martedì 8 giugno 2010

Elisir d'amore per .......Cairano 7x 2010



…a Cairano per contiuare “il viaggio”
Non abbiamo mai pensato ad una “società” come la metafora in cui la ‘finzione’ è parte determinante della vita, non abbiamo più l’ardore di “costruire” nuove piccole ‘pòlis’…..o il desiderio di costruire “nuovi mondi” o cercare “isole felici”….. nel frattempo viviamo ancora le città almeno come sinonimo di influenze culturali,sociali ed economiche, ma soprattutto non amiamo le nuove città come ‘parco a tema’, o ‘luogo-non luogo affollato di vite assurde o come elaborate aberrazione o sperimentazione architettoniche e sociale.L’immaginario urbano oggi ci appare costantemente in bilico tra realtà e il suo doppio,tra copie ed originali, tra pensiero critico e deriva surreale. La ricerca e la pratica dell’architettura più “creativa e spregiudicata” si è assunto il compito culturale ed economico di essere il laboratorio paradossale per il trattamento sanitario della “coscienza infelice” occidentale e non solo, dell’uomo-massa forgiato dalla prima catena industriale di Henri Ford e le finzioni per sequele di immagini di Walt Disney.Quantomeno si è cercato di dare un improbabile risposta e cura agli incubi sociali e alle ossessioni intellettuali di Karl Marx quando paventava e teorizzava il feticismo delle merci e il loro assumere valore di essere viventi e il loro naturale destino di diventare semplici oggetti d’uso. Non è profezia, paura o demonizzazione di una finanza cinica e spietata che rende punta vitale della società del lavoro e del profitto una macchina ludica per il business dell’intrattenimento come vita svuotata ed inautentica. Contavvenendo in questo modo a tutte le domande inevase e senza risposte che l’ “io” occidentale aveva drammaticamente posto attraverso la cultura filosofica e letteraria alla ricerca di una sua possibile identità e senso dopo lo smarrimento postmetafisico e un progetto democratico sempre più alienato e massificante.
A Cairano noi proporremo ancora la “paesologia”, la “vita comunitaria e la proposta irrituale di un “parco sociale”.Ne vivremo i racconti, ascolteremo le proposte e le analisi, valuteremo le economie in cerca di “piccoli paesi” e i territori preservati alle paure e abituati alle solitudini attive.Non ci limiteremo sottolineare gli stili di vita delle nuove “città metropolitane e diffuse” e i sui malesseri , cercando retorici e consumati confronti e e sottolinendo le contraddizioni.Solo di fronte ai vari conflitti dei caos urbani e dei vuoti dei non-luoghi, alle anonime e inespressive facce dei nuovi agglomerati urbani, vogliamo pensare alla vita nell’apparente mutevolezza dei sentimenti e delle passioni e alle possibili trame sentimentali e cognitive di una comune provvisoria natura umana. Nel sentimento e nel sogno osiamo pensare di generare l’originario ed autentico senso espressivo della memoria, del ricordo,delle immaginazioni e delle piccole storie umane,di un possibile pensiero ed azione. Vorremmo vivere per sette giorni un senso e un tempo di vita che non è un accidentale e casuale variabile ma cercare di farla diventare una spinta estetica,filosofica,poetica ,conoscitiva,comunicativa per continuare il viaggio intrapreso l’anno passato. Possiamo azzardare di pensarlo ,questo originale viaggio, come una “esperienza politica”? A patto di pensarlo e viverlo non come promesse alla società degli uomini di nuove utopie e vecchi recinti identitari ma come possibile esperienza per il controllo del proprio destino individuale-comunitario attraverso la rivitalizzazione degli spazi naturali e sociali e di varie ed eventuali risposte alle tante domande essenziali e fondamentali rimaste inevase.
mauro orlando

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