sabato 27 marzo 2010

Elisir d'amore per ........Il “pòlemos” è l’anima del comunitarismo paesologico.




Il “pòlemos” è l’anima del comunitarismo paesologico.










All’inizio del Visconte dimezzato Italo Calvino osserva che “nulla piace agli uomini quanto avere dei nemici e poi vedere se sono proprio come ci s’immagina”. La mia impressione è invece un’altra: chi costruisce nemici totali o personali è più interessato ai fantasmi che crea, perché gli danno un’identità per opposizione, che a verificarne la consistenza reale. In questo modo di pensare, infatti, ciò che conta è fissare nuove piccole o grandi fortezze ideologiche, ritratti caricaturali e feticci persino fisici su cui scaricare la propria avversione irrisolta in nome della propria libertà e forse anche a quella di un proprio gruppo virtuale o palese. L’identità per opposizione “a prescindere” ha sempre alimentato un pensiero narcisistico ma autoritario , aggredendo e minando sistematicamente i principi , e le pratiche della democrazia della responsabilità e non solo delle convinzioni.La cultura in occidente non ama la divisione. Ma è condizionata sin da Pitagora e Platone da un “timore radicale” di mettere fine ai conflitti, alle divisoni ,al dissidio. Se si aggiunge l’influeza semitico-ebraica al nostro dna “biblico e messianico” col ricercare un “assoluto” fatto di purezza nei valori e una universalità negli ideali” il gioco si completa.

Da questa esigenza intransigente e teoretica negli ideali o di limitata coerenza pratica nei comportamenti si può far risalire una sorta di ossessione nella ricerca di una sorta di unità perduta nella notte dei tempi e di una promessa o esigenza di sempre luminosi speranze ordinate di futuro.Forse siamo malati di idealizzazione e siamo poco interessati alla ricerca empiristica di “una cornice comune” anche se provvisoria che forse rischierebbe di ingabbiare la nostra vitalità interrogatrice e critica o la nostra libertà interpretativa al limite del più testardo e incontrollato individualismo ma ci eviterebbe ripetere i vecchi errori e i labirinti mentali che avevamo tragicamente costruiti e praticati con leggerezza nel secolo passato in Irpinia come a Berlino.E’ esistita mai una “comune cornice” delle esperienze culturali e politiche della intellettualità meridionale e nazionale ? Vaccinati delle vecchie categorie dell’ impegno militante,della concordia discors,delle speranze di futuro,delle liberazioni individuali, del pensiero progettuale ci siamo trovati inermi e esposti ,come in un naufragio, a nuotare nel decadimento della politica dopo la caduta delle passioni e delle inadeguatezze della “postdemocrazia”Voler tentare di recuperare il senso profondo ed importante delle passioni intelligenti e individuali come nutrimento e base di ogni azione o pensiero culturale e politico ma in “comunità” ;coltivare e giocare le nostre carte originali fatte di passione e intelliigenza prima di tutto nel individuare e normare il nostro spazio di pensiero ed azione in una tipologia di territorio “piccoli paesi” economicamente ma non esitenzialmente e culturalmente abbandonati non solo con l’alibi di una ricerca di una comparazione o riferimento con una norma di condotta pura, astratta , uniforme…”universale e necessaria”; e cercare di evitare di costruire inconsapevolmente nuove gerarchie mentali o leaderistiche……..vi sembra poco per un viaggio autentico e concreto tra la nostra gente e nei nostri territori senza zavorre ideologiche ,”sacre tavole” da rispettare ma anche senza fini precostituiti siano essi classicamente ideali e utopici o modernamente pragmatici e operativi.Passione ed intelligenza possono caratterizzare la nostra esperienza culturale e politica. Esse per costrutto dividono e separano e non amano le omologazioni pacificatrici o i conflitti di comodo ma soprattutto i gregarismi e le gerarchie. Noi amiamo indirizzare il conflitto non tanto nella forma del reciproco rispetto delle pluralità ma nella forma del diritto alla differenza.Ci rifiutiamo di incagliarcii in una sorta di riproposizione, al nostro interno, al ribasso e al limite del pettegolezzo colto ma condominiale, della coppia amico-nemico spesso per giustificare le nostre pigrizie, ritardi o scelte personali preconcette e astratte o i comodi salotti cittadini .Anche questa intelligente,colta e interessante polemica può diventare una sorta di rito linguistico e retorico a copertura di una inespressa ma sottesa accettazione o presa d’atto di una nostra sconfitta o inadeguatezza politica nella nostra legittima funzione di soggetti o movimenti di rappresentanza e interpretazioni delle esigenze della società civile o cittadinanza individualizzata dei nostri paesi che amiamo anche nei loro difetti oltre che per le loro possibilità e potenzialità.Continuare nel perverso e squalificato gioco di una sorta di “ monopoli politico” ad Avellino o a Desenzano o piuttosto che a Berlino non aiuta o promuove l’arricchimento individuale della nostra cittadinanza politica a Bisaccia , a Varese , a Roma o a Bruxelles per un recupero di un senso alto e responsabile del ceto politico a noi dialetticamente contrapposto nei vari poteri locali , territoriali e nazionali . Il fatto è che la democrazia, pur dettando le sue regole, non presuppone necessariamente l’accordo tra soggetti raziocinanti. “Piuttosto – come ha precisato Held – suggerisce un modo per mettere in relazione i valori l’uno con l’altro, e lasciare la risoluzione dei conflitti che nascono ai partecipanti di un processo pubblico, soggetto soltanto all’osservazione di alcune prescrizioni che hanno il compito di proteggere la forma e la regolarità del processo stesso”, ovvero le condizioni di libertà e di eguaglianza politica di tutti i soggetti.Noi avendo scelta la strada “comunitaria e provvisoria” alla democrazia a discapito di quelle individuale e autoreferenziale , “ i nemici” li individuiamo e evitiamo in noi stessi quando non rispettiamo la coerenza con i nostri sentimenti, passioni e idee con la nostra gente e il nostro territorio.



mauro orlando

Nessun commento: