domenica 10 gennaio 2010

Elisir d'amore per ........"i piccoli paesi....grande vita"

...... La costruzione libera di case in proprietà procede dall’apertura o dalla chiusura (dentro-fuori) che è l’altro nome della proprietà impropria e della propria improprietà. Su queste basi e su queste categorie mentali si edifica la città del tempo, la città della gioia,del dolore, la città del paradiso-inferno ,la città dentro-sicurezza, fuori-paura. La città dei mortali è perseguita dai mortali stessi, cha assomigliano la loro vita alla necessità di un suo rifugio provvisorio nella caverna.Ma nella caverna ha fiorito anche l’albero della mente esercitata a comunicare con 'segni' iconografici, a proseguire nella costruzione del logos-parola ,degli "eidoi" idee,della immaginazione,della fantasia e del sogno, o semplicemente della conoscenza del bene e del male,del giusto o ingiusto,del vero e del finto,del superficiale e del profondo,della luce e dell'ombra, della "doxa"(opinione) e della "eletheia" (verità).Nella caverna è nata la necsssità per l'uomo dell'occasum (tramonto)della possibilità di liberazione dalle ....catene e della necessità (ananke)di intraprendere il viaggio esistenziale,complesso e difficile per potere ritornare a "rivedere le stelle e .....gli uomini liberi e mortali per costruire "comunità-polis" senza alibi o invenzioni metafisiche o confusioni e aspettative immortali ma per praticare convivenza e rapporti.L’essere per la morte è fiducia nell’uomo, visione della morte, ovvero assenza di fede e fiducia e snellimento e alleggerimento della "ragione" che ci educa a vivere e conoscere il territorio che ci ha generato e che abbiamo in custodia e in uso. . Nella speranza che vede e prevede e che ha la testa rivolta al passato, come l’angelo di Klee, ma per poter continuare a vivere e costruire futuro. E il passato è perduto altrimenti e può farti morire vivendo prima del tempo e la scadenza naturale. “Non c’è paradiso che non sia perduto” . Appunto, abitare la terra , ovvero l’inferno ,il purgatorio o il paradiso è una nostra predisposizione o occasione mentale .Perciò la "terra" è sopratutto "il piccolo paese" ,da preservare ma anche da ricostruire come un "dopoterremoto perenne" ,inteso come spazio fisico limitato ma aperto a una tua possibile "grande vita" che è conoscitiva, poetica, professionale purchè pensata e vissuto al "meglio" della sua possibilità.




Intervista A Franco Arminio su "Ottopagine"....... dopo Grottaminarda.....



Mi pare che per te questo sia un periodo particolarmente attivo. Si è appena svolto a Grottaminarda il primo Seminario nazionale di Paesologia. Com’è andato?

Non spetta a me dirlo. Bisognerebbe chiederlo alle molte persone che hanno parlato e a quelle, ugualmente numerose, che sono venute solo per ascoltare. Penso che bisognerà aspettare i prossimi giorni e i prossimi mesi per vedere che frutti ci saranno. Di sicuro ripeteremo questa esperienza ogni anno. È un necessario approfondimento teorico per il gruppo della Comunità Provvisoria. Facciamo tante cose, ma la principale è sicuramente Cairano7x. Abbiamo cominciato benissimo l’anno scorso, adesso si tratta solo di proseguire.

Ci puoi già dire come sarà la prossima edizione?

Abbiamo deciso di selezionare ancora di più gli ospiti e gli eventi, vogliamo che i giorni di Cairano siano all’insegna di uno scambio fattivo e reale tra tutti coloro che saranno con noi. Ognuno degli ospiti potrà vivere il paese e lasciare in esso una traccia tangibile della sua presenza. Comunque il protagonista più grande sarà sempre Cairano, la sua rupe, le sue grotte, il suo vento.



E’ un periodo di grande fervore per te, come riesci a conciliare tutto?

Il tempo si trova, quando si vuole. E poi bisogna fare delle rinunce. Per fare il paesologo non bisogna pensare al portafogli. Ma sono contento così. Sto incontrando, in Irpinia e fuori, tante belle realtà, è questo il mio stipendio, il fatto di trovare persone che ancora credono in qualcuno, in qualcosa. Devo anche dire che mi occupo molto meno del mio paese. E non mi era mai capitato. Quando sto a Bisaccia praticamente non esco. Resto a casa a scrivere e a studiare

E il Formicoso?Pericolo sventato?

Per ora pare di si. Quella è una faccenda su cui ho speso tante energie e se il pericolo dovesse ripresentarsi non mi farò certo pregare. Posso dire di essere uno dei pochi utenti del Formicoso. Ci vado appena posso. Adesso lì si stanno svolgendo i lavori per una grossa centrale elettrica, spero che tutto sia sotto controllo. Quando si sbanca la terra in luoghi così isolati può esserci sempre qualche tentazione criminosa.

Come giudichi la politica nella nostra provincia?

È un’altra delle cose di cui ho deciso di non occuparmi. Il Partito Radicale mi ha chiesto di candidarmi alle Regionali e forse me lo chiederanno altri partiti. Penso che non accetterò, in questo momento mi interessano di più il furore e la passione che vedo nelle persone che mi stanno intorno e che credono insieme a me nella paesologia. E’ un modo diverso di fare politica, un’azione più profonda, tesa a cambiare l’ethos della nostra terra.

Del PD cosa pensi?

Penso che candidarmi con questo partito al Senato sia stato un errore. Rispetto alcune persone che vi militano, ma nel complesso mi pare una creatura sterile, capace solo di accapigliarsi per definire e ridefinire continuamente gruppi dirigenti che in realtà non dirigono un bel niente.

E la tua attività letteraria?

È singolare che mi venga fatta questa domanda dopo quella sulla politica. Io in effetti non ho fatto altro che scrivere. Sono più di trent’anni che lavoro a testa bassa. Negli ultimi anni sono arrivate molte soddisfazioni, ma, per chi scrive, non conta mai quello che hai fatto, sei sempre proiettato in quello che stai facendo o che vorresti fare.

Nei prossimi giorni invierò le mie “Cartoline dai morti”. Si tratta di un libretto che uscirà in primavera per Nottetempo, un editore piccolo ma molto prestigioso. Intanto sto lavorando al mio nuovo libro paesologico. Dovrebbe uscire all’inizio del 2011. Poi ci sono tante altre iniziative. Da un po’ di tempo alla scrittura affianco l’attività di documentarista. Girerò un documentario sul paesaggio irpino e continuerò i miei giri paesologici per l’Italia. Andrò a parlare, oltre che dei miei libri, anche del film che Andrea D’Ambrosio, il regista di “Biutiful country”, ha girato su di me. S’intitola “Di mestiere faccio il paesologo”.

Tutto questo attivismo sorprende in una persona che spesso viene accusata di pessimismo, non credi?

Il mio è un dolore che combatte. Vivere in Irpinia addolora e poi c’è il sottofondo mai estinto della cultura contadina che da queste parti è stata sempre una cultura un po’ cupa. Certo per loro i pericoli erano tanti, bastava che morisse un maiale e l’annata diventava un disastro. Adesso spesso si soffre per le emozioni che non arrivano. Siamo circondati da un’umanità che vive per proteggersi dalla vita più che tuffarsi in essa. E non credo che astenersi dalla vita sia la cura per guarire dal pessimismo.

È l’umanità che descrivi nei tuoi libri? Possibile che ci sia solo questa gente in giro?

Mi è capitato di scrivere che i buoni ci sono ancora, ma sono attori non protagonisti. Io sto cercando di raccogliere le persone che stimo, sto cercando di farle interagire. La Comunità Provvisoria esiste ormai da due anni, ed è più viva che mai. Il seminario di ieri è stato la traccia di un solco che può fondare un’altra Irpinia, meno vittimista e più immaginativa, meno legata ai divi della politica e più propensa a tirare fuori i propri talenti.

Mi pare di intravedere un Arminio nuovo, o almeno diverso, in queste parole…

Non so, io sono uno che oscilla, ho grandi ardori civili, ma anche grandi mestizie. L’unica cosa certa è che qui non mi sento solo come in passato. Ho trovato interlocutori importanti. Posso lavorare con piacere con un fotografo irpino e con uno di Berlino, posso frequentare gli anziani di Andretta e i docenti del Politecnico di Milano. Mi pare un buon modo di abitare questa terra. Nei paesi c’è più intensità che nelle città, l’importante è non vivere la provincia come una prigione. L’importante è andare e venire. Avere relazioni qui e altrove.



Basta questo per stare bene?

No, è chiaro che non basta. Ci vuole una dedizione profonda ai luoghi e alle creature che li abitano. E bisogna pensare di appartenere a una specie, quella umana, che ha creato molti guai al pianeta e se non cambia radicalmente atteggiamento nel giro di breve tempo farà danni irreversibili. Mi piace perfezionare la mia voce di scrittore, mi piace riuscire a dire sempre meglio le cose che voglio dire, considero comunque che l’essere vale più del dire. Una giornata come quella di ieri a Grottaminarda vale assai più di un premio Strega. Oltre le attività specifiche di ognuno, è fondamentale trovare una nuova spinta collettiva, ideale e sentimentale, per far fronte al coma morale in cui pare caduto tutto l’occidente. C’è da inventare un nuovo umanesimo e forse nelle montagne questa invenzione è più facile. Bisogna esporsi, essere coraggiosi e anche un po’ folli. È il momento di osare, di scatenare l’immaginazione. Quest’epoca ha tanti difetti, ma almeno ti chiama a inventarti la giornata senza passare in piste predefinite. La strada è lunga, l’importante è partire da se stessi, proteggere le proprie verità, non partecipare alla quotidiana pagliacciata delle finzioni a cui ci ha abituato la società dello spettacolo.

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