lunedì 1 settembre 2008

Una parola al mese.



OPINIONE PUBBLICA
La comparsa sulla scena dell'opinione pubblica è legata all'emergere di alcune peculiari condizioni proprie della modernità. Tra queste, prima di tutto, il configurarsi di uno spazio, la società, collocato tra la sfera privata e la sfera pubblica statuale. La nascita dell'opinione pubblica s'intreccia con le vicende di formazione dello stato moderno, con la fine della società corporativa e del regime di privilegi della società feudale, con il progressivo affermarsi dell'idea di eguaglianza formale dei soggetti di fronte alla legge (Matteucci) e con la pubblicità degli atti di governo, a cominciare da quelli parlamentari. Un fenomeno, quest'ultimo, databile intorno alla prima rivoluzione inglese, la cui importanza non può essere sottovalutata in quanto rompe il regime di segretezza vigente fino ad allora intorno agli atti del governo (in particolare, cfr. Zaret, 2000). Da questo punto di vista, il principale contributo dato da Necker alla fine del Settecento, nell'ambito della storia del concetto dell'opinione pubblica, viene considerato dagli storici, ancor più dei suoi scritti teorici sull'argomento, proprio l'introduzione di un'innovazione fondamentale: la pubblicazione degli atti relativi alla condizione fiscale dello stato (compte rendu) (Speier, 1950 ). Il processo di formazione dell'opinione pubblica non sarebbe stato possibile, tuttavia, senza il ruolo decisivo svolto dalla stampa. Con la diffusione della stampa periodica, e la comparsa di nuovi spazi di socialità, quali i caffè, i gabinetti, le società di lettura e i clubs, alla fine del del XVIII secolo, appare sempre più chiaro il verificarsi di un fenomeno - per alcuni già riscontrabile a cominciare almeno dalla metà del seicento - per descrivere il quale è necessaria l'invenzione di termini nuovi quali pubblicità (publicité, publicity, Publizität), "public spirit", "general opinion" e "opinion publique", ad indicare uno stile inedito di comunicazione che si afferma tra i privati cittadini borghesi, in polemica con lo stile cortigiano. La fruizione di nuovi prodotti culturali - come ha sottolineato Habermas - ingenera nella cultura settecentesca un gusto per la discussione e l'argomentazione che tocca ben presto non solo l'arte, il teatro e la letteratura, ma anche la politica e l'economia. Lo spazio pubblico, che viene così lentamente a porsi in modo autonomo tanto dalla sfera privata quanto dalla sfera del potere, ovvero dello stato, della police e dell'amministrazione, è lo spazio di una società che si vuole fondata non su criteri di rango e di ceto, ma sulla condivisione di una comune umanità, su quell'astrazione da considerazioni di status che governa il senso del tatto (Habermas ). Il pubblico dell'epoca dei Lumi, costituito da lettori di giornali, riviste e pamphlets, rivendica la possibilità di un'opinione illuminata, capace di superare le visioni particolaristiche e giungere ad una chiara percezione dell'interesse generale. Esso concepisce se stesso come portare di un'opinione che intende costituirsi a momento di discussione, verifica e regolazione del potere, volto ad avvicinare il più possibile la volontà del legislatore alla ragione emersa nella concorrenza pubblica di argomenti privati, in modo che la legge risponda a criteri di generalità, universalità ed astrattezza. Con Kant, in particolare, lo spazio pubblico in cui le persone private fanno uso pubblico della loro ragione contro il potere assolutistico assurge a condizione necessaria di una razionalizzazione della politica in nome della morale.
Matteucci N., Opinione pubblica, in Bobbio N., Matteucci N., Pasquino G., Dizionario di politica, TEA, Milano 1990 (I ed. UTET, Torino 1983).

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