giovedì 17 dicembre 2009

Elisir d'amore per ........la "paesologia".

Incontro nazionale sulla " Paesologia" a Grottaminarda il 9 gennaio 2010




......appunti per un contributo.....

Intorno all'architettura, conta ancora quello che diceva Heidegger a proposito del "costruire", vale a dire che "il costruire non è soltanto mezzo e via per l'abitare...è già in sé stesso un abitare”



Il mondo ci circonda nella sua totalità. Possiamo guardarlo secondo diverse prospettive, non mai tutto insieme, come se stessimo fuori del mondo e il mondo fosse un oggetto. Il mondo nella sua totalità non è un oggetto di osservazione. E' lo stesso orizzonte dentro cui possiamo guardare aspetti del mondo, cioè tanti mondi diversi: il mondo del cielo stellato osservato dalla terra, il mondo della natura terrestre, nel suo fuoco, da questo o da quel punto di vista, il mondo dei viventi, il mondo della società, il nostro mondo interno, e così via. Ogni mondo è un mondo particolare e richiede un suo punto di vista. Ad ogni cambiamento di prospettiva dobbiamo abituarci a vivere, comprendere e interpretare nuovi mondi. L'adattamento dell'uomo, e già del bambino, richiede, non solo da un punto di vista storico e sociale, ma anche da un punto di vista individuale, che egli esca continuamente da mondi già noti e rassicuranti ed entri in mondi nuovi e talvolta inquietanti. Il passaggio dall'infanzia all'età adulta non è che un avvicendarsi e stratificarsi di mondi diversi: da quello familiare e parentale a quello sociale, a quello interculturale. La città moderna ne è forse l'esempio più efficace. E' non solo confusione e omologazione, ma anche molteplicità e sovrapposizione di tanti mondi possibili. Ma la domanda a questo punto è la seguente: per caso molteplicità e sovrapposizione non rischiano di diventare solo confusione e omologazione, se non riusciamo a renderci conto che i tanti mondi fanno parte precisamente del mondo nella sua totalità? Ma che cos'è il mondo nella sua totalità? Possiamo conoscerlo comprenderlo e interpretarlo al modo dei tanti mondi da cui è costituito? Oppure comprensione e interpretazione sono in questo caso qualcosa di diverso?

La questione di base è come abitare la terra. E l’analisi del “come”, della “terra” e delle “abitare” è quanto c’è di più interessante e impegnarsi in un lavoro anche teorico oltre che un approccio esistenziale o politico . Riguardo all’“abitare” bisogna riconoscere un debito con la teorizzazione di Heidegger al riguardo, al punto che la questione diventa quella di leggere Heidegger con occhi meno condizionati e preconcetti. La radice di abitare è quella del verbo avere. Avere la terra. Possedere la terra. Dominare la terra. Padroneggiare la terra. Controllare la terra. Tenere la terra. Prendere la terra. Occupare la terra. Appropriarsi della terra. Ognuno s’accorge di questo. Di fatto bisogna riconoscere che l’ordine sociale espelle la natura in cui esso originariamente si è costituito. Tale trionfo dell’artificio e della tecnica coincide con il dominio quasi assoluto dell’intelligenza meccanizzata sugli enti intramondani? O questo trionfo è dovuto anche alla delega che la filosofia o il pensiero in generale ha concesso alla tecnica,fino al punto paradossale e tragico di nasconde la mano dell’uomo che ha trasformato i forni da pane in forni crematori degli umani? La filosofia e il pensiero umano hanno ancora il compito precipuo di espandersi nel tempo e nello spazio che agiscono sulla terra?Per paralre di una formulazione alta e profondo sulla “terra” dobbiamo parlare di Heidegger e Schmitt. Occorre intendere che l’abitare la terra di Heidegger, come quello di Schmitt è nel circolo. L’uno sprona e l’altro frena, il tempo. E nessuno vanifica l’ipotesi del cerchio magico e ipnotico. La contemporaneità con gli inevitabili strascici del moderno e la tirannia del postmoderno tecnologico con gli echi mai sopiti del classico ci impone un orizzonte del pensiero,dove gli strumenti della ragione sono coniugati assieme quelli della passione.Perchè come ricorda la poetessa Marina Cveteva, “ Il pensiero è una freccia. Il sentimento –un cerchio”.
mauro orlando

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