giovedì 30 aprile 2009

Elisir d'amore per ........"Fabrizio de Andrè"


.....Un ricordo che è memoria,emozione,cultura.........

il Pescatore (De Andrè) - PFM + Cristiano De Andrè + Roberto Vecchioni




"ILPESACTORE" è una delle più alte e popolari ricerche del senso comune, del senso morale del vivere assieme che la canzone d’autore abbia mai prodotto. E non solo quella. "Il pescatore" per parlare di Storia si parte da una storia comune e particolare.La Storia per De Andrè parte da un ottimismo della ragione e del cuore, da una sicurezza escatologica, da un preciso stretto manicheismo bene-male (non solo etico, ma politico, poliumano), che trascende ogni errore, ogni castroneria, ogni interpretazione parziale del passato, per assicurarci che gli uomini, noi tutti, protetti da un "elan vital", da un "pandemismo" (non panlogismo, pandemismo, uomini sopra le idee) percorreremo di sconfitta in sconfitta una vicenda universale che ci porterà alla verità. "Ilpescatore" è canzone-denuncia di falsi contingentismi, di totem momentanei, di approssimazioni, di attimi, di entusiasmi facili, di sirene e superfici, orpelli, credulità; ed è monito secco, intransigente, definitivo a chiunque voglia fare della vicenda di una intera umanità un caso di interessi particolari e personali e di porte e di potere. La Storia è tutto questo perché s’identifica con l’umanità e la sua avventura incompresa e sempre demandata ai vertici che l’hanno determinata: ovvero la storia è la ruota e la fame, la paura e il bisogno di libertà e non Napoleone o Bismark o Hitler o Saddam Hussein. Questo identificare la storia con l’umanità, con tutta l’umanità dei tanti singoli-individui, ha radici antiche, ma anche qui De Andrè prende le misure: non c’è niente di rivoluzionario, di sovversivo in quel che dice.Non c’è niente o quasi () di vichiano o idealistico, forse, un po’ più, ma nemmeno tanto di marxista.
La storia è soprattutto la storia di Bocca di rosa “ persona vera” ,” parabola semiseria della gioia, della fantasia, della libertà schiacciata dal comune pudore ,dal perbenismo, dal bigottismo borghese”. Non è preminentemente la lotta sociologico-politica tra “il diverso e il potere” che vuole raccontare o cantare Fabrizio come nella Guerra di Piero ma la rappresentazione poetica tra due essenze vere e concrete in una vita fatta di perenne conflitto non rimarginabile.
Conflitto oggettivo giocato tutto sul “silenzio magnetico ed eloquente” del Pescatore e su una intesa sapienziale di una storia profonda, grande e inspiegabile tra il pescatore e l’assassino. Il primo non ha la necessità o il dovere di rivelare l’incontro “ai gendarmi” fingendo di dormire il secondo che non avrà esigenze di dare giustificazioni o chiedere comprensione o compassione ,ma solo “pane”.
I protagonisti delle loro storie di vita non hanno niente di eroico o di santo.
“Posso dire ancora sulla Buona novella – scrive De Andrè- che dato il tipo di taglio conferito a questo argomento,probabilmente i personaggi del Vangelo perdono un poco di sacralizzazione, ma io credo e spero soprattutto a tutto vantaggio di una loro migliore e maggiore umanizzazione”.
mauro orlando

Nessun commento: