lunedì 8 marzo 2010

Elisir d'amore per ...........C A L I T R I ( AV )

CALITRI ( AV ) .......E IL MONDO .
Il catalogo delle domande per la drammatica serietà dei "piccoli paesi" dell'Irpinia del dopoterremoto ha bsogno non di risposte immediati e convincenti che non possiamo produrre nè rivolgendoci alla notevole letteratura socilologica,antropologica o politologica del passato illustre nè tanto meno agli auspici,speranze ,intuizioni ,argomentazioni di noi poveri comunitari ….sognatori pratici e provvisori e aspiranti inoperosi .Noi possiamo lavorare sul “fare e pensare” a partire da noi stessi…. dal nostro angolo di visione con grande coraggio ed anche col rischio di dare ulteriori testate contro muri reali , ideologici,abitudinari ,psicologici e culturali.La paesologia è questa voglia di rischio, di umiltà e di presunzione assieme .Il pensiero in genere non fa passi avanti se non ci sono queste due categorie.Io mi immagino i travagli e le paure di Galileo nella sue epoca clericale e tolemaica e il coraggio di Cartesio agli inizi della modernità scentifica e flosofica ad affrontare il rischio di fare ‘tabula rasa’ e ripartire dall’ “io penso dunque sono”.In Irpinia proponiamo un approccio ai nostri problemi economici, sociali,culturali e politici da “un io” comunitario e cosmopolita ….provvisorio , sostenibile e radicato in un territorio definito.Un "io" che non vuole considerarsi periferico e abbandonato ma che ha la preseunzione di sentirsi al centro del mondo e dell'universo e nello stesso tempo nel microcosmo della grande vita dei piccoli paesi.In un processo non lineare ma dialettico dove la dimensione locale e globale non esistono come polarità culturali opposte e inconciliabili ma come possibilità che devono integrarsi e implicarsi reciprocamente.Un processo difficile e complesso che trasforma mentre viene raccontato le coscienze e le identità quotidiane.Le questioni e i problemi di interesse globale diventano parti delle esperienze ,dei dubbi, delle paure e delle sfide delle esperienze e degli stili di vita individuali nelle esperienze locali quotidiane e perfino dei mondi della vita morale e religiosa. Il rischio di “mitizzare” o di “esorcizzare” questi processi nasce sopratutto dai malintesi interessati del ‘globalismo neoliberista’.Questo non può essere lasciato al solo frutto del pensiero desiderante ed utopico ma ha bisogno dell’inconto personale che franco arminio ci racconta o descrive nella quotidianità non entusiasmante dei piccoli paesi.Bisogna che ognuno di noi si attrezzi mentalmente e sentimentalmente a far emergere non la "Verità " sulle cose "le verità" delle cose e delle persone insomma la “grande vita” che esse-i hanno preservato e conservato per poterci noi predisporci all'ascolto o alla visione per poter abbozzare ipotesi e analisi sempre nuove e particolari alle domande di sempre circa il senso e il modo di una vivibilità profonda ed autentica sopratutto nei "piccoli paesi"... di tutte le Irpinie del mondo.
mauro orlando





Siamo stati abituati a pensare che qui non c’è niente. I nostri politici ci hanno sempre parlato di una terra povera, priva di risorse, una terra che offriva solo due prospettive: affidarsi alle loro promesse o andare via. Io, come altri, sono rimasto qui, pensando che anche in un piccolo paese è possibile una grande vita. La notizia che Calitri è stato indicato da una rivista inglese come uno dei nove luoghi del mondo dove andarsi a godere la pensione non mi stupisce e non mi esalta.
Immagino che molti irpini siano rimasti sorpresi nel leggere una notizia del genere. Mi spiace che questo paese non sia entrato nella classifica dei cento borghi più belli d’Italia e non abbia ottenuto la bandiera arancione. Ho visto tanti posti che hanno avuto entrambi i riconoscimenti e che non hanno la bellezza di questa perla dell’Irpinia d’Oriente.
Di Calitri molti conoscono l’immagine da cartolina della visione pittoresca da Santa Lucia, una visione che fa pensare a una sorta di Positano di montagna, un grappolo di case che si danno la mano, logge, loggette, portali, stradine come zampe di gatto. È l’intreccio, la fusione delle parti: un balcone, una scalinata, una casa sull’altra, tutto è vicino e appeso, labirintico e verticale, in questo straordinario mosaico urbanistico dove cui ciascuno ha posto la sua tessera adeguandosi alla tessera del vicino.
Si conosce meno il paesaggio dei dintorni. Penso alla bellissima strada che collega il paese a Bisaccia, al bosco di Zampaglione, alla valle dell’Ofanto. Veramente pochi luoghi possono vantare una tale ricchezza paesaggistica, coniugata a un patrimonio artistico e architettonico notevole.
Quando la Comunità Provvisoria ha proposto il parco dell’Irpinia d’Oriente, il consigliere regionale Angelo Giusto ha presentato un progetto di legge, ma la faccenda non ha avuto altri sviluppi per mancanza di spinta da parte del territorio. Riprenderemo l’argomento nella prossima edizione di Cairano 7x.
È chiaro che quasi tutte le motivazioni che hanno condotto a indicare Calitri sono presenti in molti paesi della provincia di Avellino. Se si escludono poche realtà degradate, la nostra provincia potrebbe essere considerata tutta un grande parco e basare i progetti del futuro sulle sue grandi risorse: il verde e l’acqua.
L’indicazione degli inglesi non deve far perdere di vista le contraddizioni di Calitri e in generale di tutta l’Irpinia. Dalle nostre parti ci sono due ospedali, ma nessuno dei due è in grado di fornire servizi sanitari di qualità. Il castello di Calitri è stato oggetto di un importante restauro, ma come in tutta la provincia, non sembrano esserci idee e mezzi per valorizzare i nostri luoghi più belli. Avete notizia di qualche significativa manifestazione negli spazi ottimamente restaurati intorno all’abbazia del Goleto? Cosa accade nel bellissimo castello di Bisaccia e in quello di Monteverde?
I forestieri sono sedotti dal costo assai basso delle case, ma non sanno che l’area industriale è costata una montagna di soldi e non riesce più a garantire le poche persone assunte in questi anni. Da una parti arrivano pochi inglesi, dall’altra partono tanti calitrani. Non è un caso che ci sia una linea di autobus che arriva fino a Stoccarda. Insomma, Calitri, come tutta l’Irpinia d’oriente, è un luogo che merita nello stesso tempo ammirazione e indignazione. L’ammirazione è riservata al lavoro della natura e degli uomini di tempi remoti. L’indignazione va rivolta alle classi dirigenti di queste zone. Questa non è più la terra dell’osso, non è più terra di passioni civili, rischia di diventare un luogo come tanti, un corpo inerme, buono solo per infilzarci pale da parte degli imprenditori del vento.
Spero che la notizia di questi giorni dia una spinta ai sindaci della zona a uscire dal valium dell’ordinaria amministrazione. La prospettiva che l’Irpinia d’oriente fra cinquant’anni potrebbe diventare un residence ad uso dei pensionati provenienti dalle zone più ricche del continente non mi piace. Prima che luoghi da vendere al miglior offerente, bisogna sforzarsi di credere che i nostri sono luoghi in cui possiamo ancora vivere noi e i nostri figli.

franco arminio,

da il mattino


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