|   Il fascino dei modelli autoritari del’900 è oggi evidente, benché  non  dichiarato; a parole, anzi, li si sconfessa e se ne prendono le distanze nel  momento stesso in cui si propongono soluzioni che li richiamano presentandole  come ‘nuove’, attuali, necessarie a svecchiare il modello disegnato dalla  Costituzione repubblicana. Nuove non sono, ma soltanto presentate diversamente,  in modo più consono agli umori dei tempi : nulla ritorna identico, ma la storia  spesso si ripete.Si parla tranquillamente, ad esempio, di Capo carismatico  come se non fosse uno dei tratti essenziali dello stato autoritario; è vero che  oggi in mano non ha più il moschetto, né in capo l’elmo guerriero, e non  vaticina per l’Italia destini imperiali. Il suo carisma sta altrove, in un  potere che si radica in ‘valori’ materiali o meglio in suggestioni legate a  ricchezza, posizione e potere sociale tarate su aspirazioni al successo con  qualunque mezzo raggiunto, unite al  disprezzo per la cultura e per chi la  pratica ; valori negativi cui la ‘gente’ appare fortemente sensibile, addestrata  a lungo dai media a subirne la suggestione. Il sogno, in definitiva, di  raggiungere una posizione di superiorità in una società diseguale porta ad  ammirare chi c’è riuscito : i mezzi non contano.
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