martedì 22 giugno 2010

Elisir d'amore per ......la canzone d'autore.




e allora Roberto finalmente nella mia Irpinia! Ma non è di questo che voglio parlare con te .Stasera parleremo di canzoni e allora cominciamo a preparare il terreno della nostra conversazione di stasera.Domanda di fondo che cos’è una canzone ?

“Una canzone è un tratto minimo significativo sintetico e ripetitivo di rappresentazione musicale a stretta forma melodica.Questa ritualità melodica si è evoluta lentamente raccogliendo le inclinazioni di tempi e luoghi e mutando modello a seconda di tanti fattori: l’origine (popolare o colta), la geografia (regni o contado), la società e le sue variazioni e l’apporto continuo di altre forme musicali che son venute via via modificandola. Sta di fatto che questo scampolo di musica (una fotografia, uno schizzo) è subito stato, e necessariamente, ospite di parole, di idee. Si può dire anzi che nella sua immediatezza e trasparenza melodica sia nato proprio a questo scopo: ritagliare dal gran mare di vivere un momento unico, un’impressione subitanea, un tema minimalista di foggia ora sentimentale, ora narrativa, con tutte le possibili coloristiche (parodia, sbeffeggio, dramma, tragedia, etc..)”

Questa forma espressiva ha qualcosa di peculiare e una sua storia minima o profonda nella nostra cultura ?

“Nella lunga storia della “forma” canzone in Italia tutto ciò è apparso sempre chiaro. I versi lirici greci, le “canso” medievali, le arie di corte, i madrigali, gli strambotti, le cacce, le frottole, le villanelle di corte, le melodie colte del ’700 (Napoli compresa) e poi la canzone popolare e d’autore a Napoli, le romanze, i canti all’italiana, le importazioni ed i recuperi da Francia e America, la canzone d’autore in Italia, tutte queste strutture rispondono nei modi più disparati all’assunto fondamentale: sono uno spaccato rapido e reiterativo (su canoni alla moda)di un sentimento e di una narrazione”.

In questa forma espressiva c’è diffrenza tra canzone popolare e espressione colta dell’ “io” ?

“ In gran parte simile è il discorso se l’oggetto in questione diventa la canzone popolare (e naturale?). A parte le ovvie divisioni regionali e la forte diversificazione tra nord e sud nelle presenze di temi civici e sentimentali, l’assetto della melodia “povera” è parimenti sintetico, reiterativo, immediato. Se mai la differenza sostanziale va ricercata nella parte letteraria che è fortemente archetipica: tende a mutare pochissimo nel tempo. L’ottocento e il novecento con la rivoluzione industriale e le guerre offrono novità essenziali e operano uno “scarto di norma”. C’è poi nei testi, anche più antichi, della canzone popolare, una propensione al fantastico, al favolesco, al ripetitivo magico, in una parola al “romantico” tout-court, che la canzone colta (nel senso di civile, con autori precisi) percepisce solo molto più tardi. A conti fatti nella canzone colta si perpetua l’amore sommo, alto, spesso pura pantomima di idealizzazione, in quella popolare l’amore è dolore, è gioia, ma è anche ben presente (pur tra mille sottintesi) è , vale a dire, terrestre.Nella canzone colta l’amore ha i contorni mai persi del tutto della narrazione da mitologia , da epica, e bisognerà aspettare tanto perché scenda su questa terra e si renda credibile, visibile”.

…grazie del piccolo assaggio,ne riparleremo questa sera

a cura di Mauro Orlando

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