mercoledì 24 settembre 2008


BERLUSCONI E LA PAURA DELLA MORTE



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di Andrea Di Consoli

Siamo in presenza di una nevrosi gigantesca. Molti stanno reggendo, per puro interesse, il gioco a Berlusconi. Il vuoto che gli è dentro sta crescendo sempre di più. Berlusconi ha paura della vecchiaia e della morte. È ossessionato dalla posterità, dalla sopravvivenza della sua immagine dopo la sua morte. Non pensa ad altro che ai libri di storia del futuro, dove probabilmente il suo nome si confonderà con quello di Mariano Rumor e di Mario Scelba. Dorme poche ore a notte, dicono le cronache “embedded”, perché un oscuro nemico gli fiata sul collo. Se chiude gli occhi, Silvio Berlusconi ha davanti a sé il baratro, vede immediatamente il suo volto straziato dal nulla.

Il dramma di Berlusconi e di Enrico IV
L’occasione di questo scritto intelligente e caustico mi ha fatto pensare al dramma di Enrico IV di Pirandello.Il contrasto tra la vita e la forma, tra realtà e finzione, tra persona e personaggio rivivono nella ribellione esistenziale di Enirico.la sua tagedia: recitar per vent’anni la parte di Enrico IV, nei primi dodici anni con inconsapevole innocenza, negli ultimi otto per dolorosa necessità. Importante il soccorso alla sua tranquilla pazzia facendolo in un castello tra compiacenti cortigiani che lo assecondono e lo blandiscono per vari motivi.Quando rinsavisce si accorge di aver speso il meglio della sua giovinezza ( o vita), la donna che amava lo ha fatto e anche gli altri amici. Il tempo inesorabile si vendica con gli uomini che non hanno capito il suo senso ineluttabile ma reale e non aspetta Enrico che ora insegue disperatamente nei ricordi e si ritrova estraneo al mondo che è andato avanti senza e nonostante lui.Il tempo scorre inesorabile e non aspetta nessuno.Non gli resta che continuare a recitare la sua pazzia ,essendo impossibile il recupero egli anni perduti.Unico via di fuga rivivere nel profondo dei suoi sentimenti come rivalsa sul tempo che non può più sfiorare la sua esistenza volontariamente posta al di fuori della vita degli altri. Così non invecchia rimanendo fermo all’immagine di sé giovane avventuriero di belle speranze facendo appendere nella sua camera tutte le sue foto giovanili.A niente possono i suoi amici venuti a curiosare e tentare di farlo rinsavire.Enorme il contrasto tra la consapevolezza del protagonista e la superficialità degli amici che cercano di riportarlo all’attualità della vita.Nell’allucinante dialogo tra gli interlocutori emerge la follia come saggezza e la saggezza come follia inconsapevole.

mauro orlando

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