«Il "popolo" che esercita il potere non coincide sempre con coloro sui quali quest’ultimo viene esercitato. La volontà del popolo significa, in termini pratici, la volontà della parte di popolo più numerosa e attiva - la maggioranza, o coloro che riescono a farsi accettare come tale; di conseguenza, il popolo può desiderare di opprimere una propria parte, e le precauzioni contro ciò sono altrettanto necessarie quanto quelle contro ogni altro abuso di potere».
S.Mill
S.Mill
Biennale Democrazia è una manifestazione culturale di respiro internazionale che si richiama alla lezione civile di Norberto Bobbio e vuole essere uno strumento per la formazione e diffusione di una cultura della democrazia. L’evento prevede cinque giorni di grandi manifestazioni pubbliche. Per il programma completo della manifestazione:http://www.biennaledemocrazia.it/
Sul concetto di democrazia seguiamo Bobbio: “Nella democrazia moderna il sovrano non è il popolo ma sono tutti i cittadini. Il popolo è un’astrazione, comoda ma anche, come ho detto, fallace; gli individui, coi loro difetti e i loro interessi, sono una realtà. Non a caso a fondamento delle democrazie moderne sono le Dichiarazioni dei diritti dell’uomo e del cittadino, sconosciute alla democrazia degli antichi” . Dall’astrazione popolo bisogna tornare alla realtà dei cittadini; dalla sovranità di un’entità astratta alla legittimazione dei diritti della persona, sintesi di uomo e cittadino; dalla massa, all’individuo. Non più la massa è portatrice di socialità; bensì gli individui che si aggregano in società. Se ne deduce che fondamento della democrazia degli antichi è la “comunità”; mentre, invece, fondamento della democrazia dei moderni è l’individuo. Assunto che non costituisce semplicemente uno spostamento dei centri di gravitazione dell’analisi e del giudizio di valore, ma, più precisamente, una frattura netta. Si potrebbe dire: il passaggio indica un cambio di paradigma e, nel contempo, un rovesciamento della rappresentazione della situazione politica concreta.
Il popolo può invece divenire tiranno, e in misura assai più invasiva di quanto avvenga quando si è alle prese con il dispotismo ordinario. È quello che suggerisce Mill: una volta creata la repubblica democratica, espressioni come «autogoverno» e «potere del popolo» cessano di significare quel che si sforzavano d’indicare quando erano propositi astratti se non utopici, e non esprimono più il vero stato delle cose.
È un memento che conviene tenere presente, oggi, quando ci si interroga attorno al torpore più o meno grande dell’opinione pubblica o ai benefici più o meno estesi del controllo sociale. In maniera sotterranea ma ancor più pervasiva, la tirannia della maggioranza si insinua in ogni interstizio dell’opinione pubblica e trasforma il controllo sociale in una gabbia, non appena si escludono dalle proprie valutazioni le voci dissidenti. La società stessa infatti, come il popolo, può tramutarsi in despota, e il controllo che esercita corre permanentemente il rischio di divenire, secondo Mill, più efficacemente tirannico di innumerevoli tipi di oppressione politica: «Poiché anche se generalmente non ottiene d’esser rispettata con pene altrettanto severe, \ lascia meno vie di scampo, penetrando molto più profondamente nei dettagli della vita e rendendo schiava l’anima stessa».
Proteggersi dalla tirannide tradizionale non è sufficiente, dice ancora Mill: «È necessario anche proteggersi dalla tirannia dell’opinione e del sentimento predominanti, dalla tendenza della società a imporre, come norme di condotta e con mezzi diversi dalle pene legali, le proprie idee e usanze a chi dissente, a ostacolare lo sviluppo - e a prevenire, se possibile, la formazione - di qualsiasi individualità discordante, e a costringere tutti i caratteri a conformarsi al suo modello. Vi è un limite alla legittima interferenza dell’opinione collettiva sull’indipendenza individuale: e trovarlo, e difenderlo da ogni abuso, è altrettanto indispensabile alla buona conduzione delle cose umane quanto la protezione dal dispotismo politico».
È un memento che conviene tenere presente, oggi, quando ci si interroga attorno al torpore più o meno grande dell’opinione pubblica o ai benefici più o meno estesi del controllo sociale. In maniera sotterranea ma ancor più pervasiva, la tirannia della maggioranza si insinua in ogni interstizio dell’opinione pubblica e trasforma il controllo sociale in una gabbia, non appena si escludono dalle proprie valutazioni le voci dissidenti. La società stessa infatti, come il popolo, può tramutarsi in despota, e il controllo che esercita corre permanentemente il rischio di divenire, secondo Mill, più efficacemente tirannico di innumerevoli tipi di oppressione politica: «Poiché anche se generalmente non ottiene d’esser rispettata con pene altrettanto severe, \ lascia meno vie di scampo, penetrando molto più profondamente nei dettagli della vita e rendendo schiava l’anima stessa».
Proteggersi dalla tirannide tradizionale non è sufficiente, dice ancora Mill: «È necessario anche proteggersi dalla tirannia dell’opinione e del sentimento predominanti, dalla tendenza della società a imporre, come norme di condotta e con mezzi diversi dalle pene legali, le proprie idee e usanze a chi dissente, a ostacolare lo sviluppo - e a prevenire, se possibile, la formazione - di qualsiasi individualità discordante, e a costringere tutti i caratteri a conformarsi al suo modello. Vi è un limite alla legittima interferenza dell’opinione collettiva sull’indipendenza individuale: e trovarlo, e difenderlo da ogni abuso, è altrettanto indispensabile alla buona conduzione delle cose umane quanto la protezione dal dispotismo politico».
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