Recuperare l'idea che l'identità è una conquista, un lavoro: molte volte le nostre idee e sensazioni muoiono, prima dei nostri figlioli, e somigliano a quelle tombe in cui le scritte si sono cancellate e rimane soltanto il marmo o la pietra. Le nostre idee rischiano di dissolversi se noi non le rinfreschiamo, non le ripitturiamo continuamente .
L'identità personale è questo lavoro di rinfrescare continuamente - di "ripittare", direbbero a Napoli - tutte le nostre idee e la nostra continuità. L'identità quindi non poggia su niente, ma si prolunga nel tempo, legata alla continuità della memoria; di modo che se io sento di essere la stessa persona che ha avuto i "vissuti" di Socrate, e se li ricorda, e sono attualmente il Sindaco di un posto qualsiasi, io sono Socrate; se invece io, per qualche malattia, per un'amnesia, non ricordo più di essere la stessa persona precedente, io non sono lo stesso.
Questo elemento di fragilità si puòaccentuare sotto ilpeso delle parole,dei concetti ,delle idee appesantite col tempo. Allora la memoria diventa qualche cosa che anche nelle persone normali è piena di buchi, priva di continuità: "Che cosa facevo - il 3 agosto del 1968?" - "Chi se lo ricorda" E lo stesso vale per un altro giorno, per il 1º marzo del 1992, ecc. Allora l'identità è legata a un fascio di percezioni attuali. Io sento caldo, sento freddo, mi passa per la mente questo pensiero; ho ritrovato casa mai,sono sato al funerale di un vecchio amico, ho conosciuto il figlio del mio migiore amico.....ma se cerco di afferrare quello che è l'io, vi trovo soltanto il vuoto. L'identità, per è qualcosa di fittizio; fittizio nel senso in cui noi diciamo "feticcio", cioè qualcosa di costruito, appesantito,invecchiato .........
mercuzio
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