venerdì 15 gennaio 2010

Elisir d'amore per ........le vittime inconsapevoli di tutti i "terremoti"


......per tutti i "terremotati" nei corpi, nelle cose e...... nell'anime.

l’inferno esiste

e gira per il mondo.

adesso è fermo ad haiti

dove è già stato molte volte.

scavate pure, non troverete niente

in quel che avete sotto.

dove non c’è l’inferno

il mondo è morto.

franco arminio



Tutti i sentimenti sono apprezzabili come stile di vita e di pensiero personale ma la nostra vita sociale e storicamente determinata ci obbliga a ben altre considerazioni che non possono essere ingabbiate nella forbice cinismo-compassione.Alla ‘compassione’ preferisco il’dono’: chi dona ha quel ri tegnno umile e forte che manca a chi compatisce e a chi silascia compatire.Così infatti in modo radicale e ingeneroso dice Zarathustra: ” davvero non li sopporto i misericordiosi che sono beati nella loro compassione…” rilevando in modo paradossale ma significativo una possibile duplice indecenza del sentimento di compassione: chi la provoca anche se non per sua scelta rischia di mancare di dignità e di pudorenei confronti delproprio dolore, chi la elargisce con ostentazione e ipocrisia manaca di rispetto vero e continuato del dolore degli altri.I paradossi sono forme di esagerazioni logiche ma spesso nella realta delle cose ci azzeccano e ci aiutano. Resta impressa nella mia memoria la grande dignità e compostezza nel dolore nelle facce e negli occhi dei contadini poveri ed abbandonati nelle camapagne di Lioni o S.Angelo dopo il terremoto e le facce dei miei concittadini che già anticipavano nelle loro maschere servili e ciniche che si predisponevano nella tragedia alla allettante farsa della ‘ricostruzione’.
amuro orlando

"Se questa è (era) la vita, mi chiedo se sia poi tanto peggio la morte. Ma soprattutto mi chiedo perché la loro morte mi sconvolga tanto, mentre della loro vita non mi è mai importato un granché. So bene che non possiamo dilaniarci per tutto il dolore del mondo e che persino i santi sono costretti a selezionare i loro slanci di compassione. Eppure non posso fare a meno di riflettere sull'incongruenza di una situazione che - complice la potenza evocativa delle immagini - mi induce a piangere per un bambino sepolto sotto i detriti, senza pensare che si tratta dello stesso bambino affamato che aveva trascorso le ultime settimane a morire a rate su quella stessa strada. Così mi viene il sospetto che a straziarmi il cuore non sia la sofferenza degli haitiani, che esisteva già prima, ma il timore che una catastrofe del genere possa un giorno colpire anche qui. Non la solidarietà rispetto alle condizioni allucinanti del loro vivere, ma la paura che possa toccare anche a me il loro morire".
Massimo Gramellini

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