giovedì 28 gennaio 2010

Elisir d'amore per .........l'irpinia comunitaria e paesologica



Non più gattopardi, ma nemmeno sciacalli o iene….lupi semmai!


“Sul serio lei si rifiuta di fare il possibile per alleviare lo stato di povertà materiale e di cieca miseria morale in cui versa il suo popolo?”. “Siamo vecchi,Chevalier,sono almeno 25 secoli che portiamo sulle spalle il peso di magnifiche e eterogenee civiltà tutte venute da fuori.Nessuna fatta da noi.Nessuna che sia nata qui.Da 2500 anni non siamo nient’altro che una colonia. Oh non lo dico per lagnarmi.E’ colpa nostra .Siamo molto stanchi svuotati,spenti” Così il Principe di Lampedusa, in altra epoca e con altra storia, si aggrappava alle sue aristocratiche e ”orgogliose verità” piuttosto che che ascoltare la sua semplice e responsabile coscienza civile. Non è un periodo facile per un campano al Nord …..L’Irpinia nella smemorata ignoranza padana non è neanche una spocchiosa “espressione geografica”!Dopo i giorni della “monnezza” elettorale ……giorni inquieti e dolorosi per ogni meridionale, e per un campano in particolare,stimolato da saccenti neopolitologi ‘padani’ e turbati e infiacchiti intellettuali napoletani , avevo ripreso in mano “Il mare non bagna Napoli” di A.M.Olcese e sono stato coinvolto in un atavico e rimosso sentimento di “spaesamento”. Un vecchio stato d’animo di impotenza e di rabbia che mi poteva portare -come per la Olcese- ad una vera “nevrosi” con “un che di esaltato ,di febbrile, che tende ai toni alti , dà nell’allucinato”. Il secondo sentimento che mi aveva colpito impietosamente è un senso di colpa per una mia coltivata propensione alla fuga e al nomadismo snob non solo dallo spazio ma anche nel tempo: dallo spazio degradato campano per la moderna,illuminista e comoda Lombardia e dall’appagante e caldo “idealismo” crociano o gentiliano alla fredda “metafisica” della pragmatica e positivistica padania….. Come la Olcese mi ero rifugiato in un comodo e distaccato isolamento e “da molto ,moltissimo tempo, io detestavo con tutte le mie forze, senza quasi saperlo, la cosiddetta ‘realtà’: il meccanismo delle cose che sorgono nel tempo, e dal tempo sono distrutte. Questa realtà era per me incomprensibile e allucinante” Altro sentimento da aggiungere al “catalogo” era stato un fastidio leggero ma profondo e… lasciare o dimenticare ancora una volta Napoli. Infine un ‘ritorno” senza passione” e debilitato …”rivederla e compiangerla non bastava. Qualcuno aveva scritto che questa Napoli rifletteva una lacera condizione universale. Ero d’accordo, ma non sull’accettazione (implicita) di questo male. E se all’origine di tale lacera condizione, vi era appunto la infinita cecità del vivere, ebbene, era questo vivere , e la sua oscura sostanza, che io chiamavo in causa”. Ma tutto ciò non bastava. Come non bastava ripetere con narcisismo letterario con il Principe: “Un sonno ,un lungo sonno questo è quello che i siciliani (i napoletani) vogliono e odieranno sempre quelli che – a turno- vorranno svegliarci…” e non ci basta più ricordargli che “….I siciliani (i napoletani) non vorranno migliorare perché si considerano “perfetti”. La vanità è il loro miglior difetto”. E allora- fuori metafora e falsa coscienza letteraria – bisogna ancora una volta “gridare” la nostra possibile “nevrosi” e rifiutare il rifugio o l’elogio della “fuga” dalla realtà e da Napoli. E come la Olcese riconoscere che “Napoli era città sterminata,( e che) godeva di infinite risorse nella sua grazia naturale, nel suo vivere piena di radici”. E noi dobbiamo riprenderci Napoli sopratutto per riprendeci le nostre radici e farle germogliare rigogliose anche in territori lacerati e devastati da più profonde ferite civili e disastri ambientali che hanno infettato più subdolamente il cuore e la mente, padana o europea,in nome di una modernità senza anima e di uno sviluppo senza progresso o , peggio senza radici. Noi non saremmo e non “fummo i gattopardi ,i leoni” E “chi ci sostituirà (non) saranno gli sciacalli e le iene. E tutti quanti gattopardi,leoni ,sciacalli e iene (non) saranno (mai) il sale della terra”. E non vorremmo neanche che “da noi ogni manifetazione, anche la più violenta , è una spirazione all’oblio” ma un responsabile esercizio democratico di diritto di cittadinanza libera, consapevole ed attiva come scritto nella nostra Carta Costituzionale……..Poi il ritorno in Irpinia ,l’inadeguatezza delle consumate risposte meridionaliste, la Comunità provvisoria e il nuovo viaggio conoscitivo e teoretico della “paesologia” …….nuova storia e nuove storie!
Mauro Orlando

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