venerdì 27 febbraio 2009

Elisir d'amore per .....la propria Irpinia.


Che bella Irpinia d'oriente
a Padova



bellissima giornata 'irpina' a Padova!L'occasione:la presentazione del libro di Franco Arminio, "Vento forte tra lacedonia e Candela ",editore Laterza. Il tema "la paesologia" ,lo svolgimento il racconto di un'anima autentica e vera di un territorio autentico e vero. Le parole come atto di germinazione e fecondazione ,le immagini come racconto intimo di vite concrete ,una carnale e orientale musica di sottofondo e la voce e gli occhi di Franco a cantare un inno inquieto e dolorante alla nostra sacra terra d’Irpinia. L’attenzione aristocratica e concettosa di una platea di persone comunque innamorate del bello ma di una estetica non sempre a misura d’uomo e…l’attore irpino che ti impone nello sfarfallio delle parole antiche , con ironia inusuale e un realismo non canonico e meno che meno ideologico, un mondo di uomini in carne ed ossa in un territorio bellissimo nei suoi colori odori e umori ma duro ,inattuale ma pieno di un possibile futuro, fatto non solo di soravvisuti catarrosi e incarogniti nell’autismo sociale ma anche sovraccarichi e portatori sani di storia. Storia che tuttavia non è mai stata la loro storia di semplici e marginali ai grandi eventi che generalmente segnano i secoli per posteri pigri e disattenti. Non li conforta ,non per spocchia o ignoranza ,neanche il fiore all’occhiello di aver avuto nientemeno che Federico II a frequentare e governare il proprio terriorio tanti e tanti secoli fà! Ha raccontato con arguzia dinitosa e profonda dignità, al limite dell’orgoglio non di maniera o di difesa, il suo ‘diario civile’ ad un pubblico particolare e attento di un nord-est pur selezionato e scelto per interessi, cultura e sensibilità.Gli ha raccontato del suo voler continuare a viaggiare “nei dintorni della propria ferita” o delle proprie ‘crepe’ nella carne e nello spirito solo con piccoli spostamenti per raccontare visite nelle proprie “radici infiammate” in un viaggio avventuroso e di sogni ma stando a casa non perleccarsi ferite sanguinolente ma per costruire e spargere speranze. Il pubblico frastornato e intondito dal suo modo arcaico e postmoderno di usare la parola non per descrivere o proporre un scambio di favori o onori di una possibile diversa ‘bellezza’ non contaminata dalla civilizzazione, nascondendo “per logica di maercato” gli “arcana” di una bellezza fatta anche di egoismi, autismi ,astii, rancori ,gelosie, narcisimi e lacerazioni dolorose e doloranti.La nostra irpinia che assaporiamo carsica e profonda nelle nostre esperienze quotidiane “umane oltreumane ” inattuali, provvisorie o inoperose dal di dentro o da lontano. Dobbiamo ringraziare franco sopratutto pechè nei suoi viaggi nella laboriosa,postmoderna ,tragicamente ipertecnologica e disumanizzata e iperproduttiva padania occidentale e orientale ha il coraggio civile e culturale di raccontare di un mondo che non è arcaico secondo l’accezione economicisticao storicistica del termine ma perchè resta possibile messaggio di speranza di futuro per gli ipini stanziali, quelli viandanti e migranti ma sopratutto per tutti quelli che in spirito e cultura sentono tragicamente la deriva del mondo spirituale e materiale di un nostro occidente sviluppato senza possibilità di progresso.E questa sera il racconto continua nella mitica via Prè di Genova ,tra i “carrugi” e il mare così estraneo all'Irpinia ,a cercare di coniugare il mondo carsico dei diseredati di Fabrizio De Andrè e il mondo tragicamnete arcaico di Franco in nome e per conto della poesia e della cultura!

mauro orlando

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