Le ferite dei terremoti che abbiamo tenuto aperte a 'futura memoria' in Irpinia, non per semplice giustificazione della memoria ma come gravidanze di futuro, si sono dolorosamente riaperte l'altra notte.Ancora una volta abbiamo osservato il dolore e le soffrenze che le popolazioni appenniniche ,inermi accettano con naturalezza come catastrofi naturali e possibili.In questi luoghi di silenzio e di abbandono dove sembra respirare ed aleggiare l' Eterno in un roccioso e invalicabile distacco si vive quotidianamente il riscatto dalla memoria e delle rottamazione del ricordo e del passato.Il terremoto per le nostre terre non è mai finito...i suoi segni sono impressi nella nostra carne dolorante impastati con la rasseganzione e nell'abbandono che si vive giorno per giorno , estraneo e lontano dal vero terremoto della 'modernità' senza anima che ha colpito il nostro paese intero.Un 'terremoto' non solo paesagistico ma identitario e culturale che continua nelle ricostruzioni efficienti o truffaldine come negli abbandoni incivili in una sorta di 'perenne periferia' senza anima in contrapposizione con 'i non luoghi' della modernità degli affari ,dei condoni e del 'mattone' .E noi siamo rimasti attacati con le mani ancora sanguinanti e polverose a quelle pietre 'sgarrupate ' e ammucchiate degli anni '80 in questi cimiteri nobili della desolazione e del rancore.Per le terre appenniniche d'Italia questa ulteriore ferita non è solo un fatto artificiale,catastrofico,politico e naturale ma ssume le valenze sacrali e bibliche che non interessano neanche più come esercizio devoto della misericordia e pietà cristiana o atea o agli interessi etico-istituzionali cattolici.Le coscienze civili e intellettuali, laiche e solidali sono lontane dalla poesia delle loro identità,dei silenzi gravidi di senso e musica ,delle solitudine piene e doloranti,dell' incanto e lentezza del vivere comunitario non come rifugio della nostalgia ma come risorsa identitaria di futuro.E solo in questi giorni ritornano nelle nostre cose sugli schermi televisivi le mani operose impolverate e insanguinate .....ma ancora per poco.La fatica ,il lavoro manuale,l'uomo in carne ed ossa non fà 'audience' se non coniugato cinicamente col dolore e la morte......requiem aeternam dona eis ,Domine et lux perpetua,requiscant in pace.....
amen
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....la poesiala musicala democrazial'uomo
la natura
il sentimentoil sognola speranza
la politica
la terra nativa
la terra che ti ospita
la sensualitàla ragionela fedel' amicizia....
e... ognuno può liberamente, a suo piacere, aggiungere il suo personale"elisir".
Massimo Troisi
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