mercoledì 4 febbraio 2009

Elisir d'amore per .....una festa della luce ,il solenzio.l'aria ,la bellezza,le persone di Cairano (Av)

Cairano ......ieri.




I PELLEGRINI DELLA CLEMENZA


Non è facile abitare un paese dell’Italia odierna. Spesso ci si trova assediati dallo sconforto, dalla desolazione indotta dalla mancanza di prospettive per sé e per i propri figli. Spesso c’è un silenzio cattivo che s’infila sotto ogni porta, c’è il rancore di sfinirsi nei soliti giri che non portano mai a niente. Ma c’è una desolazione che è anche beatitudine, c’è la luce di Cairano, c’è il silenzio buono di questo paese piantato come un meteorite nell’Irpinia d’oriente, un sud esposto a sud, un paese che guarda a un mare d’erba, alle alture lucane, ai nidi alti del pensiero meridiano. Saremo ogni anno per una settimana a partire dal giorno più lungo, dal ventuno al ventotto giugno. Portiamo a Cairano chi lavora per la bellezza, chi ancora crede al mondo come a un luogo per amare ed essere amati. Sette giorni dentro un paese, dentro la sua luce che scende dal cielo adagiato sulla rupe e poi sulle case e poi ancora più giù fino alle serpentine dell’Ofanto e dell’Orata. Un paese e un paesaggio, i suoi abitanti, quelli che lo amano da qui e quelli che lo amano da lontano. Il paese di Franco Dragone, la grande arte di un uomo che non a caso nasce qui e si nutre della teatralità bizantina. Sette giorni di giugno per una festa dell’aria e della bellezza. Gli abitanti, gli artisti, i visitatori saranno davanti a un paese sobriamente festoso. Si riapriranno tante porte, chi ha smesso di raccontare le sue storie riprenderà a parlare, a sorridere. L’esperienza di una nuova alleanza con le cose, con gli animali, con le piante. Non la semplice proposizione di eventi confezionati altrove. Non si viene qui per esporre le proprie mercanzie artistiche o dialettiche e andare via. Non si viene qui per fare un numero, per eseguire uno spartito confezionato altrove. Cairano come luogo d’intreccio, come capitale dei confini. Ogni arte, ogni persona si sporge sul bordo di se stessa, si pone in bilico, in ascolto di altre arti, altre persone. Artisti pellegrini che giungono in un paese che diventa santuario di nuova religione, la religione della clemenza. Giovani e anziani, contadini e teatranti, musicisti, scultori, poeti, architetti, pensatori delle panchine, pellegrini e residenti, gastronauti e artigiani, tutti uniti per svolgere una serena obiezione all’esistente.

FRANCO ARMINIO


Cairano......oggi.

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