Il nostro “io” occidentale , moderno ed europeo è costretto a cimentarsi con i pieni dei poteri economici ee ai sospetti e dubbi culturali a cui ci eravamo abituati dall’Illuminismo in poi.La democrazia sin dalle sue origini greche ha contemplato una necessità di coinvolgere “il popolo delle navi” che dominavano i mari e portavono lustro ,benessere,potere e cultura a sporcarsi le mani e essere coinvolti nel governo della ‘polis’ e alla ‘politeia’.Questa la democrazia degli antichi .La democrazia dei moderni ha gli stessi statuti ‘ethici’ e “etnici’ ma diversi compiti e funzioni.Oggi noi abbiamo il problema anche anche nella esperienza individuale come Comunità provvisoria di dare senso e sentiero a tutti “i nomadi di terra” che le emigrazioni borghesi economiche ed intellettuali hanno disseminato nel mondo e nei cuori pulsanti delle capitali e dei ‘piccoli paesi’ di tutta Europa. Che tipo di Illuminismo ha alimentato le nostre solitudini urbane, le nostre nostalgie vogliose di concretezze e futuro e una razionalità (lògos) che non fosse autoreferenziale e privatistica ma pluralista,socializzata e comunitaria.Abbiamo coltivato una ragione che si fa assieme “luce” e si fà ‘compassionevole’ e ‘fraterna’ in un colloquio doloroso e difficile con le “ombre”, con l’assenza, col mistero, con il sacro, con gli esclusi , gli sconfitti con i luoghi abbandonati o lontani. Abbiamo scoperto illuministicamente (l’ “Aletheia antica”)il suo compito precipuo e costruttivo di non solo capire e dare un nome alle cose e alle persone ma di suggerire altro.Creare aspettative e possibilità è già costruire presente e precostituire futuro.Tutto ciò ripropone una caratura politica molto complicata,complessa e sottile che va al di là del sociologismo astratto ,dell’eropeismo ipostatico e accomodante, il meridionalismo di maniera se pur nobile. Scrivendo ciò io non penso alle “sufficienti spallucce” o alle comode pigrizie di una certa intellettualità meridionale, cittadina o periferica, ma anche ai circoli sociologici e intellettuali,a destra come a sinistra, che imperversano nei vari “profondo Nord” italiani ed europei arrovellati sul nuovo primato della “questione settentrionale”, del ruolo primario o secondrio delle banche mondiali malattia e terapia delle crisi ciclicamente riproposte, che fanno tabula rasa con spocchia e leggerezza anche del possibile “bambino insieme all’acqua sporca”.E allora avendo partecipato alla lettura critica e allo sviluppo assieme della cultura politica europea dall’Illuminismo in poi , ci possiamo permettere il lusso e il dovere di adombrare sospetti e suscitare dubbi in chi per vezzo, omologazione, anticonformismo, diserzione si attarda in modo acritico e salvifico ad una “categoria concettuale” come ipostasi che eviti l’impegno quotidiano,complesso, difficile ……..e su di lì o giù di lì in qualche redazione provinciale.
Non è lo “stile”, gli “umori” se pur ossimoricamente nuovi e antichi che mi interessa rilevare all’interno di una moderna e possibile collocazione o riscrittura in un possibile quadro letterario del Novecento italiano ed europeo con riferimento alla letteratura antiretorica ,alla cultura ‘flaneur’, o quella ‘vociana’ dei ‘frammenti’ , di un “nihilismo all’amatriciana ” o di “un disfattismo o diserzionismo ostentato” più che a quella ‘crepuscolare’ o ‘afuturista’ o ‘simbolista’ o “dadaista”.Insomma mi interessa un possibile superamento ,filosofico direi, dell’Illuminismo ideologico e dottrinale dove il rifiuto delle “magnifice sorti e progressive”, delle utopie astratte e delle speranze nel futuro ci impone una idea più che di recupero o di salvezza delle persone ,delle cose e della natura, di amore e cura ersonale di esse ma non più per il loro possibile futuro di riscatto universal e necessario ma per il loro presente reale e per un passato che non passa e non ritorna. Queste sono le utopie o ”i principi - speranza” concreti e praticabile che vogliono contaminare con una lettura e un vissuto “paesologico e comunitario” per continuare a vivere come nomadi o stanziali i nostri concittadini irpini e le sue bellissime terre . Sì perché dalla cultura e dalla storia europea del novecento noi abbiamo ricostruito una civiltà individuale e plurale assieme che dovesse per necessità coniugare le categorie di “immunitas” e “comunitas” non come chiusura agli altri ma come ricerca di quella “koinè” che da senso all’essere insieme irpino-europeo.mondiale. Puntando soprattutto a far crescere una capacità personale di guardare le cose e amarle disinteressatamente in sè stesse e per sé stesse coltivando “pensieri lunghi” della “politeia”e affrontando criticamente “i pensieri necessariamente corti” della “politikè technè”.”Abbiamo bevuto profondamente alle fonti”…. della migliore cultura europea e pretendiamo il meglio per i nostri pensieri ed azioni in Irpinia come in Europa non in omologazione e adattamento ma in originalità e autenticità.E allora sposiamo o tentiamo una riproposizione vitale della’modernità’ non necessariamente contrapposta alla ‘antichità’ ma nella sua capacità intellettuale ed umana di vivere attivamente l’antico,il tradizionale, il periferico,l’emarginato, l’escluso.l’altro da sé insomma.Curando una massima consonanza,intimità con i luoghi, le cose e le persone insieme alla massima lontananza e alterità. Tutto ciò non è poco, irrilevante e inutile per un vero e nuovo “inizio” possibile non solo per l’Irpinia con i suoi atavici e nuovi problemi e tabu .Ma allora bisogna avere il coraggio e coltivare le capacità cartesiana che per ripensare e ricostruire la “modernità” ha avuto la necessità di fare “tabula rasa” dei miti, riti, gli ‘ethos’, i tic, i vezzi ,i saperi autorefernziali e mettersi in campo per cominciare a definire nuove categorie mentali per una nuova agenda culturale e politica dell’intera ’intera comunità culturale europea.Se questa vi sembra poco …allora dateci addosso .Ma sappiate che conosciamo i vecchi e nuovi giochi della retorica,della logica e della politica …..è stato proprio l’illuminismo autentico che in Europa ci ha insegnato a smascherarli e a decostruirli perché noi siamo gelosi ed orgogliosi del nostro passato perché amiamo attivamente e consapevolment il presente e soprattutto il futuro.
mauro orlando
domenica 21 marzo 2010
L'Europa del "logos" e l'Irpinia della "psiche"......
.....mentre "i virus" locali cercano di fiaccare lo spirito nuovo della Comunità provvisoria in nome e per conto di un "illuminismo di maniera" e una Europa "coperta di Linus".....noi continuiamo ad esercitare il dovere dei "pensieri lunghi" della "paesologia" come superamento dei "tristi,solitari, y final".... "pensieri corti" della politica politicante e degli "intellettuali" della diserzione estetitizzante come cattiva coscienza del mantenimento dello "status quo ante" di tutte le "Iprinie" d' Europa......
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