Francesco De Gregori
" L’"Io" è una misura strana della realtà e opera con regole tutte sue, che lo portano a riprodurre oggetti, suoni, colori, modi di dire, non in evoluzione schematica, precisa e diretta, ma dando priorità a ciò che colpisce di più la persona, l’artista, provocando sbalzi improvvisi di temi e terminologie delegate ad esprimerli senza troppa cura per l’intellegibilità immediata. Si pensi a come un bambino disegna una casa: non c’è proporzione di parti reali, ma privilegio per i particolari a cui la sua immaginazione annette maggior importanza (finestre grandi e sghimbesce, camini che fumano, porte aperte o chiuse, figure umane che sono alte come la casa). Questa istintività infantile è un po’ alla base di tutta la comunicazione poetica da Rimbaud, Van Gogh, Bela Bartok, Bergson in poi. Non è compito nostro spiegare come si è arrivati in pochi decenni a tale "espressionismo" pressochè totale. La storia, il pensiero, l’economia hanno influito pesantemente sulla nascita di tale comunicazione (decadente, incerta, dubbiosa, imperfetta); ma soprattutto c’è alla base una sorta di delusione per le scienze esatte, per l’ottimismo collettivo di conoscere e possedere il mondo: un ottimismo che si rivela sopravvalutato e incapace di dare spiegazioni plausibili (dall’Illuminismo al Positivismo). In questa storia dell'"Io" c'è la storia di Francesco De Gregori............ieri e oggi
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