mercoledì 25 giugno 2008

Abete.....ma chi è costui!

La nazionale italiana e il calcio è governato
da personaggi che non avrebbero la fiducia e la competenza neanche ad amministrare un condominio.La onestà civile e sportiva di Donadoni è stata comunque apprezzata dai tifosi che gli hanno manifestato stima e riconoscimento al suo ritorno in Italia. E per qual che vale , mi associo. Mi dispiace moltissimo che Lippi (persona che stimavo!) si sia prestato ad un gioco tanto subdolo quanto sporco. "Aih serva Italia"..... povero calcio e poveri noi che amiamo entrambi........... "a prescindere" come diceva l'umano ,l'assurdo,il matto ,il dolce ,il saggio Totò!



doppio passo
Repubblica — 24 giugno 2008

L' abetese è una forma di linguaggio articolata e complessa, stordente e mimetica. L' ha inventata il penultimo democristiano del calcio, appunto Giancarlo Abete (l' ultimo è Matarrese, pure lui originale e dotto linguista), ed è lo strumento attraverso il quale capire (capire?) i destini azzurri. Il verbo preferito da Abete è «finalizzare»: ma in questo, purtroppo, Toni e Cassano non l' hanno seguito. Vediamo insieme qualche esempio di abetese classico. «Si tratta di una fisiologica alimentazione del versante comunicazionale» (cioè: normali conflitti dialettici con la stampa). «Resta da capire se si tratta di un calo di congiuntura o strutturale» (cioè: siamo alla frutta? Mi sa di sì). «E' la numerosità degli eventi concorsuali» (cioè: ci è andato tutto storto, porcaccia miseria che sfiga). «Non è giusto seguire una logica collegata a una dimensione di trasporto» (cioè: a Donadoni voglio pure bene, però lo devo mandare via lo stesso). «Con l' allenatore abbiamo un percorso da fare insieme sul piano del ragionamento» (cioè: dovrò trovare le parole giuste per cacciarlo, ma forse mi basteranno i tabellini delle partite).
MAURIZIO CROSETTI

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