martedì 3 febbraio 2009

Elisir d'amore per ........la musica e il canto.

…i suoni sono eventi dinamici, non qualità statiche, e perciò sono transeunti per natura. Ciò che li caratterizza non è l'essere bensì il divenire.

Adriana Cavarero

A più voci (Feltrinelli, Milano 2003)





Ma qui la morta poesì resurga,

o sante Muse, poi che vostro sono;

e qui Calïopè alquanto surga,

seguitando quel canto con quel suono

di cui le Piche misere sentiro

lo colpo tal, che disperar perdono. (Purg. I, 7-12)




Ne 'La sera del dì di festa' una voce che canta nella notte, che prima non si udiva, poi si sente avvicinarsi, di cui infine si percepisce l'allontanamento, il passare, lo svanire nel nulla, è la cifra del divenire, e della sua percezione tragica in Leopardi: le cose escono dal nulla per ritornarvi.
Affermare che il suono è caratterizzato dal divenire non è, tuttavia, un atto innocente: significa situarsi in pieno nella tradizione dell'Occidente. Tutto il libro della Cavarero (che io trovo bello: perché è bella la scrittura e perché mi sollecita a pensare, come fanno sempre i libri che dicono cose diverse da quelle che penso io--ma io cerco la diversità) sta dentro la filosofia occidentale, che comprende negli ultimi secoli un vigoroso filone antimetafisico, che nel Novecento è germinato in vari modi, dei quali il filone del pensiero della differenza è uno.
La filosofia ha distolto fin dalle sue origini lo sguardo dalla sua stessa origine, dall'altare sacrificale. Il timore platonico di ciò che sfugge al controllo del sistema videocentrico del linguaggio è il timore della mimesi violenta, del dilagare del contagio della violenza nel gruppo umano della polis. L'intera costruzione del sistema platonico è intesa al controllo della violenza, al suo differimento, ma mediante una complessa strategia di deviazione sul corporeo in sé. La Cavarero sfiora l'intuizione di questa verità a pag. 177, là dove scrive

"Certo Platone non poteva neanche immaginare l'impatto sull'orecchio occidentale di jazz, rhythm and blues, rock, rag e ritmi simili. Non poteva immaginare la vicenda moderna che porta il teatro del melodramma a trasferire i suoi effetti sconvolgenti sul pubblico del concerto rock dove si rinnova il rito di "acclamazioni a piena voce, perdite di autocontrollo, deliri collettivi, lacrime, svenimenti, fanatismi d'ogni sorta e bizzarria". Ha tuttavia lasciato istruzioni precise perché la causa di questi fenomeni venisse estromessa dalla polis".


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